mercoledì, aprile 28, 2010

Basta poco

(clicca e ingrandisci - dal Giornale di Vicenza di oggi. via splendido)

Una strana speranza

A me comunque in fondo queste cose mettono di buonumore (via Murda).

martedì, aprile 27, 2010

Ma in giro se ne parla?

1. Il ministro Scajola ha intascato 900.000 € da Anemone.
2. A Parma, dopo aver speso 26 milioni, hanno deciso che la metropolitana non si fa.

Leghisti

Si dice bene i leghisti, ma loro, / io ne conosco più d’uno, / si credono d’essere, / non lo sanno che sono dei leghisti, e si sposano, hanno figli, e i figli sono figli di leghisti, / che io non dico mica, / il babbo è il babbo, / tu non abbia da voler bene al tuo babbo, portargli rispetto, / però questi figli, non lo so, io, non se n’accorgono? / quando parlano con il loro babbo, non lo vedono, non lo sentono? / o sono leghisti anche loro? / che lì allora è fatica, fra leghisti – / ecco, sì, no, c’è delle volte che gli scappa detto: il mio babbo è un leghista / ma in un altro senso, nel senso che è buono, che è un galantuomo… / Che questo però è un discorso, / come sarebbe allora? / i galantuomini sono dei poveri leghisti? / Intendiamoci, può essere che un leghista sia un galantuomo, può essere che sia buono, / ma può essere anche cattivo, / ci sono i buoni e i cattivi anche tra i leghisti, / leghista vuol mica dire, / uno è un leghista, ma può andare vestito bene, portare gli occhiali, / può essere, guarda io quello che ti dico, / può essere anche intelligente, e nello stesso tempo leghista, che è un caso eccezionale, ma succede, / essere leghista è una cosa, / può essere tutto un leghista, può essere anche istruito, può essere perfino laureato… / certo che se è ignorante, i leghisti ignoranti, quelli sono una disgrazia, non si ragiona, è come parlare al muro, / e prepotenti – / che uno, io capisco, / quando dico che un leghista può essere tutto, / uno può rimanere disorientato, / gli viene da dire: allora, se uno è un leghista, in cosa si distingue? / insomma, cosa vuol dire essere un leghista? cos’è la Lega? / Eh, questa è una domanda, è fatica, / come si può dire? fammi pensare, non c’è un esempio? / Ecco, i leghisti fanno le cose alla rovescia, e tu li vedi che sbagliano, tu lo sai come andrebbero fatte, / provi a dirglielo, anche con le buone maniere, ma loro niente, tirano dritto, / tu cerchi di dargli una mano, di metterli sulla buona strada, loro ti guardano con un’aria: / t’arrabbi: / “Sono dei leghisti!” ti sfoghi in piazza, e in piazza c’è anche qualcuno che ti ascolta: / “Hai ragione, sono leghisti, però…” / “Però?…” / “Cosa si può fare? Sono tanti, comandano loro”.


(liberamente tratto da una poesia in dialetto romagnolo di Raffaello Baldini. Ho cambiato solo una parola; secondo me ho cambiato quella giusta)

giovedì, aprile 22, 2010

La città verrà distrutta all'alba

Poi c'è quelli che non gli piace la nuova pubblicità invasiva di Repubblica
(cliccare e ingrandire - via)

Il vigile urbano interiore

A volte ho la sensazione che lo scontro di civiltà, in Italia, sia tra cattolici e no. Proprio non ci si capisce. Anche quando si cerca di parlare la lingua del nemico.
In particolare, la polemica sulla comunione a Berlusconi mi sembra esemplare di come i laici, quando si sforzano di "pensare cattolico", prendano solenni cantonate (anche i cattolici quando provano a pensare laico, del resto; ma loro in fondo nemmeno ci provano). Cioè secondo voi il prete avrebbe dovuto rifiutare la comunione a Berlusconi? A quante messe siete stati? Sul serio: matrimoni, funerali, qualche cresima, non so. Avete mai visto un prete "negare la comunione"? E' una cosa che semplicemente non succede.

Naturalmente è verissimo che i divorziati, essendo in peccato mortale, non possono ricevere la comunione. Ma dovreste cercare di capire che il prete non è un giudice o poliziotto della tua coscienza, che vigila affinché tu non commetta peccati; un vigile urbano interiore che staziona dietro una colonna del presbiterio pronto a scattare se commetti un'infrazione. I preti non fanno questo. Non sono giudici: l'unico giudice è Cristo, che giudicherà poi. Loro l'unica cosa che possono fare è assolvere; al limite possono rifiutare l'assoluzione, ma è un po' come Napolitano che in teoria può rifiutarsi di firmare una legge, ma ci deve andare coi piedi di piombo. I preti ascoltano e assolvono; e poi, la domenica, impartiscono la Comunione a chiunque si presenti davanti all'altare, senza guardare in faccia a nessuno. Perché non siamo mica in un paesino veneto del Seicento, non è mica che stiamo a guardare se il tipo che ti arriva con la lingua in fuori è da un po' che non si confessa - magari è appena stato a un ritiro spirituale di Barnabiti e ha l'anima più bianca di un bambino, tu che ne sai? Sei solo un povero prete che distribuisce Dio alla domenica, in pratiche particole, e anche abbastanza alla svelta.

Voglio dire che anche se ci fosse in Italia un solo prete così coraggioso, un vero novello Sant'Ambrogio, da rifiutare pubblicamente a Silvio Berlusconi l'eucarestia, questo prete poi dovrebbe riconoscere di avere commesso un enorme peccato di superbia, perché chi è lui per sapere se Silvio Berlusconi è in peccato mortale o no? Sono cose delicate e, ripeto, il prete non è un giudice. Gesù Cristo è il giudice. Se Silvio Berlusconi mette il giudizio di Cristo Dio in così poco conto da ricevere l'eucarestia mentre è in peccato mortale, se la vedrà con Cristo Dio: andrà all'inferno, dove sarà pianto e stridore di denti per l'eternità. Ma è un problema di Silvio Berlusconi, del tutto interno alla coscienza di Silvio Berlusconi.
I cattolici queste cose le sanno. Non è che si mettono lì a guardare a chi il prete dà l'ostia e a chi no - perlomeno io parrocchie così non le ho mai viste. Il cattolico sa prima di tutto di essere un peccatore, non può mai garantire sul candore della propria coscienza, e prima di levare travi agli altri deve riflettere sulle proprie pagliuzze. Un cattolico non si permette di dire: "Il tale è in peccato mortale", anche quando il tale è un divorziato conclamato come Silvio Berlusconi.

Voi laici dite: Scusa, ma è ovvio che è in peccato mortale. Ha divorziato due volte. Se la prima volta è peccato, la seconda è doppio peccato. Ecco, non state capendo nulla. Prendete parole del cattolicesimo e le applicate ad altre branche dello scibile umano. Non è così che funziona. Ripeto: l'unico giudice è Cristo Dio. Lo sa lui se Berlusconi è peccatore o no. Senz'altro risposandosi ha commesso peccato mortale. Però può essersene pentito. Sì, può essere successo. E' improbabile, ma noi non possiamo vedere nella sua anima: quando verrà Cristo giudicherà.
Il secondo divorzio non è un peccato. In realtà nemmeno il primo lo era. Separarsi da una moglie è ammissibile, ciò che è inammissibile è risposarsi. Quindi, riflettete: se un X si risposa, è in peccato mortale. Finché è risposato e ha rapporti con la seconda moglie, evidentemente non può comunicarsi. Ma se si pente? Se lascia la seconda moglie e si confessa da un prete (che non siamo tenuti a conoscere) e ottiene l'assoluzione? A quel punto, tecnicamente, X è candido come un bambino dieci secondi dopo la prima Confessione. E può ricevere la Comunione. Funziona anche se X è un puttaniere, perché nessuno può escludere che mezz'ora prima si sia confessato e abbia ricevuto l'assoluzione. Funziona anche se X è Silvio Berlusconi. Voi dite: ma è una truffa. Permettete che vi ricordi che non siete cattolici, e quindi vi siete dimenticati che per quelli che continuano a dire bugie, a confessarsi senza essersi veramente pentiti, c'è l'inferno. Ma a quello ci pensa l'unico Giudice, che ribadisco, è Cristo. Non un povero prete che potete criticare per i costumi sessuali o perché succhia l'otto per mille, ma non quando fa semplicemente il suo mestiere, che è dare Dio a chiunque glielo chieda.

Ecco perché non troverete molte sponde cattoliche con questo scoop che i preti comunicano Berlusconi. Mi sa che tra vent'anni in Italia ci sarà bisogno di interpreti dalla lingua laica a quella cattolica. Spero che paghino bene.

mercoledì, aprile 21, 2010

Marchionnespinoffsarebbeaddiì?

La vera sfida del giornalismo italiano di domani, mi dispiace, non è l'Ipad. Ve lo sognate. La vera sfida del giornalismo italiano è la lingua italiana, perché quelli che l'hanno imparata sul serio a scuola ormai sono troppo presbiti per comprare il giornale (leggono solo i titoli al bar) mentre le nuove generazioni, ciaooooooooo! fanno molta fatica ad alfabetizzarsi nella loro stessa lingua (uno potrebbe anche pensare, vabbè, in compenso imparano l'inglesAHAHAHAHAHAHAHAH. Scusate. Dicevo? Problemi ad alfabetizzAHAHAHAHAHAH. nO, scusate, veramentAHAHAHAHAHAHHHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA).

La vera sfida del giornalismo italiano di domani è trovare una lingua (inglese no) un italiano semplificato, chiaro, duecento parole in tutto, con cui offrire informazioni a gente che legge poco perché non li hanno abituati da piccoli. Detto questo, ecco un frammento della nuova fiammante homepage della Repubblica.


Marchionne molti sanno chi è, ma sono i famosi presbiti che domani o dopodomani non vi compreranno più il giornale. Quelli che ve lo dovrebbero comprare domani non sanno chi è, e quindi un titolo così per loro non ha senso. In questo caso un tocco anglosassone non sarebbe infilare inglesismi a capocchia ("spin-off"), ma spiegare chi è Marchionne: i giornali anglosassoni spesso lo fanno. E quindi sostituire "Marchionne" con "Amministratore delegato della Fiat", e se lo trovate lungo e poco sexy, "Fiat". A questo punto chi è interessato legge sotto e scopre che la Fiat ha un amministratore delegato che si chiama Marchionne, che è una cosa che i giornalisti italiani danno per scontato, perché il loro problema non è mai stato spiegare le cose ai lettori.

Ma vediamo a spin-off. Io non so cosa vuol dire. Ok, io non sono forse il target ideale. Ho dei titoli accademici, pensa. E non so cosa vuol dire. Cioè, ho una mezza idea del significato in inglese. So anche che c'è un uso italiano un po' nerd del termine, che grosso modo viene preso in prestito per significare "serie tv o fumetto derivato da altra serie tv o fumetto di successo, incentrata su personaggi secondari della prima che diventano protagonisti della seconda". Insomma, se vi sono piaciute le Favolose Avventure di Fiat, non perdetevi il primo numero di Abarth lo Scorpioncino Tamarro.

Ricapitolando: un titolo che dice "Marchionne: spin-off" ha già perso in due parole centinaia di migliaia di lettori. Perché alla gente normale, vi do uno scoop, non piace leggere cose che non capisce. Si demoralizzano, insultano mentalmente la maestra delle elementari, la mamma che non li ha fatti intelligenti, alzano le spalle e pensano ad altro: voilà, un migliaio di lettori in meno. Quelli che resistono a "Marchionne" cadono con "spin-off". La sfida del giornalismo italiano è questo: scrivere titoli che non facciano scappare il 90% dei lettori alla terza parola.

Metti che abbiamo resistito. Metti che clicchiamo sulla notizia. Il nuovo titolo è:


New Deal del Gruppo Fiat
Spin off entro sei mesi



Non ho ancora capito cos'è uno spin off, ma in compenso ora mi mettono davanti il New Deal. Ve lo raccomando, il New Deal. Tutti sanno cos'è il New Deal, no? A scuola insegnano le tabelline, l'alfabeto e il New Deal. Cioè, se non lo sai, dai, leggere il giornale non è roba per te.

(Notate che bastava scrivere "Nuovo corso", o "svolta". Notate che il paragone con i piani keynesiani di Roosvelt non è che abbia molto senso, dal punto di vista storico, o economico, o qualunque).

Altri anglismi nell'articolo: 
  1. "restyiling" (si potrebbe anche passare, ma bisognerebbe trovare un termine italiano più chiaro).
  2. "il perseguimento del World Class Manufacturing" (eeeeeeeh? Devo andare su wiki?)
  3. "contract manufacturing" (un parente del signore di cui sopra).
  4. "C'è la partnership con Chrysler" (è Marchionne che parla, ma sai una cosa? Non m'interessa se Marchionne parla angloitaliano coi suoi sottoposti. Se vuoi farlo leggere a qualcun altro, se vuoi che qualcun altro se ne interessi, glielo devi tradurre. Anche partnership, sì, lo so che sembra chiaro, ma ci sono centinaia di persone che davanti a una parola di una lingua straniera semplicemente stornano gli occhi; ce ne sono altri che leggono e capiscono "nave dei fidanzati").
  5. Finale col botto (in cui i dieci lettori rimasti scoprono finalmente cos'è il famoso spin-off): "Nascono quindi due aziende separate, ognuna con la sua autonomia, anche se ovviamente rimarranno le sinergie a livello di acquisti, fornitori e world class manufacturing. Come dicevamo, per la Fiat è davvero il New Deal".
Come dicevamo, un italiano giornalistico così è morto. Puoi metterlo su internet, caricarlo sull'i-pad, proiettarlo in cielo, io fossi in voi me lo farei scolpire sulla tomba: se scrivete così tra vent'anni non vi leggerà nessuno. Già siamo in pochi oggi.

domenica, aprile 18, 2010

Non sono sempre i migliori che se ne vanno ma qualche volta sì

Carlos Franqui non è che l'abbia conosciuto ma in qualche modo mi sentivo in sintonia con lui. E poi ho sempre pensato che i rivoluzionari buoni si riconoscono dal fatto che dopo aver fatto la rivoluzione la criticano fino alla morte.

venerdì, aprile 16, 2010

Andate a vedere Perdona e Dimentica

Questa settimana, chi ne ha la possibilità (vivendo nei pressi di un cinema che lo programma: a Bologna il Chaplin) dovrebbe provarci. Non è senz'altro il film che gli risolleverà il morale, ma è un film di Solondz, e il modo in cui questo regista è sparito negli ultimi dieci anni dai nostri cinema fa spavento. Lui film continua a farne, eh. Il penultimo, Palindromes, è uno dei suoi più riusciti. Si è visto soltanto in DVD (e ci va grassa che hanno stampato il DVD).

Come dice Fedemc su Seconda Visione: Andate tutti in massa a vedere Perdona e Dimentica. È un dovere di tutti voi spettatori esigenti. È un obbligo che abbiamo tutti noi che ci lamentiamo delle carenze dei distributori italiani.

(Poi magari sarà brutto. Non lo so. Ma è possibile. Non tutte le ciambelle, eccetera. Nel caso siete autorizzati a menarmi).

Costantino della Gherardesca intervista Todd Solondz.

giovedì, aprile 15, 2010

Vertigini di Raimondo in Bianco e Nero

La gente della mia età, dovete capire, è nata cresciuta e maturata con Raimondo Vianello all'orizzonte. Statuario senza essere ingombrante, stava lì e non dava noia a nessuno; era parte del paesaggio; ed era sempre anziano. Pensare che sia stato bambino, ragazzo, che tra Salò e Badoglio abbia scelto Salò, che sia stato in prigione con Ezra Pound, sono cose che danno la vertigine. Lui era un uomo di mezza età che battibeccava con la moglie in tv; erano meno giovani dei nostri genitori, quindi erano vecchi.
A dir la verità una possibilità di vedere Vianello giovane l'avevamo anche noi, ed erano i vecchi film in bianco e nero con cui la Rai tappava ancora qualche buco di palinsesto. Erano farseschi e divertenti, ma a un certo punto non si sono visti più. Come è noto (ma non è mai stato chiaro il perché), l'innocuo sketch su Gronchi spezzò il duo Tognazzi-Vianello irreversibilmente; il primo scelse definitivamente il cinema, il secondo la tv. Tognazzi è diventato uno dei volti più importanti della Storia del cinema italiano, Vianello dopo le farse in bianco e nero è praticamente sparito dal grande schermo. È una cosa molto strana, perché era bravo e popolare. Ma era un po' pigro, e aveva fisime tutte sue: per esempio, apprendo che non fece Amici Miei perché non gli piacevano le scene di nudo.

Mi chiesero di lavorarci, ma io rifiutai. Perché? Mah... io non sono tanto amico delle comitive, dello spirito cameratesco delle comitive, e invece loro, Monicelli, Ugo, gli altri, mi dicevano: «Dai, vieni, abbiamo già prenotato le trattorie, facciamo delle mangiate indimenticabili...» e la prospettiva non mi sorrideva tanto. Un po' questo, un po' perché lessi la prima scena che dovevo fare, e, non che io sia tanto prude, ma dovevo essere nudo, con una donna nuda, e mi sembrava un po' troppo... insomma, dissi di no. Lo fece Del Prete, il personaggio, in un film Del Prete e negli altri Montagnani.

Tra i ricordi sbiaditissimi della tv in bianco e nero della mia infanzia, c'è uno di quei film tappabuco troppo assurdo per essere vero, in cui Hitler non è morto, ma si nasconde! E Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello indagano. Per molti anni mi sono chiesto se l'avevo visto veramente, o se me l'ero sognato. Questo prima che esistesse google. Quando hanno inventato google, me ne sono dimenticato. E oggi finalmente ho scoperto che esiste. Si chiama Le Olimpiadi dei mariti (1960), e, vi chiederete, cosa c'entrano le Olimpiadi di Roma con Hitler. Ovviamente nulla. La genesi del canovaccio delirante è trascritta qui.

Eravamo partiti con l'idea di fare una parodia della Dolce vita; e non era affatto una parodia facile o corriva, anzi, il copione di Scarnicci e Tarabusi era assai ben scritto; iniziava, come il film di Fellini, con il trasporto in elicottero di una grande statua... però quando Fellini seppe della parodia non gradì, e lo fece sapere al nostro produttore, che era in stretti rapporti di lavoro con i produttori di Fellini, e non ebbe altra scelta che abbandonare il progetto. Però la troupe era già scritturata, e mancavano pochi giorni all'inizio delle riprese. Che fare? Per fortuna, c'erano le Olimpiadi a Roma, e su questa felice coincidenza improvvisammo il film giorno per giorno. Ugo e io eravamo due giornalisti che vogliono darsi al bel tempo, e come scusa di copertura per le mogli s'inventano che a Roma c'è una cellula nazista sulla quale devono investigare. Naturalmente si scopre che la cellula c'è davvero. Francis Bianche, che aveva avuto un grande successo nel ruolo del comandante hitleriano in un film con la Bardot, rifece anche lì il nazista pazzo; poi, sempre in cerca di spunti per questo copione improvvisato, ci chiedemmo: «E adesso come si finisce?». Allora io dissi: «Facciamo che passa Hitler». Conoscevo un esule russo, persona assai civile, che per sbarcare il lunario rivendeva a un drugstore molto chic di via Veneto certi dolci russi che sapeva fare solo lui. L'esule era praticamente identico a Hitler: lo scritturammo e lo facemmo apparire. Era il surrealismo dei bisognosi...

Non so se ho voglia di rivederlo.

giovedì, aprile 08, 2010

Un genocidio non solo cattolico



Unrepentant (via Mazzetta) è, effettivamente, un documentario esplosivo; lo è in Italia, soprattutto, dove a che io sappia il genocidio canadese deve ancora conquistare le prime pagine. Però c'è una cosa importante che mi sembra nessuno stia notando: sul banco degli imputati ci sono le resident schools cristiane. Tutte le residential schools. Non soltanto i collegi cattolici. Il Ministro del culto che parla qui, Kevin Annet, apparteneva alla United Church of Canada; non alla Chiesa cattolica. Ratzinger con lui non c'entra niente.

Questo è importante per diversi motivi: ci dice che l'attitudine al genocidio in Canada non era una specifica della Chiesa cattolica; che si stupravano i minori e se ne occultavano gli aborti anche nelle resident schools protestanti (dove i ministri, ricordo, non hanno l'obbligo del celibato); che i "50mila bambini morti" non vanno tutti assegnati ai cattolici. Poi, son d'accordo, sarebbe grave anche se fossero 50. Anche se fosse uno solo. Ma mi sa che in Italia stiamo facendo la solita confusione tra cattolicesimo e cristianesimo (vedi ad esempio il Manifesto).

Se soltanto i cattolici avessero deciso di "uccidere il nativo nel bambino", la responsabilità sarebbe quasi in toto della gerarchia romana. Ma se il principio era condiviso con altre chiese, allora bisogna guardare anche al potere politico che queste chiese le ha lasciate lavorare per secoli in totale libertà.

venerdì, aprile 02, 2010

Il diavolo veste gessati assurdi

Mesi fa rimasi sconvolto da un articolo di Repubblica.it (ok, della colonnina morbosa) in cui Guy Ritchie diceva della sua ex Madonna cose assurde (mi possedeva su una poltrona stereo ascoltando il suo best of, roba del genere). Ovviamente Betty Moore aveva già annusato il fake: trattavasi di marchetta travestita da notizia. Però restava una cosa incredibile, voglio dire, scandalizziamoci per le interviste finte agli scrittori viventi, ma anche per le marchette del genere. Chi c'è dietro?

Lo scopro ieri leggendo Boroni . Un rapido sguardo alla sezione "Moda & Mode" dell'orribile sito (possibile che qualcuno lo possa scambiare per una fonte?) me lo conferma: anche la storiella di Madonna ninfomane su poltrona stereo Natuzzi è crusca del sacco di Sergio Mariotti, alias Klaus Davi. Un genio, nel suo ambito (purtroppo il suo ambito è il Male).

Stiamo parlando, ricordiamolo, del curatore dell'immagine di Piero Fassino quand'era segretario dei DS. Lo mandò da Maria De Filippi. Precedentemente aveva provato a lanciare in politica Flavia Vento.