martedì, novembre 03, 2009

Poesia e polvere

Io Alda Merini non la conosco bene, e non ho ancora trovato una poesia sua che mi piacesse. Cosa volete farci, è così. (Il mondo del resto è pieno, di cose belle che a me ancora non piacciono).

Quello che m'incuriosisce di lei è il modo in cui negli ultimi anni era diventata, almeno da un punto di vista mediatico, l'incarnazione del Poeta italiano: quel ruolo che prima di lei era stato di Ungaretti, Saba, Montale (Quasimodo meno), ultimamente ci stava provando anche Mario Luzi, mentre ora scalda i muscoli Rondoni, il poeta più intervistato dai tg (certo che scrivere qualche bel verso ogni tanto aiuterebbe).

Tutto questo a prescindere dalla qualità, tanto poi le poesie chi le legge. Ma il Personaggio-Poeta è un'altra cosa, è una figura che tutti conoscono senza bisogno di averlo letto, anzi sono grati di poterlo riconoscere senza la fatica di aprire quei libri che si fanno anche un po' fatica a trovare.

Alda Merini mi ricorda immediatamente il personaggio del poeta nel Portaborse di Luchetti, che è un film, attenzione, del 1991: immagino che il poeta fosse ispirato a un personaggio vero, ma non credo si trattasse già della Merini. Ma insomma è una persona anziana che vive in semipovertà in una casa disordinata e piena di cani. Il protagonista sta brigando per ottenere il vitalizio della legge Bacchelli, ma lui non ne vuole sapere. "Mi piace vivere così", dice, mentre i cani lo assaltano (ha in mano le frattaglie). Il portaborse è un film didascalico (a me piace per questo), i personaggi interpretano funzioni sociali ben delineate: il Professore, il Politico Corrotto, il Giornalista, la Bella Ragazza... il Poeta Che Vive In Miseria Coi Cani. Ecco, mi pare che la recentissima fortuna di Alda Merini, più che ai suoi versi, debba molto al suo trovarsi nelle immediate prossimità di questo stereotipo. Non a caso, appena morta, la prima cosa che fornisce La Repubblica non è un saggio dei suoi versi migliori (magari c'erano problemi di diritti), ma un bel reportage fotografico della sua casa, che deve sembrare il più possibile incasinata, perché i poeti... vivono così.

Io non credo che la Merini interpretasse un personaggio: non trovo difficile pensare che fosse davvero una vecchietta simpatica (con un vissuto assai problematico alle spalle) in una casa disordinata. Quello che mi fa riflettere è lo Stereotipo del Poeta Italiano come si è fissato nel secondo Novecento: un vecchietto un po' matto in una casa cadente, in balia dei suoi animali domestici. Altrove non è così: i poeti possono anche essere giovani, o adulti, vivere in case funzionali. Di chi è la responsabilità?

Suppongo che la sua parte di colpa l'abbia Montale, con i suoi solai e cantine e ripostigli e orecchini e chincaglierie assortite. Ma la mania dei solai parte da molto prima, il primo solaio del Novecento credo l'abbia visitato Gozzano nella Signorina Felicita. Da allora la polvere è diventata una presenza ossessiva nella poesia italiana.

Poi può anche darsi che la nostra mania per solai e cantine ci derivi dall'usanza di vivere in case di proprietà, tramandandocele di padre in figlio. Per cui il disordine fisico di queste case forse davvero è un problema che i nostri poeti riflettono più di altri. Noto per esempio che il più grande incendiario di solai, almeno da un punto di vista poetico, F. T. Marinetti, viveva proprio in quel periodo in una casa assolutamente disastrata, piena di cimeli africani che gli ricordavano l'infanzia egiziana ma che con il futurismo non c'entravano proprio niente, di cui non riusciva sul piano pratico a liberarsi, sicché in un certo senso il futurismo era una reazione del poeta all'entropia del suo stesso ambiente.

E insomma può darsi che alla fine questi Personaggi Poeti siano un modo con cui amministriamo la nostra autoindulgenza: casa mia è un casino, magari sono un poeta anch'io. E magari prima o poi a furia di non spolverare mi danno anche un vitalizio.

3 commenti:

  1. C'è anche che noi italiani idolatriamo il passato, soprattutto nella cultura. E non potendo farlo nelle discipline scientifiche che sono necessariamente orientate al futuro, lo facciamo in quelle classiche. Secondo te riusciamo a concepire un poeta giovane? No, ma nemmeno uno storico giovane, o un critico letterario.
    E dall'anziano alla polvere il passo è breve.
    Dopo tutto l'immaginario che associamo al poeta è lo stesso che associamo a, chessò, un professore di filosofia, con un pò di glamour in meno e un pò di follia in più.

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  2. Beh, in fondo in Gran Bretagna hanno la funzione del Poeta Laureato, un letterato, si suppone, che viene assunto a Buckingham Palace a fare il poeta di corte per un certo periodo di tempo. Ogni volta che lo scelgono i giornali italiani fanno gli spiritosoni del tipo, ma guarda questi inglesi che c'hanno ancora il poeta di corte. Ma in fondo quello che racconti tu è l'elezioni periodica di un poeta di corte di tutta la nazione; non uno che debba scrivere a tutti i costi, ma che sta lì a svolgere questa funzione.

    Forse c'è bisogno di un poeta di corte così come serve un ministro degli esteri o un ambasciatore in Lussemburgo. Magari è un importante ruolo costituzionale e non ce ne siamo mai accorti

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  3. A proposito di poesia e di poeti-personaggi segnaliamo la poesia "Ad Alda" scritta e letta da Aldo Forbice in persona al termine della sua ineffabile trasmissione Zapping, all'interno della rubrica "Poesia" della puntata di ieri, 3 novembre 09.

    La trovate qui:
    http://www.radio.rai.it/radio1/podcast/lista.cfm?id=1970

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