Ne parlerei io, ma... ho letto solo Andromeda da bambino, in un vecchio tascabile garzanti di mia mamma. I tascabili fantascienza di garzanti erano molto eleganti, avevano una copertina rugosa e il titoli in helvetica. Di Andromeda mi ricordo quasi soltanto che tra gli scienziati reclusi nell'ambiente sterilizzato che cercano di capire il virus ce n'è uno che è lì praticamente per sbaglio, perché il protocollo prevedeva una specializzazione che in realtà poi non serviva; ovviamente alla fine quello che capisce tutto è lui.
E poi gli succede questa cosa, che nel film si capisce molto meglio: una volta che ha capito come funziona il virus, è lui il virus che deve salvarsi all'interno dell'organismo totalmente sterilizzato che cerca di farlo fuori, perché interpreta la sua diversità (la conoscenza) come minaccia. Un topos, però in Andromeda è proprio il topos allo stato puro.
Detto questo, che scrittore era Michael Crichton? Non c'è nessuno in grado di fornire un coccodrillo come si deve? Avete perso notti intere dentro i suoi enormi cartonati, e adesso neanche una prece?
Era uno che sapeva fare molto bene due cose:
RispondiElimina1. documentarsi con obiettività su argomenti spesso difficili e/o controversi
2. scrivere in quel modo liscio, pulito, incalzante e mai noioso tipico dei best-sellristi americani (King, Ludlum, Greene, eccetera). Non un virtuoso della parola; un bravo mestierante che amava trattare argomenti originali in modo semplice ma non sciatto.
secondo me aveva un altro grande pregio, usava la fiction per parlare di cose più serie. E quando la cosa gli riusciva bene le due cose erano perfettamente armoniche (cfr. Jurassic Park)
RispondiEliminaLa cosa strana è che Crichton, coi suoi libri pieni di trattazioni scientifico-divulgative, nella vita reale era uno che vedeva le aure, aveva un cactus come maestro spirituale, piegava le forchette con la forza del pensiero e viveva esperienze extracorporee. Roba che manco Richard Bach (lo dice nella sua autobiografia, "Viaggi")
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