mercoledì, marzo 26, 2014

Cronaca minore della Comune di Parigi/2

COSE DI FRANCIA. La triste farsa di Montmartre finì pur troppo in tristissima tragedia. A nulla valsero i proclami di Thiers e dei 17 deputati della sinistra per ricondurre la esaltata popolazione parigina alle idee d'ordine, di calma e lavoro, di vero patriottismo. Un'accolta di agitatori furibondi, molti de'quali il pubblico non conosce neppure per nome, si era proposto d'intralciare ad ogni costo l'opera rigeneratrice del governo scelto dalla nazione, e pare vi siano riusciti ad esuberanza.

Non abbiamo ancora precisi ragguagli de'sanguinosi fatti successi ultimamente, né delle circostanze che li prepararono; che da due giorni ci mancavano i giornali e le corrispondenze di Parigi, e solo quest'oggi ne abbiamo ricevute alcune copie arretrate. Da queste rileviamo, che l'agitazione andò sempreppiù aumentando a misura che si facevano più frequenti i proclami conciliativi e gli appelli alla concordia per parte dei bene intenzionati; fintantoché l'ebullizione scoppiò in decisa rivolta, ed il sangue cittadino coperse le vie della disgraziatissima, città. Diffatti, mentre i giornali francamente liberali ed onesti tentavano di opporsi ai tentativi anarchici, invitando i cittadini di buona volontà a costituirsi tutti in una Lega del bene pubblico; mentre la municipalità del 15° circondario con apposito manifesto invitava tutti i patrioti sinceri a far risorgere il lavoro, che solo può ridonare ad un popolo oppresso quella prosperità tanto necessaria a fargli ricuperare la sua forza e la sua libertà, i clubs rivoluzionari davano maggiore impulso, maggiore slancio alle loro clamorose adunanze, ed i battaglioni della guardia nazionale preparavansi ad una resistenza ostinata contro immaginari nemici della repubblica, inventati a bella posta dai reazionarii per far piombare sull'infelice nazione l'ultimo dei flagelli, la guerra civile.

D'altro lato, lo avere il Governo nominato un militare, il generale Valentin, alla carica di prefetto di polizia in Parigi, mostrando di voler così inaugurare un sistema energico contro gl'incorreggibili agitatori, servì pure a mantenere la esasperazione negli animi già irrequieti per le tante anomalie di questi giorni. Il Comitato insurrezionale, cercando di approfittare di ogni più lieve malcontento che vedesse manifestarsi nel pubblico, semprepiù in preda ad un cieco delirio per la pretesa sovranità ch'erasi attribuita col nominare nel suo seno una larva di governo, cominciò allora a far correre la voce nel pubblico che il Governo vero, quel Governo legalmente costituito dall'Assemblea di Bordeaux, andasse preparando un colpo di Stato per abbattere la Repubblica. Tanto basti, perché l'apparente tranquillità della maggioranza dei cittadini ne ricevesse tosto una grande scossa, ed il pericolo d'una collisione intestina si facesse ancor più sentire grave e minaccioso per tutti. Si fu allora probabilmente che il comandante militare avrà creduto necessario procedere ad una decisiva repressione armata contro i fautori di tanti disordini e di tanti guai. Non possiamo per ora giudicare in qual modo siasi operato quel primo tentativo di repressione ; certo è però ch'esso diede luogo ad un grave e deplorabile conflitto , che sangue cittadino fu spàrso nella lotta fraterna, e che, secondo le parole dello stesso Débats, la giornata del 18 dovrà contarsi fra le più; lugubri della storia francese. Forse sarebbe stato miglior partito per parte del Governo, il non urtare cosi di fronte la troppo scabrosa situazione, e lasciare che i deliranti Marat, gli energumeni Robespierre della montagna del 28° circondario finissero per addormentarsi alla loro volta sugli allori di tanti entusiasmi inutilmente sciupati: ma le cose dovevano essere giunte colà ad un tale punto da forzare la mano ai più prudenti ; per cui un conflitto era fors'anco divenuto pur troppo inevitabile.

Ora, il Governo trovasi riunito a Versailles, ove i membri dell'Assemblea debbono aver ieri tenuta una prima adunanza. Dall'ultimo telegramma appare che la rivolta, la vera rivolta che tutto distrugge, che ogni ordine di cose sconvolge e atterra, non abbia durato più d'un giorno a Parigi: è già troppo, per mettere in pericolo l'esistenza d'una grande città che finora fu considerata come la sola rappresentante della Francia, essendone sempre stato il centro più attivo, il primo elemento di vita. Guai per Parigi, se la parte sana della sua popolazione non saprà trovare in se stessa tanta energia e tanta forza per salvarsi dalla tremenda posizione in cui la gettò un malinteso delirio; guai se i 40 mila uomini comandati da Vinoy dovranno essi soli contribuire nel ristabilimento dell'ordine in quella desolata città! Dopo gli strazi d'una guerra micidialissima, dopo i dolori di un lungo assedio, dopo la fame ed il bombardamento, il saccheggio, l'assassinio e la guerra civile potrebbero fare della immensa metropoli un mucchio di macerie. E i Prussiani trovansi tuttora sul suolo francese !



DISPACCI ELETTRICI PRIVATI (Agenzia Stefani) Parigi, 19 marzo. I giornali confermano che Lecomte e Thomas vennero fucilati dagl'insorti. Il Journal des Debats dice che la giornata del 18 si conterà fra le più lugubri della nostra storia. La rivolta è padrona di Parigi. Questa giornata fece più male alla Repubblica che tutti gl'intrighi bonapartisti non potrebbero fare. L'Electeur Libre dice che parte del Governo resta a Parigi, e l'altra parte recasi a Versailles onde poter prendere tutte le misure necessarie. 

Parigi, 19 marzo. II Comitato centrale della guardia nazionale pubblicò un proclama che accusa il Governo di aver voluto tradire la repubblica. Convoca la popolazione pelle elezioni comunali. Un altro proclama dello stesso Comitato dice che esso, fedele alla sua missione, scacciò il Governo che ci tradiva ed invita la popolazione a procedere immediatamente alle elezioni. 

Bordeaux, 20 marzo. Si ha da Parigi, 19: Iernotte l'esercito, comandante Vinoy, accerchiò Montmartre, impadronissi dei cannoni e incominciava a trasportarli, ma gli insorti rinforzati aprirono il fuoco. Allora parte delle truppe, non volendo rispondere, sbandossi: il restante dovette ripiegarsi. Gl'insorti ripresero i cannoni. Un dispaccio di Thiers, 19 sera dice: tutto il Governo si riunisce a Versailles. L'armata, forte di 40 mila uomini, concentrasi sotto il comando di Vinoy. Tutte le autorità e i capi dell' armata sono giunti a Versailles. Le autorità civili e militari eseguiranno soltanto gli ordini del Governo di Versailles. I membri dell'Assemblea furono invitati di accelerare il ritorno per intervenire alla seduta del 20 marzo.

Parigi, 19 marzo. Il Journal Officiel reca : Il Governo volendo evitare una collisione, usò pazienza verso uomini che sperava ricondurre al buon senso. Le posizioni di Montmartre furono prese , allorché le guardie nazionali , trascinando la folla , gettaronsi sui soldati. La rivolta fu padrona allora del terreno: la giornata terminò disordinatamente. Chiedesi con stupore quale sia lo scopo dei malintenzionati. Si sparse la voce che il Governo preparasse un colpo di Stato; è un'odiosa calunnia di coloro che vogliono abbattere la Repubblica, sono assassini che non temono di spargere la morte nella città che non può salvarsi che colla calma ed il lavoro. Speriamo che i loro delitti solleveranno il giusto sdegno della popolazione. Il Journal officiel termina dicendo: La popolazione di Parigi comprenda finalmente che deve mostrarsi energica. 

Parigi, 19 marzo. Il Journal officiel reca il seguente proclama alle guardie nazionali di Parigi: « Un Comitato che chiamasi Comitato centrale, dopo avere coperto Parigi di barricate tirò contro i difensori dall'ordine ed assassinò i generali Lecomte e Thomas. Nessuno conosce i membri del Comitato né a quale partito appartengano. Essi abbandonano Parigi al saccheggio e la Francia ai Prussiani. I loro crimini abominevoli tolgono ogni scusa a coloro che li seguissero. Volete prendere la responsabilità dei loro assassini ? Allora restate alle case vostre. Ma se sentite l'onore unitevi al Governo della Repubblica. » (Firmato i ministri presenti a Parigi). 

Parigi, 19 marzo. Il generale Vinoy è partito per Versailles colle truppe di linea e la gendarmeria. La guardia nazionale è la sola forza esistente attualmente in Parigi. I giornali dicono che Chanzy è prigioniero. Un proclama del sindaco di Versailles invita gli abitanti a facilitarvi l'installazione del Governo. 

Parigi , 20 marzo. Fra i membri del Comitato centrale trovansi Assij e Lullier. II Gaulois dice che furono fatti tentativi di conciliazione. Le concessioni reclamate dal Comitato di Montmartre sarebbero: nomina di Lan» glnis a comandante della guardia nazionale , di Edmondo Adam alla prefettura di polizia, di Dedan a sindaco di Parigi e del generale Billot a comandante l'armata di Parigi. Il Gaulois dice che Labiche, segretario del Ministero dell'interno, ricevette pieni poteri per fare le più larghe concessioni al Comitato di Montmartre, purché legittime. 

Parigi, 20 marzo. La situazione è sempre identica. Le guardie nazionali obbedienti al comitato occupano i posti e non incontrano resistenza. Nessun conflitto. Il Journal des Debats protesta energicamente contro la illegalità della situazione; scongiura i deputati di Parigi di ricondurre i sediziosi alla ragione. Nessun giornale considera l'attuale movimento come serio e duraturo. Dicesi che le guardie nazionali volessero marciare verso Versailles. Dicesi che l'Assemblea andrebbe ad Orléans e nominerebbe Faidherbe generalissimo delle forze di terra e di mare. "

Bordeaux, 20 marzo. Si ha da Parigi, 19, sera: La maggior parte dei quartieri di Parigi sono calmi. Le barricate continuano. Il Comitato installò delle Commissioni in tutte le mairies occupa i ministeri e il telegrafo. Assicurasi che gli elettori sono convocati pel 21: dicesi che Thiers nominò l'ammiraglio Saisset comandante la Guardia nazionale di Parigi. Iersera tutti i deputati presenti a Versailles tennero una seduta preparatoria.


I FATTI DI PARIGI. I lettori noteranno senza fallo la gravità delle notizie che ci trasmette il telegrafo dalla misera e oramai dissennata capirale della Francia. La demagogia, e quella del peggior genere, vi occupa importanti quartieri, con essa volle venir a patti il mal sicuro e poco autorevole Governo, e quando vide impossibili gli accordi e tentò sottometterla colla forza all'impero delle leggi in sicurezza dell'ordine pubblico, a guarentigia della pace e della proprietà dei cittadini, trovò non solo in essa resistenza, ma negli stromenti della sua autorità mancanza di obbedienza e volontà di servirlo. Le guardie nazionali mandate contro gl'insorti voltano in aria i calci dei fucili ed acclamano ai tumultuanti, con questi fraternizzano i soldati, quelle misere reliquie dell'esercito creduto il primo del mondo e che fece contro il nemico esterno così mala prova; e intanto la plebe, sempre quella medesima che fece le orrende scene dell'eccidio settembrino della gran rivoluzione, ammazza gli ufficiali che cadono nelle sue mani. 

Ben si vede da ciò essere impossibile oramai che risieda in quell'immensa caldaia in ebullizione, che tale si può chiamare la grande città, un governo regolare, restitutore della quiete, ristauratore delle forze economiche e della prosperità del paese. Parigi , la gloria finora e il vanto della Francia v'è diventata ormai la gran piaga, che minaccia cancrena. Forse unica salute per la nazione che ne ha subita finora la tirannia, il farle intorno un cerchio sanitario, lasciarla rodersi in sè e consumare da sola i velenosi elementi ond'e troppo impregnata, e cercare una vita più sana ed un equilibrio più franco all'infuori di essa.

Gazzetta Piemontese, 21 marzo 1871


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