L'Italia è l'unico Paese europeo (mondiale?) in cui non si è ancora imposta una standardizzazione dei criteri editoriali e ortodattilografici. Neanche in ambito scientifico.
Ognuno fa quel c-che gli pare. L'einaudi ha gli accenti sulle i e le u speculari a quelli di tutte le altre case editrici. Ma il massimo sono i dialoghi. Chi mette i doppi apici ("), chi le sergentine (<<), ma vanno moltissimo le lineette, perché spesso copiamo di pacca l'ortodattilografia inglese, senza nemmeno capirla (però al primo che si lascia sfuggire un anglismo logico, tipo 'scannerizzare', giù randellate).
Uno si sforza di imparare le (ipotetiche) regole italiane, del tipo: "in un dialogo il punto fermo va fuori dalle virgolette, così". Poi il suo scartafaccio arriva in una redazione dove pagano un ragazzino per rimettere il punto fermo dentro le virgolette ("così."), perché l'editore fa un po' quel c-che gli pare.
Sto scrivendo una tesi, devo fare una citazione, come faccio? Scrivo in caratteri più piccoli? In corsivo? Metto un rientro? O metto tutto tra virgolette? E quali? Negli altri paesi civili c'è una regola uguale per tutte le tesi e per tutti gli editori. Da noi no. Brigitte Bardot, Bardot.
Io mi chiedo a cosa ci serve pagare la Crusca. Cioè, la paghiamo? Forse dovremmo cominciare a finanziarli seriamente (con l'8 per mille anche, perché no), ma a pretendere anche che si diano da fare. Manica di fannulli.
Il prossimo che critica Wikipedia perché "chi controlla i contenuti?", lo metto in graticola. Wikipedia è l'unico posto dove c'è uno straccio di controllo di contenuti quotidiano. E soprattutto, c'è una sana tendenza alla standardizzazione.
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