Queste sono alcune delle domande che mi sono state poste all'aeroporto di Tel Aviv, dove mi trovavo per prendere il volo di ritorno con destinazione Milano
Motivo della sua visita in Israele?
Quanti giorni è rimasto?
Perchè solo 4?
Viaggia da solo?
Ha conosciuto nessuno qui in Israele?
Dove ha dormito?
Perché ha due voli di ritorno?
Come ha prenotato i voli?
Perché ha prenotato l’andata e il ritorno in due momenti diversi?
Perché è partito da Verona e torna a Milano?
Dove vive lei in Italia?
Che distanza c’è tra Modena, Verona e Milano?
Che posti ha visitato in Israele?
In quali giorni?
Hebron non mi sembra un posto molto sicuro. Non aveva paura ad andare a Hebron?
Come è arrivato a Betlemme e a Hebron?
Perché è stato sia a Mea Shearim che a Hebron?
Può farmi vedere le foto che ha scattato nella moschea di Hebron?
Di cosa si occupa in Italia?
Sì, ma nello specifico qual è il suo lavoro?
Di quanti giorni di ferie gode all’anno?
Perché ne ha usati solo 4 per questa vacanza?
Ha un biglietto da visita per dimostrarmi la sua attività?
Se succede un’emergenza nel suo ufficio mentre lei è qui come fanno i suoi colleghi?
sabato, luglio 31, 2010
"Vai, vai, ma un giorno te ne pentirai"
Se n'è andata Suso Cecchi d'Amico, una di quelle presenze ubique del cinema italiano. Ha scritto di tutto e forse anche la scena in cui Geppetto chiede a Pinocchio di lasciarlo nel Pescehane.
No, Futuro no.
Ciò che mi preoccupa davvero, in tutta 'sta storia di Fini-dentro Fini-fuori, è che il suo partito se si farà dovrebbe chiamarsi Futuro e Libertà.
E voi mi direte che male c'è.
Eh.
Finalmente un partito che nel nome ha la parola fut... ahi.
E come si chiameranno gli aderenti? Futlib? Ma va'.
Futurliberi?
Futurini? Ma no.
Li chiameranno Futuristi.
La fine.
giovedì, luglio 29, 2010
Cartoline da Mea Shearim
Mea Shearim è il cosiddetto quartiere ultra-ortodosso di Gerusalemme, già recensito nel 2002 da Leonardo
Il blog degli errori 2
(Questo pezzo va on line in versione fifona perché la vita è breve).
Io non voglio accusare M4ss1mili4n0 Fr4ss1. Solo far notare come si comporta. Si comporta in modi che credo sia legittimo definire... strani. E' una stranezza tutta disponibile on line, non c'è bisogno di pescare torbidi retroscena.
Dieci giorni fa è uscito questo pezzo sull'Unità in cui lo criticavo. Non è un pezzo completo: la carne al fuoco era tantissima, e io non sono molto bravo a fare inchieste. Ci tengo però a dire che tutto quello che è scritto lì è stato verificato, e sembra abbastanza incontestabile. Nessuno del resto lo ha contestato. Nei commenti è venuta gente a parlare di altre cose, come è inevitabile che sia. Ma nessuno mi ha fatto notare inesattezze su quel che ho scritto riguardo a Fr4ss1.
Il pezzo sull'Unità è stato ripreso dal Post. Insomma, in quei giorni Fr4ss1 potrebbe essersi sentito un po' preso di mira. Però non ha replicato, non ha reagito, niente. Poi qualche giorno fa è apparso un articolo anonimo su un quotidiano on line di Latina ("Punto a capo on line") fino a quel momento sconosciuto ai più, con una serie di accuse infamanti a Zanetti e una replica di Fr4ss1.
Da noi contattato Fr4ss1 non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito. “Preferisco parlare di cose più importanti che dare visibilità a certi anonimi soggetti. Se volete una mia dichiarazione vi anticipo che a settembre avremo una due giorni che riunirà quasi mille famiglie provenienti da tutta Italia, famiglie di minori abusati, mentre ad ottobre porteremo il responsabile dell’unità anti pedofili della F.B.I. e quello di Scotland Yard Londra, con cui collaboro da anni. Al chiacchiericcio infamante di pochi, rispondiamo con i fatti”.
Dove gli "anonimi soggetti" non si sa bene chi siano, Zanetti ha un nome e un cognome e ce li ho anch'io. Il pezzo non lo noterebbe nessuno, senonché qualcuno lo ricopia nei commenti del mio articolo sull'Unità. Lì Zanetti lo legge e replica. Ma già che c'è chiede una rettifica a Punto a Capo on Line. La redazione risponde subito, e oltre a garantire spazio per una replica, offre un'informazione interessante: quell'"articolo" in realtà era un comunicato stampa e recava in calce il nome di M4ss1mil1an0 Fr4ss1. No, ma tu pensa la coincidenza.
Insomma, invece di replicare a un articolo, scrive un'intervista a sé stesso, la manda a un quotidiano semisconosciuto e poi la re-incolla su un articolo dell'Unità. Posso dire che si comporta in un modo un po' strano? Se uno non ha alcuna dichiarazione in merito, di solito non dichiara niente. Invece questo si intervista da solo e si auto-risponde (anche un po' scocciato) che non ha niente da dichiarare.
Però non è mica finita qui. Quando su Punto A Capo On Line l'articolo viene re-editato con il nome del suo autore, finalmente Fr4s interviene dal suo blog. La replica si legge qui: http://massimilianofrassi.splinder.com/post/23069613/carneade-chi-era-costui, ed è ovviamente pretestuosa, aggiunge cose che non c'entrano niente (l'Ipad, addirittura), ecc... però io vorrei attirare l'attenzione sul corredo iconografico. Uno scacco matto. Cosa c'entra? Poi, in fondo, una canzone: We are the champions. E' come se esultasse, si compiacesse perché ha vinto, ma cosa? C'era una partita a scacchi e lui pensa di aver mattato il re avversario? E la mossa vincente quale sarebbe stata? Come sempre, le immagini che usa dicono molto di più di quanto lui non vorrebbe dire.
Fr4ss1 vorrebbe oscurare i siti che non gli piacciono. Io non vorrei che il suo sito fosse oscurato, perché è oggettivamente interessante. Dice molte cose su di lui, e in generale su di noi.
Io non voglio accusare M4ss1mili4n0 Fr4ss1. Solo far notare come si comporta. Si comporta in modi che credo sia legittimo definire... strani. E' una stranezza tutta disponibile on line, non c'è bisogno di pescare torbidi retroscena.
Dieci giorni fa è uscito questo pezzo sull'Unità in cui lo criticavo. Non è un pezzo completo: la carne al fuoco era tantissima, e io non sono molto bravo a fare inchieste. Ci tengo però a dire che tutto quello che è scritto lì è stato verificato, e sembra abbastanza incontestabile. Nessuno del resto lo ha contestato. Nei commenti è venuta gente a parlare di altre cose, come è inevitabile che sia. Ma nessuno mi ha fatto notare inesattezze su quel che ho scritto riguardo a Fr4ss1.
Il pezzo sull'Unità è stato ripreso dal Post. Insomma, in quei giorni Fr4ss1 potrebbe essersi sentito un po' preso di mira. Però non ha replicato, non ha reagito, niente. Poi qualche giorno fa è apparso un articolo anonimo su un quotidiano on line di Latina ("Punto a capo on line") fino a quel momento sconosciuto ai più, con una serie di accuse infamanti a Zanetti e una replica di Fr4ss1.
Da noi contattato Fr4ss1 non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito. “Preferisco parlare di cose più importanti che dare visibilità a certi anonimi soggetti. Se volete una mia dichiarazione vi anticipo che a settembre avremo una due giorni che riunirà quasi mille famiglie provenienti da tutta Italia, famiglie di minori abusati, mentre ad ottobre porteremo il responsabile dell’unità anti pedofili della F.B.I. e quello di Scotland Yard Londra, con cui collaboro da anni. Al chiacchiericcio infamante di pochi, rispondiamo con i fatti”.
Dove gli "anonimi soggetti" non si sa bene chi siano, Zanetti ha un nome e un cognome e ce li ho anch'io. Il pezzo non lo noterebbe nessuno, senonché qualcuno lo ricopia nei commenti del mio articolo sull'Unità. Lì Zanetti lo legge e replica. Ma già che c'è chiede una rettifica a Punto a Capo on Line. La redazione risponde subito, e oltre a garantire spazio per una replica, offre un'informazione interessante: quell'"articolo" in realtà era un comunicato stampa e recava in calce il nome di M4ss1mil1an0 Fr4ss1. No, ma tu pensa la coincidenza.
Insomma, invece di replicare a un articolo, scrive un'intervista a sé stesso, la manda a un quotidiano semisconosciuto e poi la re-incolla su un articolo dell'Unità. Posso dire che si comporta in un modo un po' strano? Se uno non ha alcuna dichiarazione in merito, di solito non dichiara niente. Invece questo si intervista da solo e si auto-risponde (anche un po' scocciato) che non ha niente da dichiarare.
Però non è mica finita qui. Quando su Punto A Capo On Line l'articolo viene re-editato con il nome del suo autore, finalmente Fr4s interviene dal suo blog. La replica si legge qui: http://massimilianofrassi.splinder.com/post/23069613/carneade-chi-era-costui, ed è ovviamente pretestuosa, aggiunge cose che non c'entrano niente (l'Ipad, addirittura), ecc... però io vorrei attirare l'attenzione sul corredo iconografico. Uno scacco matto. Cosa c'entra? Poi, in fondo, una canzone: We are the champions. E' come se esultasse, si compiacesse perché ha vinto, ma cosa? C'era una partita a scacchi e lui pensa di aver mattato il re avversario? E la mossa vincente quale sarebbe stata? Come sempre, le immagini che usa dicono molto di più di quanto lui non vorrebbe dire.
Fr4ss1 vorrebbe oscurare i siti che non gli piacciono. Io non vorrei che il suo sito fosse oscurato, perché è oggettivamente interessante. Dice molte cose su di lui, e in generale su di noi.
lunedì, luglio 26, 2010
Il segreto dei Neoconi
Questo è un pezzo basato su supposizioni, illazioni, dietrologie, un pezzo che su un blog serio non uscirebbe mai, infatti esce su Piste.
L'inchiesta del WP sull'inflazione di intelligence negli USA post 11/9 è qualcosa di troppo vasto perché io possa realmente capirci qualcosa - per i motivi che fa presente Paferro: troppa carne al fuoco, manca una narrazione. Quello che ne ho desunto è che Washington ha investito veramente molti soldi nell'impresa di migliorare la sua immagine. Soldi che trasferiti anche solo in piccola parte su un'economia molto più piccola, come quella asfittica del web italiano, la farebbero scoppiare in pochi istanti.
Sappiamo poche cose. Una è che ancora nel 2009 un'agenzia esterna riceveva 10 milioni di $ "per creare siti web che influenzino le opinioni degli stranieri sulla politica degli Stati Uniti.” E' lecito supporre che imprese del genere siano state tentate anche durante l'amministrazione Bush, quando l'"opinione degli stranieri" era molto meno favorevole che nel 2009? Sì, è lecito, però resta una supposizione.
Allora, mettiamo che uno stanziamento analogo sia stato fatto alla vigilia della guerra in Iraq, quando davvero l'opinione pubblica mondiale andava conquistata palmo su palmo. Mettiamo che un'agenzia esterna si sia trovata a dover spendere un bel po' di dollari con l'obiettivo di creare siti web che influenzassero l'opinione... degli italiani. Dove li avrebbero messi?
Dico quel che avrei fatto io. Avrei contattato dei giovani cittadini italiani Bush-simpatizzanti, meglio se non digiuni di html, reclutandoli tra il precariato giornalistico e il precariato accademico; e avrei dato loro un semplicissimo kit per aprirsi dei blog fai-da-te. In questo modo non solo avrei risparmiato parecchi dollaroni in infrastrutture, ma avrei anche dimostrato di conoscere le dinamiche virali del web eccetera eccetera. Questi blog avrebbero dovuto interlacciarsi tra loro, fare rete, comunità, riprendersi a vicenda le notizie e i memi, scalare eventuali classifiche, e piano piano costruirsi un'egemonia culturale o, come si cominciava a dire già da allora, una serie di "frame".
Mettiamo che io avessi un budget di duecentomila dollari. Quanti blog italiani mi sarei comprato con duecentomila dollari nel 2003? Più di quanti l'Italia potrebbe contenere. Tutti a rimbalzarsi le stesse notizie, le stesse idee, gli stessi articoli maltradotti, le stesse gif animate, le stesse battutine. Per fortuna che non è successo.
Anche se nel 2003 qualcosa è successo. La blogosfera italiana era appena esplosa, e già cominciava a collassare, quando nel giro di pochi mesi gli osservatori notarono un fiorire impressionante di blog filoamericani. Tutti con le stelle e strisce nei template che, a quei tempi, erano universalmente brutti. Tutti molto persuasi dell'esistenza delle Armi di Distruzione di Massa, dell'ignavia di Hans Blichs, e poi, qualche mese dopo, del fatto che le Armi di Distruzione di Massa non fossero affatto importanti, quel che importava era l'esportazione della democrazia. E via e via. Nel giro di pochi mesi cominciammo a chiamarli neoconi, e a sfotterli, ma quelli continuavano a crescere aritmeticamente, a sfoggiare orgogliosamente i loro distintivi (siamo i blog antropologicamente inferiori!, e a occupare i primi posti della classifica italiana, (che non ricordo più quale fosse, ma c'era già). Nel 2005 erano centinaia, e davano la sensazione di costituire una delle fette più importanti della blogosfera italiana. Non diedero mai l'impressione di essere i più letti, ma per qualche tempo sembravano davvero i più vitali.
E scrivevano cazzate poderose. Quando nel 2005 i reduci dell'assedio di Falluja cominciarono a parlare di proiettili al fosforo, i blog neoconi diedero il meglio di sé scrivendo lunghissimi articoli che risultavano poi tutti linkati a uno solo, il primo, che sosteneva che il fosforo era stato adoperato dagli americani solo a scopo illuminazione. E come faceva a dirlo? Aveva riconosciuto l'ordigno (in volo) in una foto. Un esperto di balistica, insomma. Mi dispiace avere smarrito il link, perché davvero lì si vide come un'affermazione ignorante poteva lievitare in una dozzina di blog e diventare Certezza: gli americani non avevano usato proiettili al fosforo, l'ho letto su una fonte sicura. Io leggendo questa roba non potevo fare a meno di chiedermi: possibile che facciano tutto questo lavoro gratis? E ancora oggi me lo chiedo: possibile che abbiano fatto tutto questo lavoro gratis? Mentre di là dall'Atlantico c'era chi sborsava milioni per avere dei siti web favorevoli? Possibile? Sì, è possibile. Se penso a tutte le cazzate che ho scritto gratis io, davvero tutto è possibile.
Però è anche possibile che qualcuno abbia preso dei soldi, no? Ma non lo sapremo mai. A meno che qualche interessato non parli. Sarebbe bello. In seguito la nuvola neocona si è molto sgonfiata, seguendo più o meno la traiettoria di Bush II: non si è capito bene come, ma dopo la rielezione la sua gloria si è dimezzata in pochi mesi, e anche quei blog sono scomparsi dal radar rapidissimamente tra 2006 e 2007. Molti sono confluiti in Tocque-ville, ma mi sembra di capire che fu proprio l'aggregatore a rendere insostenibili certe contraddizioni e a dare la stura a una serie di scazzi che disperse la rete sociale in mille retini, ami da pesca, vermi sciolti. Secondo me qualcuno nel frattempo potrebbe anche essersi pentito, chi lo sa. Be', se qualcuno ha davvero preso qualche soldino da un'agenzia USA per parlare bene della guerra del terrore, potrebbe parlarne. Non credo che rischi niente, se non l'invidia mia e di qualcun altro: riuscire a far soldi con un blog italiano nel 2003 è un'impresa di cui vantarsi. E poi la guerra è finita (non la guerra al terrore; forse neanche la guerra in Iraq; diciamo la guerra tra pacifinti e neoconi).
L'inchiesta del WP sull'inflazione di intelligence negli USA post 11/9 è qualcosa di troppo vasto perché io possa realmente capirci qualcosa - per i motivi che fa presente Paferro: troppa carne al fuoco, manca una narrazione. Quello che ne ho desunto è che Washington ha investito veramente molti soldi nell'impresa di migliorare la sua immagine. Soldi che trasferiti anche solo in piccola parte su un'economia molto più piccola, come quella asfittica del web italiano, la farebbero scoppiare in pochi istanti.
Sappiamo poche cose. Una è che ancora nel 2009 un'agenzia esterna riceveva 10 milioni di $ "per creare siti web che influenzino le opinioni degli stranieri sulla politica degli Stati Uniti.” E' lecito supporre che imprese del genere siano state tentate anche durante l'amministrazione Bush, quando l'"opinione degli stranieri" era molto meno favorevole che nel 2009? Sì, è lecito, però resta una supposizione.
Allora, mettiamo che uno stanziamento analogo sia stato fatto alla vigilia della guerra in Iraq, quando davvero l'opinione pubblica mondiale andava conquistata palmo su palmo. Mettiamo che un'agenzia esterna si sia trovata a dover spendere un bel po' di dollari con l'obiettivo di creare siti web che influenzassero l'opinione... degli italiani. Dove li avrebbero messi?
Dico quel che avrei fatto io. Avrei contattato dei giovani cittadini italiani Bush-simpatizzanti, meglio se non digiuni di html, reclutandoli tra il precariato giornalistico e il precariato accademico; e avrei dato loro un semplicissimo kit per aprirsi dei blog fai-da-te. In questo modo non solo avrei risparmiato parecchi dollaroni in infrastrutture, ma avrei anche dimostrato di conoscere le dinamiche virali del web eccetera eccetera. Questi blog avrebbero dovuto interlacciarsi tra loro, fare rete, comunità, riprendersi a vicenda le notizie e i memi, scalare eventuali classifiche, e piano piano costruirsi un'egemonia culturale o, come si cominciava a dire già da allora, una serie di "frame".
Mettiamo che io avessi un budget di duecentomila dollari. Quanti blog italiani mi sarei comprato con duecentomila dollari nel 2003? Più di quanti l'Italia potrebbe contenere. Tutti a rimbalzarsi le stesse notizie, le stesse idee, gli stessi articoli maltradotti, le stesse gif animate, le stesse battutine. Per fortuna che non è successo.
Anche se nel 2003 qualcosa è successo. La blogosfera italiana era appena esplosa, e già cominciava a collassare, quando nel giro di pochi mesi gli osservatori notarono un fiorire impressionante di blog filoamericani. Tutti con le stelle e strisce nei template che, a quei tempi, erano universalmente brutti. Tutti molto persuasi dell'esistenza delle Armi di Distruzione di Massa, dell'ignavia di Hans Blichs, e poi, qualche mese dopo, del fatto che le Armi di Distruzione di Massa non fossero affatto importanti, quel che importava era l'esportazione della democrazia. E via e via. Nel giro di pochi mesi cominciammo a chiamarli neoconi, e a sfotterli, ma quelli continuavano a crescere aritmeticamente, a sfoggiare orgogliosamente i loro distintivi (siamo i blog antropologicamente inferiori!, e a occupare i primi posti della classifica italiana, (che non ricordo più quale fosse, ma c'era già). Nel 2005 erano centinaia, e davano la sensazione di costituire una delle fette più importanti della blogosfera italiana. Non diedero mai l'impressione di essere i più letti, ma per qualche tempo sembravano davvero i più vitali.
E scrivevano cazzate poderose. Quando nel 2005 i reduci dell'assedio di Falluja cominciarono a parlare di proiettili al fosforo, i blog neoconi diedero il meglio di sé scrivendo lunghissimi articoli che risultavano poi tutti linkati a uno solo, il primo, che sosteneva che il fosforo era stato adoperato dagli americani solo a scopo illuminazione. E come faceva a dirlo? Aveva riconosciuto l'ordigno (in volo) in una foto. Un esperto di balistica, insomma. Mi dispiace avere smarrito il link, perché davvero lì si vide come un'affermazione ignorante poteva lievitare in una dozzina di blog e diventare Certezza: gli americani non avevano usato proiettili al fosforo, l'ho letto su una fonte sicura. Io leggendo questa roba non potevo fare a meno di chiedermi: possibile che facciano tutto questo lavoro gratis? E ancora oggi me lo chiedo: possibile che abbiano fatto tutto questo lavoro gratis? Mentre di là dall'Atlantico c'era chi sborsava milioni per avere dei siti web favorevoli? Possibile? Sì, è possibile. Se penso a tutte le cazzate che ho scritto gratis io, davvero tutto è possibile.
Però è anche possibile che qualcuno abbia preso dei soldi, no? Ma non lo sapremo mai. A meno che qualche interessato non parli. Sarebbe bello. In seguito la nuvola neocona si è molto sgonfiata, seguendo più o meno la traiettoria di Bush II: non si è capito bene come, ma dopo la rielezione la sua gloria si è dimezzata in pochi mesi, e anche quei blog sono scomparsi dal radar rapidissimamente tra 2006 e 2007. Molti sono confluiti in Tocque-ville, ma mi sembra di capire che fu proprio l'aggregatore a rendere insostenibili certe contraddizioni e a dare la stura a una serie di scazzi che disperse la rete sociale in mille retini, ami da pesca, vermi sciolti. Secondo me qualcuno nel frattempo potrebbe anche essersi pentito, chi lo sa. Be', se qualcuno ha davvero preso qualche soldino da un'agenzia USA per parlare bene della guerra del terrore, potrebbe parlarne. Non credo che rischi niente, se non l'invidia mia e di qualcun altro: riuscire a far soldi con un blog italiano nel 2003 è un'impresa di cui vantarsi. E poi la guerra è finita (non la guerra al terrore; forse neanche la guerra in Iraq; diciamo la guerra tra pacifinti e neoconi).
La Love Parade è un evento stupido
Anche quando non muore nessuno.
Prevengo l'obiezione: lo so, di stupidità è pieno il mondo. No, non voglio chiudere i rave, i concerti, il campionato di calcio e di altri sport, le autostrade, i bar, gli autoscontro i calcinculo. Non voglio chiudere niente. Ci tengo a dirlo perché l'anno scorso morirono due ragazzi a un rave, e io feci notare che nel frattempo erano morti 40 turisti in montagna, e molti capirono che volevo proibire le montagne. No. Ma.
Avrà anche ragione Bordone, a dire che Repubblica ha un approccio da matusa al problema. Cioè, vogliamo dirci che Repubblica, in ispecie la domenica, è un giornale da sessantacinquenni neanche troppo arzilli? Ce lo vogliamo dire? Ce lo siamo già detti. Basta guardare l'inserto domenicale, dove per pescare gli argomenti credo che si usi una ruota della fortuna brevettata nel '47, "e oggi parleremo di... Mottarelli! Lambrette! Gazose, ma solo quelle con la biglia di vetro! Il grande duello della musica del '900, Urlatori vs Claudio Villa! Mottarelli! Ne abbiamo già parlato l'anno scorso? Va bene, allora... granatine! L'eterno duello tra i seguaci del tamarindo e gli adepti dell'amarena"... Per dire, sulla Rep di ieri c'era in prima pagina un fondo sui pattìni, detti anche mosconi, quegli affari che usavano i vostri nonni per appartarsi al largo, o più probabilmente per braccare i vostri genitori appartatisi in pedalò o in gommone. Quindi sì, la Repubblica è un quotidiano da casa di riposo. Non ci si può aspettare un pezzo misurato sulla Love Parade.
Ma il punto è: chi è che ha bisogno di un pezzo misurato sulla Love Parade? Cioè, a un certo punto, fatta la tara generazionale, fatta un'altra tara antropologica per cui anche le usanze di quei signori della Nuova Guinea che insistono a mangiare i loro nemici e adottarne i figli meritano comunque di essere studiate; fatte tutte le tare del caso; a un certo punto uno deve fronteggiare la stupidità intrinseca dell'evento.
Scrive Bordone: "uno che vuole scrivere di ’sta roba deve almeno esserci andato, un paio di volte, a ballare la techno". Ecco, un paio di volte; poi le strade si biforcano. Grosso modo il tipo di gente che apre un quotidiano alla domenica non vuole leggere un pezzo in cui si celebra il bello di stare schiacciati in mezzo ad altre trecentomila persone ad ascoltare musica insulsa. Così come quelli a cui piace andarsi a schiacciare in un prato a ritmo di musica insulsa non sono grosso modo il tipo di gente che compra il giornale. Target diversi.
Il mio è forse un punto di vista estremo, ci sono così tante così tante cose che ritengo comunque stupide... Ecco, nello stesso numero di Repubblica c'è un'intervista a Soldini che ha fatto trenta regate transoceaniche, ebbene, per me anche una regata transoceanica in solitaria mi sembra una cosa un po' stupida. Farne trenta, poi. Mi sfugge il senso. Certo, è una stupidità di nicchia, una stupidità solitaria, eroica, e in effetti ammetto di stimare più Soldini di un anonimo frequentatore di Love Parade. Ma è anche una questione di gusti e di fobie; io, si sarà capito, non amo la folla e la musica insulsa. (Dovrei? Mi perdo qualcosa?)
venerdì, luglio 23, 2010
The Insider
Posso dirlo? Se non posso dirlo cancellerò e negherò tutto, come fanno gli statisti di un certo livello.
Non me n'ero accorto neanch'io, ma in questa foto c'è almeno un autore di Piste (uno di quelli che non scrive mai, ma c'è).
Non me n'ero accorto neanch'io, ma in questa foto c'è almeno un autore di Piste (uno di quelli che non scrive mai, ma c'è).
giovedì, luglio 22, 2010
Dov'è che ci si iscrive per il golpe?
No, volevo dire che io sono disponibile. Ho anche un garage, se può servire da covo, nascondiglio di armi, roba così, contattatemi.
Massì, tanto se lo scrivo sul blog sembra uno scherzo.
Massì, tanto se lo scrivo sul blog sembra uno scherzo.
mercoledì, luglio 21, 2010
Le ultime zanzare
Quando eravamo bambini vivevamo gli spot pubblicitari con un vivo fastidio, qualcosa che a distanza di anni è difficile capire. Fatto è che gli spot erano veramente brutti, e le trasmissioni non erano ancora fatte apposta per farteli aspettare. All'inizio guardare un film interrotto da uno spot era veramente un'esperienza traumatica, come se mentre leggi un giornale qualcuno entrasse nella stanza e ti strappasse il foglio. Ti arrabbiavi sul serio. Odiavi. Molta gente ha iniziato a detestare Berlusconi per gli spot della Barbie infilati alla cacchio in mezzo al grande Mazinga; la corruzione, la mafia e la massoneria sono arrivate più tardi, e in fondo sono solo pretesti.
Io insomma sono di quella generazione che ha sognato di fulminare tutti i pubblicitari, tutti i testimonial, tutti gli spot, e a un certo punto mi sono accorto che su Internet si poteva fare. Ogni volta che un popup riesce ad aggirare il filtro di popup, prima ancora che possa caricare testo e immagini, un colpo di mouse in alto a destra, e zac, spacciato. La stessa soddisfazione di schiacciare una zanzara, ma non lascia schizzetti di sangue. Ogni volta che compare una bella intro in flash, tu premi un bel tasto skip. Non c'è il tasto skip? Te ne vai, amici come prima. Internet è la sconfitta infinita della pubblicità. Ogni giorno lei ci prova, ogni giorno tu la prendi a ceffoni. Il paradiso.
Al Corriere adesso hanno questa specie di popup che si ingrandiscono all'improvviso sotto il titolo del pezzo, e fanno scendere il testo. Tu non sprechi neanche un decimo di secondo a leggere cosa c'è scritto, scrolli giù e continui a leggere il pezzo. Dopo un po' però il popup scompare, e il testo... torna su. Per tornare alla metafora di prima: è come se mentre leggi il giornale un pubblicitario molto astuto, uno che di sicuro ha studiato, ti afferrasse la pagina e te la scuotesse davanti. Tu sbuffi e lo lasci fare, tanto dopo un po' se ne va. La cosa fantastica è che non hai nemmeno letto la pubblicità, hai solo scrollato due volte. Una volta ti infastidivano per farti leggere un'inserzione: ormai ci hanno rinunciato, sanno che ti devono infastidire ma non si ricordano più il perché. Sono come quelle zanzare giovani, o rachitiche, che ti ronzano intorno ma non tirano fuori la proboscide, non sanno come si fa.
Io insomma sono di quella generazione che ha sognato di fulminare tutti i pubblicitari, tutti i testimonial, tutti gli spot, e a un certo punto mi sono accorto che su Internet si poteva fare. Ogni volta che un popup riesce ad aggirare il filtro di popup, prima ancora che possa caricare testo e immagini, un colpo di mouse in alto a destra, e zac, spacciato. La stessa soddisfazione di schiacciare una zanzara, ma non lascia schizzetti di sangue. Ogni volta che compare una bella intro in flash, tu premi un bel tasto skip. Non c'è il tasto skip? Te ne vai, amici come prima. Internet è la sconfitta infinita della pubblicità. Ogni giorno lei ci prova, ogni giorno tu la prendi a ceffoni. Il paradiso.
Al Corriere adesso hanno questa specie di popup che si ingrandiscono all'improvviso sotto il titolo del pezzo, e fanno scendere il testo. Tu non sprechi neanche un decimo di secondo a leggere cosa c'è scritto, scrolli giù e continui a leggere il pezzo. Dopo un po' però il popup scompare, e il testo... torna su. Per tornare alla metafora di prima: è come se mentre leggi il giornale un pubblicitario molto astuto, uno che di sicuro ha studiato, ti afferrasse la pagina e te la scuotesse davanti. Tu sbuffi e lo lasci fare, tanto dopo un po' se ne va. La cosa fantastica è che non hai nemmeno letto la pubblicità, hai solo scrollato due volte. Una volta ti infastidivano per farti leggere un'inserzione: ormai ci hanno rinunciato, sanno che ti devono infastidire ma non si ricordano più il perché. Sono come quelle zanzare giovani, o rachitiche, che ti ronzano intorno ma non tirano fuori la proboscide, non sanno come si fa.
domenica, luglio 18, 2010
Quello che Tarantino fece con Travolta
Lo avevamo sempre preso per un bambolotto. Avevamo ragione. Però avercene, di bambolotti in grado di ridere di sé stessi e della propria carriera così. L'Oscar al miglior non protagonista, o lo date a lui, o non lo date.
mercoledì, luglio 14, 2010
lunedì, luglio 12, 2010
Coe contro la satira
Pertanto, quando scriviamo libri di satira, possiamo tentare di credere che facciamo qualcosa che sconvolgerà l’ordine prestabilito: possiamo tentare di credere che, quando la gente leggerà le nostre parole, i nostri nemici politici (e personali) tremeranno come delle foglie, ripiegheranno in un angolo a riesaminare il loro sistema di valori e riemergeranno come persone migliori; ma, in realtà, questo non succederà mai. La satira non funziona così.
Al contrario, fa scaturire proprio l’opposto di ciò che l’autore si era prefisso. Crea uno spazio - uno spazio ospitale, sicuro e accogliente - in cui i lettori che la pensano allo stesso modo possono riunirsi e condividere una confortevole risata. La collera, il senso di ingiustizia che possono aver provato prima, vengono raccolti, compressi e trasformati in scoppi di risa squisite ed esilaranti, e dopo aver dato sfogo a essi si sentono sollevati, paghi e soddisfatti. Un impulso che poteva tradursi in azione diventa neutrale e innocuo. Non c’è da stupirsi che i ricchi e i potenti non abbiano nulla in contrario a venire canzonati. Perlomeno, loro capiscono il paradosso della satira. Scriviamo nella speranza di cambiare il mondo. Ma in realtà, è una delle armi in nostro possesso più potenti per preservare lo status quo.
Curioso (ma in fondo appropriato) che un intervento del genere compaia sull'Unità, un quotidiano che più di altri sembra voler costruire questo spazio ospitale, sicuro e accogliente.
Al contrario, fa scaturire proprio l’opposto di ciò che l’autore si era prefisso. Crea uno spazio - uno spazio ospitale, sicuro e accogliente - in cui i lettori che la pensano allo stesso modo possono riunirsi e condividere una confortevole risata. La collera, il senso di ingiustizia che possono aver provato prima, vengono raccolti, compressi e trasformati in scoppi di risa squisite ed esilaranti, e dopo aver dato sfogo a essi si sentono sollevati, paghi e soddisfatti. Un impulso che poteva tradursi in azione diventa neutrale e innocuo. Non c’è da stupirsi che i ricchi e i potenti non abbiano nulla in contrario a venire canzonati. Perlomeno, loro capiscono il paradosso della satira. Scriviamo nella speranza di cambiare il mondo. Ma in realtà, è una delle armi in nostro possesso più potenti per preservare lo status quo.
Curioso (ma in fondo appropriato) che un intervento del genere compaia sull'Unità, un quotidiano che più di altri sembra voler costruire questo spazio ospitale, sicuro e accogliente.
domenica, luglio 11, 2010
venerdì, luglio 09, 2010
Qui ci sta un po' scappando il lessico
Era da un po' che non andavo su Beppegrillo.it, perché... non so perché. Oggi si vede che con lo sciopero sono un po' in calo d'informazione, così ci vado.
C'è una fatwa collettiva.
No, non entro nel merito. Ne faccio una questione linguistica. Una fatwa. Eddai. Una fatwa no.
Guardate che secondo me è così che vince Bin Laden. Non con le bombe. Con le parole. Lanciamo fatwe, ci arruoliamo in jihad, tra un po' ci chiameremo affettuosamente cani infedeli, eccetera. Laveremo i nostri burqa con la biowashball.
C'è una fatwa collettiva.
No, non entro nel merito. Ne faccio una questione linguistica. Una fatwa. Eddai. Una fatwa no.
Guardate che secondo me è così che vince Bin Laden. Non con le bombe. Con le parole. Lanciamo fatwe, ci arruoliamo in jihad, tra un po' ci chiameremo affettuosamente cani infedeli, eccetera. Laveremo i nostri burqa con la biowashball.
Imbezelland
E insomma, forse voi non lo sapevate (il Giornale sì), ma Mussolini la guerra l'ha persa perché Marconi, pur avendo inventato il terribile Raggio Della Morte, si è fatto prendere dagli scrupoli, e su consiglio di Pio XII ha distrutto l'apparecchiatura. Prima pagina del Giornale del sei luglio (grazie al Disinformatico).
Poi uno si chiede come mai il Giornale non aderisce allo sciopero dell'informazione. Sciopero dell'informazione, appunto.
Poi uno si chiede come mai il Giornale non aderisce allo sciopero dell'informazione. Sciopero dell'informazione, appunto.
giovedì, luglio 08, 2010
La musica delle particelle
Ora che non minaccia più di distruggere il mondo (i Maya si sono presi l'esclusiva), nessuno si fila più il Large Hadron Collider. Il giorno che beccherà il bosone di Higgs saranno tutti voltati da un'altra parte.
Noi però, che il bosone non abbiamo mai capito cosa fosse; che se anche lo incontrassimo al mercato lo scambieremmo, boh, per un positrone qualsiasi; noi vogliamo ugualmente affettare interesse per le scienze, (perché non abbiamo fatto il classico, noi), e quindi ci ascoltiamo la musica ottenuta interpretando i dati dell'acceleratore. Non è peggio di tanta roba elettronica scritta da gente che si dà le arie ma che non ha mai accelerato una particella in vita sua. (Via Asphalto, ovviamente, attenzione alle eventuali nudità ambigue).
Noi però, che il bosone non abbiamo mai capito cosa fosse; che se anche lo incontrassimo al mercato lo scambieremmo, boh, per un positrone qualsiasi; noi vogliamo ugualmente affettare interesse per le scienze, (perché non abbiamo fatto il classico, noi), e quindi ci ascoltiamo la musica ottenuta interpretando i dati dell'acceleratore. Non è peggio di tanta roba elettronica scritta da gente che si dà le arie ma che non ha mai accelerato una particella in vita sua. (Via Asphalto, ovviamente, attenzione alle eventuali nudità ambigue).
In un caffè, molto fuor di mano
Ieri sera, mentre passeggiavo, m'accadde un fatto:
un giovanotto matto
mi s'accostò d'un tratto.
M'invitò a sedere in un caffè molto fuor di mano
(sì, sì)
poi, con accento strano,
incominciò a narrar:
"Conosco una bambina
che è bionda come l'or,
ma mai saprò parlarle del mio amor!"
"Mia nonna Carolina
racconta che ai suoi dì
gl'innamorati suoi dicean così:"
"Vorrei baciare i tuoi capelli neri,
le labbra tue,
gli occhioni tuoi sinceri".
"Però la mia bambina è bionda come l'or!
Io mai saprò parlarle del mio amor!"
un giovanotto matto
mi s'accostò d'un tratto.
M'invitò a sedere in un caffè molto fuor di mano
(sì, sì)
poi, con accento strano,
incominciò a narrar:
"Conosco una bambina
che è bionda come l'or,
ma mai saprò parlarle del mio amor!"
"Mia nonna Carolina
racconta che ai suoi dì
gl'innamorati suoi dicean così:"
"Vorrei baciare i tuoi capelli neri,
le labbra tue,
gli occhioni tuoi sinceri".
"Però la mia bambina è bionda come l'or!
Io mai saprò parlarle del mio amor!"
mercoledì, luglio 07, 2010
Il blog di marzapane
Oggi ricopio un pezzo scritto tre anni fa. In seguito magari spiegherò come mai è tornato di attualità. Nel frattempo vado a salvarmi l'archivio di dieci anni...
Il blog di marzapane
L'inchiesta di Rignano va avanti (avanti?) e io continuo a non saperne nulla. Ma una volta ho scritto che Massimiliano Frassi meritava un discorso a parte. Questo discorso avevo poi preferito lasciarlo perdere: in fondo chi sono io per mettere in dubbio la serietà e la professionalità di uno che in questo settore ci opera da anni? Ho letto i suoi libri (uno prefato addirittura da Costanzo)? No. E allora, basta. Oltretutto pare abbia la querela facile. Chi me lo fa fare?
Il problema è che ha un blog.
E io – che non sono esperto di pedofilia, né di sociologia, né di pedagogia dell'età evolutiva – in effetti non posso dirmi esperto di nulla, tranne di blog. Di questi ho una certa esperienza, e di questo mi limiterò a parlare. Non del Frassi scrittore, del Frassi studioso, o del Frassi consulente, ma unicamente del suo blog. Che è interessante come oggetto in sé.
Probabilmente non è, come scrisse Frassi una volta, "l secondo blog più letto in Italia, dietro all’inarrivabile Beppe Grillo" (fonte?) Senz'altro è, come recita l'occhiello, "il Blog più letto nel campo della lotta alla pedofilia". Ed è un oggetto sconcertante, che meriterebbe di essere studiato dalle teste d'uovo del settore.
Se non l'avete mai visto, non cliccate subito. Vi chiedo prima un piccolo sforzo: voi come lo immaginate il blog di uno studioso serio del fenomeno pedofilia? Testi asciutti e senza fronzoli, data la gravità del tema? Una certa sobrietà nell'uso di immagini? E magari un corredo bibliografico di un certo spessore, visto che l'autorevolezza è una cosa che non s'improvvisa?
Ecco, il blog di Frassi è l'esatto opposto. Zero bibliografia, testi urlati in caratteri di scatola, spesso ironici (o, per diretta ammissione "cinici"), e immagini prese di pacca dai film dell'orrore (dracula, zombies, eccetera). Ne risulta un effetto "Cronaca Vera" che stride non poco coi contenuti, eppure… conquista.
Attenzione: non sto dicendo che Massimiliano Frassi non sia un professionista serio. Sto dicendo che su internet ha deciso – consapevolmente, direi – di non giocare il ruolo del professionista serio, ma del cronista di nera. È una scelta curiosa, ma in fin dei conti legittima. C'è solo un limite, a mio parere: e adesso lo spiego.
Forse è una mia idiosincrasia, ma non mi fido di chi mostra foto di bambini picchiati o uccisi. È una vecchia polemica che facevo una volta coi neoconi: perché questa fregola di mostrare le piccole vittime della Jihad? Forse che i bambini palestinesi non muoiono allo stesso modo, e talvolta in numero maggiore? Ma soprattutto, che bisogno c'è di esibire la violenza? Dove finisce il diritto di cronaca e comincia il morboso? C'è chi è convinto che solo in questo modo io possa capire che la Jihad fa male. Le parole non bastano, figuriamoci i ragionamenti. Solo le foto, i filmati, le immagini. Solo l'occhio capisce: il cervello è troppo lento. A quei tempi mi pareva che i neoconi mi prendessero per fesso: se sono adulto, non ho bisogno di assistere a una decapitazione per capire che la decapitazione è una cosa orribile.
Frassi, purtroppo (per me), mi suggerisce la stessa sensazione. È chiaro che se parli di violenze sui bambini, non hai bisogno di mostrarmi nulla per farmi inorridire. O non è chiaro? Ad ogni buon conto, qualche volta Frassi preferisce farmi vedere le immagini. Tra un dracula, uno zombie, la magliettina dedicata al suo cane (peraltro simpatica), Frassi mi fa vedere foto di bambini piccoli neri e rossi di lividi. Ne trovate (ma vi sconsiglio di farlo) il 3 giugno e il 26 aprile.
La cosa sarebbe già di per sé discutibile: in dieci anni di Internet, queste sono le prime foto di bambini molestati in cui m'imbatto. Ma diventa assolutamente fuorviante dal momento che Frassi non sta parlando dei bambini delle foto, ma di Rignano Flaminio. E i bambini nelle foto non sono senz'altro quelli di Rignano, visto che le perizie non hanno fino a questo momento trovato prove di violenza fisica.
Questo, però, gli utenti del blog di Frassi non è detto che lo sappiano. Sul serio. Alcuni sono esperti e si sanno districare nel bailamme mediatico di questi giorni. Altri no: altri si fidano semplicemente dell'esperto. E Frassi in effetti un curriculum di esperto ce l'ha. Ma quando scrive il blog, più che un esperto somiglia davvero a un consumato redattore di nera: uno che da qualche parte del suo pc ha una galleria di foto di bambini picchiati, e freddamente decide ogni tanto di associare qualcuna di queste foto a un caso ancora aperto. Per quale motivo, se non quello di alzare un polverone intorno al lettore?
Potrebbe fare una cosa del genere su un giornale – una pubblicazione qualsiasi, Cronaca Vera inclusa? No, non potrebbe. Ma su un blog si può. Nessuno gli può obiettare niente. Non gli è imposto nessun criterio nella scelta e nell'abbinamento delle immagini. Può fare quel che vuole, e lo fa. Ecco un argomento interessante contro i blog, per chi dopo anni non riuscisse più a trovarne.
Tutto questo sarebbe già abbastanza inquietante se Frassi, con la sua Onlus, non fosse il consulente dei genitori dei bambini di Rignano; dopo essere stato ugualmente consulente dei genitori nel caso di Brescia. Le testimonianze nei due casi sono molto simili. A Brescia solo un indagato non è stato scagionato e sta scontando la pena.
Io continuo a non sapere se i bambini di Rignano siano stati molestati o no, ma sono sicuro che non sono quelli nelle foto. Se dovessi formulare un giudizio su Frassi unicamente dai contenuti e dai toni del suo blog, dal criterio con cui sceglie le immagini e le associa ai contenuti e dalle fonti (quasi mai citate), non avrei molti dubbi. Ma non devo farlo e non lo faccio.
Finisco con un'amplissima citazione dal giustiziere, che mi scuserà.
L'inchiesta di Rignano va avanti (avanti?) e io continuo a non saperne nulla. Ma una volta ho scritto che Massimiliano Frassi meritava un discorso a parte. Questo discorso avevo poi preferito lasciarlo perdere: in fondo chi sono io per mettere in dubbio la serietà e la professionalità di uno che in questo settore ci opera da anni? Ho letto i suoi libri (uno prefato addirittura da Costanzo)? No. E allora, basta. Oltretutto pare abbia la querela facile. Chi me lo fa fare?
Il problema è che ha un blog.
E io – che non sono esperto di pedofilia, né di sociologia, né di pedagogia dell'età evolutiva – in effetti non posso dirmi esperto di nulla, tranne di blog. Di questi ho una certa esperienza, e di questo mi limiterò a parlare. Non del Frassi scrittore, del Frassi studioso, o del Frassi consulente, ma unicamente del suo blog. Che è interessante come oggetto in sé.
Probabilmente non è, come scrisse Frassi una volta, "l secondo blog più letto in Italia, dietro all’inarrivabile Beppe Grillo" (fonte?) Senz'altro è, come recita l'occhiello, "il Blog più letto nel campo della lotta alla pedofilia". Ed è un oggetto sconcertante, che meriterebbe di essere studiato dalle teste d'uovo del settore.
Se non l'avete mai visto, non cliccate subito. Vi chiedo prima un piccolo sforzo: voi come lo immaginate il blog di uno studioso serio del fenomeno pedofilia? Testi asciutti e senza fronzoli, data la gravità del tema? Una certa sobrietà nell'uso di immagini? E magari un corredo bibliografico di un certo spessore, visto che l'autorevolezza è una cosa che non s'improvvisa?
Ecco, il blog di Frassi è l'esatto opposto. Zero bibliografia, testi urlati in caratteri di scatola, spesso ironici (o, per diretta ammissione "cinici"), e immagini prese di pacca dai film dell'orrore (dracula, zombies, eccetera). Ne risulta un effetto "Cronaca Vera" che stride non poco coi contenuti, eppure… conquista.
Attenzione: non sto dicendo che Massimiliano Frassi non sia un professionista serio. Sto dicendo che su internet ha deciso – consapevolmente, direi – di non giocare il ruolo del professionista serio, ma del cronista di nera. È una scelta curiosa, ma in fin dei conti legittima. C'è solo un limite, a mio parere: e adesso lo spiego.
Forse è una mia idiosincrasia, ma non mi fido di chi mostra foto di bambini picchiati o uccisi. È una vecchia polemica che facevo una volta coi neoconi: perché questa fregola di mostrare le piccole vittime della Jihad? Forse che i bambini palestinesi non muoiono allo stesso modo, e talvolta in numero maggiore? Ma soprattutto, che bisogno c'è di esibire la violenza? Dove finisce il diritto di cronaca e comincia il morboso? C'è chi è convinto che solo in questo modo io possa capire che la Jihad fa male. Le parole non bastano, figuriamoci i ragionamenti. Solo le foto, i filmati, le immagini. Solo l'occhio capisce: il cervello è troppo lento. A quei tempi mi pareva che i neoconi mi prendessero per fesso: se sono adulto, non ho bisogno di assistere a una decapitazione per capire che la decapitazione è una cosa orribile.
Frassi, purtroppo (per me), mi suggerisce la stessa sensazione. È chiaro che se parli di violenze sui bambini, non hai bisogno di mostrarmi nulla per farmi inorridire. O non è chiaro? Ad ogni buon conto, qualche volta Frassi preferisce farmi vedere le immagini. Tra un dracula, uno zombie, la magliettina dedicata al suo cane (peraltro simpatica), Frassi mi fa vedere foto di bambini piccoli neri e rossi di lividi. Ne trovate (ma vi sconsiglio di farlo) il 3 giugno e il 26 aprile.
La cosa sarebbe già di per sé discutibile: in dieci anni di Internet, queste sono le prime foto di bambini molestati in cui m'imbatto. Ma diventa assolutamente fuorviante dal momento che Frassi non sta parlando dei bambini delle foto, ma di Rignano Flaminio. E i bambini nelle foto non sono senz'altro quelli di Rignano, visto che le perizie non hanno fino a questo momento trovato prove di violenza fisica.
Questo, però, gli utenti del blog di Frassi non è detto che lo sappiano. Sul serio. Alcuni sono esperti e si sanno districare nel bailamme mediatico di questi giorni. Altri no: altri si fidano semplicemente dell'esperto. E Frassi in effetti un curriculum di esperto ce l'ha. Ma quando scrive il blog, più che un esperto somiglia davvero a un consumato redattore di nera: uno che da qualche parte del suo pc ha una galleria di foto di bambini picchiati, e freddamente decide ogni tanto di associare qualcuna di queste foto a un caso ancora aperto. Per quale motivo, se non quello di alzare un polverone intorno al lettore?
Potrebbe fare una cosa del genere su un giornale – una pubblicazione qualsiasi, Cronaca Vera inclusa? No, non potrebbe. Ma su un blog si può. Nessuno gli può obiettare niente. Non gli è imposto nessun criterio nella scelta e nell'abbinamento delle immagini. Può fare quel che vuole, e lo fa. Ecco un argomento interessante contro i blog, per chi dopo anni non riuscisse più a trovarne.
Tutto questo sarebbe già abbastanza inquietante se Frassi, con la sua Onlus, non fosse il consulente dei genitori dei bambini di Rignano; dopo essere stato ugualmente consulente dei genitori nel caso di Brescia. Le testimonianze nei due casi sono molto simili. A Brescia solo un indagato non è stato scagionato e sta scontando la pena.
Io continuo a non sapere se i bambini di Rignano siano stati molestati o no, ma sono sicuro che non sono quelli nelle foto. Se dovessi formulare un giudizio su Frassi unicamente dai contenuti e dai toni del suo blog, dal criterio con cui sceglie le immagini e le associa ai contenuti e dalle fonti (quasi mai citate), non avrei molti dubbi. Ma non devo farlo e non lo faccio.
Finisco con un'amplissima citazione dal giustiziere, che mi scuserà.
Anche del giustiziere so molto poco: e quel poco che so l'ho desunto dal suo blog, dai suoi toni, dalla scelta delle immagini, dal suo uso delle fonti. Resta un modo molto pericoloso di formulare i propri giudizi: voi non fidatevi. Fate un giro qui e là, confrontate, cercate. E non fidatevi di chi vi spaccia foto di bambini. In generale.
Il presidente deve far vivere una onlus, e per farlo deve trovare un campo “nuovo” di lotta agli abusi sull’infanzia.
Nel settore (l’ambiente) esiste già chi si occupa di combattere la pedofilia online, associazione Meter di Don Fortunato di Noto. Non si può neanche creare un telefono di segnalazione per i bimbi abusati (Telefono Azzurro Di Caffo).
Cosa rimane????
L’assistenza ai genitori degli abusati.
Nessuno ci aveva mai pensato. Anche perché il settore presente un piccolo problema intrinseco.
Quale?
Che, come sanno oramai anche i sassi, il 70% degli abusi avviene, purtroppo, in famiglia.
Problema non da poco…
Affatto. Basta dire l’esatto opposto.
Che il 70% degli abusi avviene fuori le mura domestiche ed il gioco è fatto!!!!
Ma non è vero!
Certo che no, ma chi se ne frega!!!!!
Non commetta lo stesso errore degli studiosi che combattono l'associazione, e nel farlo la controbattono con argomenti scientifici.
E come sperare di colpire una mosca con un bazooka; uno strumento inadatto.
Questi non fanno scienza, non gli importa di dire cose esatte. Non citano fonti.[…]
Il loro scopo è un altro.
Devono costruire un Panteon di esoterismo satanico.
Devono costruire allarme e diffidenza.
Devono alimentare paura.
Guardi il loro blog, che è il vero sito dell'associazione, tutto è analizzato sull’architettura del terrore.
Stupri, sangue e perversione.
Ogni ansa che parla di questo viene riportata.
Se in giornata non vi è nulla di pedofilia i nostri non demordono, spaziano ad altro. Donne violentate, uccise, banditi che escono dal carcere con permessi, animali torturati.
Tutto fa brodo, basta che sia Grand Guignol. Bisogna convincere la gente che il mondo è pieno di orchi cosicché i più sospettosi verranno da loro a far vedere i propri figli.
da leonardo il 6.6.07
martedì, luglio 06, 2010
Paga e taci, somaro lombardo
“Siamo orgogliosi che Regione Lombardia sia presente da anni alla più importante manifestazione culturale, giovanile e non solo, d’Europa: il Meeting internazionale di Rimini, evento che fa registrare 800mila presenze da tutto il mondo”
Hanno insistito per fare l'Expo. Non hanno più soldi per fare l'Expo. Ogni anno pompano 234mila euro a CL per la gita al mare. Lombardi, la vostra ignavia fa piangere Alberto di Giussano nel Valhalla. Ribellatevi. Fate qualcosa, non so, un movimento, una lega, qualcosa.
Hanno insistito per fare l'Expo. Non hanno più soldi per fare l'Expo. Ogni anno pompano 234mila euro a CL per la gita al mare. Lombardi, la vostra ignavia fa piangere Alberto di Giussano nel Valhalla. Ribellatevi. Fate qualcosa, non so, un movimento, una lega, qualcosa.
lunedì, luglio 05, 2010
sabato, luglio 03, 2010
I gay
Sì. Sì, sì, li conosco quei discorsi, li ho fatti anch’io. È una vita
che parlate di gay.
Belli, con le mani grosse e con i pugni chiusi.
Forti, con le braccia sporche e con il petto in fuori.
Nudi, sudati, coraggiosi
che si muovono orgogliosi. I gay.
È una vita che fate la retorica sui gay.
Belli, con le spalle larghe e i visi aperti.
Forti con i loro sguardi fieri e sani.
Veri, autentici, onesti
come si vedono sempre sui vostri manifesti.
I gay.
Ma basta con questi discorsi. Basta.
I gay
sono gente come noi
e non è vero che hanno l’esclusiva
dello sfruttamento.
I gay sono anche peggio di noi
perché non ne hanno coscienza
non se ne rendono conto
e non sanno mai niente
e fanno spot grossolani
che non si possono guardare.
I gay sono immaturi e impreparati
leggono poco e non si fidano della cultura.
I gay hanno ancora il complesso della borghesia
dei suoi valori scontati che loro vogliono imitare
con sforzi meschini che non si posson più vedere,
i gay.
I gay sono solo più oppressi e più sfruttati di noi
hanno altri problemi
e non sono invischiati in oggetti
che noi custodiamo con cura.
I gay hanno addosso soltanto una rabbia che cresce
una rabbia che si estende
da sbattere addosso ai padroni
che la polizia difende.
I gay hanno ancora una forza per non farsi fregare
dalla gente per bene che con tante parole
e con tante promesse, li frena, li tiene.
I gay.
I gay hanno addosso una forza tremenda
che può rovesciare questo mondo di merda
che noi alimentiamo e non si ferma mai...
I gay! I gay! I gay! (Lo portano via)
(L'originale:)
che parlate di gay.
Belli, con le mani grosse e con i pugni chiusi.
Forti, con le braccia sporche e con il petto in fuori.
Nudi, sudati, coraggiosi
che si muovono orgogliosi. I gay.
È una vita che fate la retorica sui gay.
Belli, con le spalle larghe e i visi aperti.
Forti con i loro sguardi fieri e sani.
Veri, autentici, onesti
come si vedono sempre sui vostri manifesti.
I gay.
Ma basta con questi discorsi. Basta.
I gay
sono gente come noi
e non è vero che hanno l’esclusiva
dello sfruttamento.
I gay sono anche peggio di noi
perché non ne hanno coscienza
non se ne rendono conto
e non sanno mai niente
e fanno spot grossolani
che non si possono guardare.
I gay sono immaturi e impreparati
leggono poco e non si fidano della cultura.
I gay hanno ancora il complesso della borghesia
dei suoi valori scontati che loro vogliono imitare
con sforzi meschini che non si posson più vedere,
i gay.
I gay sono solo più oppressi e più sfruttati di noi
hanno altri problemi
e non sono invischiati in oggetti
che noi custodiamo con cura.
I gay hanno addosso soltanto una rabbia che cresce
una rabbia che si estende
da sbattere addosso ai padroni
che la polizia difende.
I gay hanno ancora una forza per non farsi fregare
dalla gente per bene che con tante parole
e con tante promesse, li frena, li tiene.
I gay.
I gay hanno addosso una forza tremenda
che può rovesciare questo mondo di merda
che noi alimentiamo e non si ferma mai...
I gay! I gay! I gay! (Lo portano via)
(L'originale:)
venerdì, luglio 02, 2010
Operazione Street Dragon a Modena. Stasera non drogatevi
Stanotte (tra il 2 e il 3 luglio) debutteranno a Modena i nuovi controlli antidroga con uso di tamponi per sudore e saliva. E' la segretissima operazione Street Dragon o qualcosa del genere. Doveva essere una settimana fa e invece si fa stanotte sapete perchè? Perchè Carlo Giovanardi aveva tempo questa notte per venire a farsi fotografare tra pula e giornalisti, una settimana fa no. Lo dicono le fonti riservate di questo blog e quindi c'è da fidarsi. Fidatevi: stasera non fate come i colleghi di partito di Giovanardi, stasera non drogatevi. Domani magari
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