mercoledì, febbraio 08, 2006
Film satanici/1 - Omar Mukhtar il Leone del Deserto
In tempi di vignette proibite è simpatico ricordare che c’è un film del 1979 con Anthony Quinn, Oliver Reed, Gastone Moschin e persino Raf Vallone, che voi non potete vedere. Perché siete italiani.
Non sono gli integralisti islamici a proibirvelo, è il vostro ministero dei Beni Culturali.
Non si vede la faccia del profeta Maometto, ma i campi di concentramento nostrani in Libia (immagini originali). Brutalità italiana contro tolleranza araba.
Forse è l’unico esempio di film censurato in Italia da oltre 25 anni per ragioni politiche anziché religiose. Ovviamente lo fanno per il vostro bene: se lo vedete diventate terroristi
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Sei sicuro che sia proibito per decreto ministeriale?
RispondiEliminaSecondo me è una di quelle autocensure della distribuzione, come Sentieri di gloria in Francia.
dunque, dopo lunga e penosa ricerca le fonti più documentate e apparentemente attendibili dicono che:
RispondiEliminagià nel 1981, prima che il film arrivasse in Europa (Cannes, 1982)ci fu un'interrogazione parlamentare di un deputato missino, tale Olindo Del Donno, a cui rispose l'allora sottosegretario agli esteri Raffaele Costa ,il quale informò il parlamento che fin dal maggio 1981 erano state acquisite informazioni e valutazioni relative alla pellicola presso la rappresentanza italiana a
Washington ed il consolato a New York, dalle quali risultava la forte impostazione antiitaliana.
Ciò veniva attribuito al finanziamento che Gheddafi aveva dato alla produzione e
alle esigenze di carattere politico-propagandistiche
del governo libico. Nel discorso l’on.
Costa – ribadiva che in sede storica il giudizio sull’umanità del soldato italiano appare
sostanzialmente definito e non certo suscettibile di revisione, tanto meno in sede
cinematografica."
Costa fu indicato nel 1982 da Panorama come il censore che aveva vietato il film in quanto "lesivo dell'onore dell' esercito". Cosa che lui poi smentì.
Secondo Emo Egoli, allora presidente dell’Associazione per l’amicizia italoaraba “La proiezione del film non era mai stata autorizzata
perché nessuno aveva mai chiesto la prescritta autorizzazione al Ministero dello
Spettacolo. Tutto questo per non deteriorare i rapporti tra Italia e Libia che intorno ai primi
anni Ottanta erano molto buoni”.
Secondo quanto dichiarò una volta il regista Akkad invece "Furono fatti
dei discorsi in parlamento contro il film, per questo venne probabilmente negato il visto di
censura, questo almeno mi rispose il distributore, che la domanda era stata respinta, non
so altro”
Il film venne comunque presentato al Mifed (Cinema and Television International
Multimedia Market, e cioè la “vetrina” commerciale per prodotti audiovisivi più importante in Italia), il che testimonia interesse da parte di qualche distributore che ce lo portò, ma
anche in quell’occasione “Il Leone del Deserto” non ha vita facile: si
scomoda lo stesso presidente dell’Ente Fiera, per sbattere fuori il film dalla
manifestazione.
Il 10 marzo 1987 alcuni pacifisti provano a proiettarlo a Trento ma interviene la Digos, seguono denunucia e processo. Nel 1988 c'è l'unica proiezione semi-ufficiale nel corso di riminicinema, presente anche il regista. In seguito Craxi prometterà di farlo proiettare dalla rai, cosa che puntualmente non avverrà.
Nel 2003 Giuliano Urbani, rispondendo a un'interrogazione parlamentare dichiara "Nel caso del film in questione, si segnala che lo stesso non è corredato del prescritto nulla osta ai fini della sua circolazione interna ed internazionale, in quanto i soggetti interessati non hanno mai presentato la relativa istanza".
Censura o non censura ?
Direi la prima.
RispondiEliminaE con Brian di Nazareth come andò, esattam?
ne parliamo in occasione del post su Brian, eh
RispondiEliminaMa il film non l'aveva finanziato Gheddafi per mostrare quanto sono cattivi gli italiani?
RispondiEliminaIn sintesi:
RispondiEliminasì, il film lo ha pagato Gheddafi e si vede(un disastro finanziario come pochi, tra l’altro) ma gli italiani erano veramente cattivi.
Per esteso:
E’ un film di propaganda di puro stile Hollywoodiano, alla “Casablanca” tanto per fare un paragone. Solo di una hollywood che anziché vendersi all’establishment americano si è venduta a quello libico.
Ciò premesso, gli esperti dicono che, anche se non ci sono dubbi che la storia narrata dal film cada spesso in semplificazioni, generalizzazioni e stereotipi tipici della ricostruzione storica fatta dal realismo hollywoodiano, il film non mostra nulla che contraddica la verità. Insomma se consideriamo una verità storicopolitica, intesa come fatti accertati (le deportazioni, l’impiccagione di Omar) il film è un buon lavoro storiografico.
Sono state inoltre lodate l’accuratezza e la fedeltà nei dialoghi realmente avvenuti, nei materiali, nei costumi, nelle scenografie, nei mezzi militari.
Storici autorevoli come Angelo Del Boca e Paolo Calchi Novati, (D’Agostini Paolo "Noi colonialisti diventati censori", La Repubblica, 20 settembre 1988) dichiararono in diverse occasioni che il film risulta fin troppo tenero sul comportamento di Graziani in Libia.
Le distorsioni sono semmai ad uso della propaganda interna: il film rappresenta Omar come un capo la cui autorità deriva esclusivamente dall’autorevolezza indiscussa mentre nella realtà, oltre all’autorevolezza, pare che fosse un fedelissimo del futuro re Idris, rovesciato da Gheddafi col suo colpo di stato. Dunque la cosa non viene mai nominata e i seguaci della monarchia vengono rappresentati come i viscidi collaborazionisti degli italiani. Anzi, meglio ancora: l’unico seguace della monarchia storicamente riconoscibile nel film è anche l’unico che, è storicamente accertato, fosse un collaborazionista.
Akkad poi, pare fosse un autentico maniaco dell’accuratezza nella ricostruzione delle scene.
Due aneddoti: il barbiere che rasò Rod Steiger, l’attore che interpreta Mussolini, fu anche barbiere del dittatore.
Nella scena dell’entrata di Graziani a Bengasi, girata a Roma, Akkad aveva invitato sul set alcuni esponenti dell’ Msi che, riferiscono le cronache, si sarebbero commossi e sbalorditi per il realismo del tuffo nei bei tempi andati (e la troupe, riferiscono sempre le cronache, si sarebbe pesantemente incazzata nel vedersi intorno sti’ cialtroni)
come si fa a vederlo o a ottenerlo?
RispondiEliminaè doppiato in italiano?
versioni doppiate non credo esistano, personalmente io ho visto una versione con sottotitoli italiani fatti artigianalmente e tradotti male. Si può trovare in qualche centro sociale, qui ad esempio.
RispondiEliminaaltrimenti nell'era di internet si può scaricare o ordinare per via telematica, in inglese ovviamente.
nella metà degli anni 8o a trento stava per essere proiettato ed è intervenuta la digos per bloccarne la visione. ---> vedi andreotti giulio
RispondiEliminaè la brutta stronzata che ha fatto l'italia nella storia del mondo
RispondiEliminafidatevi
scusate...sarei interessata a vedere il film;sapete come posso trovarlo o qualche sito che lo metta a disposizione?grazie...
RispondiEliminalo vidi a Tripoli nel 1980. conoscevo poco o nulla delle atrocità commese non dagli italiani ma dai fascisti. Ne rimasi shocato! la decimazione! graziani... brrrrr ancora mi corre un brivido di orrore al ricordarla. Da quel dì mi vergognavo d'essere italiano!! e oggi mi vergogno ancor di più essere la barzellete del mondo con un venditore di saponette -e sicuramente avrebbe impicato anche lui tanti OMAR- capo del governo.. Credo che tutti dovrebbero vedere questo film per capir che gli italiani-fascisti non sono brava gente!!!
RispondiEliminaSi è proibito grazie a Giulio Andreotti e al democraticissimo onorevole Raffaele Costa oggi nelle file del PDL.
RispondiEliminahttp://it.wikipedia.org/wiki/Il_leone_del_deserto
E' vergognoso che non sia stato nemmeno doppiato in italiano.
RispondiEliminaVuol dire che è stato bloccato alla dogana.
Ci sono stati in passato altri film di cui si è vietata la proiezione, ma erano stati già doppiati.
IL LEONE DEL DESERTO deve essere doppiato.
V267
potete scaricare facilmente il film su emule, ma ci vuole un po' perchè ci sono poche copie.
RispondiEliminascaricatelo da eMule e diffondetelo. Si trova anche la versione sottotitolata in italiano. Ma versioni doppiate non esistono. Andre86
RispondiEliminaSpero che stasera ve lo siete visto, ne valeva la pena.....
RispondiEliminayes
RispondiEliminaHO VISTO IL FILM PIU DI UNA VOLTA MA VI GIURO CHE LE SCENE SONO MORBIDE . GHEDDAFI NON E NIENTE ALTRO CHE UN RESULATO DI QUEL FASCISMO E SI COMPORTA COME TALE CON LA SUA POPOLAZIONE CON L'APPOGGIO INTERNAZIONALE .E NON SOLO LUI ANCHE QUELLA BANDA DI CAPI ARABI CRIMINALI DI NATURA E ASSASSINI DI PROFESSIONE E CANNIBALI DI RELIGIONE.SI PARLA DI TERRORISMO MA NON SI PARLA DI DITTATURA ALLORA CHE UNO E IL FIGLIO DEL L'ALTRO .INUTILE VEDERE IL FILM BASTA GUARDARE CIO CH'HA FATTO ISRAELE A GAZA E SIMILE ALLA REALTA DEL FILM .
RispondiEliminaLacia stare il leader Gheddafi, ha fatto più lui per la Libia che Idris
EliminaHo visto che piste viene citato su wikipedia come fonte per la voce "Il leone del deserto". In realtà la mia fonte è stata a sua volta la tesi di Claudio Tosatto "Il leone in gabbia. Storia e vicissitudini del film The lion of the desert", 2004.
RispondiEliminaAvendola io scaricata a suo tempo da internet immagino che l'autore sia d'accordo se la linko. Qualora così non fosse non ha che da farlo sapere
“Il Leone del Deserto” (alias Omar el Mukhtar, il leggendario padre della patria Libica) è un film, ben diretto ed interpretato, che narra una delle pagine più vergognose del nostro passato coloniale in Libia con il quale stentiamo a fare i conti fino in fondo, prova ne sia la censura che fino a qualche tempo fa ha impedito la circolazione della pellicola di Moustapha Akkad in Italia, ritenuta “lesiva della dignità nazionale”.
RispondiEliminaIl periodo storico nel quale si inquadrano i fatti raccontati nel film è quello dei primi anni 30’, quando il regime fascista, che definiva pomposamente il nostro paese “impero italiano”, affidò al generale Graziani, il compito di liquidare la resistenza libica.
Questi, ordinando di dare alle fiamme interi villaggi, di bombardare le oasi con attacchi aerei, di impiegare gas letali ed altre armi chimiche, di avvelenare pozzi di acqua potabile, di giustiziare migliaia di resistenti, di trasferire più di 100.000 libici in oltre una decina di campi di concentramento ed altre spietate efferatezze si guadagnò meritatamente il soprannome di “macellaio” e, alla fine, forte di un contingente di 20.000 uomini, nonché di mezzi moderni ed efficienti riforniti con larghezza, sconfisse Omar el Mukhtar che, tuttavia gli diede filo da torcere riuscendo a tenergli testa a lungo con poche migliaia di combattenti e con mezzi bellici inadeguati. L’eroe libico venne catturato e, dopo un processo farsa, assassinato.
Il film, riproducendo con fedeltà gli avvenimenti narrati che ancora oggi non trovano ospitalità nei libri di storia in uso nelle nostre scuole, fa opera di memoria storica, operazione salutare in un Paese che deve ancora riflettere, studiare, analizzare per superare la paura della sua storia e conquistare maturità.
Giambattista Alferazzi