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Il giorno dopo, a Milano, lo aspettano invece i situazionisti (la definizione è della Stampa, nda), che distribuiscono volantini contro l’organizzatore del concerto, David Zard, torturatore nelle forze di Moshe Dayan.
Dopo l'esibizione di Angelo
Branduardi, verso le 22, si è scatenato il finimondo. Gruppi di teppisti
con la faccia coperta da fazzoletti, armati di spranghe e bastoni, hanno invaso
sala e palcoscenico inveendo e colpendo all'impazzata; altri intanto lanciavano
bulloni, pietre, bottiglie, lattine di benzina, sacchi di plastica pieni di
liquidi vari, ed altri oggetti. Due persone ferite, impianti sonori spaccati,
sedie e scene devastate, strumenti musicali rotti. (La Stampa, 15/2/1975)
A Roma, dove si torna per
recuperare il concerto saltato, va peggio. Il gruppo radicale di Stampa
Alternativa incita alla disobbedienza civile al pagamento del biglietto e
distribuisce volantini contro “i padroncini della musica”. Ci sono tafferugli e
scontri già all’entrata, Branduardi inizia tra i fischi poi, quando sta per
salire Lou Reed, dall’alto delle gradinate comincia a piovere di tutto. A quel
punto a salire sul palco sono i carabinieri, che iniziano a sparare grappoli di
lacrimogeni sul pubblico. Panico e fuggi-fuggi generale
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Chi sono i provocatori? «Il
Messaggero» di oggi parla di neofascisti riconosciuti. Il «Tempo» li indica
come «sedicenti di sinistra». Lo stesso giornale osserva, poi, che l'opera
della polizia e dei carabinieri è censurabile e discutibile: sparare
lacrimogeni dall'alto contro una platea di seimila-settemila persone accalcate
in basso ha provocato panico e scene di terrore. I danni al Palasport superano
i cento milioni. (La Stampa, 17/2/1975)
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Quelli che scavalcano i
cancelli e "sfondano" non capiscono che non hanno conquistato nulla:
la musica proposta è una mistificazione, è falsamente progressista, serve a non
far pensare e a far guadagnare le case discografiche. (…) La verità è che
diciamo no alla musica e basta» (…)
« Se qui a Milano e a Roma non
si faranno più concerti — dicono a " Re Nudo " — li faremo noi,
alternativi e autogestiti». Ma con quale capacità rispetto alle organizzazioni
collaudate e favorite dalle case discografiche? Ci hanno provato più volte ma
hanno dovuto battere la strada del concerto politico. Radicali e
extraparlamentari hanno riscoperto la formula collaudata dal Pci per i «
festival dell'Unità ». Ma a queste riunioni i cantanti affermati non vanno. (La
Stampa, 21/2/1975)