Non ricordo chi, tra
altri nomi, mi segnalò un bocconiano di bella speranza che faceva da
assistente-segretario all' imprenditore più innovativo del momento, Silvio
Berlusconi. In città si diceva che Urbano Cairo era tra i pochissimi a
condividere la vita quotidiana del suo capo, nella palazzina di via Rovani,
dove allora abitava anche la futura moglie e first lady, Veronica Lario. Un
rapporto di fiducia totale che Cairo non ha mai tradito. Entusiasta mi
raccontò come era arrivato a Berlusconi sfiancandolo di telefonate e la fortuna
di lavorare accanto a un simile personaggio. Anche sotto la doccia mi confessò
(anni dopo però l'ha negato) ripensava agli insegnamenti del suo maestro. Una
spugna. Travolta da cotanta ammirazione ammetto che giudicai il giovane Cairo
un aspirante clone, un tantino ridicolo.
Cairo, Bocconiano tenace
Chiara Beria D'Argentine, La Stampa 08/09/2005
com'è quella cosa delle tragedie che si ripetono in farsa?
RispondiEliminatristess...
Mah. Staremo a vedere se ha ancora voglia di fare il berluschino minore, solitamente non porta bene.
RispondiEliminaDalle vicende che ho leggiucchiato, ma qui sfioriamo il pettegolezzo, pare sia andato via da Publitalia sbattendo la porta dopo una lite con Dell'Utri e una faida interna al gruppo Fininvest. Poi mi pare che abbia una condanna patteggiata (false fatturazioni ? forse).
non ho capito chi stava in doccia con Cairo...
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