"La spontaneità che i telespettatori credono di spiare dal buco della serratura costa circa trecento milioni al giorno; intorno alla casa, a vari livelli di responsabilità, lavora un centinaio di persone. Ci sono venti registi e dieci 'etichettatori', che seguono le singole azioni e fissano il time-code di ciascuno [...] Man mano che una qualche 'azione' significativa si svolge (chiacchierate, scontri, cambi d'abito, scherzi ecc.), un etichettatore la registra sul computer, in modo che sia sempre possibile (e inequivoco) recuperarla – i computer sono già programmati secondo quattro 'livelli di interesse': 1) sesso; 2) comunicazione, dialoghi; 3) eventi improvvisi; 4) reazioni psicologiche ed emotive.
La gerarchia è stata scombussolata in un solo caso, terribile e su cui tutti sono stati vincolati al segreto: una concorrente ha tentato di impiccarsi in bagno, a uno dei tubi che sorreggono le telecamere. Fortunatamente il tubo ha ceduto, era notte, i sorveglianti di turno sono stati cazziati ed è stata licenziata l'addetta agli acquisti, che aveva lasciato entrare una corda di plastica per stendere i panni. Altro che livello 3: per due giorni i ragazzi non hanno parlato d'altro, si è dovuto oscurare Stream con la scusa di un guasto, e in onda nella fascia pomeridiana sono andate immagini di repertorio, facendo credere che fossero in diretta. Pietro voleva uscire.
A parte l'increscioso incidente, i ragazzi possono comunque andare al confessionale e chiedere che un certo episodio non venga mandato in onda; di solito la loro richiesta viene esaudita, per simpatia e rispetto umano, anche se hanno firmato un contratto-capestro, secondo il quale la Aran Endemol può disporre di loro come e quando vuole, sia nel presente che nel futuro, roba da prima della guerra di Secessione. Nemmeno su Stream si vede tutto, perché al massimo lo schermo viene diviso in quattro, contro i trentadue punti-ripresa. Quel che non va in onda, in questa casa di vetro, è da considerarsi non-accaduto: il cedimento isterico di quella poveretta non esiste più nemmeno per lei".
(W. Siti, Troppi Paradisi, Einaudi 2006, p. 170. Quanto scritto non corrisponde necessariamente a verità).