Niente di pornografico appare nel film, tranne il titolo. Bastano le occhiate che ogni tanto il biondino lancia verso la parte bassa dello schermo a suscitare la censura? Un ondeggiare ritmico del capo verso la fine e il socchiudere drammatico degli occhi?
Allora la pornografia sarebbe un linguaggio che scavalca il corpo. Non c'è niente di osceno ma, sembrerebbe dire Warhol, non ce n'è bisogno.
Certo, il paratesto è forte. Proviamo a dimenticare la Factory, la droga, i travestiti, le prostitute: guardando Blow job non è difficile annoiarsi. Per quasi tutto il tempo anche l'attore, sotto una luce verticale e impietosa, non sembra divertirsi più di noi. Capita di dimenticarsi del pompino. Si divaga, ci si domanda cosa stia guardando il ragazzo, se stia soffrendo (come a volte sembra), quanto sia realmente a disagio e se per davvero ci sia del sesso in corso.
Ecco allora cosa fa Blow job, portando la finzione a farsi sempre più rarefatta: sottrae al linguaggio pornografico ciò che la pornografia sottrae al sesso. Il linguaggio di Warhol riesce qui, per un istante malfermo, a illuminare il carattere di invisibilità della pornografia. E questa, cazzo, è un'opera d'arte.
36 minuti, in effetti, potrebbe essere doloroso.
RispondiEliminaLeo, potrei rispondere citando "io son molto resistente / quattro ore come niente"...
RispondiEliminapiccola postilla: "portando la finzione a farsi sempre più rarefatta", sì, ma non per questo andando in direzione della realtà.
postilla?
RispondiEliminatratto da http://www.demauroparavia.it/85543
RispondiEliminapo|stìl|la
1a breve annotazione o commento scritto a mano sui margini o fra le righe di un testo
1b estens., ciascuna delle note di commento stampate nei libri a piè pagina o in appendice e talora pubblicate in volume autonomo
2 fig., osservazione, precisazione, chiarimento: il tuo discorso è chiaro, non ha bisogno di postille...