giovedì, marzo 04, 2010

Le regole, ehm, andrebbero rispettatine

Naturalmente ne so nulla: però la timidezza degli esponenti del Pd, sia a livello nazionale che locale, nei confronti di una controparte che sta semplicemente chiedendo di non rispettare le regole, mi dà da pensare.
E l'unica cosa che mi viene in mente - sarò prevenuto - è che al Pd non hanno la coscienza del tutto pulita. A parte il discorso dell'ineleggibilità di Errani in Emilia (è una vera spada di Damocle, se a quelli del PdL sono in vena di ritorsione dopo le elezioni fanno ricorso ed avrebbero anche possibilità di vincerlo), io non ci metterei la mano sul fuoco che l'autentica sulle firme raccolte dal PD porti ovunque una data successiva a quella in cui sono state chiuse le liste (che è la questione sollevata dai Radicali sulle firme di Formigoni, se ho capito bene). Questo spiegherebbe il profilo basso.

Poi mi rendo conto che la battaglia sulla legalità è sacrosanta: ma capisco che Penati di fronte alla prospettiva di governare per cinque anni con una vittoria a tavolino (senza cioè una autentica investitura popolare) si senta un po' a disagio. (La Bonino no: la Bonino dell'investitura popolare se ne frega allegramente, è di una scuola che ha sempre concepito la politica come tattica di regolamenti e non come strategia di conquista del consenso, e questo è uno dei suoi tanti capolavori. Onore al merito, però io son di un'altra scuola).

8 commenti:

  1. La tua scuola vuole che le regole vengano rispettate si' o no?
    Perche' alla fine la questione e' tutta li'.

    tibi

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  2. La mia scuola è la prima a non dare un buon esempio, e temo che anche il Pd abbia lo stesso problema.

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  3. ma non è che l'hanno fatto apposta?

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  4. la politica come strategia di conquista del consenso, ecco un concetto veramente vomitoso

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  5. Si dice emetico. Comunque dacci il tuo, dai: minoranze cazzute che si fanno valere?

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  6. Aristotele diceva più o meno che è l'amministrazione della cosa comune nell'interesse di tutti, io sarei rimasto un po' da quelle parti lì, faccio male?

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  7. Aristotele era il tutor di Alessandro Magno, forse quando conquisti imperi con la falange i problemi del consenso democratico passano in secondo piano. In democrazia il consenso serve (chi decide che stai amministrando nell'interesse di tutti?)

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  8. ok, il linguaggio lascia un margine di ambiguità: se la "strategia di conquista del consenso" significa sforzarsi di dire la propria verità il meglio possibile per cercare di farsi capire mi piace. se significa che la propria verità va detta sempre con parole diverse perchè non è possibile dire sempre la stessa verità con le stesse parole mi piace.

    ma ho il sospetto che per te e per la polverini e purtroppo anche per la bonino significhi altro. Tante volte ho detto che non potrei mai fare il celerino perchè mi farebbe senso picchiare qualcuno per mestiere. ma forse è peggio ancora dover dire balle o mezze verità per "cercare il consenso".

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