mercoledì, ottobre 10, 2007

how do you afford your rock'n'roll lifestyle?

Io l'attuale dibattito sui Radiohead non lo riesco a capire. Forse è troppo complesso per me. Premessa indispensabile: ho smesso di comprare CD nel 1990 perché 25.000 lire erano troppe.

Quindi forse mi sono perso qualcosa (senz'altro non mi sono perso la musica buona, tranquilli). Comunque, oggi, quando un complesso fa un disco, uno va su internet e lo scarica a gratis, giusto? Di solito riesce a scaricarlo anche prima che esca. Quindi il costo attuale di un disco è 0,00 € (per gli anglomani, 0.00 £).

A questo punto arrivano i Radiohead e dicono: noi siamo fuori contratto, fuori moda, fuori tutto, ma siamo pur sempre i fighissimi di Kid A e Ok Computer, per cui fateci un'offerta, dai. E tutti a parlare di rivoluzione. Chiedere la carità, una rivoluzione? Al massimo è stata una bella trovata pubblicitaria, va bene. Ma pensate che sia un modello di sviluppo?

Cioè: davvero Wittgenstein si può stupire se l'offerta media dei bloggers si attesta intorno a £ 2.00? A me sembra persino eccessivo. Se l'offerta è libera, e nessuno ti guarda quando passa la questua, tu getti un nichelino. E' chiaro. E' una legge dell'economia.

Ma il bello è leggere gente che gli risponde così:
oggi quando leggi una buona recensione di qualche artista sconosciuto cominci a pensare "chissa' se vale la pena spendere 15£?

Se valga la pena spendere 15£ per un artista sconosciuto? Ma sul serio nell'Anno 7 Dopo Napster esiste ancora gente che si fa delle domande così? Avete una stamperia d'euro in casa o cosa? Io con 15£ vado al ristorante a consumare beni non duplicabili digitalmente, ma stiamo scherzando? E voi magari siete gli stessi che vi lamentate del precariato o del carovita o delle tasse, e regalate 15£ al primo sfigato che azzecca un ritornello? Ma come fate?



Cos'è, vi dispiace rubare agli artisti? Ma guarda che gli fai un favore: di solito quando guadagnano soldi vanno in confusione, li buttano via in droga, si prendono per Gesù Cristo, si fanno sparare dai fans... un artista ricco è un artista in meno. Io i Radiohead li stimo troppo per pagarli anche solo due sterline. Se ne offro una, è solo perché mi è venuto in mente che la sterlina è il vecchio logo della Parlophone, e quindi ha un valore altamente simbolico.

4 commenti:

  1. La rivoluzione (auspicata) non sta nel prezzo, ma nel fare a meno delle major.

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  2. ciao, sono quello che si fa domande fuori dal suo tempo. purtroppo non ho stamperie di monete in casa, pero' ho un modo di vedere la produzione musicale diverso dal tuo. non ho problemi a usare i vari circuiti p2p, tuttavia quando un album che ho scaricato mi piace, spesso finisco per acquistarlo, perche' trovo giusto pagare chi ha speso del tempo e delle energie per produrlo (e quindi la considerazione vale tanto piu' quanto meno famoso e' l'artista).

    ps: la £ non e' anglofilia. vivo a londra e qua gli unici simboli di monete sulle tastiere sono £ e $

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  3. Sì, però 15£ non sono 15€, c'è una bella differenza, dai.

    Fare a meno delle major non è nemmeno questa gran rivoluzione: lo si fa da 30 anni. E di sicuro se il tuo progetto di sviluppo è chiedere la carità ai fans, di una major non c'è nessun bisogno (anzi, è deleteria: se sei indipendente fai più pietà).

    Poi, Gio, è vero: di persone come te (che comprano un album che hanno già ascoltato per sostenere un gruppo) ce ne sono molte. Però non abbastanza da mandare avanti non dico l'industria musicale, ma da permettere a un gruppo di medio successo di vivere della musica che fa. Non siete fuori dal tempo, ma dall'economia di mercato sì.

    ((Altrimenti io me ne starei a casa a scrivere blog e a contare le mazzette)).

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  4. quando dicevo rivoluzione immaginavo di fare a meno *tutti* delle major, renderle completamente inutili, almeno per come sono fatte oggi...

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