venerdì, novembre 30, 2007

(simpatiche) canaglie

Ieri mi capita una copia del Foglio tra le mani. In prima pagina trovo un articolo che... mi piace! Che condivido al 100%! Incredibile, vero? Già. In effetti stavo scherzando. Ieri mi capita una copia del Foglio tra le mani. In prima pagina trovo un articolo che mi ripugna profondamente.

E' un pezzo su Clementina Forleo. Io non sono necessariamente un ammiratore della Forleo, ma l'articolo mi sembra una sequela di colpi bassi, tenuti insieme da un'ironia piuttosto livida.

Detto questo, pazienza. C'è libertà di stampa, c'è libertà di pensiero, c'è anche libertà di spalare merda in prima pagina su un magistrato che ha denunciato episodi di mobbing e che recentemente ha perso all'improvviso entrambi i genitori. Io poi chi sono per fare morale? Nel mio piccolo ho appena scritto un pezzo cattivo su Fini per il puro gusto di scrivere un pezzo cattivo. Nessuno mi obbliga a prendere il Foglio in mano, anzi prima o poi un medico me lo proibirà proprio, e sarà meglio per tutti.

Torno a casa e vado su wittgenstein. Leggo che per Luca Sofri l'articolo in questione è "un'opinione equilibrata e non disumana su Clementina Forleo", qualcosa che quasi nessuno in questi giorni sarebbe riuscito a produrre. Ci resto male. Possibile che non ho capito niente? L'avevo presa per una spalata di merda, e salta fuori che invece è un'opinione equilibrata e non disumana?

Allora ho pensato di trascriverne un po' qui, dal solito immondo pdf, e di chiedere un parere a chi passa. Perché è possibilissimo che mi stia sbagliando io.

Clementina ride moltissimo, oppure piange davanti a tutti, oppure si blocca e ascolta, con gli occhi spalancati. Clementina se ne sta sola, al Palazzo di Giustizia di Milano: nessun maschio la può sopportare, non le offrono nemmeno un caffè, Gerardo D’Ambrosio non le parla (come osi, femmina, è il sottotesto di quegli sguardi).

O parla un cronista che passa tutta la giornata al Palazzo a leggere i sottotesti degli sguardi, o se la sta già inventando alla grande.

Clementina ha esagerato, Clementina è “abnorme”. Ragazza nevrotica come più o meno noi tutte,

Ma parla per te, scusa

col senso alto dello stato, del complotto e del parrucchiere, ad Annozero faceva un po’ spavento, è vero, per le risatine e per quell’aria elettrica, per la civetteria che ci metteva, per la gioia evidente di avere una telecamera in faccia e un nuovo fondotinta coordinato all’eye liner e al golfino, per il coraggio da esibire contro le minacce e contro le alte cariche.

Il grassetto è mio, caso mai non vi riuscisse di apprezzare l’equilibrio e l’umanità

“E’ una mitomane”, secondo gli uomini, una di quelle che se poi la lasci fa come Glenn Close in “Attrazione fatale”, un coniglio a bollire o un’ordinanza, è lo stesso. “E’ un’esibizionista”, secondo le donne, perché è secchiona, molto sportiva, si tiene in forma (e giustamente si vendicherà, vedrete, di quelle foto impietose in costume l’estate scorsa), ha fatto il poliziotto, è organizzata, va al poligono a sparare, “mi sono sempre piaciute le armi”, ma soprattutto querela a raffica (se ne occupa un’altra femmina feroce, Giulia Bongiorno).

Vi ricordate di quando i giornalisti potevano virgolettare soltanto le dichiarazioni ufficiali? Sì, beh, è stato tanto tempo fa. Adesso invece con le virgolette ci facciamo i musical, come 7 spose per 7 fratelli: c’è un coro di boscaioli che canta “mitomaaaane!” e poi il coro di damigelle “esibizioooonista!”, mentre il cronista registra e poi scrive sul Foglio. Notevole anche quel “Femmina Feroce”, che aggiunge umanità se qualcuno ce ne trovasse ancora poca.

Insomma la Forleo non si porta più come una volta, l’hanno abbandonata, e poi lei non vuole “solidarietà da chi mi isola”, disse una volta, continua a menare e a eroicizzarsi da sé (alla notizia dell’inchiesta disciplinare era assurdamente euforica), ed è difficile persino difenderla perché magari poi si incazza di più. […]

Che strano, eh? Uno scrive pezzi così grondanti di solidarietà femminile, e lei s’incazza. Mah! Valle a capire, ‘ste femmine feroci.


Ora, ripeto, indignarsi è inutile; io vorrei solo capire. E' davvero un pezzo umano ed equilibrato? Oppure Wittgenstein ci sta prendendo in giro? Oppure stanno prendendo in giro lui? Oppure, forse, è davvero il massimo di umanità e di equilibrio che ci si può aspettare da una redattrice del Foglio? Perché si sa come sono fatti/fatte: simpatiche canaglie. Oddio, simpatiche. Qualcuno ci sarà che le trova simpatiche. Io no, ma ripeto, non è questo il punto.

giovedì, novembre 29, 2007

Kindermusik fur deine Kindergarten

Se avete l'impressione che l'indie stia cominciando a rivelare un appeal commerciale, avete ragione, e non sapete quanto.

Non lo sapete perché non siete archeologi come me, che ancora tengo un tubo catodico acceso in casa e, pensate, guardo le pubblicità, dove il "complessino musicale indie" è ormai uno stereotipo scontato, e non serve mica a vendere roba di nicchia.
Per dire, il cornetto Algida. E' almeno da un anno che vanno avanti col complessino che passa in 30 sec. dalla saletta prove allo stadio. Be', date un'occhiata ai vestiti, un'orecchiata al jingle. Ci sono anche donne che suonano strumenti a corda, non può che essere che indie. Probabilmente allo stadio ci andranno come spalla della band di spalla dei Maroon 5, ma suonano indie.

Nulla comunque come il nuovo tenerissimo spot del Kinder Délice. Dove i ragazzini sì, si stanno facendo le ossa sui classici dei Finley, ma lo sai che quando il chitarrista ricciotto comincerà a proporre pezzi suoi, sarà roba indie. Ce li vedi a fare Metal o Hardcore o Emo? Indie, sarà Indie.
E siccome uno dei passatempi segreti della mia vita è inventarmi carriere di band immaginarie, io sto già lavorando ai tre spot successivi, nei quali i Délice rispettivamente:
1. Aprono un my space
2. Incontrano Enzo Polaroid, che li supporta un casino senza neanche chiedere una merendina in cambio.
3. Fanno una tournée tra Pieve di Cento e Cavriago, e il Forum del Mucchio Selvaggio apre un thread di gente che li odia.

mercoledì, novembre 28, 2007

si scopron le tombe, si levano i morti

Sono paralizzato dalla sorpresa e dallo sbalordimento.
C'è Fini da Mentana, che ha fatto una battuta sulla statura di Berlusconi, sulla statura!
Di questo passo, domani cosa? cani che parlano, elefanti in rosa?

martedì, novembre 27, 2007

papà, cos'è un taglio al budget? 2!

Il tizio con gli occhiali ora lavora in una comunità, insegna ai tossici come s'intrecciano i canestrini. Quando vede la 2CV sbuffare in fondo alla valle, cerca di nascondersi tra i canestrini. E' il passato che ritorna.
"Mi hanno detto che eri qui. Ho una grande notizia".
"Non voglio saperla".
"La Paluani si è ricordata che aveva ancora un contratto con noi per lo spot del Pandoro. Dobbiamo riformare la band".
"Quale band? Credo che ci sia uno scambio di persona. Io intreccio i canestini".
"Andiamo! Siamo in missione per conto di Dio!"

lunedì, novembre 26, 2007

Sing if you're glad to be Gaio

Siccome Inkios, con o senza il mal di schiena, è comunque venuto meno da mesi alla sua mission principale, che è quella di consigliare perniciosissimi giochini in flash al lunedì, tocca a me: dallo stesso sito che ci diede Bible Fight, ecco Caligula, ispirato dalle gesta del vostro imperatore preferito.

Lo scopo è impersonare al meglio Gaio Caligola uccidendo tutti i romani e le romane con le 26 armi che si raccattano per strada. Quando le avrete tutte e 26 potrete entrare nel Palazzo e folleggiare, ma in effetti la cosa più divertente è starsene in un angolino dei sette colli, suonare la zampogna, e lasciare che si scannino tra loro. Giusto qualche colpetto di forcone ogni tanto. O giavellotto. O un pietrone. O un vespaio. O quel che c'è. La zampogna comunque è fondamentale, credeteci. Quando ne crepano molti entrate nella Modalità Crudele, e gli schizzi di sangue sul monitor vi ripagano di un'intera giornata passata a sopportar colleghi. Si può anche incitare Gaio gridando al microfono, ma io temevo che i vicini chiamassero il 113 e non ci ho provato.

Una dritta? Non tenetevi le catacombe per ultime, più si va avanti e più arrivano gladiatori, e per fare fuori quelli tre colpi d'ascia (o di accetta, o di spadone da samurai) a volte non bastano. Comunque alla fine di tutto ti rendi conto che aveva ragione Camus: Non, Caligula n'est pas mort. Il est là, et là. Il est en chacun de vous.

venerdì, novembre 23, 2007

papà, cos'è un taglio al budget?

Per esempio, è quando ti scade il contratto con Aldo Giovanni e Giacomo e al loro posto chiami Nino Frassica.
Sarà un lungo inverno.

giovedì, novembre 22, 2007

vale mille parole, e poco più


Non fa proprio esattamente schifo, no.
Questa sensazione, a mezzo stomaco, non è necessariamente schifo.
Anche perché è facile sparare sempre a zero. E poi tutta questa competenza di grafico non ce l'ho. Allo stesso tempo, tuttavia, una certa esperienza l'ho maturata, quindi butto già alcune dilettantesche impressioni.

1. Già il fatto che sia necessario il bordino nero, la dice lunga. Lo sfondo bianco sarà sempre un problema sui manifesti. E' come se i grafici dei logo e i grafici dei manifesti non dialogassero mai tra loro.

2. Il tricolore, oltre a essere banale, toglie il colore di riferimento: i democratici non saranno né rossi né rosa né arancioni, niente. Questo da una parte è un handicap, dall'altra una scelta obbligata, vista la storia che c'è dietro. Fosse stato per me, avrei optato per un logo a bande bianche e rosse, e poi ci saremmo chiamati i "biancorossi", come il Lanerossi Vicenza. E' sportivo, rispetta la tradizione, cosa volevi di più.

3. Per fortuna hanno salvato l'Ulivo. Al di là della storia, un oggetto concreto è importantissimo. Intanto salva la vita ai Democratici, che quando avranno bisogno di sinonimi, potranno chiamarsi "ulivisti". E poi è qualcosa che si può toccare, come la falce, il martello, la quercia. Ci tenevo molto, al ramoscello. Meno male.

4. Non so perché, ma continua a sembrarmi storto. So benissimo che non è storto, eppure. Credo che sia un effetto ottico: il cervello tende a completare alcune linee, nota che non s'incrociano, e mi suggerisce che è tutto storto. Oppure è venuta male la gif, da non escludere.

5. Un altra sensazione è: manca una lettera. La P è verde, il D è bianco, e la banda rossa cos'è? Forse il mio inconscio è segnato per sempre dal logo del PLI di Altissimo: P verde, L bianco, I rosso.

6. A me i loghi semplicissimi con caratteri GROSSI piacciono, però devono essere davvero semplicissimi e GROSSI. Insomma, quella specie di spoiler nel buco della P e della D mi dà fastidio, è quel classico elemento che io definisco "frùfrù", e se non mi capite, non riuscirò a spiegarmi meglio di così (fottetevi).
Il bello è che probabilmente gli spoiler sono stati aggiunti perché a qualcuno piaceva semplice e GROSSO, e a qualcun altro temeva l'effetto "lo sa fare il mio cuginetto con Paint". Insomma, si fanno le cose semplici perché ci si vergogna di essere colti, ma poi ci si vergogna anche di passare per ignoranti, ci si vergogna di qualsiasi cosa, si compra un biglietto sola andata per l'Africa, ma poi vengono a prenderti all'aeroporto e ti innalzano sugli scudi, maledetti, maledetti.

war is over (if you want it)

Sì, è scandaloso che La Repubblica censuri le traduzioni del NY Times, come se fosse un Foglio qualunque.

Io sono il primo a essere contento, se a Bagdad le cose migliorano. Se non mi faccio vedere in giro sorridente è solo per evitare l'effetto "ve l'avevo detto", perché ahem, appunto, ve l'avevo detto. Un anno fa. Persino tre anni fa. La guerra in Iraq gi americani la possono vincere quando vogliono. Si tratta di volerlo fare, appunto. E ahimè, è stato abbastanza criminale prolungarla per quattro anni senza volerla vincere.

Detto questo, non rinuncio a una battuta su Camillo. Che mi ricorda quel tipo di ragazza che a dispetto della logica si trova un marito manesco, e quando dopo otto anni qualcuno si permette di farle notare gli occhi neri, risponde stizzita che va tutto bene, il marito le mena oggi il 55% in meno rispetto all'annno scorso, insomma l'uomo saggio non guarda l'occhio nero, guarda il trend.

mercoledì, novembre 21, 2007

la carriera del giovane avventuroso

La carriera del giovane avventuroso.

A tal proposito, giova al mio amor proprio rammentare che ho convissuto cinque mesi in un quartiere francese a maggioranza islamica con una polacca. Aveva una stanza piena di scarpe ed era molto diffidente, anche a causa di certi suoi trascorsi a Rimini e del modo disastroso in cui avevo cercato di rompere il ghiaccio.
"Adriana, uh, è un nome italiano".
"No, è un nome polacco".
A questo punto (io non lo sapevo, adesso lo so), un polacco è capace di non rivolgervi più la parola per tre mesi.
Del resto io al tempo avevo una specie di storia con un'austriaca che stava anche lei in Francia, ma in un posto che in treno era talmente lontano che in realtà avremmo fatto prima a conoscerci quando stavamo nelle rispettive case. Cioè, probabilmente viviamo più vicini adesso che allora.
Ogni tanto penso a lei, chissà come sta. Era molto dolce e io, al tempo, un tale mentecatto. Certe volte sono a un passo da fare una ricerca su google, ma mi trattengo, anche perché il suo nome e cognome sono l'equivalente austriaco e femminile di Mario Rossi.
Che storie, ragazzi. L'impasto che ne salta fuori di vergogna e nostalgia, se non lo gustate in prima persona, è molto difficile da spiegare.

martedì, novembre 20, 2007

Vanna non perdeva neanche un minuto per stare agli arresti

Coraggio, dite un posto a caso.
Succede che la Vanna si è stancata di stare in casa e non vedere nessuno, lei che in vita sua è sempre stata in giro a farsi voler bene. E allora, nel mentre che aspetta il processo in appello, ha messo su un centro wellness, una cosa su misura per lei.
E figuratevi se la gente non ci va, al centro wellness della Vanna Marchi. Un nome che è garanzia di qualità e rispetto del cliente.
Allora coraggio, dite un posto dove una coi trascorsi un po', come dire, controversi come ha lei, può ancora aspettarsi clienti che varchino la soglia del suo wellness center, su. Provate a dire.
C'è un solo posto al mondo.

(E tra un po' le danno anche una striscia in radio).

giovedì, novembre 15, 2007

l'oro del Reno

Vorrei approfittare dello spazio che mi è concesso su questo blog serio per sensibilizzare sull'emendamento della finanziaria che porta a 1200 € la paga dei ricercatori.

Ora, voi direte che male c'è. Beh, ma non vi rendete conto. Questi stavano a 800 €, e grazie a questo senatore di AN passano a 1200. Intanto direi che l'egemonia culturale della sinistra è finita ufficialmente ieri. Ma ve l'immaginate la ripercussione di un aumento del 50% su questi ricercatori cresciuti a pane e cipolla? E' chiaro che andranno in confusione e spenderanno tutto in orge in via del Pratello, senza che le scienze e le arti ne traggano nessun reale giovamento.

1200 € al mese, porca paletta. Si prevedono ingorghi di Porsche in via Zamboni. Bisognerà isitituire un vestibolo, perché non puoi entrare in biblioteca e appoggiare il visone sullo schienale della seggiola, non è mica un giubbino.

1200 € al mese, vi rendete conto? E io mi addottoro tra tre mesi. Ma porca di quella sfiga.

Nei miei sogni proibiti

Nei miei sogni proibiti, mentre il poliziotto inciampa a braccio teso perpendicolare all'autostrada, proprio in quel momento passa una corriera di notai in gita aziendale (vanno a Taormina in corriera perché si inquina di più l'ambiente).
Sicché il colpo, invece di arrivare alla testa di un ragazzo che, fra le altre cose, tifava SS Lazio, intercetta gli organi interni di tre notai, uccidendoli, e ferendone gravemente un quarto.
Dimodoché, nel giro di poche ore, i notai di tutta Italia sospendono le loro febbrili attività professionali e convergono su Roma per organizzare agguati contro le caserme di polizia.
A questo punto, nei miei sogni proibiti, la polizia mette al gabbio tutti i notai d'Italia, tra gli applausi del popolo pagante, e il Consiglio dei Ministri dopo un breve consulto si accorge che quella professione è totalmente inutile e l'indomani presenta al parlamento un decreto legge che abolisce l'ordine, decreto che viene subito votato all'unaminità, e gli onorevoli escono da Montecitorio ballando e limonando come fosse High School Musical.
E' pesante questa cosa, che High School Musical c'entri in qualche modo coi miei sogni proibiti.

martedì, novembre 13, 2007

Non per soldi

Dire che i poliziotti godano di totale impunità per i reati che commettono no, non è del tutto vero. Però di sicuro vale un’altra scala etica rispetto alla società civile. Se uccidi qualcuno troverai sempre chi è diposto a difenderti: sei inciampato, non volevi, è un lavoro duro, vieni dal sud, Pasolini, le cavallette
Se invece lucri non hai scusanti. Solo ieri ne hanno arrestati due. Ma la cosa più sconvolgente è che li cacceranno pure.

domenica, novembre 11, 2007

“Shut up”: le vignette che Biagi non ci ha lasciato

Il generale Clark, quello che comandava la V° armata, che risalì l’Italia durante la seconda guerra mondiale, aveva una mappa sbagliata della zona di Cassino. Cioè: non sbagliata per sbaglio, sbagliata apposta. L’aveva falsificata Paolo Baffi, futuro governatore della Banca d’Italia e allora ufficiale dell’esercito italiano, scambiando i nomi di due fiumi. Non si sa come, la mappa fu fatta arrivare nelle mani degli americani. Il risultato fu che quello che doveva essere un rigagnolo da attraversare a piedi, con lo zaino in spalla e le armi tenute sulle braccia alzate, si rivelò un fiume. Ma siccome sulla mappa c’era scritto che si trattava di un rigagnolo e l’ordine era di attraversarlo a quel modo, gli americani ci provarono lo stesso. Annegarono in 1600. Si fa fatica a credere, lo so. Sembra un film satirico dei più grotteschi e ideologici, di quelli che battono sull’ontologica ottusità dei militari, epperò c’è chi giura che fu realtà.

Ma il problema non è questo: se il nemico riesce a farti avere false informazioni può essere la sua abilità e non la tua dabbenaggine ad essere grandiosa. Se un comandante esegue gli ordini ottusamente può essere un problema individuale. Se in 1600 lo seguono può essere la logica della guerra, chissà. Il problema fu che dopo quell’evento il generale Clark diede ordine di provarci ancora allo stesso modo. E quando qualcuno gli fece notare che forse in quella mappa c’era qualcosa che non andava la sua risposta fu “Shut up”. Così almeno sta scritto oggi sul Corriere, con tanto di testimoni della vicenda storica.

E sarebbe stata una splendida vignetta per la Storia d’Italia a fumetti. Clark che dice “Shut up” a un suo ufficiale è una di quelle che non ti dimentichi più. La colpa della sua assenza ovviamente non può essere ascritta al povero Biagi, che è morto qualche giorno prima che la vicenda comparisse sui media. Ma forse sì. Perchè ho il sospetto che anche se la cosa fosse stata resa nota qualche decennio fa, sarebbe stata omessa ugualmente la sua illustrazione. E questo perché, e qui proseguo coi sospetti, sono convinto che a ben cercare nelle biografie dei generali, si salverebbero veramente in pochi.

Ma il generale è la grande Storia, è Napoleone seduto a cavallo, è lo spirito del mondo hegeliano. Ed è precisamente quello che, con squisito manicheismo hollywoodiano, Storia d’Italia a fumetti ha rappresentato nelle sue tavole. Come ci ricorda Kundera, quando Napoleone sale a cavallo i riflettori sono accesi su di lui e i cronisti stanno lì sotto a prendere appunti, quando inciampa o dice una scemenza i riflettori si spengono e i cronisti sono girati dall’altra parte. Della seconda guerra mondiale Enzo Biagi ci lascia un Eisenhower che dice “Full victory, nothing else” al soldato che, prima del D Day, gli chiede cosa si aspetti da loro. E il paradosso è che per avere un'idea più realistica di cosa fu il D Day abbiamo dovuto aspettare il più hollywoodiano dei registi, Spielberg, con la famosa prima mezz'ora di Salvate il soldato Ryan.

Storia d’Italia a fumetti mi evoca emozioni forti solo a citarne il nome. Ieri ho scoperto in libreria la nuova Storia del Mondo a Fumetti di Enzo Biagi e non vedo l’ora di comprarla. Ma sono consapevole che occorrerebbe anche qualcosa tipo “L’Altra Storia del Mondo a fumetti”. Quella a riflettori spenti. Enzo Biagi non avrebbe potuto scriverla neanche quand’era in forma. Spero nei Monty Python.

venerdì, novembre 09, 2007

la Creatura

Ci sono cose cretine al mondo, cose di cui non dovresti parlare ma non sai trattenerti, e soffri.
E poi non sei neanche sicuro che siano cretine. Magari sono interessanti. Magari sono divertenti. Il problema è che finché non le tiri fuori ad alta voce non ne sei sicuro.
Per sicurezza apri un blog, e scopri che funziona: il blog è fatto apposta per riversarci le cose cretine. Quando non ti tieni più, ma non vuoi importunare il prossimo, la metti su un blog.
In effetti molte cose che non eri del tutto sicuro fossero cretine, una volta messe nero su bianco in un blog si rivelano abbastanza intelligenti. Il blog comincia a sembrare intelligente e divertente. A un certo punto sviluppa un carattere suo proprio: non sei più tu, è lui che spara cretinate. Alcune sono proprio cretinate, ma ormai chi passa di lì è abituato a trovarle divertenti o intelligenti, e si accontenta.

Viene il giorno che tu stai per scrivere una cosa cretina, e il blog ti risponde tsk tsk. Questa è troppo cretina, dammene un'altra.
E il bello è che tu non ti offendi nemmeno, cioè, ti rendi conto? Il blog è tuo! L'hai creato tu! Hai sputato a un pezzo di web fangoso e gli hai dato vita, e adesso si comporta come il comico di zelig coi suoi autori, puah, questa roba fa schifo, non te la compro.
E tu non ti ribelli, perché sai che sotto sotto ha ragione lui, la Creatura. Stavi per scrivere davvero una cretinata, ormai hai perso il controllo, fortuna che c'è Lui.
Dopo un po', però, la cosa diventa faticosa. Non puoi più parlare dei fatti tuoi, perché Lui s'imbarazza. Non puoi millantare crediti senza citare fonti attendibili, perché Lui ha una paura matta che i colleghi lo sgamino. Volevi spernacchiare un giornalista tronfio per il gusto di farlo e Lui dice di no, che i lettori si stancano, i lettori! Lui si preoccupa dei lettori! Volevi scrivere una scemenza sulla Juve e grazie a Lui diventa una storia a puntate del calcio italiano. E' che Lui si crede chissachi, il miglior blog dell'universo, che due maroni! E intanto nel cervello ti frullano tante idee cretine, ma tante, ma tante, che alla fine cosa fai? Apri un altro blog.

Adesso ne hai due. Nel primo ci metti la roba importante, nell'altro le cretinate. Naturalmente a volta qualche cretinata si rivela una cosa importante - ovviamente prima di essere messa nero su bianco non c'era modo di capirlo - e allora si fa copia e incolla, et voilà. Purtroppo non si può fare l'inverso: cioè, se una cosa importante pubblicata sul blog importante si rivela dopo qualche giorno una cazzata, è troppo tardi.

Sembra tutto molto complesso e ai limiti della mania, ma funziona. Ti vengono più idee, sapendo che ci sono varie soluzioni per pubblicarle.
In realtà volevo essere più breve, e dare un semplice consiglio a Riotta: perché non apre un altro Telegiornale di fianco al primo, in cui mettere tutte le notizie apparentemente cretine, in attesa di essere sicuri che sono proprio cretine? Per esempio, se in un blog di un sospettato di omicidio c'è una foto del tizio travestito da mummia con una mannaia di cartone, ecco, posso capire che un giornalista nel 2007 non sappia resistere alla tentazione; però non possono mica tutti lavorare a Studio Aperto. Qualcuno deve anche pensare a fare un giornalismo serio, e io, chissà perché, mi sono convinto che spetti a Riotta.
Se poi Riotta non sa rinunciare a fare il cretino, può benissimo inserire uno stacchetto, far partire un'altra sigla, invitare dei comici, e magari fare un casting e selezionare due veline, non sarà un'idea originale ma a questo punto gioverebbe.

giovedì, novembre 08, 2007

il miglior layout

è sempre il precedente.
Questo vi piace? No? non che faccia differenza, prima che rimetta mano al codice potrebbe anche cadere un governo.

Dell'assoluta necessità di tifare per Jerry

E' una vecchia querelle con Leonardo. Ho sempre pensato che tra Tom e Jerry solo uno sfigato potesse tifare per l'eterno e antipatico vincitore.
Ma adesso, con la creazione del topo che non ha paura del gatto (e quindi è darwinianamente condannato all'estinzione), lo sfigato diventa Jerry.

mercoledì, novembre 07, 2007

scontro di civiltà

I genitori di Meredith sono inglesi. Per cui accade questa cosa singolare e molto triste: quando i cronisti italiani si avventano su di loro per fotografare le lacrime e la rabbia, loro sorridono. Per buona educazione.

In quel sorriso di circostanza c'è una dignità, e uno struggimento di cuore, che in Italia non siamo educati a capire; e men che meno i gionalisti.

martedì, novembre 06, 2007

la Biageide

(La foto viene dal Daveblog)

Non aveva paura di niente e di nessuno (Romano Prodi)

Vabbè, i coccodrilli scappano di mano, per definizione. Ma al tg di Riotta nel giro di cinque minuti Biagi è stato accreditato come partigiano sia con Giustizia e Libertà che nelle Brigate Garibaldi.
A questo punto viene la curiosità: ma con chi l'ha fatta la Resistenza, Enzo Biagi?

A giudicare dal profilo morale che si staglia in queste ore, viene il sospetto che l'abbia fatta da solo, impavido, intrepido, contro tutti i tedeschi e anche un po' di giapponesi. E ora se n'è andato, dannazione. E noi ce ne restiamo qui con Riotta. E Luca Giurato.

Oggi è mancato Indro Montanelli (Luca Giurato?)

me lo sono sempre chiesto, non lo saprò mai

Ma Enzo Biagi l'avrà mai letta la Storia d'Italia a fumetti di Enzo Biagi?

lunedì, novembre 05, 2007

se il nazismo sia genetico

Uno se lo chiede leggendo il testamento spirituale di Filippo Facci.

Wagner. Immersioni. Credeva che suo padre fosse immortale. Tuffarsi da venti metri sugli scogli perché sarebbe piaciuto a Nietzsche (Nietzsche stava in casa a masturbarsi). Femmine a cui si spezza il cuore. Wagner. Gite organizzate a Bayreuth. Vedere Craxi zoppo è un'agonia.

Giuro, anche se non avessi mai visto Facci in effige, anche se egli fosse un rasta etiope, da un lenzuolo così diagnosticherei il nazismo latente. Io, io, io, e la morte, ma la morte non arriva, e allora io, io, io.
Nel frattempo spezzo il cuore a una giornalista, quella va in Afganistan e le sparano, nel giro di pochi mesi, e io continuo a scrivere io, io, io, su giornalacci di carta da culo. Il crepuscolo degli Dei, praticamente.

A Sigfried de noantri, datti pace. Se uno cerca la morte e fa il giornalista, la trova in mezza giornata. Anche in Italia. Se tu non l'hai trovata, se il massimo che hai trovato è qualche decina di querele, mah, forse avevi altre priorità.