Nel 1901 il primo dei grandi giacimenti petroliferi mediorientali fu scoperto in Iran da un ingegnere minerario britannico di nome William Knox D'Arcy. Egli comprò subito dal re Qajar i diritti di sfruttamento esclusivo del petrolio iraniano, in cambio di una somma di denaro che finì dritta nelle tasche dello scià, e di una royalty del 16 per cento da versare allo Stato iraniano più in là, una royalty da calcolare sull'"utile netto" realizzato col petrolio del paese, non sul lordo, il che vuol dire che la concessione offerta a D'Arcy non dava nessuna garanzia sui guadagni a venire che l'Iran avrebbe ottenuto in futuro dal proprio petrolio.
Forse vi state chiedendo quale tipo di sovrano, in cambio di una somma in denaro, venderebbe l'intero giacimento di qualunque minerale, noto o meno noto, a un vagabondo a cui capitava di passare per il suo regno, senza che questo scatenasse la reazione indignata della popolazione locale. La prima risposta è: la tradizione. I re Qajar facevano questo genere di cose da secoli. E poi, il paese aveva da poco combattuto una battaglia durissima per affondare il monopolio del tabacco, che il re aveva venduto a una società britannica, una battaglia che aveva sfinito gli attivisti del paese. Inoltre, il petrolio non sembrava così importante; non era tabacco, santo cielo (e neanche grasso di balena)!
[...] Nello stesso momento in cui l'Iran stava regalando il suo petrolio agli stranieri, l'importanza dell'oro nero stava per schizzare alle stelle, per via di una nuova invenzione: il motore a combustione interna. [...] colui che controllava il petrolio avrebbe finito per controllare il mondo intero.
L'Iran, però, lo capì troppo tardi. William D'Arcy aveva già venduto le sue concessioni petrolifere a una società di proprietà del governo britannico (esiste ancora oggi: si chiama British Petroleum, o BP).
(Tamim Ansary, Un destino parallelo, Fazi editore; pp. 438-439, traduzione di Thomas Fazi)
Un bieco tentativo di promozione, qui su piste, per un ebook sulla sfortuna. Partecipate. Accettate la sfiga.
È sempre utile ripassare questa storia.
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