quelli che non sono andati a votare per le primarie del Pd perché il nuovo partito non era abbastanza liberale, socialista, popolare, democratico, insomma perché non era perfetto. Sono quelli che sono disposti a dimenticare le tristi necessità del presente in vista di un futuro che sarà molto migliore e forse anche molto più futuro. Sono le vittime di una malattia inguaribile per la cultura della sinistra. Dove conta essere "scomodi", dove importa manifestare "disagio", dove conviene mostrarsi "mai soddisfatti". I perfettisti, sempre preda di quella nevrosi che è un peccato anche per la fede, in quanto «sacrifica i beni presenti all'immaginata futura perfezione» (Rosmini). Per il perfettismo la socialdemocrazia è un'abdicazione, il gradualismo è una rinuncia, le libertà borghesi sono formali, le riforme sono banali. Sono sempre i migliori, i perfettisti: chiusi nella loro orgogliosa sicurezza, sicuri di possedere la verità. Poi certe volte arriva il popolo, che a forza di schede travolge le aspettative. E allora potrebbe anche capitare di vedere gli idolatri della perfezione spalancare la boccuccia per la sorpresa...
Ma non succederà, vero?
beh, dai, cosa saremmo senza i perfettisti che ci stimolano a migliorare sempre? :-)
RispondiElimina(a me quello che sta più sui maroni, ti dirò, è il mio perfettista interiore)