venerdì, maggio 19, 2006

Aids e prostituzione: una piccola proposta per il nuovo governo

Votata la fiducia dal parlamento, il nuovo governo è definitivamente in carica. Io ovviamente sono un tizio qualsiasi che non ha alcun titolo per essere ascoltato da nessun governo passato, presente o futuro; tuttavia ci provo lo stesso ad avanzare una piccola proposta. Hai visto mai che qualcuno ti prenda in considerazione.

E’ un governo che ha già detto di voler cambiare la legge sull’immigrazione e io gli porto la mia cosina.
Si tratta di una proposta semplice, banale, limitata (se non fosse tale non avrebbe senso rivolgerla a un governo). Non una rivoluzione ma un piccolo tassello per migliorare un po’ la qualità della vita di tutti. Una proposta pragmatica. Talmente pragmatica che può accontentare laici e cattolici, destra e sinistra. Almeno credo.
Orbene: all’interno della legge che regola la presenza dei cittadini immigrati in Italia (il D.lgs 268 /98 come modificato dalla legge 189/2002, la cosiddetta Bossi-Fini), all’articolo 18 si prevede l’attivazione di un percorso di protezione sociale quando “ (…) siano accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero ed emergano concreti pericoli per la sua incolumita', per effetto dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di un'associazione dedita ad uno dei predetti delitti (...)”
Si tratta di un provvedimento legislativo nato e rivolto soprattutto alle prostitute che abbiano intenzione di cambiare mestiere e siano disposte denunciare i propri sfruttatori.
Dopo otto anni di applicazione del provvedimento, attualmente le cifre dicono che ci sono circa 6.500 ex prostitute in protezione sociale.
La protezione sociale consiste di solito nell’inserimento del soggetto in una struttura protetta unitamente al rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di giustizia convertibile, se il percorso si conclude positivamente, in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro uguale a quello degli immigrati regolari.

Io lavoro (anche) per i servizi sociali del mio comune, seguo un progetto sanitario rivolto alla prostituzione di strada. Si distribuiscono profilattici e informazioni sanitarie, si fanno accompagnamenti alle strutture sanitarie pubbliche, tipo i consultori, quando una ragazza lo richiede. Ce ne sono vari di progetti analoghi in giro per la penisola. Gestiti da ong convenzionate o direttamente dai comuni, come nel mio caso.
La ragione per la quale questi progetti di “riduzione del danno” vengono finanziati è la lotta contro le malattie sessualmente trasmissibili e la tutela della salute pubblica.
Com’è noto le prostitute, per la quantità di rapporti sono potenzialmente i nodi principali del contagio (i cosiddetti hub, nel modello matematico che simula la diffusione di un virus) . Dico potenzialmente perché pare che in realtà le prostitute sieropositive siano una minoranza e che siano tra le categorie che maggiormente si proteggono.
Per quello che è la mia esperienza diretta, ritirando i referti delle analisi del sangue di svariate decine di loro, posso confermare questo dato.
Tuttavia, sia pure in piccola minoranza, ci sono sulla strada prostitute sieropositive.

Per loro l’unica possibilità di uscirne, attualmente, è fare la famosa denuncia alla questura.
Ma denunciare non è così semplice. Oltre alla paura delle conseguenze su parenti e familiari c’è spesso un debito di riconoscenza nei confronti di quelli che noi chiamiamo sfruttatori ma che per loro sono spesso dei salvatori che le hanno sottratte ad un destino peggiore. Questo è vero particolarmente per le nigeriane.
“Quando sono venuta in Italia sapevo già di essere malata e sapevo che l’unica possibilità di vita era quella di andare in un paese europeo dove ci si può curare gratis. Ho dovuto pregare per trovare qualcuno che mi portasse in Italia e cosa avrei dovuto fare dopo ? Denunciare chi mi aveva salvato la vita ?” Così mi ha detto una ex prostituta nigeriana.

Quindi ecco la proposta: perché non dare facoltà alle prostitute sieropositive di essere inserite nei programmi di protezione sociale anche senza la necessità di una denuncia ?
Se non lo vogliamo fare per loro, facciamolo per noi. Per la tutela della salute pubblica.
E’ pragmatico ed è etico. E’ laico ed è cristiano. Più di così cosa deve proporre uno per compiacervi a voi, o ineffabili maggioranze?

8 commenti:

  1. mah, io non credo sarebbe una gran obiezione: già oggi chiunque sia malato sieropositivo può entrare in Italia da clandestino e curarsi nelle strutture pubbliche in situazione di parità con un italiano, eppure non risultano invasioni. I due casi di sieropositività che conosco io, per dire, fanno periodicamente controlli al policlinico locale. Da un lato sono assistite, dall'altro devono restare sulla strada per le ragioni di cui sopra.

    In ogni caso, e qui si taglia la testa al toro, vale un principio generale per cui qualsiasi nuovo provvedimento legislativo dall'esito incerto viene periodicamente monitorato nei risultati raggiunti dall'autorità che l'ha introdotto ed eventualmente corretto o abrogato.

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  2. secondo me è più fcile, etico, giusto eccetera, legalizzare la prostituzione e fare tutto alla luce del sole, in modo che si possa anche normare il business.

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  3. ma la mia è una propostina piccola piccola, facile facile, la tua una di quelle che scatena le guerre di religione.

    (e poi legalizzare cosa vuole dire ? la prostituzione è già legale. vietato è lo sfruttamento. vietata è l'immigrazione clandestina)

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  4. si ma non è neanche normata, le prostitute non pagano tasse, non sono soggette a controlli eccetera.
    Quello che si intende per sfruttamento in realtà è solo il fornire servizi alle prostitute, se ho una casa d'appuntamenti e non obbligo nessuno non sfrutto nessuno.
    Siccome è vietato fare la suddetta casa, è impossibile fornire standard qualitativi ai clienti, controlli medici sanitari tutela delle associate eccetera.
    In Germani l'hanno leglizzata senza mi pare troppi problemi. ampie fette del centrodestra sartebbero favorevoli (la lega per esempio è da sempre favorevole, e sarebbe favorevole anche buona parte di forza italia e credo anche An).
    Basta un po' di volontà

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  5. io sono d'accordo con questa proposta, sarebbe un inizio, ma sempre nell'ottica di passare ad una regolarizzazione completa di tutti i passaggi, non appena ci sarà una mentalità sufficientemente moderna. Per ora effettivamente siamo troppo "clericizzati" per fare come fanno i paesi moderni. Vedere Germania e Olanda

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  6. voi volete portarmi off topic allargando il discorso

    va bè, se volete la mia opinione mi pare che il discorso sia un pelo più complesso: la prostituzione è strutturata in tanti livelli differenti. quella di medio/alto livello, cioè quella a cui le vostre proposte si riferiscono, non dà fastidio a nessuno tranne che a qualche prete.

    quella di strada, il livello più basso, coinvolge un sottobosco di gente poco raccomandabile perchè alla base ha un traffico illegale: quello di esseri umani. a renderlo illegale è il proibizionismo delle frontiere che impedisce a chi è spinto dal bisogno di recarsi legalmente a lavorare in un altro paese.
    il discorso è più o meno lo stesso delle "droghe". le "droghe" sono gestite dalla malavita perchè il proibizionismo le rende illegali.

    Se si legalizzasse un solo tipo di "droga" è difficlmente pensabile che le altre sparirebbero dal mercato. Analogamente, se si legalizzasse un solo tipo di prostituzione , quella di medio/alto livello, è difficilmente pensabile che ciò farebbe sparire quella di strada.

    (è curioso comunque che sia proprio un libertarian come astrolabio a chiedere che lo stato normi l'unica materia nella quale rifiuta di mettere il naso)

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  7. Ci sono 2 altre vie:
    1 - visto che i test x il virus Hiv sono gratuiti, basterebbe obbligare le prostitute a farlo regolarmente, a portarselo dietro e far effettuare controlli dalla polizia (in assenza di test -> espulsione immediata);
    2 - legalizzare la prostituzione e togliere le prostitute dalle strade.

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  8. Cragno ministro della Puttanità

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