Tanti anni fa la Groenlandia ghiacciò, e i Vichinghi decisero di morir di fame. Decisero loro, perché i loro vicini eschimesi, che non avevano problemi a mangiar pesce, sopravvissero. Ma la sola idea di cambiare la loro fiera dieta feriva la dignità degli orgogliosi Vichinghi.
Tanti anni fa, il Manifesto aveva un sito internet semplice e dignitoso. Credo che ancora nel 2001 fosse il miglior quotidiano italiano da leggere on line.
Poi hanno deciso di metterlo a posto, trasformandolo in un affare pretenzioso e sconclusionato, come piaceva a quei webdesigners, d'inizio secolo, quelli che "se l'utente non clicca non si diverte". Per dire, adesso per leggere un articolo bisogna cliccarci sopra tre volte. L'archivio continua a scomparire dopo una settimana, perché al lettore del Manifesto la Storia non interessa, lui è dinamico e vive nel presente. Io ho smesso di leggerlo, e in generale non lo linco (lincare qualcosa di destinato a scomparire?) Nel frattempo nel mondo reale i quotidiani digitalizzavano l'archivio (persino quelli italiani).
Ora il Manifesto chiude, e tra qualche anno nessuno si ricorderà più di loro, e della loro pazza idea di restare indipendenti su carta negli anni OO. Più duri delle querce che hanno fatto abbattere.
(Rivestiti, dai).
Il mondo senza manifesto (con la minuscola!) sarà un po' più povero. Ed io che ne sono stato affezionato lettore, spero ancora che possa farcela.
RispondiEliminaCerto che il mondo sarà un po' più povero, Erodoto. Ma l'ottusità con la quale il Manifesto si propone online non è scusabile, né giustificabile.
RispondiEliminaNon sono così convinto che un buon sito internet possa salvare un quotidiano cartaceo...
RispondiEliminaIl mondo senza manifesto sarà un po' più povero e soprattutto molto più disinformato, essendo il suddetto l'unico quotidiano decente in Italia.
RispondiEliminaTrarre dalla (pessima) organizzazione del suo sito internet motivo per pontificare le ragioni della sua (probabile ) sparizione è una (pessima) lezione di supponenza.
Perchè il sito di Repubblica (che mette online un decimo dei contenuti del cartaceo ma tutti comodamente consultabili "con un clic" e che comunque non pregiudica certo la sopravvivenza della testaat cartacea) vi sembra migliore?
In questi casi la voglia di bachettatura dell'esperto di format (e la poca conoscenza delle entrae pubblicitarie della cooperativa Il Manifesto) non hanno reso un buon servizio a Piste..
Cioè, non posso criticare la vocazione suicida del Manifesto finché non ho una nozione delle entrate pubblicitarie della cooperativa?
RispondiEliminaMi sembra che quelli stiano fallendo perché non hanno abbastanza margine sulle spese. Nelle economie occidentali accade questo.
Nelle economie socialiste di piano probabilmente un funzionario del Partito avrebbe sciolto la cooperativa 8 anni fa, mandando i tipografi a un corso di rieducazione informatica.
Il Manifesto è sempre stato un quotidiano con molte pretese intellettuali e una pessima correzione di bozze. Mi dispiace se ci siete cresciuti assieme, però state invecchiando anche voi.
Se non è chiaro: dovevano chiudere la tipografia 10 anni fa e fare tutto su internet. Oggi sarebbero quello che oggi è Beppe Grillo, e lo sarebbero meglio di lui. Però erano troppo fieri per farlo. Come i vichinghi.
Il manifesto è forse l’unico quotidiano veramente libero in Italia, e avrà mille difetti (i refusi! ma dài) ma fra tanti errori resta l’unico che non si fa dettare l’agenda da nessuno (es: più che dell’IVA sky si preoccupa dei tagli ai contributi per l’ambiente) e dove trovi notizie e commenti altrove inesistenti (inchieste serie, ecologia, oppure il caso Bianzino e il caso Aldrovandi, tanto per citare faccende care ai fan di Grillo, con approfondimenti veri, altro che le sue campagne del cazzo anti rumeni); soprattutto le pagine internazionali: per me sono i migliori a raccontare il mondo. Che abbiano enormi limiti nel sito web siamo tutti d’accordo, però “Orrido sito internet = osboleto = inutili e finiti = nessuno sai ricorderà più di loro”: scusa ma mi sembrano cazzate. Tanti si ricordano di loro, al punto che raccolgono quasi 2 milioni in pochi mesi. Consiglio l’intervista al media-guru Ito, parla proprio del tema del post http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/04-Dicembre-2008/art12.html.
RispondiEliminaInfine: il futuro è internet, ok, ma intanto il presente è anche ed ancora la carta, almeno in Italia, e temo che ci sia un po’ di snobismo autoreferenziale dietro alla totale centralità del www che anima tanti blogger. Sono solo idee mie, ovvio. Ed anche vecchie. Ma se avessero chiuso la tipografia 10 anni fa ora sarebbe davvero scomparsi. Detto questo, DATEGLI UNA MANO PER IL SITO, abbiate pietà
Gabriele, io non "trovo" nulla nel Manifesto, perché su internet l'archivio praticamente non esiste. Anche i ragnetti di google mi pare che lo scansino come la peste.
RispondiEliminaPossono fare tutte le ottime richieste che vogliono, ma se restano confinate su carta non entreranno più nella conversazione. Il che sta già avvenendo.
Il Manifesto è l'esempio di una comunità che ha deciso di autoescludersi. L'autoreferenziale sarei io? Cosa c'è di più autoreferenziale di una campagna fondi per autofinanziarsi? Il Manifesto persiste in una campagna autoreferenziale da dieci anni: aiutateci a chiederci anche l'anno prossimo di aiutarci. Non è neanche più economia del dono, è economia dell'elemosina.
Ho letto l'intervista a Ito. A un certo punto ricorda alla redazione del Manifesto che ci sono anche delle piattaforme per andare on line gratis. Ecco, in pratica gli sta dicendo che con blogger o wordpress possono aprire un sito decente in mezz'ora e a costo zero. Come cercare di spiegare ai Vichinghi che il pesce è buono da mangiare ed è pure gratis.
Gabriele, io sono abbastanza vecchio da ricordarmi di quella volta (e mi dicevano che non era neppure la prima) che si misero a chiagnere sullo stesso tono che sigh, se chiudiamo sparisce l'unicavoceliberanelquadrodellinformazioneomologata, sob, AIUTATECI, chiedendo gia' allora per una copia diecimila lire del vecchio conio.
RispondiEliminaE conosco personalmente gente che glielo scuci' sull'unghia, il deca per la copia-ricordo da Piccolo Manifestante Sostenitore. Tutte brave persone, per carita'; ma pur con tutta la stima, non gli farei amministrare il vano contatori del mio condominio.
A quanto riferisci, qualche pollo da spennare lo trovano ancora oggi (senza offesa per i simpatici pennuti, che almeno non pretendono di aver capito il mondo).
TheBlogger
(in ritardo, sorry) Resto dell'idea che un quotidiano oggi in Italia non possa vivere solo sul web (non a caso l'unico esperimento del genere che funziona a quanto pare è in Norvegia). E che un buon sito non basterebbe a salvarlo, come dice Erodoto. Questo non scusa il pessimo sito, ovvio. Però il web non sarebbe la famosa panacea. Poi, Anonimo, in Italia non esiste un quotidiano non dico autoprodotto, come il M., ma nemmeno con un editore puro alle spalle: ogni editore ha interessi economici finanziari e politici da sostenere. E il risultato - orrendo - si vede in edicola.
RispondiEliminaP.S. da ignorante: che è 'sto "piste"?