O papà.
Sono un po' preoccupato.
Mi fa piacere che tu mi abbia scritto, anche se hai copincollato male il mio indirizzo e hai inviato la mail alla Repubblica. No, perché in generale se hai qualche problema preferirei che restassero in famiglia.
Allora, io il tuo messaggio non l'ho tanto capito. Ricapitolando: tu sei un pezzo grosso. Io sono tuo figlio e mi sto per laureare. Ora, dovrei essere veramente l'ultima anima candida d'Italia per non aspettarmi da un genitore serio e rispettato come te, in un momento così delicato per la mia formazione, un solenne spintone.
E invece mi arriva 'sta letterina aperta, in cui mi chiedi di levare le tende. Come no, certo, mio papà dirige la Luiss e io devo andare a fare l'assistente sottopagato alla facoltà di Stocausen... Papà, senti, senza tanta sociologia, dimmi qual è il vero problema: hai promesso a qualcuno un posto che tenevi per me? Ti sei innamorato? Ti ricattano? C'è in giro un tuo video con due trans e la Mussolini? Papà, sul serio, se c'è un problema possiamo parlarne.
Basta che non attacchi la manfrina della povera Italia – sai papà, noi giovani abbiamo tanti difetti, però non è che ci beviamo qualsiasi fregnaccia.
lunedì, novembre 30, 2009
Successo qualcosa?
Insomma, ieri mattina il titolone di Libero era "Silvio, girano le palle"; quello del Giornale "Non sanno più cosa inventarsi"; quello del QN "Barzellette". L'idea che si debba dare una notizia, che i titoli servano soprattutto a quello, ci sta un po' passando di mente.
giovedì, novembre 26, 2009
Sinonimi e contrari
Mi dicono, leggi l'intervista di Piperno a Miuccia Prada su VF. Io eseguo.
Non è male. A un certo punto però Piperno, sempre più calato nell'oggetto dell'intervista, spiega che può capirla quando passa ore a cercare un abbinamento perché... lui può passare giorni interi alla ricerca di un aggettivo.
La prima reazione ovviamente è: ehi Piperno, ma hai provato ctrl+f7? Però c'è poco da scherzare, il Flaubertismo è una brutta malattia. Cioè, pensavo che si fosse estinta nei paesi civilizzati, come il vaiolo. Ma se c'è qualcuno che ne soffre ancora a me dispiace.
Io non riesco neanche a immaginare come si possa - voglio dire, ma esistono davvero tutti questi aggettivi tra cui scegliere? Il dizionario dei sinonimi che ho io fa 800 pagine, ed è piuttosto buono, andiamo. La profondità della lingua italiana è solo apparente: se una cosa è "dolce", forse vale la pena di riflettere se non sia meglio scrivere "soave", "zuccherina", "melliflua", "stucchevole", "saccorosa", ecco, vedi? Dopo un po' mi viene da inventare le parole, perché quelle che abbiamo finiscono subito. Cioè, una volta in classe per scherzo abbiamo tirato fuori tutti i sinonimi di "morto" e ci abbiamo messo una mezz'ora, e probabilmente è una delle parole con più sinonimi della lingua italiana (se la gioca con "pene" e "prostituta"). Ma passarci una giornata, no. Una giornata su un aggettivo significa che abbiamo un problema.
Anche perché Flaubert scriveva sostanzialmente per Flaubert - e per qualche amico assai esigente - ma noialtri per chi scriviamo? Gente al gabinetto che li aggettivi li salta direttamente.
Eppure li capisco, i registi, quando girano la stessa scena cento volte. Capisco anche gli attori, ci sono cento modi di pronunciare una battuta. Ma scrivere non mi sembra altrettanto difficile. Da un punto di vista tecnico, dico. Anzi, a volte fa rabbia da quanto è facile. Qualunque deficiente è buono... Cioè, piacerebbe anche a me avere un talento unico al mondo, essere la Miuccia Prada del mio ambiente. Ma è una cazzata, chiunque abbia letto un centinaio di libri nell'età scolare è in grado di scrivere sostanzialmente bene.
Poi, certo, si tratta di trovare storie interessanti. O di trovare interessanti le storie (ad es., adultera di provincia si suicida per debiti). Ma che la scelta dell'aggettivo abbia tutta questa importanza - nell'era del ctrl+f7, poi - nah, io non ci credo.
Non è male. A un certo punto però Piperno, sempre più calato nell'oggetto dell'intervista, spiega che può capirla quando passa ore a cercare un abbinamento perché... lui può passare giorni interi alla ricerca di un aggettivo.
La prima reazione ovviamente è: ehi Piperno, ma hai provato ctrl+f7? Però c'è poco da scherzare, il Flaubertismo è una brutta malattia. Cioè, pensavo che si fosse estinta nei paesi civilizzati, come il vaiolo. Ma se c'è qualcuno che ne soffre ancora a me dispiace.
Io non riesco neanche a immaginare come si possa - voglio dire, ma esistono davvero tutti questi aggettivi tra cui scegliere? Il dizionario dei sinonimi che ho io fa 800 pagine, ed è piuttosto buono, andiamo. La profondità della lingua italiana è solo apparente: se una cosa è "dolce", forse vale la pena di riflettere se non sia meglio scrivere "soave", "zuccherina", "melliflua", "stucchevole", "saccorosa", ecco, vedi? Dopo un po' mi viene da inventare le parole, perché quelle che abbiamo finiscono subito. Cioè, una volta in classe per scherzo abbiamo tirato fuori tutti i sinonimi di "morto" e ci abbiamo messo una mezz'ora, e probabilmente è una delle parole con più sinonimi della lingua italiana (se la gioca con "pene" e "prostituta"). Ma passarci una giornata, no. Una giornata su un aggettivo significa che abbiamo un problema.
Anche perché Flaubert scriveva sostanzialmente per Flaubert - e per qualche amico assai esigente - ma noialtri per chi scriviamo? Gente al gabinetto che li aggettivi li salta direttamente.
Eppure li capisco, i registi, quando girano la stessa scena cento volte. Capisco anche gli attori, ci sono cento modi di pronunciare una battuta. Ma scrivere non mi sembra altrettanto difficile. Da un punto di vista tecnico, dico. Anzi, a volte fa rabbia da quanto è facile. Qualunque deficiente è buono... Cioè, piacerebbe anche a me avere un talento unico al mondo, essere la Miuccia Prada del mio ambiente. Ma è una cazzata, chiunque abbia letto un centinaio di libri nell'età scolare è in grado di scrivere sostanzialmente bene.
Poi, certo, si tratta di trovare storie interessanti. O di trovare interessanti le storie (ad es., adultera di provincia si suicida per debiti). Ma che la scelta dell'aggettivo abbia tutta questa importanza - nell'era del ctrl+f7, poi - nah, io non ci credo.
domenica, novembre 22, 2009
Cacca agli atei, fiori a Gianfranco
Stasera mi annoio, e quindi ho deciso di riavvivare il vecchio flame con gli atei cosiddetti razionalisti. Ehi, atei: Prrrrrrrrrrrrrrr!
No, seriamente.
Io non nutrirò mai sentimenti di fiducia o di simpatia nei confronti di Gianfranco Fini. Mai. Però resto convinto che la madre di tutte le battaglie, oggi, sia quella per i diritti di cittadinanza. Finché gli immigrati non saranno rappresentati in parlamento, il parlamento non potrà che essere espressione di una maggioranza xenofoba. Quindi credo che Fini stia portando avanti l'unica battaglia giusta. Mi sembra chiaro che lo fa per secondi fini, ma spesso quelli che portano a casa i risultati non sono teneri idealisti, bensì cinici strumentalizzatori. E se anche stavolta è il caso, amen.
Mi sembra poi indicativo che nella stessa occasione in cui etichetta gli xenbofobi come "stronzi", Fini si rimetta a parlare di crocefisso nelle aule. Lo fa in un modo particolare, chiedendo conferma al suo nuovo potenziale parco elettori:
Il presidente della Camera, per rafforzare la sua convinzione, ha chiesto ai ragazzi del centro Semina (molti dei quali di religione musulmana) se desse loro fastidio la presenza del crocifisso nell'aula. Al coro di "no" ricevuto in risposta, Fini ha commentato: "Benissimo, perfetto, mi date conferma di tante cose".
Questo mi ricorda l'atteggiamento tipico dei miei studenti musulmani più esili nei giorni della polemica più rovente. Tale atteggiamento si riassumeva nella postura: il collo incastrato tra le spalle, con la speranza di dare nell'occhio il meno possibile. L'aria di chi pensa: ecco, questi litigano e alla fine le mazzate le prendiamo noi. Questo i più deboli: i più grossi invece alzavano volentieri la mano per dire che loro il crocefisso lo volevano assolutamente, non gli dava noia, no no no. Per farvi capire che aria tira, e non siamo nemmeno in Veneto.
Ecco, qui secondo me c'è la chiave di volta di tutto il discorso. A chi è seriamente penalizzato, in Italia, frega nulla di avere un legnetto al muro non corrispondente alle sue credenze. Ha talmente altri problemi, e sono problemi talmente veri, che è disposto anche a partecipare alla colletta per comprarne uno nuovo: purché sia un modo per far presente agli altri che lui c'è, che esiste.
Chi invece sta bene, con tutti i suoi diritti civili e umani piuttosto riconosciuti e rispettati, probabilmente ha anche il tempo e la voglia per sentirsi oppresso dal pezzetto di legno. Ci sta. Ma non è la mia battaglia. La mia battaglia avrebbe come obiettivo quello di portare tutte le persone nel punto in cui davvero, non ci sarà altro da lamentarsi che per un pezzetto di legno alla parete. E ahimè, in questo momento è la battaglia di Gianfranco Fini.
No, seriamente.
Io non nutrirò mai sentimenti di fiducia o di simpatia nei confronti di Gianfranco Fini. Mai. Però resto convinto che la madre di tutte le battaglie, oggi, sia quella per i diritti di cittadinanza. Finché gli immigrati non saranno rappresentati in parlamento, il parlamento non potrà che essere espressione di una maggioranza xenofoba. Quindi credo che Fini stia portando avanti l'unica battaglia giusta. Mi sembra chiaro che lo fa per secondi fini, ma spesso quelli che portano a casa i risultati non sono teneri idealisti, bensì cinici strumentalizzatori. E se anche stavolta è il caso, amen.
Mi sembra poi indicativo che nella stessa occasione in cui etichetta gli xenbofobi come "stronzi", Fini si rimetta a parlare di crocefisso nelle aule. Lo fa in un modo particolare, chiedendo conferma al suo nuovo potenziale parco elettori:
Il presidente della Camera, per rafforzare la sua convinzione, ha chiesto ai ragazzi del centro Semina (molti dei quali di religione musulmana) se desse loro fastidio la presenza del crocifisso nell'aula. Al coro di "no" ricevuto in risposta, Fini ha commentato: "Benissimo, perfetto, mi date conferma di tante cose".
Questo mi ricorda l'atteggiamento tipico dei miei studenti musulmani più esili nei giorni della polemica più rovente. Tale atteggiamento si riassumeva nella postura: il collo incastrato tra le spalle, con la speranza di dare nell'occhio il meno possibile. L'aria di chi pensa: ecco, questi litigano e alla fine le mazzate le prendiamo noi. Questo i più deboli: i più grossi invece alzavano volentieri la mano per dire che loro il crocefisso lo volevano assolutamente, non gli dava noia, no no no. Per farvi capire che aria tira, e non siamo nemmeno in Veneto.
Ecco, qui secondo me c'è la chiave di volta di tutto il discorso. A chi è seriamente penalizzato, in Italia, frega nulla di avere un legnetto al muro non corrispondente alle sue credenze. Ha talmente altri problemi, e sono problemi talmente veri, che è disposto anche a partecipare alla colletta per comprarne uno nuovo: purché sia un modo per far presente agli altri che lui c'è, che esiste.
Chi invece sta bene, con tutti i suoi diritti civili e umani piuttosto riconosciuti e rispettati, probabilmente ha anche il tempo e la voglia per sentirsi oppresso dal pezzetto di legno. Ci sta. Ma non è la mia battaglia. La mia battaglia avrebbe come obiettivo quello di portare tutte le persone nel punto in cui davvero, non ci sarà altro da lamentarsi che per un pezzetto di legno alla parete. E ahimè, in questo momento è la battaglia di Gianfranco Fini.
è uscito Rutelli
Da un paio di mesi, invece, si assiste a una risalita, anche rispetto al risultato delle elezioni europee di giugno (26% dei voti validi). I sondaggi, al proposito, mostrano oscillazioni ancora significative. L'Ispo di Renato Mannheimer situa il Pd intorno al 28%. Come Euromedia, diretta da Alessandra Ghisleri, l'istituto di fiducia di Berlusconi. L'Ipsos di Nando Pagnoncelli, invece, stima il Pd oltre il 30%. Secondo il politologo Paolo Natale (su Europa), avrebbe superato la soglia del 31%. Come spiegare una crescita così continua (perlomeno nei sondaggi)?
mercoledì, novembre 18, 2009
giovedì, novembre 12, 2009
Meno male, me stavo a scordà
Non so voi, ma effettivamente questo mese di novembre senza Giornate della Memoria mi sembrava un po' squallido, polverosa preda dell'oblio. Problema risolto.
mercoledì, novembre 11, 2009
Maria-Aisha 3-0
La Santanchè è indifendibile, e si sa. Mi ha tuttavia un po' inquietato il riflesso condizionato per cui pochi minuti dopo il suo intervento sulla moglie di Maometto c'era già qualcuno on line che replicava citando l'età della madre di Gesù. (Cito Gilioli, ma ci sarà stato qualcuno anche prima di lui).
Sono convinto che chi azzarda paragoni del genere è in buona fede. Come minimo vuole dimostrare che "tutte le religioni" traggono linfa da vecchie storie antiche ambientate in contesti tribali remoti dalla nostra esperienza, per cui a una sposa bambina musulmana corrisponde una sposa bambina cristiana ecc. ecc.
Ma basta aver letto un po', perdio, per rendersi conto che è un autogol. Aisha non è Maria, sono quasi l'opposto. Da una parte c'è una bambina che, grazie alla buona memoria dei biografi orali di Maometto, risulta avere 6 anni all'età della nozze e 9-10 all'età della prima consumazione. Qui l'unico sistema per uscirne puliti è sostenere (qualcuno lo fa) che forse i biografi hanno contato male gli anni.
Dall'altra c'è una giovane, di cui non è detta l'età, a cui l'arcangelo Gabriele annuncia una possibilità, e lei la accetta. C'è il libero arbitrio, non so se è chiaro. Che Aisha a 6 o 9 anni difficilmente poteva esercitare. Ah, e poi nel secondo caso non si parla di atto sessuale, ma di concepimento senza congiunzione carnale: qualsiasi vecchietta è in grado di confermarvi su questo punto teologico.
Poi chi lo sa come sono andate veramente le cose? Nessuno. Magari Aisha aveva 16 anni e Maria ha concepito come tutte le altre donne. Non lo sappiamo: però i miti li possiamo giudicare per quello che raccontano, e qui mi dispiace, ma non c'è gara. Da parte abbiamo una religione (l'Islam) che mostra nella tradizione biografica del suo profeta un modello patriarcale ormai lontanissimo dalla nostra sensibilità; dall'altra abbiamo una religione (il cristianesimo) che con i secoli ha reinterpretato il mito levigando i tratti più brutali e adeguandolo ai tempi.
Poi la Santanchè rimane indifendibile, ma è indifendibile anche il multiculturalismo del frullatore: tutte le religioni sono uguali, tutti i profeti si portano a letto le bambine. No. Tutti no. Le religioni sono diverse, e alcune ci possono piacere più di altre.
Sono convinto che chi azzarda paragoni del genere è in buona fede. Come minimo vuole dimostrare che "tutte le religioni" traggono linfa da vecchie storie antiche ambientate in contesti tribali remoti dalla nostra esperienza, per cui a una sposa bambina musulmana corrisponde una sposa bambina cristiana ecc. ecc.
Ma basta aver letto un po', perdio, per rendersi conto che è un autogol. Aisha non è Maria, sono quasi l'opposto. Da una parte c'è una bambina che, grazie alla buona memoria dei biografi orali di Maometto, risulta avere 6 anni all'età della nozze e 9-10 all'età della prima consumazione. Qui l'unico sistema per uscirne puliti è sostenere (qualcuno lo fa) che forse i biografi hanno contato male gli anni.
Dall'altra c'è una giovane, di cui non è detta l'età, a cui l'arcangelo Gabriele annuncia una possibilità, e lei la accetta. C'è il libero arbitrio, non so se è chiaro. Che Aisha a 6 o 9 anni difficilmente poteva esercitare. Ah, e poi nel secondo caso non si parla di atto sessuale, ma di concepimento senza congiunzione carnale: qualsiasi vecchietta è in grado di confermarvi su questo punto teologico.
Poi chi lo sa come sono andate veramente le cose? Nessuno. Magari Aisha aveva 16 anni e Maria ha concepito come tutte le altre donne. Non lo sappiamo: però i miti li possiamo giudicare per quello che raccontano, e qui mi dispiace, ma non c'è gara. Da parte abbiamo una religione (l'Islam) che mostra nella tradizione biografica del suo profeta un modello patriarcale ormai lontanissimo dalla nostra sensibilità; dall'altra abbiamo una religione (il cristianesimo) che con i secoli ha reinterpretato il mito levigando i tratti più brutali e adeguandolo ai tempi.
Poi la Santanchè rimane indifendibile, ma è indifendibile anche il multiculturalismo del frullatore: tutte le religioni sono uguali, tutti i profeti si portano a letto le bambine. No. Tutti no. Le religioni sono diverse, e alcune ci possono piacere più di altre.
Falloppio, sempre lui
Forse non frequento abbastanza Wikipedia ma è la prima volta che vedo una cosa del genere
(chi fosse troppo giovane per capire il titolo del post può andare qui. E poi chiedere a Leonardo)
(chi fosse troppo giovane per capire il titolo del post può andare qui. E poi chiedere a Leonardo)
martedì, novembre 10, 2009
Electricité d'Italie
Qualcuno ha qualche kilowattora da esportare in Francia? Vorrete mica lasciarli al freddo per Natale. Poverini, hanno il nucleare
giovedì, novembre 05, 2009
Ma fammi ridere, ministro
E in conclusione io ritengo che La Russa sia l'esatto contrario di un uomo. Vuoi diventare un Uomo? Guarda La Russa e fa' tutto il contrario. Parla poco e con gentilezza, rispetta tutti e soprattutto le signore, e quando c'è qualcosa che ti preme veramente molto, l'espressione corretta è: "morirò per difenderla". Morirò. Io. Non devono morire gli altri, non è così che funziona, neanche se sei Ministro della Difesa: solo con te e Brunetta funziona così, ma appunto, voi due non siete uomini: ominicchi, direbbe qualcuno. L'uomo, se ritiene che siano in gioco i suoi diritti o la sua salvezza, è pronto a morire per difenderli. E' poi di questo che stiamo parlando, se parliamo di un crocefisso: mi viene quasi il sospetto che La Russa nel Cristo in Croce ci veda un esempio di come ci si comporta con quelli che non obbediscono (sta attento Odifreddi, hai visto cosa abbiamo fatto al nazareno)?
Io credo che la maleducazione di La Russa sia un problema contemporaneo; nel passato la gente aveva tanti difetti ma non era così maleducata. Ogni volta che lo vedo in tv mi dispiace che siano scomparse le regole della cavalleria, quelle per cui una volta ci si sfidava a duello. Uno non ci pensa, ma era un sistema per moderare le boccacce tipo La Russa. Dici due insolenze a una signora? Ti mando i padrini e sistemiamo la cosa tra uomini. E' probabile che al primo taglietto gli sarebbe passata la voglia di esibire tanta cafoneria.
Purtroppo non si può più. Vietato. Però non è che possiamo far finta che non esista il problema. C'è gente che campa sparandole grosse, e adesso dà pure gli ordini ai militari.
mercoledì, novembre 04, 2009
Tartufo 2009
Alfonso Signorini è un uomo pesante, ma Alfonso Signorini è un uomo leggero.
Alfonso Signorini, quando gli portarono il video di Marrazzo, lo considerò spazzatura. Quindi Alfonso Signorini ne fece una copia.
Alfonso Signorini non lo diede mai a Marina Berlusconi. Alfonso Signorini glielo fece solo vedere, così, per il gusto di mostrare spazzatura alle signore.
Alfonso Signorini non ha mai conservato il video nel cassetto. L'ha appoggiato lì, “alla portata di tutti”, poi quando sono arrivati i Ros nessuno riusciva a trovarlo, nemmeno Signorini. Ma in un qualche modo è saltato fuori.
Alfonso Signorini detesta le flagranti violazioni della privacy. “Se qualcuno vuole andare a trans sono affari suoi”. Ficcare una fotocamera in un'abitazione, che orrore. Alfonso Signorini pubblica solo foto prese dai terrazzi e dalla strada.
Alfonso Signorini non s'interessa di abitudini sessuali private di politici, è tutta spazzatura. Però la copia del video di Marrazzo Alfonso Signorini l'ha conservata, perché era suo dovere “come giornalista approfondire la questione”. (E come l'ha poi approfondita? Boh. Ha lasciato il video da qualche parte nel suo ufficio finché non sono arrivati i Ros).
Alfonso Signorini non manipola la realtà. Per esempio non è lui, è “Oggi” che si è inventato il fidanzato finto di Noemi. Alfonso Signorini, quando “Oggi” manipola la realtà, s'incazza “come una belva”, perché riteneva di avere la precedenza.
Alfonso Signorini, si capisce, viene su da una famiglia dignitosa ma con le pezze. È cresciuto invidiando molte persone e si aspetta che adesso tutti invidino lui. Del resto, che altro fanno le persone a parte invidiarsi? C'è un altro modo di rapportarsi tra esseri umani?
Alfonso Signorini è gay ma è andato con le donne. È gay, ma ai trans preferisce le donne. È andato a letto con la Marini ma non ha consumato.
Alfonso Signorini, se fosse una canna, sarebbe quella che hai fumato senza aspirare. Se fosse un cane, sarebbe quello che al parco cerca per cagare un posto dove qualche cane più grande ha già lasciato una merda, così nessuno potrà dare la colpa a me. Se fosse una barca sarebbe uno scafo leggero leggero, con una vela pronta a cogliere il primo alito di vento.
Alfonso Signorini, se qualcuno gli chiedesse semplicemente “Dimmi la verità”, secondo me andrebbe in crash di sistema. Definisci “Verità”. Al liceo non me ne hanno parlato. Mi parlavano di Cicerone.
Forte Cicerone. Quando faceva l'avvocato, poteva convincerti di tutto e il contrario di tutto. Come faceva a essere così convincente. Probabilmente ci credeva: credeva in tutto e nel contrario di tutto. È una specie di autoipnosi, alcuni sono capaci, tu no? rosica rosica.
(L'articolo via Soncini).
Alfonso Signorini, quando gli portarono il video di Marrazzo, lo considerò spazzatura. Quindi Alfonso Signorini ne fece una copia.
Alfonso Signorini non lo diede mai a Marina Berlusconi. Alfonso Signorini glielo fece solo vedere, così, per il gusto di mostrare spazzatura alle signore.
Alfonso Signorini non ha mai conservato il video nel cassetto. L'ha appoggiato lì, “alla portata di tutti”, poi quando sono arrivati i Ros nessuno riusciva a trovarlo, nemmeno Signorini. Ma in un qualche modo è saltato fuori.
Alfonso Signorini detesta le flagranti violazioni della privacy. “Se qualcuno vuole andare a trans sono affari suoi”. Ficcare una fotocamera in un'abitazione, che orrore. Alfonso Signorini pubblica solo foto prese dai terrazzi e dalla strada.
Alfonso Signorini non s'interessa di abitudini sessuali private di politici, è tutta spazzatura. Però la copia del video di Marrazzo Alfonso Signorini l'ha conservata, perché era suo dovere “come giornalista approfondire la questione”. (E come l'ha poi approfondita? Boh. Ha lasciato il video da qualche parte nel suo ufficio finché non sono arrivati i Ros).
Alfonso Signorini non manipola la realtà. Per esempio non è lui, è “Oggi” che si è inventato il fidanzato finto di Noemi. Alfonso Signorini, quando “Oggi” manipola la realtà, s'incazza “come una belva”, perché riteneva di avere la precedenza.
Alfonso Signorini, si capisce, viene su da una famiglia dignitosa ma con le pezze. È cresciuto invidiando molte persone e si aspetta che adesso tutti invidino lui. Del resto, che altro fanno le persone a parte invidiarsi? C'è un altro modo di rapportarsi tra esseri umani?
Alfonso Signorini è gay ma è andato con le donne. È gay, ma ai trans preferisce le donne. È andato a letto con la Marini ma non ha consumato.
Alfonso Signorini, se fosse una canna, sarebbe quella che hai fumato senza aspirare. Se fosse un cane, sarebbe quello che al parco cerca per cagare un posto dove qualche cane più grande ha già lasciato una merda, così nessuno potrà dare la colpa a me. Se fosse una barca sarebbe uno scafo leggero leggero, con una vela pronta a cogliere il primo alito di vento.
Alfonso Signorini, se qualcuno gli chiedesse semplicemente “Dimmi la verità”, secondo me andrebbe in crash di sistema. Definisci “Verità”. Al liceo non me ne hanno parlato. Mi parlavano di Cicerone.
Forte Cicerone. Quando faceva l'avvocato, poteva convincerti di tutto e il contrario di tutto. Come faceva a essere così convincente. Probabilmente ci credeva: credeva in tutto e nel contrario di tutto. È una specie di autoipnosi, alcuni sono capaci, tu no? rosica rosica.
(L'articolo via Soncini).
martedì, novembre 03, 2009
Poesia e polvere
Io Alda Merini non la conosco bene, e non ho ancora trovato una poesia sua che mi piacesse. Cosa volete farci, è così. (Il mondo del resto è pieno, di cose belle che a me ancora non piacciono).
Quello che m'incuriosisce di lei è il modo in cui negli ultimi anni era diventata, almeno da un punto di vista mediatico, l'incarnazione del Poeta italiano: quel ruolo che prima di lei era stato di Ungaretti, Saba, Montale (Quasimodo meno), ultimamente ci stava provando anche Mario Luzi, mentre ora scalda i muscoli Rondoni, il poeta più intervistato dai tg (certo che scrivere qualche bel verso ogni tanto aiuterebbe).
Tutto questo a prescindere dalla qualità, tanto poi le poesie chi le legge. Ma il Personaggio-Poeta è un'altra cosa, è una figura che tutti conoscono senza bisogno di averlo letto, anzi sono grati di poterlo riconoscere senza la fatica di aprire quei libri che si fanno anche un po' fatica a trovare.
Alda Merini mi ricorda immediatamente il personaggio del poeta nel Portaborse di Luchetti, che è un film, attenzione, del 1991: immagino che il poeta fosse ispirato a un personaggio vero, ma non credo si trattasse già della Merini. Ma insomma è una persona anziana che vive in semipovertà in una casa disordinata e piena di cani. Il protagonista sta brigando per ottenere il vitalizio della legge Bacchelli, ma lui non ne vuole sapere. "Mi piace vivere così", dice, mentre i cani lo assaltano (ha in mano le frattaglie). Il portaborse è un film didascalico (a me piace per questo), i personaggi interpretano funzioni sociali ben delineate: il Professore, il Politico Corrotto, il Giornalista, la Bella Ragazza... il Poeta Che Vive In Miseria Coi Cani. Ecco, mi pare che la recentissima fortuna di Alda Merini, più che ai suoi versi, debba molto al suo trovarsi nelle immediate prossimità di questo stereotipo. Non a caso, appena morta, la prima cosa che fornisce La Repubblica non è un saggio dei suoi versi migliori (magari c'erano problemi di diritti), ma un bel reportage fotografico della sua casa, che deve sembrare il più possibile incasinata, perché i poeti... vivono così.
Io non credo che la Merini interpretasse un personaggio: non trovo difficile pensare che fosse davvero una vecchietta simpatica (con un vissuto assai problematico alle spalle) in una casa disordinata. Quello che mi fa riflettere è lo Stereotipo del Poeta Italiano come si è fissato nel secondo Novecento: un vecchietto un po' matto in una casa cadente, in balia dei suoi animali domestici. Altrove non è così: i poeti possono anche essere giovani, o adulti, vivere in case funzionali. Di chi è la responsabilità?
Suppongo che la sua parte di colpa l'abbia Montale, con i suoi solai e cantine e ripostigli e orecchini e chincaglierie assortite. Ma la mania dei solai parte da molto prima, il primo solaio del Novecento credo l'abbia visitato Gozzano nella Signorina Felicita. Da allora la polvere è diventata una presenza ossessiva nella poesia italiana.
Poi può anche darsi che la nostra mania per solai e cantine ci derivi dall'usanza di vivere in case di proprietà, tramandandocele di padre in figlio. Per cui il disordine fisico di queste case forse davvero è un problema che i nostri poeti riflettono più di altri. Noto per esempio che il più grande incendiario di solai, almeno da un punto di vista poetico, F. T. Marinetti, viveva proprio in quel periodo in una casa assolutamente disastrata, piena di cimeli africani che gli ricordavano l'infanzia egiziana ma che con il futurismo non c'entravano proprio niente, di cui non riusciva sul piano pratico a liberarsi, sicché in un certo senso il futurismo era una reazione del poeta all'entropia del suo stesso ambiente.
E insomma può darsi che alla fine questi Personaggi Poeti siano un modo con cui amministriamo la nostra autoindulgenza: casa mia è un casino, magari sono un poeta anch'io. E magari prima o poi a furia di non spolverare mi danno anche un vitalizio.
Quello che m'incuriosisce di lei è il modo in cui negli ultimi anni era diventata, almeno da un punto di vista mediatico, l'incarnazione del Poeta italiano: quel ruolo che prima di lei era stato di Ungaretti, Saba, Montale (Quasimodo meno), ultimamente ci stava provando anche Mario Luzi, mentre ora scalda i muscoli Rondoni, il poeta più intervistato dai tg (certo che scrivere qualche bel verso ogni tanto aiuterebbe).
Tutto questo a prescindere dalla qualità, tanto poi le poesie chi le legge. Ma il Personaggio-Poeta è un'altra cosa, è una figura che tutti conoscono senza bisogno di averlo letto, anzi sono grati di poterlo riconoscere senza la fatica di aprire quei libri che si fanno anche un po' fatica a trovare.
Alda Merini mi ricorda immediatamente il personaggio del poeta nel Portaborse di Luchetti, che è un film, attenzione, del 1991: immagino che il poeta fosse ispirato a un personaggio vero, ma non credo si trattasse già della Merini. Ma insomma è una persona anziana che vive in semipovertà in una casa disordinata e piena di cani. Il protagonista sta brigando per ottenere il vitalizio della legge Bacchelli, ma lui non ne vuole sapere. "Mi piace vivere così", dice, mentre i cani lo assaltano (ha in mano le frattaglie). Il portaborse è un film didascalico (a me piace per questo), i personaggi interpretano funzioni sociali ben delineate: il Professore, il Politico Corrotto, il Giornalista, la Bella Ragazza... il Poeta Che Vive In Miseria Coi Cani. Ecco, mi pare che la recentissima fortuna di Alda Merini, più che ai suoi versi, debba molto al suo trovarsi nelle immediate prossimità di questo stereotipo. Non a caso, appena morta, la prima cosa che fornisce La Repubblica non è un saggio dei suoi versi migliori (magari c'erano problemi di diritti), ma un bel reportage fotografico della sua casa, che deve sembrare il più possibile incasinata, perché i poeti... vivono così.
Io non credo che la Merini interpretasse un personaggio: non trovo difficile pensare che fosse davvero una vecchietta simpatica (con un vissuto assai problematico alle spalle) in una casa disordinata. Quello che mi fa riflettere è lo Stereotipo del Poeta Italiano come si è fissato nel secondo Novecento: un vecchietto un po' matto in una casa cadente, in balia dei suoi animali domestici. Altrove non è così: i poeti possono anche essere giovani, o adulti, vivere in case funzionali. Di chi è la responsabilità?
Suppongo che la sua parte di colpa l'abbia Montale, con i suoi solai e cantine e ripostigli e orecchini e chincaglierie assortite. Ma la mania dei solai parte da molto prima, il primo solaio del Novecento credo l'abbia visitato Gozzano nella Signorina Felicita. Da allora la polvere è diventata una presenza ossessiva nella poesia italiana.
Poi può anche darsi che la nostra mania per solai e cantine ci derivi dall'usanza di vivere in case di proprietà, tramandandocele di padre in figlio. Per cui il disordine fisico di queste case forse davvero è un problema che i nostri poeti riflettono più di altri. Noto per esempio che il più grande incendiario di solai, almeno da un punto di vista poetico, F. T. Marinetti, viveva proprio in quel periodo in una casa assolutamente disastrata, piena di cimeli africani che gli ricordavano l'infanzia egiziana ma che con il futurismo non c'entravano proprio niente, di cui non riusciva sul piano pratico a liberarsi, sicché in un certo senso il futurismo era una reazione del poeta all'entropia del suo stesso ambiente.
E insomma può darsi che alla fine questi Personaggi Poeti siano un modo con cui amministriamo la nostra autoindulgenza: casa mia è un casino, magari sono un poeta anch'io. E magari prima o poi a furia di non spolverare mi danno anche un vitalizio.
lunedì, novembre 02, 2009
il cadavere del vicino puzza sempre un po' meno di quello che ci è morto in casa
Ma quelli che oggi dicono che mostrare foto di morti ammazzati è sbagliato non sono gli stessi che ci dicevano di osservare ben bene quando ammazzavano Quattrocchi o decapitavano Nick Berg, vero?
Non scrivono nemmeno negli stessi giornali, vero?
Non controllo nemmeno, mi fido.
(Nb: per me, in linea di massima, mostrare morti violente in tv è sbagliato. Può avere una sua utilità se riapre il caso e aiuta a risolverlo. Mi offende invece quando è finalizzato alla propaganda: "i nostri bambini morti sono più morti di quelli del nostro nemico perché te li posso mostrare", ecc.).
Non scrivono nemmeno negli stessi giornali, vero?
Non controllo nemmeno, mi fido.
(Nb: per me, in linea di massima, mostrare morti violente in tv è sbagliato. Può avere una sua utilità se riapre il caso e aiuta a risolverlo. Mi offende invece quando è finalizzato alla propaganda: "i nostri bambini morti sono più morti di quelli del nostro nemico perché te li posso mostrare", ecc.).
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