sabato, ottobre 27, 2007
venerdì, ottobre 26, 2007
EsseCoop: appunti disordinati per un Libro Nero Unificato della Grande Distribuzione
Ah, già. Affrontata la forma con la quale è stato presentato, è rimasta indietro la sostanza del libro di Caprotti, Falce e carrello. Dunque, in sintesi: per ora non l’ho letto. 12 euro a un multimiliardario per farmi spiegare che andare nei suoi supermercati è più conveniente no, non ce l’ho fatta. Con tutto il rispetto per il bambino nefropatico. Però ho letto gli ampi stralci pubblicati dai quotidiani locali per quanto attiene alle vicende modenesi, ho letto la replica della Coop e la controreplica di Esselunga.
E bisogna ammettere che, depurati dagli aspetti pubblicitari, i temi del libro del padrone di Esselunga Bernardo Caprotti sono stuzzicanti. Perché il settore della grande distribuzione è un settore piuttosto infame, prima di tutto per chi ci lavora: paghe basse, testa bassa e pedalare. Gli sgobbi subiti da Esselunga in Emilia per mano delle Coop mi sembrano tutti, se non veri, almeno verosimili. Anzi. Mi pare che dal libro manchi ancora qualcosa: a Modena per dire, Coop ha fatto giochi di prestigio che nemmeno David Copperfield nelle sue più riuscite performance. Quando il Comune lanciò il bando per l’apertura di nuovi ipermercati mise tra le regole che chi vinceva, per compensazione nei confronti della distribuzione “di vicinato”, doveva chiudere una certa metratura di superfici di vendita. Provate a dire chi erano gli unici a disporre di adeguata metratura in città ? Coop e Conad, ma va.
Per aprire il Grandemilia, Coop Estense dovette chiudere tre supermercati cittadini: Cialdini, Direzionale 70 e Vignolese. A distanza di pochi anni li riaprì tutti. Dico tutti. Negli stessi identici posti i primi due, a 2-300 metri di distanza, dall’altra parte della strada, il terzo. Giuro.
E’ una storia che non ci ha ancora raccontato nessuno e se comincia a farlo un multimiliardario milanese, padrone della catena concorrente, bè, dobbiamo essergli grati.
Nella sua conferenza stampa di replica Mario Zucchelli, presidente di Coop Estense (Modena, Ferrara e Puglia) ha detto che è naturale che una catena si sviluppi di più dove è nata, altrimenti non si spiega perché Esselunga abbia il 52% di quota di mercato a Milano. Mentre Coop ha solo il 42% a Modena.
Il 42% ? Ma che cifre ha usato Zucchelli? Io non ho il dettaglio ma Coop e Conad insieme, a Modena, hanno il monopolio degli ipermercati (3 su 3) e, discount a parte, il sostanziale monopolio dei supermercati (l’Esselunga di via Morane è una delle pochissime eccezioni).
Zucchelli ha però dovuto ammettere a denti stretti che sì, qualche differenza di listino anche tra i diversi ipermercati della stessa catena c’è. Perché “è arcinoto il fatto che un impresa articola i propri listini nelle differenti piazze in cui opera tenendo conto dei competitori con cui deve misurarsi”. Ah sì? E’ arcinoto? E la tanto sbandierata differenza di Coop dove sta?
E veniamo al libro nero di Esselunga. Per la verità almeno un capitolo è già stato scritto da Diario qualche anno fa. E adesso è stata aggiunta anche la postfazione.
Io gli Esselunga li derattizzavo. Tutti i dipendenti coi quali ho parlato si lamentavano: per lo più del clima autoritario e del fatto che ti spostavano da un negozio all’altro, anche a centinaia di km, solo per testare la tua fedeltà all’azienda. La guardia di uno dei due supermarket di Parma mi disse: “io sono di Sassuolo (dove c’è un altro Esselunga), da quando mi hanno messo qui parto alle sei di mattina torno alle undici di sera”.
Molti tra i lavoratori erano ovviamente precari. Il direttore dell’Esselunga di Sassuolo era quello che aveva la faccia più da stronzo di tutti. Alla vigilia dello sciopero generale di ottobre 2003 lo vidi mentre interrogava a uno a uno i dipendenti sulla presenza o meno per il giorno successivo, per poter fulminare con gli occhi i disertori. Qualcuno provava a svicolare: “Ma, sai… domani non ci sono neanche i mezzi pubblici e io non ho la macchina”. La risposta (testuale) fu: “Ma tu non vieni perché vai in piazza a manifestare con la bandiera rossa o non vieni perché non ci sono gli autobus? No, perché io domani faccio un giro in macchina e passo a prendere tutti quelli che vengono a lavorare”. Il giorno dopo Esselunga pubblicò inserzioni sui quotidiani locali per far sapere che tutti i suoi supermercati in provincia erano aperti.
E bisogna ammettere che, depurati dagli aspetti pubblicitari, i temi del libro del padrone di Esselunga Bernardo Caprotti sono stuzzicanti. Perché il settore della grande distribuzione è un settore piuttosto infame, prima di tutto per chi ci lavora: paghe basse, testa bassa e pedalare. Gli sgobbi subiti da Esselunga in Emilia per mano delle Coop mi sembrano tutti, se non veri, almeno verosimili. Anzi. Mi pare che dal libro manchi ancora qualcosa: a Modena per dire, Coop ha fatto giochi di prestigio che nemmeno David Copperfield nelle sue più riuscite performance. Quando il Comune lanciò il bando per l’apertura di nuovi ipermercati mise tra le regole che chi vinceva, per compensazione nei confronti della distribuzione “di vicinato”, doveva chiudere una certa metratura di superfici di vendita. Provate a dire chi erano gli unici a disporre di adeguata metratura in città ? Coop e Conad, ma va.
Per aprire il Grandemilia, Coop Estense dovette chiudere tre supermercati cittadini: Cialdini, Direzionale 70 e Vignolese. A distanza di pochi anni li riaprì tutti. Dico tutti. Negli stessi identici posti i primi due, a 2-300 metri di distanza, dall’altra parte della strada, il terzo. Giuro.
E’ una storia che non ci ha ancora raccontato nessuno e se comincia a farlo un multimiliardario milanese, padrone della catena concorrente, bè, dobbiamo essergli grati.
Nella sua conferenza stampa di replica Mario Zucchelli, presidente di Coop Estense (Modena, Ferrara e Puglia) ha detto che è naturale che una catena si sviluppi di più dove è nata, altrimenti non si spiega perché Esselunga abbia il 52% di quota di mercato a Milano. Mentre Coop ha solo il 42% a Modena.
Il 42% ? Ma che cifre ha usato Zucchelli? Io non ho il dettaglio ma Coop e Conad insieme, a Modena, hanno il monopolio degli ipermercati (3 su 3) e, discount a parte, il sostanziale monopolio dei supermercati (l’Esselunga di via Morane è una delle pochissime eccezioni).
Zucchelli ha però dovuto ammettere a denti stretti che sì, qualche differenza di listino anche tra i diversi ipermercati della stessa catena c’è. Perché “è arcinoto il fatto che un impresa articola i propri listini nelle differenti piazze in cui opera tenendo conto dei competitori con cui deve misurarsi”. Ah sì? E’ arcinoto? E la tanto sbandierata differenza di Coop dove sta?
E veniamo al libro nero di Esselunga. Per la verità almeno un capitolo è già stato scritto da Diario qualche anno fa. E adesso è stata aggiunta anche la postfazione.
Io gli Esselunga li derattizzavo. Tutti i dipendenti coi quali ho parlato si lamentavano: per lo più del clima autoritario e del fatto che ti spostavano da un negozio all’altro, anche a centinaia di km, solo per testare la tua fedeltà all’azienda. La guardia di uno dei due supermarket di Parma mi disse: “io sono di Sassuolo (dove c’è un altro Esselunga), da quando mi hanno messo qui parto alle sei di mattina torno alle undici di sera”.
Molti tra i lavoratori erano ovviamente precari. Il direttore dell’Esselunga di Sassuolo era quello che aveva la faccia più da stronzo di tutti. Alla vigilia dello sciopero generale di ottobre 2003 lo vidi mentre interrogava a uno a uno i dipendenti sulla presenza o meno per il giorno successivo, per poter fulminare con gli occhi i disertori. Qualcuno provava a svicolare: “Ma, sai… domani non ci sono neanche i mezzi pubblici e io non ho la macchina”. La risposta (testuale) fu: “Ma tu non vieni perché vai in piazza a manifestare con la bandiera rossa o non vieni perché non ci sono gli autobus? No, perché io domani faccio un giro in macchina e passo a prendere tutti quelli che vengono a lavorare”. Il giorno dopo Esselunga pubblicò inserzioni sui quotidiani locali per far sapere che tutti i suoi supermercati in provincia erano aperti.
I don't suppose you'll remember me
Per una pura coincidenza, nel pomeriggio più plumbeo della settimana più greve di pioggia, mi accorgo di aver completato il pigrissimo download di Quadrophenia. E francamente non so nemmeno quando mi era venuto in mente di scaricarla, Quadrophenia, e perché.
Magari era curiosità: da quanti anni è che non ascolto un solo pezzo di Quadrophenia? Dieci, quindici? E poi, non mi viene in mente neanche un titolo. Allora schiaccio play, e gosh, mi ritrovo su uno scoglio di Brighton e ho 16 anni. Ecco perché faccio fatica a ricordare anche il cellulare di mia madre. Ecco dov'è tutta quella memoria rigida. Io Quadrophenia la so a memoria.
Tutta. Ogni singola nota. So anche i testi. Can you see the real me? Why should I care? Inside, outside, where have I been, Here by the sea and sand, You stop dancing.
E va avanti, è sempre peggio. La finestra dell'aula dà sul cortile interno e piove e piove e piove. Io sono un deficiente e cerco di fare l'acuto di Daltrey, loooooooove! Reign over meeeeee! Senza accorgerermi che la prof di inglese è appena entrata, ed è proprio lei.
Quando ho deciso di asportarmi la nostalgia, non sapevo che sarebbe successo questo: c'è un altro Vero Me qui dentro, ed è uno sconosciuto in sonno. Riesci a vederlo, dottore? No? Meno male.
Magari era curiosità: da quanti anni è che non ascolto un solo pezzo di Quadrophenia? Dieci, quindici? E poi, non mi viene in mente neanche un titolo. Allora schiaccio play, e gosh, mi ritrovo su uno scoglio di Brighton e ho 16 anni. Ecco perché faccio fatica a ricordare anche il cellulare di mia madre. Ecco dov'è tutta quella memoria rigida. Io Quadrophenia la so a memoria.
Tutta. Ogni singola nota. So anche i testi. Can you see the real me? Why should I care? Inside, outside, where have I been, Here by the sea and sand, You stop dancing.
E va avanti, è sempre peggio. La finestra dell'aula dà sul cortile interno e piove e piove e piove. Io sono un deficiente e cerco di fare l'acuto di Daltrey, loooooooove! Reign over meeeeee! Senza accorgerermi che la prof di inglese è appena entrata, ed è proprio lei.
Quando ho deciso di asportarmi la nostalgia, non sapevo che sarebbe successo questo: c'è un altro Vero Me qui dentro, ed è uno sconosciuto in sonno. Riesci a vederlo, dottore? No? Meno male.
martedì, ottobre 23, 2007
bisogna impegnarsi di più evidentemente
Avete presente quei classici articoli alla Marco Lodoli, molto spesso scritti dallo stesso Marco Lodoli, che spiegano quant'è frustrante e demoralizzante e triste e melanconico fare l'insegnante? Perché agli studenti interessa solo Dragon Ball e la discoteca e non hanno voglia di leggere Leopardi che è troppo amaro? E poi ti pagano poco e non ti fanno neanche gli sconti al cinema, ai giornalisti sì e a noi no? Dai, quei pezzi che poi le prof ritagliano e attaccano in bacheca? Quelli che secondo me non se ne può più?
Mah, sembra invece che non ne scrivano abbastanza.
Mah, sembra invece che non ne scrivano abbastanza.
lunedì, ottobre 22, 2007
farsi le saghe
Il dibattito sugli effetti del riscaldamento globale procederebbe più spedito se si potesse di qui in poi ignorare tutti gli articoletti che, con aria saputa, citano i Vichinghi. Come questo del Wall Street Journal, linkato da Wittgenstein con la scusa di 'bilanciare un po' il dibattito'.
I fatto sono ormai noti. Verso l'anno Mille faceva un po' più caldo di prima e i Vichinghi ne approfittarono per scoprire Groenlandia e America. Tempo un paio di secoli e il globo si raffreddò, e i Vichinghi rimasti in quelle terre si estinsero (morirono di fame e di freddo!), perché non si rassegnavano al raffreddamento globale e non volevano campare di pesce come gli eschimesi. Questo prova cosa? Che ci sono civiltà più stupide di altre. Da cosa capisci che una civiltà è stupida? Dal fatto che non si rassegna a cambiare le abitudini neanche quando è piuttosto chiaro che sta cambiando il tempo.
Perché si tirano in ballo quei deficienti dei Vichinghi? Per dimostrare che il riscaldamento globale può avere effetti favorevoli. Il fatto che l'unico esempio che venga in mente sia l'effimera colonizzazione di qualche penisoletta in Canadà (e qualche vinello autoctono inglese, chissà quanto doveva esser buono) depone a favore della malafede di chi continua a scrivere queste cose.
Nell'anno Mille gli esseri umani occupavano una parte risibile della superficie terrestre: in Europa gli insediamenti erano concentrati sui rilievi. Un eventuale innalzamento del livello del mare (se ci fu) non avrebbe fatto molti danni. (Magari interi popoli di polinesiani degli atolli scomparvero nell'Oceano: come possiamo saperlo?)
Nell'Anno Mille i Paesi Bassi non esistevano, per cui il riscaldamento globale non poteva minacciarli. Oggi esistono, sono una delle zone più popolose dell'Europa e del Mondo, e basta un innalzamento di pochi metri per metterle sotto. Cosa vogliamo fare? Regalare un dakkar a tutte le famiglie olandesi e augurar loro buona fortuna sulla Rotta per l'Isola Verde?
Oggi siamo in sei miliardi, e le zone più popolose sono le coste e i tropici. Per lo più non possiamo emigrare come i Vichinghi: in tutto il mondo esiste la proprietà privata, e i canadesi e i russi per quanto ospitali dovranno farci pagare qualcosa. Continuare a farsi le saghe sui Vichinghi è una riprova della stupidità dell'essere umano inteso come genere.
I fatto sono ormai noti. Verso l'anno Mille faceva un po' più caldo di prima e i Vichinghi ne approfittarono per scoprire Groenlandia e America. Tempo un paio di secoli e il globo si raffreddò, e i Vichinghi rimasti in quelle terre si estinsero (morirono di fame e di freddo!), perché non si rassegnavano al raffreddamento globale e non volevano campare di pesce come gli eschimesi. Questo prova cosa? Che ci sono civiltà più stupide di altre. Da cosa capisci che una civiltà è stupida? Dal fatto che non si rassegna a cambiare le abitudini neanche quando è piuttosto chiaro che sta cambiando il tempo.
Perché si tirano in ballo quei deficienti dei Vichinghi? Per dimostrare che il riscaldamento globale può avere effetti favorevoli. Il fatto che l'unico esempio che venga in mente sia l'effimera colonizzazione di qualche penisoletta in Canadà (e qualche vinello autoctono inglese, chissà quanto doveva esser buono) depone a favore della malafede di chi continua a scrivere queste cose.
Nell'anno Mille gli esseri umani occupavano una parte risibile della superficie terrestre: in Europa gli insediamenti erano concentrati sui rilievi. Un eventuale innalzamento del livello del mare (se ci fu) non avrebbe fatto molti danni. (Magari interi popoli di polinesiani degli atolli scomparvero nell'Oceano: come possiamo saperlo?)
Nell'Anno Mille i Paesi Bassi non esistevano, per cui il riscaldamento globale non poteva minacciarli. Oggi esistono, sono una delle zone più popolose dell'Europa e del Mondo, e basta un innalzamento di pochi metri per metterle sotto. Cosa vogliamo fare? Regalare un dakkar a tutte le famiglie olandesi e augurar loro buona fortuna sulla Rotta per l'Isola Verde?
Oggi siamo in sei miliardi, e le zone più popolose sono le coste e i tropici. Per lo più non possiamo emigrare come i Vichinghi: in tutto il mondo esiste la proprietà privata, e i canadesi e i russi per quanto ospitali dovranno farci pagare qualcosa. Continuare a farsi le saghe sui Vichinghi è una riprova della stupidità dell'essere umano inteso come genere.
sabato, ottobre 20, 2007
e i comitati di Pavia? e di Vigevano?
Tra i vari luoghi comuni che nei cancerogeni anni Settanta hanno svalutato definitivamente la figura dell’intellettuale marxista, c’è il tipico circolo fumoso dove tre o quattro universitari borghesi passano il tempo a discutere di una classe operaia che non hanno mai veramente visto, neanche in cartolina. E gli operai devono fare questo, e gli operai hanno preso coscienza di questo, eccetera eccetera. Fortuna che c’era Gaber.
Mi è tornato in mente leggendo questo pezzo dove Yoshi spiega l’importanza della questione gay oggi, qui, in Italia.
È un’opinione. Io ne ho un’altra: secondo me la questione gay è importante come tante altre, ma diventa decisiva soltanto quando si vogliono trovare motivi per spaccare il PD. Per il resto: in mezza Italia c’è emergenza rifiuti (non-sanno-dove-metterli); almeno tre regioni popolose vivono dell’indotto della criminalità organizzata; c’è un Presidente di Regione che sta aspettando di sapere se dovrà scontare 8 anni di galera; il governo sta appeso al filo e se cade si va alle elezioni con una legge che falserebbe il risultato (e produrrebbe un'altra maggioranza appesa a un filo); Bersani ha fatto presente che non abbiamo abbastanza scorte di gas per un inverno mediamente rigido; ma è anche probabile che non avremo mai più inverni rigidi, bensì il Sahara in Basilicata; dipendiamo ancora dal petrolio che forse sta finendo in tutto il mondo; e il pane costa quattro euro al chilo. Tutte queste questioni vengono dopo la questione gay, secondo Yoshi. Ma secondo i gay?
Ecco, il problema è un po’ questo. Non è che si rischia di idealizzarli, questi gay, un po’ come gli operai d’antan? Cioè, siccome ci vergogniamo a esporre le nostre frustrazioni individuali (e un po’ medio-borghesi, diciamolo), le proiettiamo su un’intera minoranza, o una classe sociale oppressa. A rischio di trasformarla in una cartolina.
Qualcuno poi nei commenti gli fa notare che, ai gay che conosce lui, la “questione principale” interessa poco o niente.
La scena di questi giovani radicali, probabilmente eterosessuali, che fermano i gay per le strade dello shopping e cercano di spiegargli che hanno un problema, il LORO problema, e che questo problema è "la questione principale oggi in Italia", è una scena insieme esilarante e tragica, e davvero ci vorrebbe Gaber a descriverla. Lo stesso Gaber che aveva il coraggio di cantare che anche gli operai puzzavano, erano ignoranti e dicevano stronzate.
Mi è tornato in mente leggendo questo pezzo dove Yoshi spiega l’importanza della questione gay oggi, qui, in Italia.
Secondo me oggi qui in Italia "la questione gay" è la questione principale. E’ la cartina di tornasole per tutta una serie di altre questioni che interessano i diritti civili e dell’individuo, la società italiana ed anche il suo futuro. Oggi qui in Italia le persone gay sono, loro malgrado, il termometro di un intero sistema-paese che ha un ritardo di ere geologiche rispetto a quei Paesi europei che tutti guardano sempre con rispetto ma che nessuno tenta concretamente di imitare.
È un’opinione. Io ne ho un’altra: secondo me la questione gay è importante come tante altre, ma diventa decisiva soltanto quando si vogliono trovare motivi per spaccare il PD. Per il resto: in mezza Italia c’è emergenza rifiuti (non-sanno-dove-metterli); almeno tre regioni popolose vivono dell’indotto della criminalità organizzata; c’è un Presidente di Regione che sta aspettando di sapere se dovrà scontare 8 anni di galera; il governo sta appeso al filo e se cade si va alle elezioni con una legge che falserebbe il risultato (e produrrebbe un'altra maggioranza appesa a un filo); Bersani ha fatto presente che non abbiamo abbastanza scorte di gas per un inverno mediamente rigido; ma è anche probabile che non avremo mai più inverni rigidi, bensì il Sahara in Basilicata; dipendiamo ancora dal petrolio che forse sta finendo in tutto il mondo; e il pane costa quattro euro al chilo. Tutte queste questioni vengono dopo la questione gay, secondo Yoshi. Ma secondo i gay?
Ecco, il problema è un po’ questo. Non è che si rischia di idealizzarli, questi gay, un po’ come gli operai d’antan? Cioè, siccome ci vergogniamo a esporre le nostre frustrazioni individuali (e un po’ medio-borghesi, diciamolo), le proiettiamo su un’intera minoranza, o una classe sociale oppressa. A rischio di trasformarla in una cartolina.
Qualcuno poi nei commenti gli fa notare che, ai gay che conosce lui, la “questione principale” interessa poco o niente.
Ragazzini viziati senza nessun ideale. Spesso mi sono trovato di fronte a persone che io avrei difeso dagli attacchi clericofascisti e loro manco sapevano di cosa stessi parlando!!
La chiesa e le destre parlano di lobby gay. Ma quale lobby!!!
Molti ragazzini vivono in un sogno tutto loro, nei locali, nei negozi facendo shopping di marca o sognando qualche bel ragazzo nelle chat. Ma pochi, veramente pochi si occupano di politica, del problema gay, del LORO problema.
E lo sappiamo bene noi radicali che li abbaimo sempre protetti ma per noi hanno sempre disertato le urne.
La scena di questi giovani radicali, probabilmente eterosessuali, che fermano i gay per le strade dello shopping e cercano di spiegargli che hanno un problema, il LORO problema, e che questo problema è "la questione principale oggi in Italia", è una scena insieme esilarante e tragica, e davvero ci vorrebbe Gaber a descriverla. Lo stesso Gaber che aveva il coraggio di cantare che anche gli operai puzzavano, erano ignoranti e dicevano stronzate.
giovedì, ottobre 18, 2007
Fast Food Province
Ho visto Fast Food Nation* e questo mi spinge ad un outing. Quando facevo il vecchio lavoro derattizzavo il magazzino che rifornisce tutti i McDonald’s d’Italia. Perché in Italia McDonald’s è modenese: a Castelvetro (Mo) si fanno le polpette, a Bomporto (Mo) il pane. E di fianco allo stabilimento del pane c’è il magazzino. Era un posto pulito, ai limiti dell’asettico. A un certo punto dovevo infilarmi una giacca a vento ed entrare nella cella freezer (“E’ meno 20 ma è molto secco, quindi non sembra così freddo”). Dentro correvo quasi. Per finire più in fretta il giro e uscire dalla ghiacciaia con ancora le dita mobili. Mi ricordo che mi domandavo come ci sarebbe potuto finire un topo in quella catacomba di gelo. E anche una volta che ci fosse finito quale danno avrebbe potuto combinare nei pochi minuti prima di finire ibernato. Ma a colpirmi veramente erano i pomodori della cella frigo (+ 5 °C). Talmente uguali tra loro nel colore arancio, nella forma e nelle dimensioni che ero certo che toccandoli li avrei trovati di plastica. Non l’ho mai fatto, per mantenere almeno il beneficio del dubbio.
Non ricordo di aver mai trovato topi al magazzino di Bomporto. Ne trovai invece uno all’interno del McDonalds del più grande centro commerciale della zona. Ma non è per quello che ve lo sconsiglio, quello fu un fatto episodico. E’ perché nei bagni del personale non c’era il sapone.
* Fast Food Nation è un piacevole filmetto per no global romantici ed ingenui ma allo stesso tempo riassume bene, seppur in maniera un tantino didascalica e didattica le tematiche scomode legate all’industria del settore. Ricorda i contenuti di un vecchio volantino, “What’s Wrong With McDonald’s” (qui in italiano), che, diffuso a Londra nei primi anni 90 fece insorgere la multinazionale e sfociò in un lungo processo, per buona parte vinto dagli attivisti che volantinavano. Il succo è che l’industria della ristorazione veloce sfrutta i lavoratori per produrre cibo di scadente qualità nel quale finisce anche qualche schizzetto, non metaforico, di merda.
pensa se tutto questo ora finisse
La mia impressione superficialissima è che stavolta Cuffaro sia seduto su un vulcano pieno di merda, che da qualche parte deve pur scoppiare.
Il problema è che Cuffaro non può saltare via, per mille motivi. A meno che Casini e Berlusconi (che continuano a coprirlo) non siano dei completi deficienti. Il che non mi pare. O forse sono talmente accecati dai sondaggi favorevoli che non sentono il tanfo che sale.
Mettiamo che Cuffaro salti. Mettiamo che vada in galera. Dei suoi elettori (un milione e duecentomila) cosa vogliamo fare? Gli troviamo subito un altro politico colluso? Sarà difficile. Se accettiamo che l'infiltrazione sia così estesa (ed è così estesa: il problema è accettarlo), bisogna come minimo commissariare la regione. Come a dire: invadere la Sicilia. E' uno scenario abbastanza inverosimile. Quindi Cuffaro deve per forza tenere. Ma Cuffaro è sempre meno difendibile. Quelli che hanno scommesso su di lui, sin dall'inizio, devono essere dei deficienti. E torniamo al punto di sopra: Berlusconi, Casini, ma come vi siete ridotti? Un conto è fare affari con la mafia, un conto è assumere un picciotto con la coppola e far finta che tutto andrà bene. Non sentite come un pizzicorino? Forse è il senso di ragno che vi propone una breve vacanza in Tunisia. Laggiù hanno ville splendide.
Laggiù ci sarà il tempo di ragionare sul perché una cosa che fino all'altro ieri era normale (in Sicilia gli affari si fanno con gli uomini d'onore) improvvisamente un bel giorno diventa indecente. E' lo stesso interrogativo che tormentava Bettino. Una spiegazione c'è: la mafia è una strategia di sviluppo fallita. Fino agli anni '80 potevamo anche credere che i sicilliani avessero un modo molto sui generis per svilupparsi, che bypassava la legalità e spesso anche l'umanità, ma... funzionava. La Sicilia stava uscendo dal medioevo. Stava uscendo?
Adesso non ci crede più nessuno. In vent'anni la Spagna ci ha surclassato. La Mafia non perde perché è disonesta: la Mafia perde perché non regge la concorrenza. E' un sistema clientelare ferraginoso, vecchio. I dirigenti non sono all'altezza. I politici di riferimento sono ridicoli. La Mafia è come il vecchio PSI: ruba senza ri-distribuire ricchezza, ruba senza creare occupazione, ruba e pretende di continuare a rubare senza spiegare a nessuno perché ne dovrebbe valere la pena. Chissà, magari può darsi che finisca qui.
(Attenzione, non sto parlando della Camorra o della 'ndrangheta: quelle funzionano ancora bene, purtroppo).
Il problema è che Cuffaro non può saltare via, per mille motivi. A meno che Casini e Berlusconi (che continuano a coprirlo) non siano dei completi deficienti. Il che non mi pare. O forse sono talmente accecati dai sondaggi favorevoli che non sentono il tanfo che sale.
Mettiamo che Cuffaro salti. Mettiamo che vada in galera. Dei suoi elettori (un milione e duecentomila) cosa vogliamo fare? Gli troviamo subito un altro politico colluso? Sarà difficile. Se accettiamo che l'infiltrazione sia così estesa (ed è così estesa: il problema è accettarlo), bisogna come minimo commissariare la regione. Come a dire: invadere la Sicilia. E' uno scenario abbastanza inverosimile. Quindi Cuffaro deve per forza tenere. Ma Cuffaro è sempre meno difendibile. Quelli che hanno scommesso su di lui, sin dall'inizio, devono essere dei deficienti. E torniamo al punto di sopra: Berlusconi, Casini, ma come vi siete ridotti? Un conto è fare affari con la mafia, un conto è assumere un picciotto con la coppola e far finta che tutto andrà bene. Non sentite come un pizzicorino? Forse è il senso di ragno che vi propone una breve vacanza in Tunisia. Laggiù hanno ville splendide.
Laggiù ci sarà il tempo di ragionare sul perché una cosa che fino all'altro ieri era normale (in Sicilia gli affari si fanno con gli uomini d'onore) improvvisamente un bel giorno diventa indecente. E' lo stesso interrogativo che tormentava Bettino. Una spiegazione c'è: la mafia è una strategia di sviluppo fallita. Fino agli anni '80 potevamo anche credere che i sicilliani avessero un modo molto sui generis per svilupparsi, che bypassava la legalità e spesso anche l'umanità, ma... funzionava. La Sicilia stava uscendo dal medioevo. Stava uscendo?
Adesso non ci crede più nessuno. In vent'anni la Spagna ci ha surclassato. La Mafia non perde perché è disonesta: la Mafia perde perché non regge la concorrenza. E' un sistema clientelare ferraginoso, vecchio. I dirigenti non sono all'altezza. I politici di riferimento sono ridicoli. La Mafia è come il vecchio PSI: ruba senza ri-distribuire ricchezza, ruba senza creare occupazione, ruba e pretende di continuare a rubare senza spiegare a nessuno perché ne dovrebbe valere la pena. Chissà, magari può darsi che finisca qui.
(Attenzione, non sto parlando della Camorra o della 'ndrangheta: quelle funzionano ancora bene, purtroppo).
martedì, ottobre 16, 2007
prevedibility
Anch'io ieri mi sono quasi commosso leggendo quel fondo di Berselli. Per un attimo ho pensato di copiarlo direttemente dal giornale. Poi mi sono detto che non c'era bisogno, entro la mattinata l'avrebbe fatto Wittgenstein. E infatti.
Ma non succederà, vero?
quelli che non sono andati a votare per le primarie del Pd perché il nuovo partito non era abbastanza liberale, socialista, popolare, democratico, insomma perché non era perfetto. Sono quelli che sono disposti a dimenticare le tristi necessità del presente in vista di un futuro che sarà molto migliore e forse anche molto più futuro. Sono le vittime di una malattia inguaribile per la cultura della sinistra. Dove conta essere "scomodi", dove importa manifestare "disagio", dove conviene mostrarsi "mai soddisfatti". I perfettisti, sempre preda di quella nevrosi che è un peccato anche per la fede, in quanto «sacrifica i beni presenti all'immaginata futura perfezione» (Rosmini). Per il perfettismo la socialdemocrazia è un'abdicazione, il gradualismo è una rinuncia, le libertà borghesi sono formali, le riforme sono banali. Sono sempre i migliori, i perfettisti: chiusi nella loro orgogliosa sicurezza, sicuri di possedere la verità. Poi certe volte arriva il popolo, che a forza di schede travolge le aspettative. E allora potrebbe anche capitare di vedere gli idolatri della perfezione spalancare la boccuccia per la sorpresa...
Ma non succederà, vero?
venerdì, ottobre 12, 2007
the next generation
"...il mio blog, che ha superato per accessi quello di Di Pietro".
(Storace ad AnnoZero, ieri sera).
Pensavo di chiudere qui per sempre, che ne dite.
(Storace ad AnnoZero, ieri sera).
Pensavo di chiudere qui per sempre, che ne dite.
mercoledì, ottobre 10, 2007
how do you afford your rock'n'roll lifestyle?
Io l'attuale dibattito sui Radiohead non lo riesco a capire. Forse è troppo complesso per me. Premessa indispensabile: ho smesso di comprare CD nel 1990 perché 25.000 lire erano troppe.
Quindi forse mi sono perso qualcosa (senz'altro non mi sono perso la musica buona, tranquilli). Comunque, oggi, quando un complesso fa un disco, uno va su internet e lo scarica a gratis, giusto? Di solito riesce a scaricarlo anche prima che esca. Quindi il costo attuale di un disco è 0,00 € (per gli anglomani, 0.00 £).
A questo punto arrivano i Radiohead e dicono: noi siamo fuori contratto, fuori moda, fuori tutto, ma siamo pur sempre i fighissimi di Kid A e Ok Computer, per cui fateci un'offerta, dai. E tutti a parlare di rivoluzione. Chiedere la carità, una rivoluzione? Al massimo è stata una bella trovata pubblicitaria, va bene. Ma pensate che sia un modello di sviluppo?
Cioè: davvero Wittgenstein si può stupire se l'offerta media dei bloggers si attesta intorno a £ 2.00? A me sembra persino eccessivo. Se l'offerta è libera, e nessuno ti guarda quando passa la questua, tu getti un nichelino. E' chiaro. E' una legge dell'economia.
Ma il bello è leggere gente che gli risponde così:
Se valga la pena spendere 15£ per un artista sconosciuto? Ma sul serio nell'Anno 7 Dopo Napster esiste ancora gente che si fa delle domande così? Avete una stamperia d'euro in casa o cosa? Io con 15£ vado al ristorante a consumare beni non duplicabili digitalmente, ma stiamo scherzando? E voi magari siete gli stessi che vi lamentate del precariato o del carovita o delle tasse, e regalate 15£ al primo sfigato che azzecca un ritornello? Ma come fate?
Cos'è, vi dispiace rubare agli artisti? Ma guarda che gli fai un favore: di solito quando guadagnano soldi vanno in confusione, li buttano via in droga, si prendono per Gesù Cristo, si fanno sparare dai fans... un artista ricco è un artista in meno. Io i Radiohead li stimo troppo per pagarli anche solo due sterline. Se ne offro una, è solo perché mi è venuto in mente che la sterlina è il vecchio logo della Parlophone, e quindi ha un valore altamente simbolico.
Quindi forse mi sono perso qualcosa (senz'altro non mi sono perso la musica buona, tranquilli). Comunque, oggi, quando un complesso fa un disco, uno va su internet e lo scarica a gratis, giusto? Di solito riesce a scaricarlo anche prima che esca. Quindi il costo attuale di un disco è 0,00 € (per gli anglomani, 0.00 £).
A questo punto arrivano i Radiohead e dicono: noi siamo fuori contratto, fuori moda, fuori tutto, ma siamo pur sempre i fighissimi di Kid A e Ok Computer, per cui fateci un'offerta, dai. E tutti a parlare di rivoluzione. Chiedere la carità, una rivoluzione? Al massimo è stata una bella trovata pubblicitaria, va bene. Ma pensate che sia un modello di sviluppo?
Cioè: davvero Wittgenstein si può stupire se l'offerta media dei bloggers si attesta intorno a £ 2.00? A me sembra persino eccessivo. Se l'offerta è libera, e nessuno ti guarda quando passa la questua, tu getti un nichelino. E' chiaro. E' una legge dell'economia.
Ma il bello è leggere gente che gli risponde così:
oggi quando leggi una buona recensione di qualche artista sconosciuto cominci a pensare "chissa' se vale la pena spendere 15£?
Se valga la pena spendere 15£ per un artista sconosciuto? Ma sul serio nell'Anno 7 Dopo Napster esiste ancora gente che si fa delle domande così? Avete una stamperia d'euro in casa o cosa? Io con 15£ vado al ristorante a consumare beni non duplicabili digitalmente, ma stiamo scherzando? E voi magari siete gli stessi che vi lamentate del precariato o del carovita o delle tasse, e regalate 15£ al primo sfigato che azzecca un ritornello? Ma come fate?
Cos'è, vi dispiace rubare agli artisti? Ma guarda che gli fai un favore: di solito quando guadagnano soldi vanno in confusione, li buttano via in droga, si prendono per Gesù Cristo, si fanno sparare dai fans... un artista ricco è un artista in meno. Io i Radiohead li stimo troppo per pagarli anche solo due sterline. Se ne offro una, è solo perché mi è venuto in mente che la sterlina è il vecchio logo della Parlophone, e quindi ha un valore altamente simbolico.
Se è per questo, Musharraf ha preso il 99%
Sarà pur vero che ognuno di noi vive nella sua nuvoletta autoreferente, tuttavia a naso il sì all'82% mi sembra un poco esagerato.
L'altra sera Rizzo non è che denunciasse dei brogli, però dimostrava che i brogli si possono fare. Io non sono un fan di Rizzo (che anzi mi fa una certa paura come personaggio) ma non ho sentito, tra tante reazioni stizzite, nessuno che sia stato in grado di confutarlo. Ho cercato male?
(Astenersi duri e puri dell'astensionismo: noi mortali siamo troppo imperfetti per voi).
L'altra sera Rizzo non è che denunciasse dei brogli, però dimostrava che i brogli si possono fare. Io non sono un fan di Rizzo (che anzi mi fa una certa paura come personaggio) ma non ho sentito, tra tante reazioni stizzite, nessuno che sia stato in grado di confutarlo. Ho cercato male?
(Astenersi duri e puri dell'astensionismo: noi mortali siamo troppo imperfetti per voi).
martedì, ottobre 09, 2007
Darwin è vivo e lotta insieme a noi
in effetti è riduttivo
presentare Sibilla Aleramo come "l'amante di Dino Campana".
Voglio dire, è stata l'amante di un sacco di gente. E quasi tutti erano più bravi di Campana, eh.
(Per approfondire: Due scrittori is meglio che one, una Polaroid d'annata).
Voglio dire, è stata l'amante di un sacco di gente. E quasi tutti erano più bravi di Campana, eh.
(Per approfondire: Due scrittori is meglio che one, una Polaroid d'annata).
domenica, ottobre 07, 2007
Tutti Grigi
Magari adesso la piantano di stracciare le palle al mondo, con la loro danza tribale di staminchia.
(Mi sento molto professorino, stamane).
(Mi sento molto professorino, stamane).
venerdì, ottobre 05, 2007
il futuro è faccione
È un bel film, Espiazione, ma in realtà vorrei soltanto parlare di Keira “Scapole” Knightley.
Io faccio parte di quella scuola di pensiero, sicuramente un po’ maschilista, che le tipe alla Knightley le imprigionerebbe e nutrirebbe a forza. Detto questo, sto cercando di trovare un equilibrio. Rassegnarmi a un mondo in cui le grucce fanno le attrici e piacciono a un sacco di gente, anche di sesso maschile.
Vorrei essere più tollerante – non è che posso rifiutare un’attrice solo perché non ha il seno – devo capire cosa ci trovino di bello.
La cosa che m’impressiona, nei tipi alla Knightley o alla Moss, è la faccia. Siccome non c’è molto altro da vedere (e le scapole fanno anche un po’ senso), uno si fissa sulla faccia.
La prima cosa che salta agli occhi è che la faccia della Knightley (come quella della Moss) è… enorme. Forse è solo sproporzionata rispetto al resto del corpicino. Ma l’effetto è quello di un’oliva ascolana piantata su uno stuzzicadenti. È una faccia facciosa, per dirla con la Van Pelt. In più, Keira “Scapole” Knightley ha un naso assai piccino, che esalta ancora di più le dimensioni di zigomi e mascella. Si percepisce la fatica dell’epidermide nel fasciare un teschio così grande.
Col tempo diventa un’ossessione. Nessuna faccia resta simmetrica dopo mezz’ora che la guardi: dopo un poco cominci a speculare su quale dei due zigomi sia più pronunciato, se il mento batta il naso sul profilo (alla grande), ecc ecc. In mancanza di tette, si diventa feticisti della faccia.
Secondo me i maschietti che apprezzano la Knightley hanno questo problema: un qualche trauma infantile che li induce a diffidare dei caratteri sessuali secondari (tette e culo) e trasferire tutta l’energia pulsionale sul faccione faccioso. Si eccitano con gli zigomi e la scucchia. Quando la mascella sussulta vanno in brodo di giuggiole. Del resto non è l’unica attrice facciosa in circolazione: penso alla Jolie, che curve ne ha, ma più in faccia che nel resto del corpo. Anche Kirsten Dunst ha una sua facciosità.
A questo punto mi viene un sospetto. Wiki me lo conferma. Negli ultimi anni la pornografia sta diventando sempre più facial (dici: ma non lo sapevo già? Lo sanno tutti...)
Io faccio parte di quella scuola di pensiero, sicuramente un po’ maschilista, che le tipe alla Knightley le imprigionerebbe e nutrirebbe a forza. Detto questo, sto cercando di trovare un equilibrio. Rassegnarmi a un mondo in cui le grucce fanno le attrici e piacciono a un sacco di gente, anche di sesso maschile.
Vorrei essere più tollerante – non è che posso rifiutare un’attrice solo perché non ha il seno – devo capire cosa ci trovino di bello.
La cosa che m’impressiona, nei tipi alla Knightley o alla Moss, è la faccia. Siccome non c’è molto altro da vedere (e le scapole fanno anche un po’ senso), uno si fissa sulla faccia.
La prima cosa che salta agli occhi è che la faccia della Knightley (come quella della Moss) è… enorme. Forse è solo sproporzionata rispetto al resto del corpicino. Ma l’effetto è quello di un’oliva ascolana piantata su uno stuzzicadenti. È una faccia facciosa, per dirla con la Van Pelt. In più, Keira “Scapole” Knightley ha un naso assai piccino, che esalta ancora di più le dimensioni di zigomi e mascella. Si percepisce la fatica dell’epidermide nel fasciare un teschio così grande.
Col tempo diventa un’ossessione. Nessuna faccia resta simmetrica dopo mezz’ora che la guardi: dopo un poco cominci a speculare su quale dei due zigomi sia più pronunciato, se il mento batta il naso sul profilo (alla grande), ecc ecc. In mancanza di tette, si diventa feticisti della faccia.
Secondo me i maschietti che apprezzano la Knightley hanno questo problema: un qualche trauma infantile che li induce a diffidare dei caratteri sessuali secondari (tette e culo) e trasferire tutta l’energia pulsionale sul faccione faccioso. Si eccitano con gli zigomi e la scucchia. Quando la mascella sussulta vanno in brodo di giuggiole. Del resto non è l’unica attrice facciosa in circolazione: penso alla Jolie, che curve ne ha, ma più in faccia che nel resto del corpo. Anche Kirsten Dunst ha una sua facciosità.
A questo punto mi viene un sospetto. Wiki me lo conferma. Negli ultimi anni la pornografia sta diventando sempre più facial (dici: ma non lo sapevo già? Lo sanno tutti...)
In pornography, the facial is the most common and accepted convention used to end a scene (also known as a "money shot"). The facial has now taken, to a great extent, the place of the "money shot" that usually targeted the abdomen or on the back after "doggy style" sex. Various pornographic video series' (particularly in the fellatio genre) and various websites are dedicated to and centered purely to facials. An "open mouth facial" where the partner receives some or all of the semen in their mouth is particularly prevalent, with recipients at times swallowing the sperm, as the final act of eroticism. Many viewers of pornography find the facial to be the most satisfying, arousing, erotic and exciting portion of the film. Accordingly, many seasoned porn viewers specifically fast-forward to this portion of the film. In newer DVDs, where scenes are broken up into parts, often the final break of the scene is the facial cumshot. Facials targeting open eyes ("eye cumshot") have given way to a new pornographic niche
giovedì, ottobre 04, 2007
mercoledì, ottobre 03, 2007
simulacro sarai poi te (e simulacrini i tuoi bambini)
Voi magari pensate che sia divertente, scrivere Leonardo, invece no. Spesso è una gran rottura di coglioni. E gli ultimi pezzi fanno abbastanza schifo anche a me, figuratevi. Son cose che capitano. Periodi che passano. Per cui no, non mi offendo di certo se scrivete: "Leonardo sta facendo cagare". E' un'opinione. A volte è proprio un fatto. Vale la pena di parlarne? Non penso, ma neanche dell'ultimo balletto di Britney Spears, ragion per cui.
Oppure fate una disanima dialettica e appassionata di quello che scrivo, anche se probabilmente giungerete con maggior spreco di tempo alla medesima conclusione: ultimamente faccio un po' cagare. Se pensate che la cosa abbia un senso, fatela. E' un mondo libero, Birmania a parte.
Ho solo un consiglio: mantenete un profilo basso. Dopotutto state solo criticando un blog.
Che dire. Per prima cosa, uno che aspettava trepidando un mio post mi spaventa un poco. E se non lo avessi scritto, ti toccava trepidare in eterno? Io non ho mai dato da intendere di essere un birmanologo, per cui che cosa t'aspettavi, esattamente? In generale consiglio a tutti di trovarsi altre ragioni per trepidare, perché per quanto ne so potrei continuare a far cagare per mesi e mesi.
In secundis: in tremila battute secondo me c'è scritto ben altro che "abbasso bush sempre e comunque". C'è scritto che, al di là della solidarietà di facciata, stavolta l'opinione pubblica occidentale può ben poco su quello che succede in Birmania. C'è scritto che magari non bisognerebbe ripetere quel che è successo in Iran, dove molti studenti sono andati al macello perché si credevano supportati da un'opinione pubblica occidentale che - lo so che è difficile da mandare giù - non è onnipotente. Anzi, è sempre più simile a una nicchia di mercato, con le sue momentanee sbandate per questa rivoluzione o quest'altra.
Lo so, è fastidioso capire che non si è più al centro del mondo. Comunque si può fare qualcosa di un po' più serio che mettersi una maglietta rossa made in China. Per esempio, scegliere con più cura il prossimo distributore.
(Nel frattempo Alessandro Gilioli dell'Espresso pazientemente mi spiega - e gliene sono grato - che la Birmania non può diventare una meta del turismo sessuale o un fornitore di lavoro sottopagato perché lo è già).
Oppure fate una disanima dialettica e appassionata di quello che scrivo, anche se probabilmente giungerete con maggior spreco di tempo alla medesima conclusione: ultimamente faccio un po' cagare. Se pensate che la cosa abbia un senso, fatela. E' un mondo libero, Birmania a parte.
Ho solo un consiglio: mantenete un profilo basso. Dopotutto state solo criticando un blog.
Lo aspettavo trepidante e finalmente è arrivato: il post di Leonardo sulla Birmania.
Agghiacciante. Trovo che Leonardo ormai sia il simulacro vuoto di una sinistra vuota che non è più capace di dire nulla se non abbasso bush sempre e comunque.
Che dire. Per prima cosa, uno che aspettava trepidando un mio post mi spaventa un poco. E se non lo avessi scritto, ti toccava trepidare in eterno? Io non ho mai dato da intendere di essere un birmanologo, per cui che cosa t'aspettavi, esattamente? In generale consiglio a tutti di trovarsi altre ragioni per trepidare, perché per quanto ne so potrei continuare a far cagare per mesi e mesi.
In secundis: in tremila battute secondo me c'è scritto ben altro che "abbasso bush sempre e comunque". C'è scritto che, al di là della solidarietà di facciata, stavolta l'opinione pubblica occidentale può ben poco su quello che succede in Birmania. C'è scritto che magari non bisognerebbe ripetere quel che è successo in Iran, dove molti studenti sono andati al macello perché si credevano supportati da un'opinione pubblica occidentale che - lo so che è difficile da mandare giù - non è onnipotente. Anzi, è sempre più simile a una nicchia di mercato, con le sue momentanee sbandate per questa rivoluzione o quest'altra.
Lo so, è fastidioso capire che non si è più al centro del mondo. Comunque si può fare qualcosa di un po' più serio che mettersi una maglietta rossa made in China. Per esempio, scegliere con più cura il prossimo distributore.
(Nel frattempo Alessandro Gilioli dell'Espresso pazientemente mi spiega - e gliene sono grato - che la Birmania non può diventare una meta del turismo sessuale o un fornitore di lavoro sottopagato perché lo è già).
Ghet vòja ed lavurèr?
O, i'èin advlu di'àn, ma finalmeint anc nuèter a'psam zèrcher i quèj in dal World Wide Web cun Gugol Ghirlandéina, al mutòr ad'rzerca par tot qui chi'i'àn dificultè cun l'italièn - e i'ein dimondi.
martedì, ottobre 02, 2007
lunedì, ottobre 01, 2007
abietto, anzi abbietto, anzi, abbbbb
Se c'è una cosa che mi fa incazzare, tra le altre, è l'ipercorrettismo. La lingua italiana è funestata da una mandria di finti grammatici che vedono errori dove non ci sono, e fanno perdere il gusto alla gente normale. Non mettere il gerundio dopo il punto e la virgola dopo la e, questo tipo di cose. Mi fa incazzare. Per me l'essere abietto è quello che arriva su Wikipedia e scrive questo tipo di cose:
sotto la voce "andare a dama", trovo scritto obbiettivo, con due b. Inviterei chi di più pratico a correggere l'errore ortografico, elidendo quindi una delle due b. Questo errore, purtroppo, si sta diffondendo eccessivamente, sia per ignoranza, sia per leggerezza o sia per distrazione. Ringrazio comunque chi sia in grado, di modificare la voce, correggendo l'errore.Ignoranza? Leggerezza? Distrazione? Ma hai mai controllato su un un dizionario? Si può scrivere sia con due b che con una b, e non cambia niente. L'italiano, a conoscerlo, sarebbe una lingua abbastanza accomodante: vuoi usare due B? Accomodati, in effetti è più comodo da pronunciare (o pronunziare). Vuoi usare una B sola? Beh, etimologicamente e più corretto. Ma non montare in cattedra, porca paletta! Sprecare energie per queste scemenze? Basterebbero le virgole che usi a far capire che l'italiano che ti ha inculcato la signora Rottenmeier alle elementari ti sta stretto, ti castra, ti fa soffrire. E rilassati un po'. Finché conterai le B al prossimo, non scriverai mai una sola frase bella da leggere, ti rendi conto?
too global
MODENA, DAL CONSIGLIO CONDANNA UNANIME AL REGIME BIRMANO
Non c'è solo l'antipolitica, c'è anche l'overpolitica
Non c'è solo l'antipolitica, c'è anche l'overpolitica
i blog a qualcosa servono
Ci ho messo un bel po', ma ho trovato un altro che ha voglia di menare Infascelli. La cosa mi seduce e spaventa a un tempo.
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