giovedì, marzo 31, 2011

J'aime cette odeur le matin

Il n'y a rien au monde qui sente comme ça (via Murda)

domenica, marzo 27, 2011

Bianca e Berlu

Solo per dire che questa cosa di Bianca Balti, l'attrice del nuovo spot TIM che rischia di pregiudicare un contratto miliardario per aver fatto dichiarazioni contro B. su Vanity Fair non è da tutti.
Non che rischino di mancarle pane e companatico, per carità. Però comunque non è da tutti.

Ricordo ad esempio Ben Johnson, l'ex sprinter sotto contratto Nike, che alle domande dei giornalisti su argomenti politici rispondeva "Senta, io sono un tipo giovane e positivo, non mi faccia domande su argomenti controversi"

TU gridi vendetta al cospetto d'Iddio

Sono anch'io abbastanza persuaso che Roberto De Mattei debba dare le dimissioni da vicepresidente del CNR, e andarsi a nascondere molto, molto lontano (magari non in Giappone).

giovedì, marzo 24, 2011

Non preoccuparti (LE PREOCCUPAZIONI TI UCCIDONO!)

Ho cercato sul mio laptop informazioni sulla nube radioattiva che dovrebbe avermi portato le radiazioni di Fukushima e, se ho capito bene, la quantità di radiazioni che assorbirò dalla nuvola radioattiva è inferiore a quella che ho assorbito dal laptop mentre cercavo queste informazioni. Ho capito bene?

mercoledì, marzo 23, 2011

Non fidarti di nessuno che abbia meno di 35 anni















La prima volta che il nome di Gheddafi compare sulla Stampa è il 14 settembre 1969. Lui ha 27 anni e di mestiere fa il rottamatore: ha appena deposto il re e tutto il potere è nelle mani di giovani laureati in università straniere che vogliono ridurre la burocrazia.

Perché gli ufficiali non governano direttamente la Libia? « Siamo troppo giovani — ha detto con franchezza il capitano che ci ha concesso la prima intervista — e non possiamo pretendere di sapere tutto. Ci affidiamo ai tecnici nei vari settori, ma l'ultima responsabilità di ogni decisione spetta a noi ». Sembra infatti che nessuno dei componenti del Comitato centrale della Giunta (una ventina di persone) abbia più di 30 anni. La Libia si affida oggi a giovani laureati, usciti spesso da corsi di università straniere, e poi arruolatisi nell'esercito. (…)
Intanto si attendono le nuove leggi che diano una fisionomia più precisa al paese. Oggi sì annuncia che la burocrazia verrà fortemente ridotta, con la soppressione o il ridimensionamento di alcuni ministeri.
(La Stampa, 14/9/1969 - La Giunta al potere in Libia discute "la via al socialismo")

martedì, marzo 22, 2011

Ultime notizie: bombardiamo la Libia


100 anni fa inventammo il bombardamento aereo e oggi celebriamo degnamente.
Questa la cronaca che ne fece La Stampa il 2 novembre 1911

LE TORPEDINI DEL CIELO

TRIPOLI, 1, ore 15 (ufficiale)
La notte e la giornata di ieri sono trascorse tranquille. Stamane i nostri aviatori hanno segnalato la presenza di tre nuclei di nemici di cui si è già parlato nei giorni scorsi e nei medesimi luoghi.
Uno degli aviatori è riuscito a lanciare con pieno successo in un accampamento 4 bombe di picrato tipo Gipelli.
E’ arrivata la duchessa d’Aosta.
Nessuna novità dagli altri porti.

Preghiere che salgono al cielo e bombe che dal cielo scendono sul nemico

ROMA, 1 , notte
Il fatto nuovo, l’avvenimento inaudito nella storia universale della guerra, si è compiuto questa mattina a Tripoli per virtù di ufficiali italiani contro il nemico turco: i nostri aviatori militari hanno lanciato dal cielo, con sicuro successo, quattro bombe su di un accampamento di nemici. E’ una guerra nuova che s’inizia: la guerra dal cielo, la più temeraria e la più terribile, quella che è destinata a sconvolgere i vecchi príncipi di arte strategica elaborata nei secoli.
A Roma la notizia ufficiale dell’audace esperimento compiuto dai nostri ufficiali aviatori ha destato immensa impressione e grande entusiasmo.

(…)

Le bombe lanciate dall’alto
I capitani Piazza e Moizo e il tenente Gavotti stavano eseguendo intanto audaci esplorazioni coi loro velivoli. Il vento era cessato e le navicelle aeree volarono lontano. Il tenente Gavotti , specialmente, con felice successo, scoprì una avanguardia nemica di duemila uomini accampati nella piccola oasi di Ain Zara: inoltre scopriva numerosi armenti di pecore e di buoi che servono al vettovagliamento del campo ottomano. L’Acqua di Zara (ain in arabo significa acqua, sorgente) è una minuscola oasi a dodici chilometri a sud-est di Tripoli e a sei chilometri dal forte di Mesri occupato dai nostri.
Fu appunto durante questa operazione che il tenente Gavotti sperimentò per la prima volta il suo aeroplano Edrich come arma di offesa. Nel mezzo dell’accampamento nemico il tenente Gavotti lasciò cadere quattro granate a mano. Erano bombe a mano di picrato di tipo Cibelli.
Il tenente Gavotti, interrogato dopo l’audace colpo, disse che specialmente una di queste granate produsse uno scompiglio indescrivibile: egli udì un fuggire di uomini in tutte le direzioni. Anche gli armenti si dispersero qua e là per le dune del deserto. La pioggia sterminatrice ha evidentemente portato il terrore in quelle anime superstiziose. Il primo esperimento di velivoli trasformati in arma da guerra, in torpediniere del cielo, è un’altra prova dell’ardimento italiano.

lunedì, marzo 21, 2011

Proud to be pitorèsco


Non è un montaggio, è la linea del governo in questi giorni di crisi internazionale. Interventisti, però atlantisti, però soprattutto, fondamentalmente, dei gran cazzoni a cui nessuno si sognerà di assegnare troppe responsabilità - vi diamo le basi e vi salutiamo mentre ci scappa da ridere.

(Nota la finezza: di fianco ti spacciano ancora i finti diari del cazzone precedente, che però a un certo punto gli italiani li ha stufati, forse perché nella parte del buffone non era così convincente).

Ciclicità delle liste

Messa da parte la mia insofferenza per le liste, devo dire che il motivo per cui la nuova iniziativa di Fazio&Saviano ("indicate dieci motivi per cui vale la pena vivere") mi sembra discutibile è che più o meno i dati generali li abbiamo già, e non dovrebbero discostarsi grosso modo da questi:


A meno che non fossimo diventati più raffinati nel frattempo, ma ho, come dire, i miei dubbi.

venerdì, marzo 18, 2011

Go Johnny go go go

Non credo di avere mai espresso alcun tipo di simpatia per Gianni Riotta, e non comincerò ora, però vorrei lasciare a verbale che non mi era mai capitato di leggere su un direttore di quotidiano le cose che ho letto di lui in questi mesi. Senza nemmeno andarle a cercare: mi arrivavano via mail, newsletter a cui mai mi ero iscritto mi spiegavano che Riotta stava sulle palle a tutta la redazione, link sui social network mi puntavano verso siti di gossip in cui mesi fa si davano per imminenti le sue dimissioni perché perdeva millantamila copie eccetera eccetera.

Io poi sono un pirla qualsiasi, ma pur sempre un pirla che sta sulle classifiche, ed è incredibile ma a volte so riconoscere un'imbeccata quando me la fanno. Insomma, qualcuno aveva capito che Riotta non mi era simpatico e sperava che scrivessi un pezzettino sulla sua presunta gestione fallimentare del Sole, un altro minuscolo mattone nel muretto che gli stavano alzando intorno. Non è che mi stupisca la cosa, però non avevo mai assistito in diretta a un'operazione di mobbing redazionale, e ammetto che è affascinante, anche se lascia un retrogusto amaro (ma anche la gran consolazione di esserti trovato un altro mestiere, magari più usurante ma al riparo dalle iene del circondario). E non è ancora finita: vedi un articolo come questo, che in fondo è un centone di tutti gli sfondoni che Riotta ha scritto negli ultimi quattro anni, durante i quali può pure capitare di dire per sbaglio "Somalia" in luogo di "Libia", sono errori che si fanno, ma se sei Riotta diventano uno spaventoso indizio di superficialità intellettuale.

Per inciso, cinquantamila copie in meno mi sembra un numero interessante, ma bisogna confrontarlo alle copie che hanno perso anche gli altri quotidiani, visto che, non so se ne avete sentito già parlare, ma nel settore ultimamente c'è un po' di crisi.

Un bocca al lupo a Riotta, che se ho capito bene alla fine aveva in mente un tipo di quotidiano (tabloid), ha cercato di farlo, non glielo hanno fatto fare e se n'è andato. Temo che tutta la storia gli darà qualche motivo in più per pensare che noi italiani mafia spaghetti mandolino non saremo mai all'altezza degli Iuessei, eh, è il peggio è che nello specifico potrebbe anche avere ragione lui. Maybe someday your name will be in lights.

La definizione del beltrandi

Nella nostra lingua ci sono svariati sinonimi per arzigogolato, cervellotico, bizantino, ecc., ma manca un termine che significhi "persona che studia piani assurdi e complicati con una buona dose di piccineria e meschinità, che comunque vanno sempre a finire male". Visto che il termine davvero non c'è, propongo d'ora in poi di usare beltrandi, o beltrandismo, o come più mi va.

Beltrandi è un irresponsabile eletto in una lista bloccata che si permette di votare 'secondo coscienza', e la sua è una coscienza di radicale, che quindi crede tantissimo nell'istituto referendario - MA preferisce che l'ennesimo referendum vada a finire a pannocchie, senza il quorum. Perché? Per un calcolo astruso, assurdo, ben lontano da qualsiasi possibilità di concretizzarsi, ma non privo per questo di una buona dose di piccineria, di meschinità: per Beltrandi ai referendum abrogativi andrebbe tolto il quorum, e quindi ha deciso di dare il suo contributo per impallinarli: a furia di farli fuori, pensa, prima o poi si creerà dal nulla un movimento per l'abolizione del quorum. Come se fosse un'idea praticabile, l'abolizione del quorum: come se non fosse chiaro a chiunque si è fermato a ragionarci per più di cinque minuti che una cosa del genere consentirebbe a qualsiasi minuscola lobby (come in effetti i radicali sono) di emendare testi di legge nell'indifferenza generale. Come se non fosse una di quelle cose che si possono concepire al primo anno di scienze politiche, una barzelletta, un pensiero ad alta voce, che già al secondo anno avresti vergogna a riferire.
Invece Beltrandi (ma non solo Beltrandi) a una cosa del genere ci crede. A una cosa tanto folle. E per ottenere una cosa tanto folle (che comunque non otterrà), è disposto a votare con la maggioranza, e a farci spendere diverse centinaia di milioni di euro in più. Vogliamo dire che è irresponsabile, ma anche bizantino, ma anche cinico, ma anche cavilloso, ma anche fallimentare? Ma diciamo d'ora in poi beltrandi, mettiamo tutti questi significati in una parola sola, e non parliamone più.

E chi l'ha portato un beltrandi, anzi una manciata di beltrandi, in Parlamento? Ma ce li ho portati io, ovviamente; erano nella lista bloccata che ho votato io.

Ndb: se qualche radicale vuole intervenire qua sotto, ok, però per favore non prendeteci in giro, come quella volta che Pannella non trattava no macché. Un altro motivo per cui non ho mai votato radicale è questa sensazione che date di prenderci tutti per dei cretini.

mercoledì, marzo 16, 2011

Osservatorio Scaroni/4 (O Franza o Libia)

Per chi non se lo ricordasse, questo Blog ha aperto circa tre anni or sono un osservatorio sull’Amministratore delegato di ENI, Paolo Scaroni. Quello famoso per non azzeccarne una che sia una sulle previsioni del prezzo del petrolio.

Il 22 aprile 2008 ad esempio, il primo post del nostro Osservatorio rilanciava una sua dichiarazione secondo la quale “la massa di investimenti di questi anni che tutto il settore sta facendo, non puo' che far scendere in tre-quattro anni il prezzo del petrolio a 60-70 dollari.”

A maggio 2008, secondo post dell’Osservatorio, dichiarò che “il prezzo del petrolio dimezzerà nei prossimi 3-4 anni.” (all’epoca il petrolio era intorno ai 120 dollari a barile)

Ad agosto 2008, terzo post dell’Osservatorio, dichiarò che “Nei prossimi mesi il prezzo del petrolio potrebbe scendere a quota 100 dollari al barile.” E quello andò a 40.

Ieri ha criticato le sanzioni UE a Gheddafi e ha detto che considera i rapporti con la Libia “assolutamente non compromessi”. Forse è la volta che vincono i ribelli

lunedì, marzo 14, 2011

Time out

Magari a rovinarmi fu il sussidiario musicale delle Medie, era un libro strano che si intitolava Ma è musica questa?, parlava di John Cage e dei Jethro Tull (ma perfino dei Téléphone, sarò uno dei sette italiani che si ricordano ancora i Téléphone). Se la menava molto col concetto di pulsazione, manteneva lungo tutte le pagine un malcelato disprezzo nei confronti del pop perché non riusciva ad allontanarsi dalla pulsazione, dai Quattro Quarti, il battito del cuore della mamma (come se poi quando ti stacchi dalla mamma non continuassi a battere il Quattro Quarti, come se crescere fosse sviluppare ritmi extrasistolici). Pare che nel pop ci fossero riusciti solo i Pink Floyd con Money e poi basta. Da lì mi è rimasta questa piccola ossessione per i tempi dispari. Qualsiasi brutta canzone per me non è brutta, se almeno prova a oscillare un po' su un tempo dispari. E non dico Battiato, ma quest'anno a Sanremo ci è andato Tricarico con un tempo dispari (5/4?), e non so se sapete quanto io malsopporti Tricarico, ma ora ha tutta la mia stima. L'hanno eliminato immediatamente, presumo.



La mia passione per i tempi dispari credo che derivi direttamente dall'ansia per la fine della musica, le note sono solo 12 e tutte le melodie sono già state composte eccetera. Ecco, continuo a credere che fuori dal grembo materno ci siano cose incredibili che non abbiamo ancora concepito, e i pochi pezzi in tempo dispari che abbiamo non sono che un minuscolo assaggio: un giorno nasceremo ai cinque quarti, ai tredici ottavi, ai ventun sesti, sarà come scoprire un senso nuovo. All'inizio sarà ostico, ma poi diventerà tutto facile e immediato, come lo era per Joe Morello. Io ci credo. Il mio cuore, soprattutto, ci crede, è extrasistolico come non mai.

domenica, marzo 13, 2011

Cos'è successo al Cielo Blu

"E poi la piantano con questa storia dell'asse terrestre che si è spostato? Come se fosse una notizia da sparare in prima?"
"Beh, dieci centimetri son tanti".
"Ma cosa. Ma dove. Intanto dove. Dove si dovrebbero misurare, questi dieci centimetri?"
"Non ne sono sicuro, ma credo sia variata la distanza tra Polo ed Equatore, e insomma il sole dovrebbe sorgere, o calare, qualche milionesimo di secondo dopo".
"Ed è una notizia?"
"Diciamo che è un modo di farci sentire solidali coi giapponesi, in fondo sono diversi da noi, ma questa cosa dell'asse terrestre ci ricorda che sono aggrappati sulla nostra stessa terra, è un modo subliminale per..."
"Per spaventarci".
"Per farci sentire vicini".
"Come le vittime italiane. Ma perché devono sempre insistere sul fatto che non ci sono vittime italiane?"
"Scusa, eh, ma sono quotidiani e siti internet italiani, li leggono gli italiani, è chiaro che sia un dato rilevante".
"Ma in mezzo alla tragedia, insomma, sempre insistere, come se non ci fregasse niente di tutti gli altri. Cioè, alla fine perché dovrei essere interessato più a una manciata di italiani che a milioni di giapponesi?"
"Ma non c'è un vero perché. Succede e basta".
"E se invece mi sentissi più vicino ai giapponesi?"
"Sarebbe comprensibile anche questo".
"Insomma, giornalisti, piantatela di informarmi della salute degli italiani in Giappone".
"Piantatela".
"E ditemi una buona volta se Sora Aoi sta bene".
"Sora Aoi?"
"Che non ci dormo la notte".

giovedì, marzo 10, 2011

lunedì, marzo 07, 2011

Lerner e la Cialtromania

Io ritengo che la Lega, nel suo essere una banda di cialtroni succhiasangue, rappresenti perfettamente alcune caratteristiche dell'Italia settentrionale, intendo settentrionale fino a Rimini: il nanismo imprenditoriale e culturale, il culto dell'ignoranza, del Bertoldo che più ha le scarpe grosse più deve avere fino il cervello, la fobia per il diverso, il disprezzo per chi studia, la cultura del divertimento per cui a un certo punto la tua identità diventa una roba che si veste e comprende un elmo di plastica made in taiwan con le corna. Non siamo tutti così in valpadana, ma lo siamo in una buona percentuale, e i leghisti probabilmente ce li meritiamo. (Qui un pezzo di Noise from Amerika, giusto per mettere un link).

Detto questo, possiamo anche contrastarli. In generale credo si faccia così: si prendono i leghisti e li si mette davanti alle loro responsabilità e alle loro contraddizioni: da quanto governi? Mi hai calato le tasse? Quanto hai speso in cazzate del tipo cartelli-in-dialetto? Hai migliorato la sicurezza? Dove sono le ronde? Eccetera. Se lo tratti come un politico qualsiasi, il leghista lo smonti in mezz'ora. Ma prendi Gad Lerner.

Lui non fa questo. Ci mancherebbe. A lui interessa il leghismo come un fatto culturale. Come un'identità, massì, una religione sotto sotto. E quindi manda un'inviata alla festa della Lega. Non la manda a chiedere quanto ci costerà il federalismo municipale. No, la manda a chiedere a Maroni se preferisce la coccarda verde o quella tricolore. Poi Gad chiede ai leghisti pareri sulle bandiere, pareri sugli inni, poi fa suonare il Va' Pensiero e domanda agli ospiti leghisti perché hanno messo la mano sul cuore. E va avanti da tre ore. In pratica, se il frame dell'identità leghista traballava un po', lui si sta adoperando al massimo per rimetterlo in sesto. E invitiamo di nuovo quel pirla del sindaco di Adro, e parliamo un altro po' di ruote delle Alpi e crocefissi. E se bisogna festeggiare o no il diciassette. Un invito a nozze, tutti da Gad a fare il gioco dell'identità, dai, figo, io faccio il leghista, mi porto la camicia di flanella.

Loro non chiedono di meglio. Continuare a discutere di inni, di stemmi, di Ottocento, continuare a vendere gadget made in china sulle bancarelle. Governano a Roma, ma continuiamo a trattarli come i piazzisti di Pontida. Andremo a votare, incasseranno il quindici per cento, diranno che hanno vinto, gli crederemo, ci aumenteranno le tasse municipali, ci preoccuperemo per la sorte di Mameli. Ce li meritiamo, sì, ma fino a questo punto?

Un po' di pietà per noi mediocri

Ormai non ci sono più parole per dirlo, insomma, Makkox sta facendo cose grandissime, davanti a noi, noi che abbiamo passato anni a ridere di vecchie vignette su ristampe del Male, e poi improvvisamente arriva uno e si mette a scodellarci miracoli in diretta, un giorno dopo l'altro, a raffica, basta, non siamo abituati. Una tale dimostrazione di talento, quotidiana, è una cosa che all'inizio conquista, in seguito sgomenta, a un certo punto comincia anche a preoccupare. Ragion per cui d'ora in poi io non parlerò più bene di Makkox, al massimo ne parlerò male, scriverò critiche velenose e gratuite, così, in un misero tentativo di mantenerlo sulla terra ed evitare che s'involi nell'empireo dei grandi; se a tale scopo la mia pesante invidia può servire da zavorra, ne dispenserò a piene mani.

Per esempio: questa vignetta era perfetta a metà. Cioè, fin dove dice "Ah". Ecco, io avrei staccato qui, non serviva altro, era perfetta.

domenica, marzo 06, 2011

Perché nessuno manifesta contro Gheddafi cattivo?

Indovinate chi si pone il problema in questi termini.

Veltroni, se proprio te lo chiedi, in generale le manifestazioni si fanno per ottenere cose.
Per questo motivo nessuno sta seriamente pensando di "riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi" perché, banalmente, il dittatore Gheddafi delle nostre piazze vuote o piene se ne frega.

Invece molti riempirono piazze contro l'occupazione dell'Afganistan e poi dell'Iraq (e in quei momenti non ricordo esattamente da che parte tu fossi) perché l'Italia, la nostra nazione, in quelle guerre era coinvolta, se non altro come membro della Nato, ed era chiaro che presto o tardi avrebbe mandati truppe, come infatti è successo: e chi manifestava non era d'accordo, e riempì le piazze non per un ideale astratto di pace, non per convincere Bush o Saddam che guerra=brutto, ma per convincere i propri governanti che gli italiani quelle guerre non le volevano.

Le stesse persone che manifestarono in quelle occasioni, oggi si tormentano su quanto accade in Libia, e non sono sicuri di avere risposte (a volte nemmeno di conoscere la domanda). Ma di sicuro non riempiranno una piazza così, per il gusto di farlo, come se bastasse una scampagnata a risolvere i problemi e come se il pacifismo si risolvesse in una serie di periodiche scampagnate.  No, le manifestazioni del 2002-4 furono una cosa seria. Quando l'Italia verrà coinvolta in un'altra guerra inutile o assurda le rifaremo. Ma non le abbiamo fatte per l'intervento in Libano, e probabilmente non le faremmo neanche se qualcuno cominciasse a parlare seriamente di una missione tra Tripoli e Bengasi. (Un qualcuno che purtroppo non può essere Veltroni, per la contraddizione che non consente più di mettere nella stessa frase il nome proprio "Veltroni" e l'avverbio "seriamente").

sabato, marzo 05, 2011

Leghismo di ritorno

(clicca l'immagine per ingrandire)

Una volta avevo anche riscritto una poesia di Raffaello Baldini. Si chiamava Leghisti 2.

giovedì, marzo 03, 2011

Ci hanno tolto una festività soppressa

Io non l'avevo mica capita, questa cosa.

Klocher:
Avete presente le festività soppresse? Sono quelle vecchie feste (4 Novembre, 29 Giugno...) abolite alla fine degli anni '70 al posto delle quali i lavoratori dipendenti ricevono un giorno di permesso sostitutivo o una retribuzione aggiuntiva. Poi ogni categoria li ha regolati con delle varianti, ma il concetto più o meno è questo.
Ecco, quest'anno se siete lavoratori dipendenti ne avrete uno in meno di questi giorni. Ve l'hanno tolto con quel decreto legge per farvi far festa il 17 Marzo.
Dicevano che l'economia italiana va troppo male per chiedere alle aziende di pagarvi un giorno di festa ogni 150 anni. Allora lo fanno pagare a voi, e non ve l'hanno nemmeno chiesto.