lunedì, settembre 29, 2008
domenica, settembre 28, 2008
domenica, settembre 21, 2008
Gaspar Torriero gone sarcastic
Ragionando con Elena avevamo pensato che, avendo posto, ospitare il pilota Alitalia direttamente a casa nostra sarebbe stato meglio, anche perché in Comune ci avevano giurato che era totalmente autosufficiente...
I wannabe a part of it, New York, NY
Ammesso e non concesso che
il leader della sinistra debba necessariamente essere un signore che perde sempre, non ne imbrocca una, ed è alla costante ricerca di status symbol veteroborghesi
allora
forse, dico forse, tra D'Alema con le sue barche e Veltroni con i suoi salottini a Manhattan preferivo il primo.
(Anche se, potendo scegliere, io Manhattan. Non so andare in barca, e a occhio mi sembra un investimento migliore).
Sull'argomento mi sembra che i blog stiano regalando, ne cito un po':
Ecco, io stenderei un velo di pietoso silenzioso su questa cosa che il principale esponente dello schieramento da me votato sta a fare il fighetto nei salotti dell’Upper West Side mentre qui sono cazzi amarissimi. (Piovono Rane)
Adesso va meglio. Mi sto rilassando. Alitalia in bancarotta. Recessione mondiale. Tempesta finanziaria. Strage di camorra a Napoli. E poi B. che fa il bello ed il cattivo tempo. Lui però è tranquillo. E si rilassa. A New York, cogli intellettuali. Senza Robert Kennedy non sarei me stesso. E poi. Se vince Barack cambia tutto, anche in Europa. E allora, di che preoccuparsi. Se vince Barack. Se lui è tranquillo. Rilassiamoci. (Giusec)
Ce mi frega se il mondo casca quando c’ho Times New Roman 18 interlinea 2,5 dapresentare. (Stati di Sonnolenza)
sabato, settembre 20, 2008
ahem... beh... cioè....
Se mi avete trovato troppo basso e troppo tondo, sarà per voi interessante sentirmi anche parlare come un Valentino Rossi sotto morfina.
(Ah, ringrazio Ludik senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile).
mercoledì, settembre 17, 2008
Meglio pianista in un bordello
Quel che mi sento di dire, a prescindere da ogni considerazione etica, morale, bla, bla, è che questo Vicky Gitto ha proprio avuto un'idea della Madonna: senza spendere un soldo, neanche un biglietto aereo sola andata (e le lezioni di volo che comunque sono uno sbattimento) ha fatto la sua provocazione ed è da due giorni che state tutti parlando di lui.
Un pubblicitario questo deve fare. Non vi piace? E infatti probabilmente voi fate un mestiere onesto.
Un pubblicitario questo deve fare. Non vi piace? E infatti probabilmente voi fate un mestiere onesto.
martedì, settembre 16, 2008
lunedì, settembre 15, 2008
domenica, settembre 14, 2008
Peggior blog andato a puttane
Ecco signora Carfagna, lo vede cosa mi combina? Mi manda in confusione Leonardo.
Che nel post qui sotto arriva a chiedersi cosa ci sia poi di così sbagliato nel suo disegno di legge che vieta la prostituzione di strada e se tutte quelle associazioni che fanno appelli contro non siano in realtà motivate da questioni prosaiche, tipo denari e riconoscimento pubblici. Che per carità, è un dubbio più che legittimo. E anzi chissà, magari in qualche caso le motivazioni inconfessate e inconfessabili assomigliano veramente a queste.
Solo che io signora Carfagna questo lavoro, quello delle associazioni, per un po’ di tempo l’ho fatto. Non tantissimo, un paio d’anni ma sufficienti per poterle raccontare la mia piccola esperienza.
E’ stato un secondo lavoro, quello di operatore di unità di strada, che ho portato avanti con un orgoglio, le confesso, francamente sproporzionato. Ma mi sembrava per una volta, io sempre così scettico di fronte al concetto di lavoro, di stare facendo una cosa seria. L’esistenza stessa di quell’incarico mi pareva la prova – e qui mi presti attenzione un secondo e poi mi compatisca – che l’indeterminismo storico sì, ma qualche migliaio di anni non tutti passati invano pure. Che se chiunque, ultimo tra gli ultimi e pur abusivo, arrivato sulla strada di un paese sconosciuto potesse ricevere informazioni e assistenza sanitaria gratuita allora anche la parola civiltà portasse con qualche dignità il peso del proprio inchiostro sulla pagina del dizionario. Che un progresso della specie alla fin fine c’era pur stato e nessuno potesse negarlo. Capisco che le scappi da ridere signora Carfagna e ne ha ben donde. Ma è con questo ridicolo carico immaginario sulle spalle della testa che ho cominciato e poi proseguito il particolare mandato affidatomi. Ovviamente prima che a lei, signora Carfagna, non l’ho mai confessato a nessuno in questi termini. Che le cose in cui credi veramente te le tieni per te perché dette una volta le hai bruciate per sempre.
Poi c’era anche un altro significato immaginario, diciamo così campanilistico, che attribuivo alla professione. Sì, perché in quest’epoca di welfare appaltato ai preti io ero il rappresentante di un servizio comunale, pubblico e laico, mantenuto dal contribuente e non dalla carità di qualche opera pia. E mi piaceva pensare che il contribuente modenese ne fosse pienamente consapevole e altrettanto testardamente determinato nel portarlo avanti. Motivato dalla volontà di affermare che nella nostra città, per chi veniva per fare bene, le porte erano sempre aperte. E quel fare bene signora Carfagna non è da intendersi col sorrisetto che potrebbe abbozzare un lettore che non ha capito niente. Che il trovarsi su una strada può ben essere l’incidente di percorso o il passaggio obbligato di un progetto di vita un po’ più elaborato.
Sarà anche che li ho sempre ammirati i migranti (i migrati), che li ho sempre pensati come quella parte migliore della società che preferisce prendersi in mano la propria vita piuttosto che vegetare in qualche periferia del mondo.
Sono partito per quest’avventura pure con tutto un mio bagaglio di pregiudizi. Mi aspettavo ad esempio molte reazioni di diffidenza, scortesia, chiusura totale da parte del target. Nella realtà: una minoranza le prime, quasi sconosciute le altre. Credevo poi che la sieropositività fosse diffusissima e invece, con notevole e positiva sorpresa, ho constatato che su decine e decine di esami del sangue due soli erano i casi conosciuti nella nostra zona, due ragazze probabilmente arrivate già infette. Ci presentavamo alle ragazze (dico ragazze per comodità signora Carfagna, ma c’erano anche uomini e transgender) con un cadeau: qualche profilattico, una caramella, e, se era il primo contatto, un mazzetto di fogli di informazioni sanitarie e sulla sicurezza personale. Poi puntavamo a fare due chiacchiere. Solo d’inverno, alle volte, c’era anche con un bicchiere di the caldo. “Se vieni in ufficio da noi il mercoledì o il giovedì pomeriggio ti accompagniamo in consultorio”.
Ho conosciuto – mi perdoni la banalità – delle belle persone. Non perché una prostituta sia necessariamente una bella persona, ci mancherebbe. Ce n’è di ogni tipo ovviamente. Ho conosciuto delle belle persone proprio perché diverse lo erano. O almeno così mi è parso per quel poco di rapporto che ci ho intrattenuto. Che le dico la verità, all’inizio una delle molle che mi aveva spinto ad accettare era proprio la possibilità di poter raccontare su un blog quest’esperienza. Avevo già le mie idee in merito signora Carfagna: volevo raccontare la parte leggera delle loro vite, di cosa ridono, come si divertono, cosa leggono, cosa guardano (questo l’ho imparato: reality soprattutto) , cosa fanno quando non lavorano. Che mica una sta chiusa in casa a piangere solo perché è sfruttata. Ma poi di mezzo c’era il maledetto lavoro e la distanza che i ruoli impongono alle persone. Non ho mai potuto uscire con nessuna per prenderci una birra come avrei voluto. Poi ci sono le indagini di polizia, la riservatezza che copre questo servizio sociale semi-clandestino e la volontà di non creargli guai. E poi c’è il pudore nel raccontare di queste cose che sembra di volersi illuminare di porca santità. E allora ho lasciato perdere con le velleità letterarie.
Ma non con il compiacimento per le cose fatte. E qui devo dirle che più che quell’una che sono riuscito a strappare al racket (cioè, mica l’ho sottratta io d’accordo. E’ stata lei che si è sottratta, io le ho solo dato un’opportunità. Ok, mica gliela ho data io l’opportunità. E’ stato un lavoro d’equipe, un sistema: c’è il servizio comunale, i vigili, la questura, le leggi dello stato sulla protezione sociale per chi denuncia, la rete di accoglienza sul territorio. Va bene. Ma cazzo: a chi l’ha chiesto il primo aiuto eh? Chi se l’è sentito dire “Gimme any help you can. I don’t want to do this work” eh? Chi ha passato una settimana di assenza mentale che mi telefona mia madre mentre sto facendo la spesa e alla fine mi chiede se sono sicuro di star bene eh? E chi ha fatto due telefonate alla ragazza col cuore in gola e un dito nell’orecchio che tra il mio inglese e il suo capivo una parola ogni cinque e poi dovevo ricostruire il senso? E chi si è preparato il discorsino quando ci siamo finti clienti e l’abbiamo portata in ufficio ? E chi le ha dato i venti euro perché il tutto fosse credibile ? Va beh, quest’ultima cosa il mio collega. E chi si aggirava furtivo ma più che altro nervoso perché in attesa di notizie in una buia periferia notturna quando i vigili hanno fatto il finto blitz concordato? Poi la portiamo in albergo per la prima notte e lì, lei che ancora non è sicura se può fidarsi del tutto o no di noi mi tira fuori un rosario e inizia a pregare in silenzio) più che quell’una, dicevo, la soddisfazione è stata nella contabilità alla fine dell’anno, scoprendo che di tutte le prostitute di strada da noi conosciute più del 40% si era rivolto al servizio per accompagnamenti sanitari o consulenze varie.
E poi gli IVG, gli aborti insomma. Con l’equipe diverse volte abbiamo prenotato visite, esami ed effettuato accompagnamenti in ospedale, soprattutto per ragazze nigeriane. Sempre con l’idea che fosse meglio la struttura pubblica del Cytotec privato. E confesso anche – non me ne voglia signor ministro - di non aver mai provato granché nei confronti di quegli embrioni che mi passavano accanto nel loro cammino verso il nulla eterno. Però di tante ragazze che abbiamo seguito signora Carfagna, solo due casi di recidiva. Una presenza alle visite post-ivg, quelle che si fanno dopo un mese e servono per vedere se va tutto bene e parlare di pillole, cerotti e spirali, intorno al 100%. E di questo ancora oggi, modestamente, vado abbastanza fiero.
Lei dice, signora Carfagna, che come donna la prostituzione le fa orrore. Io non so, non ho grandi opinioni in merito. Quel che ricordo d’aver provato tante volte è rabbia. Rabbia quando le ragazze mi riferivano di aggressioni subite. Perché aggredire, rapinare o violentare una ragazza di vent’anni che non ha altra possibilità rispetto a stare su un marciapiede è un gesto talmente vigliacco ma talmente vigliacco che non si può credere che chi lo commette poi non sprofondi in qualche cavità sotterranea apertasi spontaneamente o che possa addirittura rimanere impunito alla giustizia degli uomini. (“Copritevi a vicenda, prendete le targhe dei clienti non abituali” “Se ci dai la targa la segnaliamo noi a chi di dovere” “ Se fai denuncia con noi non rischi niente. Lo so che dovresti essere arrestata come clandestina ma c’è un escamotage, fidati di noi. La polizia è d’accordo”)
Mi lasci anche dire una cosa sui giornali, giuro che la faccio breve. Ma perché una ragazza aggredita, stuprata o rapinata è una notizia scandalo da prima pagina della cronaca cittadina ma se fa la prostituta slitta nelle pagine interne e diventa una “Lucciola aggredita col coltello”? E’ meno grave? Volete dire che in fondo in fondo se l’è cercata? Che un po’ se lo meritava siccome contribuisce anche lei ad alimentare il sottobosco del degrado urbano? Sì secondo me è proprio questo che volete dire. Allora lasciate dire anche a me: è uno schifo.
Ecco signora Carfagna, naturalmente non è detto che con la sua legge tutte le esperienze di unità di strada, che sono tante in giro per l’Italia, scompaiano e che le ragazze perderanno questa opportunità. Magari sarà la volta che partiranno veramente tutti quei programmi di avvicinamento alla prostituzione al chiuso di cui sento parlare da anni ma dei quali concretamente – se non erro – ancora nessuno è decollato. Magari verrà rilanciato anche il numero verde anti tratta (800 290290).
Però se devo essere sincero non sono molto fiducioso. Non mi sembra che siano tra le vostre priorità e nemmeno tra quelle delle amministrazioni locali. Ecco perché non sono contento della sua iniziativa legislativa signora Carfagna e spero che lei vorrà, assieme al suo governo, tornare indietro.
Se così non fosse le ragazze potranno fare affidamento solo sull’ultimo baluardo che entrerà sicuramente anche nelle case, il principale alleato della prostituta: il puttaniere.
Qui il comunicato integrale delle associazioni
Questa l’opinione del mio ex coordinatore, Franco Boldini
Che nel post qui sotto arriva a chiedersi cosa ci sia poi di così sbagliato nel suo disegno di legge che vieta la prostituzione di strada e se tutte quelle associazioni che fanno appelli contro non siano in realtà motivate da questioni prosaiche, tipo denari e riconoscimento pubblici. Che per carità, è un dubbio più che legittimo. E anzi chissà, magari in qualche caso le motivazioni inconfessate e inconfessabili assomigliano veramente a queste.
Solo che io signora Carfagna questo lavoro, quello delle associazioni, per un po’ di tempo l’ho fatto. Non tantissimo, un paio d’anni ma sufficienti per poterle raccontare la mia piccola esperienza.
E’ stato un secondo lavoro, quello di operatore di unità di strada, che ho portato avanti con un orgoglio, le confesso, francamente sproporzionato. Ma mi sembrava per una volta, io sempre così scettico di fronte al concetto di lavoro, di stare facendo una cosa seria. L’esistenza stessa di quell’incarico mi pareva la prova – e qui mi presti attenzione un secondo e poi mi compatisca – che l’indeterminismo storico sì, ma qualche migliaio di anni non tutti passati invano pure. Che se chiunque, ultimo tra gli ultimi e pur abusivo, arrivato sulla strada di un paese sconosciuto potesse ricevere informazioni e assistenza sanitaria gratuita allora anche la parola civiltà portasse con qualche dignità il peso del proprio inchiostro sulla pagina del dizionario. Che un progresso della specie alla fin fine c’era pur stato e nessuno potesse negarlo. Capisco che le scappi da ridere signora Carfagna e ne ha ben donde. Ma è con questo ridicolo carico immaginario sulle spalle della testa che ho cominciato e poi proseguito il particolare mandato affidatomi. Ovviamente prima che a lei, signora Carfagna, non l’ho mai confessato a nessuno in questi termini. Che le cose in cui credi veramente te le tieni per te perché dette una volta le hai bruciate per sempre.
Poi c’era anche un altro significato immaginario, diciamo così campanilistico, che attribuivo alla professione. Sì, perché in quest’epoca di welfare appaltato ai preti io ero il rappresentante di un servizio comunale, pubblico e laico, mantenuto dal contribuente e non dalla carità di qualche opera pia. E mi piaceva pensare che il contribuente modenese ne fosse pienamente consapevole e altrettanto testardamente determinato nel portarlo avanti. Motivato dalla volontà di affermare che nella nostra città, per chi veniva per fare bene, le porte erano sempre aperte. E quel fare bene signora Carfagna non è da intendersi col sorrisetto che potrebbe abbozzare un lettore che non ha capito niente. Che il trovarsi su una strada può ben essere l’incidente di percorso o il passaggio obbligato di un progetto di vita un po’ più elaborato.
Sarà anche che li ho sempre ammirati i migranti (i migrati), che li ho sempre pensati come quella parte migliore della società che preferisce prendersi in mano la propria vita piuttosto che vegetare in qualche periferia del mondo.
Sono partito per quest’avventura pure con tutto un mio bagaglio di pregiudizi. Mi aspettavo ad esempio molte reazioni di diffidenza, scortesia, chiusura totale da parte del target. Nella realtà: una minoranza le prime, quasi sconosciute le altre. Credevo poi che la sieropositività fosse diffusissima e invece, con notevole e positiva sorpresa, ho constatato che su decine e decine di esami del sangue due soli erano i casi conosciuti nella nostra zona, due ragazze probabilmente arrivate già infette. Ci presentavamo alle ragazze (dico ragazze per comodità signora Carfagna, ma c’erano anche uomini e transgender) con un cadeau: qualche profilattico, una caramella, e, se era il primo contatto, un mazzetto di fogli di informazioni sanitarie e sulla sicurezza personale. Poi puntavamo a fare due chiacchiere. Solo d’inverno, alle volte, c’era anche con un bicchiere di the caldo. “Se vieni in ufficio da noi il mercoledì o il giovedì pomeriggio ti accompagniamo in consultorio”.
Ho conosciuto – mi perdoni la banalità – delle belle persone. Non perché una prostituta sia necessariamente una bella persona, ci mancherebbe. Ce n’è di ogni tipo ovviamente. Ho conosciuto delle belle persone proprio perché diverse lo erano. O almeno così mi è parso per quel poco di rapporto che ci ho intrattenuto. Che le dico la verità, all’inizio una delle molle che mi aveva spinto ad accettare era proprio la possibilità di poter raccontare su un blog quest’esperienza. Avevo già le mie idee in merito signora Carfagna: volevo raccontare la parte leggera delle loro vite, di cosa ridono, come si divertono, cosa leggono, cosa guardano (questo l’ho imparato: reality soprattutto) , cosa fanno quando non lavorano. Che mica una sta chiusa in casa a piangere solo perché è sfruttata. Ma poi di mezzo c’era il maledetto lavoro e la distanza che i ruoli impongono alle persone. Non ho mai potuto uscire con nessuna per prenderci una birra come avrei voluto. Poi ci sono le indagini di polizia, la riservatezza che copre questo servizio sociale semi-clandestino e la volontà di non creargli guai. E poi c’è il pudore nel raccontare di queste cose che sembra di volersi illuminare di porca santità. E allora ho lasciato perdere con le velleità letterarie.
Ma non con il compiacimento per le cose fatte. E qui devo dirle che più che quell’una che sono riuscito a strappare al racket (cioè, mica l’ho sottratta io d’accordo. E’ stata lei che si è sottratta, io le ho solo dato un’opportunità. Ok, mica gliela ho data io l’opportunità. E’ stato un lavoro d’equipe, un sistema: c’è il servizio comunale, i vigili, la questura, le leggi dello stato sulla protezione sociale per chi denuncia, la rete di accoglienza sul territorio. Va bene. Ma cazzo: a chi l’ha chiesto il primo aiuto eh? Chi se l’è sentito dire “Gimme any help you can. I don’t want to do this work” eh? Chi ha passato una settimana di assenza mentale che mi telefona mia madre mentre sto facendo la spesa e alla fine mi chiede se sono sicuro di star bene eh? E chi ha fatto due telefonate alla ragazza col cuore in gola e un dito nell’orecchio che tra il mio inglese e il suo capivo una parola ogni cinque e poi dovevo ricostruire il senso? E chi si è preparato il discorsino quando ci siamo finti clienti e l’abbiamo portata in ufficio ? E chi le ha dato i venti euro perché il tutto fosse credibile ? Va beh, quest’ultima cosa il mio collega. E chi si aggirava furtivo ma più che altro nervoso perché in attesa di notizie in una buia periferia notturna quando i vigili hanno fatto il finto blitz concordato? Poi la portiamo in albergo per la prima notte e lì, lei che ancora non è sicura se può fidarsi del tutto o no di noi mi tira fuori un rosario e inizia a pregare in silenzio) più che quell’una, dicevo, la soddisfazione è stata nella contabilità alla fine dell’anno, scoprendo che di tutte le prostitute di strada da noi conosciute più del 40% si era rivolto al servizio per accompagnamenti sanitari o consulenze varie.
E poi gli IVG, gli aborti insomma. Con l’equipe diverse volte abbiamo prenotato visite, esami ed effettuato accompagnamenti in ospedale, soprattutto per ragazze nigeriane. Sempre con l’idea che fosse meglio la struttura pubblica del Cytotec privato. E confesso anche – non me ne voglia signor ministro - di non aver mai provato granché nei confronti di quegli embrioni che mi passavano accanto nel loro cammino verso il nulla eterno. Però di tante ragazze che abbiamo seguito signora Carfagna, solo due casi di recidiva. Una presenza alle visite post-ivg, quelle che si fanno dopo un mese e servono per vedere se va tutto bene e parlare di pillole, cerotti e spirali, intorno al 100%. E di questo ancora oggi, modestamente, vado abbastanza fiero.
Lei dice, signora Carfagna, che come donna la prostituzione le fa orrore. Io non so, non ho grandi opinioni in merito. Quel che ricordo d’aver provato tante volte è rabbia. Rabbia quando le ragazze mi riferivano di aggressioni subite. Perché aggredire, rapinare o violentare una ragazza di vent’anni che non ha altra possibilità rispetto a stare su un marciapiede è un gesto talmente vigliacco ma talmente vigliacco che non si può credere che chi lo commette poi non sprofondi in qualche cavità sotterranea apertasi spontaneamente o che possa addirittura rimanere impunito alla giustizia degli uomini. (“Copritevi a vicenda, prendete le targhe dei clienti non abituali” “Se ci dai la targa la segnaliamo noi a chi di dovere” “ Se fai denuncia con noi non rischi niente. Lo so che dovresti essere arrestata come clandestina ma c’è un escamotage, fidati di noi. La polizia è d’accordo”)
Mi lasci anche dire una cosa sui giornali, giuro che la faccio breve. Ma perché una ragazza aggredita, stuprata o rapinata è una notizia scandalo da prima pagina della cronaca cittadina ma se fa la prostituta slitta nelle pagine interne e diventa una “Lucciola aggredita col coltello”? E’ meno grave? Volete dire che in fondo in fondo se l’è cercata? Che un po’ se lo meritava siccome contribuisce anche lei ad alimentare il sottobosco del degrado urbano? Sì secondo me è proprio questo che volete dire. Allora lasciate dire anche a me: è uno schifo.
Ecco signora Carfagna, naturalmente non è detto che con la sua legge tutte le esperienze di unità di strada, che sono tante in giro per l’Italia, scompaiano e che le ragazze perderanno questa opportunità. Magari sarà la volta che partiranno veramente tutti quei programmi di avvicinamento alla prostituzione al chiuso di cui sento parlare da anni ma dei quali concretamente – se non erro – ancora nessuno è decollato. Magari verrà rilanciato anche il numero verde anti tratta (800 290290).
Però se devo essere sincero non sono molto fiducioso. Non mi sembra che siano tra le vostre priorità e nemmeno tra quelle delle amministrazioni locali. Ecco perché non sono contento della sua iniziativa legislativa signora Carfagna e spero che lei vorrà, assieme al suo governo, tornare indietro.
Se così non fosse le ragazze potranno fare affidamento solo sull’ultimo baluardo che entrerà sicuramente anche nelle case, il principale alleato della prostituta: il puttaniere.
Qui il comunicato integrale delle associazioni
Questa l’opinione del mio ex coordinatore, Franco Boldini
giovedì, settembre 11, 2008
Che stanno nelle tenebre
Anch'io ogni tanto ho i miei momenti di revisionismo.
Per esempio, nella prima metà degli anni '90 continuavo a pensare che le droghe leggere non dessero dipendenza. Lo leggevo, lo sentivo dire, mi fidavo. Poi ho cominciato a fare caso a quello che invece vedevo con gli occhi.
Analogamente, per molti anni ho sentito dire da uomini seri, degni di fede, esperti dell'argomento, che vietare la prostituzione stradale era una cura peggiore del male. Se devono battere, che battano sul ciglio della strada, dove si controllano a vicenda e possono essere raggiunte dalle associazioni; se le chiudessimo di nuovo in casa lo sfruttamento diventerebbe ancora peggiore. Ripeto, l'ho sentito dire e ci ho creduto (anche se ogni tanto mi chiedevo: in che senso peggiore? C'è qualcosa di peggiore?)
Gli anni '90 li ho proprio passati così, senza né fumare né andare a troie, ma fermamente tollerando spaccini e pattone, in quanto emissari di questo famoso male minore.
Ancora oggi è uscito un comunicato congiunto di Asgi, Gruppo Abele, On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, Comitato per i diritti civili delle prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Dedalus, Save the Children, in cui si avverte che (cito dal Corriere) "vietare la prostituzione in strada significa spingere chi si prostituisce nel sommerso degli appartamenti, dove chi è sfruttato lo sarà ancora di più, invisibile per forze dell'ordine e operatori sociali". Se lo dicono loro, sarà vero, no? Eppure.
Senz'altro tutte queste associazioni, se perdono la strada, perdono gran parte della loro possibilità di intervento. Ma questo significa necessariamente che le condizioni di vita delle prostitute, in generale, peggioreranno? Me lo chiedo sul serio, non è una domanda retorica.
In casa ti sfruttano di più, dicono. In tal caso i racket - che ragionano da un punto di vista economico - si sarebbero trasferiti negli appartamenti da un pezzo. Questa idea per cui in strada c'è più autonomia e solidarietà e in casa c'è più sfruttamento oggi mi sembra un po' più discutibile. Forse viziata da un'ideologia, se non da un semplice ragionamento di sopravvivenza da parte di associazioni che in strada possono funzionare, e in casa no.
Però devo dire che non me ne intendo molto - Cragno? Ehi? Ci sei?
Per esempio, nella prima metà degli anni '90 continuavo a pensare che le droghe leggere non dessero dipendenza. Lo leggevo, lo sentivo dire, mi fidavo. Poi ho cominciato a fare caso a quello che invece vedevo con gli occhi.
Analogamente, per molti anni ho sentito dire da uomini seri, degni di fede, esperti dell'argomento, che vietare la prostituzione stradale era una cura peggiore del male. Se devono battere, che battano sul ciglio della strada, dove si controllano a vicenda e possono essere raggiunte dalle associazioni; se le chiudessimo di nuovo in casa lo sfruttamento diventerebbe ancora peggiore. Ripeto, l'ho sentito dire e ci ho creduto (anche se ogni tanto mi chiedevo: in che senso peggiore? C'è qualcosa di peggiore?)
Gli anni '90 li ho proprio passati così, senza né fumare né andare a troie, ma fermamente tollerando spaccini e pattone, in quanto emissari di questo famoso male minore.
Ancora oggi è uscito un comunicato congiunto di Asgi, Gruppo Abele, On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, Comitato per i diritti civili delle prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Dedalus, Save the Children, in cui si avverte che (cito dal Corriere) "vietare la prostituzione in strada significa spingere chi si prostituisce nel sommerso degli appartamenti, dove chi è sfruttato lo sarà ancora di più, invisibile per forze dell'ordine e operatori sociali". Se lo dicono loro, sarà vero, no? Eppure.
Senz'altro tutte queste associazioni, se perdono la strada, perdono gran parte della loro possibilità di intervento. Ma questo significa necessariamente che le condizioni di vita delle prostitute, in generale, peggioreranno? Me lo chiedo sul serio, non è una domanda retorica.
In casa ti sfruttano di più, dicono. In tal caso i racket - che ragionano da un punto di vista economico - si sarebbero trasferiti negli appartamenti da un pezzo. Questa idea per cui in strada c'è più autonomia e solidarietà e in casa c'è più sfruttamento oggi mi sembra un po' più discutibile. Forse viziata da un'ideologia, se non da un semplice ragionamento di sopravvivenza da parte di associazioni che in strada possono funzionare, e in casa no.
Però devo dire che non me ne intendo molto - Cragno? Ehi? Ci sei?
Ho creato un mostro
E per carità, sono felicissimo di averlo fatto. Tutti i fake che ho visto mi sembrano più divertenti del mio (questo mi sembra il migliore).
In realtà il gioco lo avevo cominciato come una presa per il culo di Repubblica, e in particolare della sua colonnina destra, dai contenuti sempre più allucinanti. Le notizie che avevo messo nella colonnina del mio fake erano tutte comparse su Repubblica.it nel giro di 24 ore. Ma del resto ho sempre pensato che il giorno della fine mi avrebbe sorpreso mentre facevo o leggevo qualcosa di stupido. Una mia vecchia fissazione.
In realtà il gioco lo avevo cominciato come una presa per il culo di Repubblica, e in particolare della sua colonnina destra, dai contenuti sempre più allucinanti. Le notizie che avevo messo nella colonnina del mio fake erano tutte comparse su Repubblica.it nel giro di 24 ore. Ma del resto ho sempre pensato che il giorno della fine mi avrebbe sorpreso mentre facevo o leggevo qualcosa di stupido. Una mia vecchia fissazione.
domenica, settembre 07, 2008
La metafora dell'anno
"sai che bello? ho una torta su cui ci ha cagato un cane, pierre me la comprava per 5 euro ma ho preferito regalare la torta a mario che almeno è italiano, e tenermi lo stronzo di cane. Maledetti francesi."
(Dal thread di Asphalto sul caso Alitalia).
(Dal thread di Asphalto sul caso Alitalia).
giovedì, settembre 04, 2008
mercoledì, settembre 03, 2008
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