venerdì, ottobre 26, 2007

EsseCoop: appunti disordinati per un Libro Nero Unificato della Grande Distribuzione

Ah, già. Affrontata la forma con la quale è stato presentato, è rimasta indietro la sostanza del libro di Caprotti, Falce e carrello. Dunque, in sintesi: per ora non l’ho letto. 12 euro a un multimiliardario per farmi spiegare che andare nei suoi supermercati è più conveniente no, non ce l’ho fatta. Con tutto il rispetto per il bambino nefropatico. Però ho letto gli ampi stralci pubblicati dai quotidiani locali per quanto attiene alle vicende modenesi, ho letto la replica della Coop e la controreplica di Esselunga.

E bisogna ammettere che, depurati dagli aspetti pubblicitari, i temi del libro del padrone di Esselunga Bernardo Caprotti sono stuzzicanti. Perché il settore della grande distribuzione è un settore piuttosto infame, prima di tutto per chi ci lavora: paghe basse, testa bassa e pedalare. Gli sgobbi subiti da Esselunga in Emilia per mano delle Coop mi sembrano tutti, se non veri, almeno verosimili. Anzi. Mi pare che dal libro manchi ancora qualcosa: a Modena per dire, Coop ha fatto giochi di prestigio che nemmeno David Copperfield nelle sue più riuscite performance. Quando il Comune lanciò il bando per l’apertura di nuovi ipermercati mise tra le regole che chi vinceva, per compensazione nei confronti della distribuzione “di vicinato”, doveva chiudere una certa metratura di superfici di vendita. Provate a dire chi erano gli unici a disporre di adeguata metratura in città ? Coop e Conad, ma va.
Per aprire il Grandemilia, Coop Estense dovette chiudere tre supermercati cittadini: Cialdini, Direzionale 70 e Vignolese. A distanza di pochi anni li riaprì tutti. Dico tutti. Negli stessi identici posti i primi due, a 2-300 metri di distanza, dall’altra parte della strada, il terzo. Giuro.
E’ una storia che non ci ha ancora raccontato nessuno e se comincia a farlo un multimiliardario milanese, padrone della catena concorrente, bè, dobbiamo essergli grati.

Nella sua conferenza stampa di replica Mario Zucchelli, presidente di Coop Estense (Modena, Ferrara e Puglia) ha detto che è naturale che una catena si sviluppi di più dove è nata, altrimenti non si spiega perché Esselunga abbia il 52% di quota di mercato a Milano. Mentre Coop ha solo il 42% a Modena.
Il 42% ? Ma che cifre ha usato Zucchelli? Io non ho il dettaglio ma Coop e Conad insieme, a Modena, hanno il monopolio degli ipermercati (3 su 3) e, discount a parte, il sostanziale monopolio dei supermercati (l’Esselunga di via Morane è una delle pochissime eccezioni).
Zucchelli ha però dovuto ammettere a denti stretti che sì, qualche differenza di listino anche tra i diversi ipermercati della stessa catena c’è. Perché “è arcinoto il fatto che un impresa articola i propri listini nelle differenti piazze in cui opera tenendo conto dei competitori con cui deve misurarsi”. Ah sì? E’ arcinoto? E la tanto sbandierata differenza di Coop dove sta?

E veniamo al libro nero di Esselunga. Per la verità almeno un capitolo è già stato scritto da Diario qualche anno fa. E adesso è stata aggiunta anche la postfazione.
Io gli Esselunga li derattizzavo. Tutti i dipendenti coi quali ho parlato si lamentavano: per lo più del clima autoritario e del fatto che ti spostavano da un negozio all’altro, anche a centinaia di km, solo per testare la tua fedeltà all’azienda. La guardia di uno dei due supermarket di Parma mi disse: “io sono di Sassuolo (dove c’è un altro Esselunga), da quando mi hanno messo qui parto alle sei di mattina torno alle undici di sera”.

Molti tra i lavoratori erano ovviamente precari. Il direttore dell’Esselunga di Sassuolo era quello che aveva la faccia più da stronzo di tutti. Alla vigilia dello sciopero generale di ottobre 2003 lo vidi mentre interrogava a uno a uno i dipendenti sulla presenza o meno per il giorno successivo, per poter fulminare con gli occhi i disertori. Qualcuno provava a svicolare: “Ma, sai… domani non ci sono neanche i mezzi pubblici e io non ho la macchina”. La risposta (testuale) fu: “Ma tu non vieni perché vai in piazza a manifestare con la bandiera rossa o non vieni perché non ci sono gli autobus? No, perché io domani faccio un giro in macchina e passo a prendere tutti quelli che vengono a lavorare”. Il giorno dopo Esselunga pubblicò inserzioni sui quotidiani locali per far sapere che tutti i suoi supermercati in provincia erano aperti.

2 commenti:

  1. sto seguendo le vicissitudini di un gruppo di ex-lavoratori della coop (ex in quanto licenziati in tronco).

    Quando fu aperta serviva molto personale, persone che davanti a promesse di scriteriati direttori avevano lasciato il lavoro che avevano per andare a lavorare alla coop.Bhe purtroppo il sogno si è infranto contro un muro, 14 licenziati e 6 trasferiti, di cui uno ad oltre 300km.
    Le persone rimaste stanno cercando un altro lavoro prorpio per lo sfruttamento a cui sono sottoposti. Spero, per il bene dei lavoratori, che il sistema delle coop cambi radicalmente in quanto non ha senso di esistere. I prezzi sono più alti di tutti gli altri negozi della zona (anche botteghe in alcuni casi), i dipendenti pagati male. che senso ha tutto questo?

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  2. mia figlia ha lavorato per tre anni come apprendista in coop. la caponegozio l'ha spostata come voleva da un reparto all'altro,e sempre trattata male.è rimasta incinta e fino a sette mesi ha lavorato per paura di non ottenere il lavoro a tempo indeterminato.la caponegozio non l'ha mai spostata dal banco gastronomia dicendo che non c'erano posti alla cassa. dopo il periodo di maternità è rientrata ed è stata messa alla cassa perchè c'era bisogno in quel reparto (5 mesi prima no!). al termine del contratto le hanno risposto che non avevano bisogno e quindi l'hanno lasciata a casa. questa è la coop estense! il direttore farebbe meglio a guardare chi fa la selezione dei capi negozi perchè il più delle volte non sanno fare il proprio lavoro cioè trattare con le persone! credetemi non sono la solita mamma che difende a spada tratta i propri figli dico solamente come sono andate le cose. e credetemi ne ho tralasciato molte altre. dopo una settimana dal licenziamento mia figlia ha iniziato a lavorare in un altro supermercato. dopo circa una settimana di lavoro mi ha detto "qua finalmente mi trattano come una persona "

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