“Permetta una richiesta...” proferì il rappresentante del piccolo Movimento per i Laziali con una voce nella quale risuonava un certo strano, o quasi strano, tono, e subito dopo, non si sa perché, si guardò dietro le spalle. Anche il rappresentante del grande Partito di Destra, non si sa perché, si guardò dietro le spalle. “Da quanto tempo lei si è degnato di consegnare le liste elettorali?”
“Se devo dirle la verità, non le ho ancora consegnate. Siamo un po' in ritardo, ma son cavilli che si risolvono.”
“E dal tempo che ha finito di raccogliere le firme, ne son morti molti dei suoi sostenitori?”
“Non posso saperlo; questa cosa, credo, si deve chiedere al segretario. Ehi tu!” disse rivolgendosi a un portaborse, “chiama il segretario, dovrebbe essere qui, oggi.”
Comparve il segretario. Era un uomo sui cinquant'anni, che si radeva la barba, portava una finanziera e, apparentemente, conduceva una vita molto tranquilla, perché il suo viso aveva in sé una certa grassa pienezza, e il colore giallo della pelle e gli occhi piccoli dimostravano che sapeva fin troppo bene cosa fossero i piumini e i materassi. Si poteva vedere subito che egli aveva condotto la propria vita come la conducono tutti i segretari dei partiti della destra; era stato prima un semplice impreditore che sapeva far bene di conto nella sua azienda, poi aveva frequentato qualche Patrizia-la-escort, la favorita dei signori, era diventato un funzionario di partito e poi segretario. E diventato segretario si era comportato, si intende, come tutti i segretari: si trovava e stava benone con quelli che erano più ricchi, rendeva la vita difficile ai più poveri; dopo essersi svegliato tra le dieci e le undici del mattino, aspettava l'inserviente con i giornali e il caffè.
“Ascolta carissimo! Quanti sostenitori ci son morti, da che abbiamo raccolto le firme per le liste elettorali?”
“Come quanti? Non ne ho idea, qualcuno sarà morto, da allora,” disse il segretario, e mentre lo diceva singultò, e si coprì un po' la bocca con la mano, come un piccolo scudo.
“Già, è vero, anch'io pensavo che fosse così,” lo sostenne il rappresentante del Partito di Destra, “cioè, qualcuno sarà morto!” E si girò verso il rappresentante del Movimento per i Laziali.
“Cioè, quanti, per esempio, in cifra?” chiese il rappresentante del Movimento per i Laziali.
“Già, quanti in cifra?” lo sostenne il rappresentante del Partito di Destra.
“E come si fa a dire una cifra. Non si sa mica, quanti ne morivano, nessuno li conta.”
“Già, proprio,” disse il rappresentante del Partito di Destra rivolgendosi al rappresentate del Movimento per i Laziali, “Anch'io lo supponevo, qualcuno sarà morto; del tutto sconosciuto, il numero di morti. Ne saran morti.”
“Tu, prego, contali,” disse il rappresentante del Movimento per i Laziali al segretario, “e fa' un elenco dettagliato con i nomi tutti.”
“Sì, con i nomi tutti,” disse il rappresentante del Partito di Destra.
Il segretario disse “Sissignore!”, e se ne andò.
“E che per ragione le serve?” chiese il rappresentante del Partito di Destra dopo l'uscita del segretario.
Questa domanda, sembra, mise in difficoltà l'ospite, sul suo volto apparve un'espressione, come se stesse facendo uno sforzo, che lo fece perfino arrossire, lo sforzo di esprimere qualcosa che è difficile rendere a parole.
“Lei mi chiede per che ragione. La ragione è questa: la mia è una lista piccola, vorrei comprare dei sostenitori...” disse il rappresentante del Movimento per i Laziali, e si interruppe e non finì la frase.
“Ma mi permetta di chiederle,” disse il rappresentante del Partito di Destra, “come li vuole comprare, dei sostenitori?”
“No, io non è che vorrei proprio dei sostenitori,” disse il rappresentante del Movimento per i Laziali, “io vorrei comprare i morti...”
“Cosa? Scusi?... sono un po' duro d'orecchi, ho sentito una parola stranissima.”
“Io pensavo di comprare dei morti, i quali, tuttavia, risultino dalla raccolta firme come vivi,” disse il rappresentante del Movimento per i Laziali.
[...]
Il rappresentante del Partito di Destra, fatto con la testa qualche movimento, guardò in faccia il rappresentante del Movimento per i Laziali molto significativamente, esibendo in tutti i tratti del suo volto e nelle labbra contratte un'espressione così profonda e quasi littoria che, forse, non era mai stata vista su un volto umano, con la sola eccezione di qualche ministro molto intelligente, un Letta nel momento in cui affrontava una questione molto complicata.
Ma il rappresentante del Movimento per i Laziali disse semplicemente che una simile impresa, o affare, in nessun modo sarebbe stato in disaccordo con le disposizioni statali e con gli interessi futuri della Regione Lazio e della coalizione nel Consiglio Regionale, e qualche istante dopo aggiuse che l'erario avrebbe potuto perfino trarre dei profitti, dal momento che avrebbe ricevuto qualche tassa, sicuramente qualcuna c'era, per legge.
“Allora lei crede...”
“Io credo che sia una cosa buona.”
“Ma, se è una cosa buona, è un'altra faccenda: non ho nessuna obiezione,” disse il rappresentante del grande Partito di Destra, e si tranquillizzò del tutto.
“Adesso bisogna solo mettersi d'accordo sul prezzo,” disse il rappresentante del piccolo Movimento per i Laziali
[...]
L'avevo già trovato cercando su Gogol (ahahah)
RispondiEliminaquesta è da Storpionimi
RispondiEliminaCerto che un blog di segnalazioni dovrebbe svegliarsi più presto la mattina:
RispondiEliminahttp://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/elezioni-monselice-e-stato-mirko-patron-a-validare-gli-elenchi-con-le-firme-dei-morti/1873956
tibi
per me Padova potrebbero anche spostarla nel Lazio, è vero.
RispondiEliminaEcco, bravo, ragiona così, ché intanto la Lega sta sfondando la Linea Gotica contromano, proprio dalle tue parti.
RispondiEliminatibi
ma no, dicevo che la notizia di Padova è la notizia di Padova, quella nel Lazio e quella nel Lazio. Cosa c'entra la rapidità delle segnalazioni?
RispondiEliminaEra Leo che sfotteva Cragno (altro autore del blog) perché secondo lui segnalava le notizie in ritardo e sui blog bisogna essere più svegli.
RispondiEliminatibi
ahah, è vero. Però siam gente che lavora, noi. Leonardo fa poi mezza giornata.
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