E se invece di lamentarci ogni volta per la dietrologia spicciola, assumessimo che essa è parte del carattere nazionale, insieme con la pastasciutta il mandolino e la mafia, avremmo fatto un passo in avanti?
Poi, invece di esprimere ogni volta, puntualmente, banalmente, il nostro nobile disgusto per i dietrologi spiccioli, potremmo farci una ragione storica di cattive abitudini che non ci cadono dal cielo: la mafia nasce per sopperire al vuoto di potere in un latifondo ignorato dai proprietari; il mandolino è uno strumento di accompagnamento leggero e semplice, ideale per le serenate notturne in un clima mite; la pastasciutta è un piatto povero e semplice, ideale a fare massa col pomodoro che nello stesso clima cresce bene; e la dietrologia spicciola nasce a causa di 35-40 anni di stragi impunite (un po' di più se aggiungiamo quei 50.000 e passa civili morti nelle stragi della II Guerra Mondiale).
Quel che voglio dire è che la pastasciutta tutti i giorni può stancare, ma non è lì per caso; e parimenti una mamma simpatica e cattolica e di buon senso (la mia) che, tre anni fa, commenta a caldo l'assassinio Biagi con un "chissà chi è stato veramente...", può sbalordire, ma non viene a caso: viene dopo decenni di ambigua gestione del pubblico mistero. E non è colpa mia, non è colpa tua, è colpa un po' degli uni e un po' degli altri: in ogni caso è andata così, e dai Settanta in poi in questa nazione si nasce dietrologi. Può essere frustrante ma è inevitabile; può essere inevitabile condonare una strage ai simpatici piloti del Cermis; ma è un'opzione politica e si paga in crediti di antiamericanismo.
A pensar male si fa peccato e si azzecca, per non citare un antiamericano; e in certi casi una quota di dietrologia è inevitabile. Io, per dire, trovandomi in una macchina bersagliata da una raffica, formulerei come primo pensiero una dietrologia: qualcuno mi vuole ammazzare, proprio me. Voi forse no; in ogni caso non vi si chiede una dimostrazione pratica.
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