Io in effetti mi sto nascondendo dall'Università.
Ma devo dire che è molto facile - mai che l'Università mi venisse a cercare. Anche solo una telefonata. Ci scusi, ha un libro in prestito da millanta giorni, ce lo riporta? Eh? Sì, scusate, arrivo.
No. Nulla. Sono così indaffarati, così pieni di cose da fare, laggiù.
Io però lunedì trovo coraggio e vado a Bologna. Al mattino no, c'ho il dentista. Vado al pomeriggio. Quaranta gradi all'ombra, ogni tanto si alza un vento che sembra un colpo di phon.
Via Zamboni è simile a Veltroni, nel senso che ad entrambi frega nulla di assomigliare alla peggio caricatura che se ne fa. Cioè, mi avessi un po' stupito, Via Zamboni. Macché. In tre minuti di percorrenza mi imbatto in una famiglia di pancabbestia coi cani e in un coro di Dottore del buco del cul, con tanto di corona di alloro e gavettoni a base di vino bianco, che coi 40° evapora subito e lascia un tanfo, un tanfo, un tanfo che hai presente via Zamboni? Ecco.
Al dipartimento non c'è nessuno. La Biblioteca al pomeriggio è chiusa. Ah sì? E da quando? Da lunedì, esattamente. C'è scritto sulla bacheca. E accento c'è una fotocopia del fondo di Citati: Raddoppiare gli stipendi ai professori. Eh, beh, certo.
Se avessi avuto una penna in quel momento, cosa avrei scritto?
E se avessi avuto un accendino, che avrei fatto?
Ma non fumo.
Vado in feltrinelli, magari c'è uno sconto sulle guide turistiche.
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