Alcuni li ho anche studiati, mi appassionava questo fatto che a un certo punto della loro vita avessero deciso di innamorarsi di un'estensione territoriale lunga approssimativamente milleduecento chilometri, si capisce che dietro c'è un enorme bisogno di effetto che nessuna provincia, nessuna regione (per quanto autonoma a Statuto Speciale) potrà mai colmare. Devi proprio amare una nazione tutta intera.
Prendi Marinetti per esempio - un esempio a caso, eh, si sa che io pesco sempre da una cornucopia di esempi - lui semplicemente l'Italia da bambino non l'aveva mai vista: quindi l'amava. I provenzali avevano un'espressione, credo si dicesse amor de lonh (speriamo che non ci siano filologi romanzi su friendfeed). In seguito la cosa diventa pesante, FTM scrive lettere compromettenti che lo portano a combattere una guerra allucinante per quattro anni nel fango delle trincee e poi nel piombo delle autoblindo e tutto questo per spostare la frontiera di qualche centinaia di chilometri alla propria amata; milioni di morti per un'operazioncina di chirurgia estetica, ed è così che nel fuoco e nel piombo dell'offensiva finale Marinetti se la sogna proprio quest'Italiona mora e procace, sbattuta a fondo sul fondo della sua autoblindo, nel capitolo saliente dell'Alcova di Acciaio che se vi piace il genere è un romanzo quasi divertente.
Emanuele Filiberto non m'ispira la stessa simpatia: non ha fatto guerre (in effetti non ha fatto molto in generale), però sempre di amor di lonh si trattava: qualcuno ha fatto una riga per terra e ha detto "Qui non puoi passare per colpa di tuo bisnonno". Son cose che da bambino ti segnano, è chiaro che qualsiasi contadinotta coi baffi diventa nella lontananza una bella moracciona procace da portarsi il pianista e il tenore sotto la finestra a far la serenata.
Questi innamorati dell'Italia si fa sempre fatica a farli razionalizzare, l'amore, si sa. Cioè, cosa vuol dire che la ami tutta? In che modo ami il Ticino solo fino a Como, da Chiasso in su non l'ami più? Ti diranno che amano la sua cultura. Cioè? Ma se l'avrai sentita chiacchierare due volte al bar (parlava del Grande Fratello Dieci). Ami la sua religione. Ma va là. La sua religione. No no, tu ami i suoi riccoli. La sua supponenza. Quando le dicono di non costruire condomini sulle faglie e lei lo fa perché Nessuno Deve Dirmi Cosa Non Posso Fare. Quei giorni in cui scopre uno scandalo, pianta un casino enorme e dopo mezz'ora non si ricorda nemmeno il perché. Quando frana a valle per due giorni di pioggerellina. La ami perché non fa che accompagnarsi con dei perfetti stronzi. Perché ogni chilometro quadro del suo corpo geologico urla Qualcuno Mi Protegga Da Me Stessa, e questo ti fa sentire così superman. Così principe. Così duce.
Questi che amano l'Italia io me li immagino sempre un po' come il San Francesco della Cavani, Mikey Rourke in fase mistica che si abbrancola eroticamente a un crocefisso, ecco, me li immagino mentre si strusciano contro la cartina politica Italia 1:100 000 (quella fisica no, sarebbe pornografia). Più o meno la zona baci è tra Milano e Venezia; lo sfregamento pelvico avviene tra casertano e avellinese (i campi Flegrei zona erogena?) e molto spesso sulla penisola salentina hanno allungato una mano mascalzona. Ci si potrebbe fare una bambola gonfiabile, anzi sarebbe proprio il caso di farla. Magari ci risparmieremmo qualche duce ogni tanto. Qualche guerra ogni tanto. Anche solo qualche canzone ogni tanto.
(Inutile che mi segnaliate refusi. Purtroppo Blogger ha problemi, si lascia scrivere ma non correggere).
Dici niente refusi, ma questo è grosso, professore: il Ticino non si getta nel Lario, bensì nel Verbano.
RispondiEliminaGrazie della puntualizzazione.
RispondiElimina"Nessuno Deve Dirmi Cosa Non Posso Fare" lo diceva John Locke...
RispondiEliminaEcco perché qui ad Avellino piove sempre...
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