Sotto una diga del Po trovano una nigeriana morta da tre settimane. Da qualche parte salta fuori il suo cellulare. Vanno a trovare l'ultimo tizio che l'ha chiamata, non è che ci voglia il tenente Colombo. In casa sua trovano un romanzo inedito dove il protagonista non riesce a redimere una prostituta nigeriana e allora l'ammazza.
(Magari però adesso un editore lo trova).
domenica, agosto 26, 2012
mercoledì, agosto 22, 2012
Una cosa del tipo due punto otto
Una sera in mezzo alla settimana scorsa eravamo, io e la mia moglie ufficiosa, nella nostra camera d'hotel a Mosca, erano circa le undici, poco meno, eravamo a metà del nostro viaggio di nozze ufficioso, avevamo camminato tutto il giorno e avevamo pensato bene di tornare in camera a riposarci, ché il giorno dopo sarebbe stato altrettanto magnificamente faticoso e c'era da alzarsi presto per andare a far la coda davanti al mausoleo del compagno Vladimir Il'ič. Eravamo quasi lì apposta.
Stesi sul letto, abbiamo acceso la televisione, siamo andati sui canali internazionali e abbiamo cercato Rai2. Stava finendo il tg della sera (il fuso orario di Mosca, d'estate, è due ore avanti; d'inverno tre, ché i russi sono abbastanza furbi da non aver adottato l'ora legale) e c'era un simpatico servizio su San Felice, stava finendo, e un paio di sanfeliciani intervistati eran lì che dicevano cose del tipo «eh, sì, dobbiamo abituarci» e «forse non è ancora finita» e «cosa dobbiamo fare? andar via?» eccetera. Visto che anche noi veniamo da quelle zone, che anche noi abbiamo visto le pareti sgretolarsi e abbiam sentito la terra muoversi e anche noi abbiamo parenti senza casa e così via, abbiamo drizzato le orecchie, come si dice, e corrugato appena la fronte. Ci siam chiesti subito se per caso non fosse successo qualcosa, ma poi ci siamo tranquillizzati col servizio seguente sull'esodo estivo, pensando una cosa del tipo «valà, sarà il solito reportage su come se la passano i terremotati d'estate, se fa caldo nelle tende o se vanno in vacanza lo stesso». Stavamo quasi per spegnere, quando la strisciolina rossa in fondo al Tg2 ha recitato una cosa del tipo «nuova scossa in Emilia: nessun danno». Panico.
Dopo qualche secondo di silenzio, ci siamo guardati, ché nonostante sembriamo tranquilli e col cuore in pace, nella realtà non siamo né tranquilli né col cuore in pace, e meccanicamente ho preso il cellulare e ho provato a chiamare i miei, a Novi di Modena, che adesso hanno i nonni in casa perché i miei nonni di case non ne hanno più. Solo che non c'era campo. Allora, un po' in fretta, siamo scesi nella hall, dove c'era il wi-fi, e abbiam cercato delle notizie su Google, ma non abbiamo trovato niente. Abbiamo messo il ditino sull'app dei nostri amici dell'INGV e la scossa emiliana più forte registrata era del due punto otto, che sono delle scosse, quelle da due punto otto, che se stai camminando o stai facendo da mangiare o ti stai scaravoltando nel letto con la tua metà o, insomma, se non sei coricato sul divano a non far niente e a guardare il soffitto, non le senti neanche. Per sicurezza ho mandato un sms a mia madre, che mi ha risposto dopo un'ora abbondantemente lunga, una cosa del tipo «sì, c'è stata una scossa del due punto otto, ma noi non l'abbiamo neanche sentita». Sospiro e decompressione.
Adesso, rivolgendomi al direttore del Tg2, che non conosco di persona e che posso anche stimare, per il lavoro che fa tutti i giorni, almeno in linea di principio, vorrei dire, pacatamente, semplicemente, con tutta la tranquillità e con tutta la pace nel cuore del mondo, che un servizio su una scossa del due punto otto su un telegiornale del genere, su quel canale pubblico lì, a quell'ora lì, non mi sembra una gran mossa giornalistica e nemmeno un siparietto di costume. Più che altro, penso davvero che sia una cosa del tipo FOTTUTO ALLARMISMO DEL CAZZO.
Ecco. Grazie. E scusatemi.
Stesi sul letto, abbiamo acceso la televisione, siamo andati sui canali internazionali e abbiamo cercato Rai2. Stava finendo il tg della sera (il fuso orario di Mosca, d'estate, è due ore avanti; d'inverno tre, ché i russi sono abbastanza furbi da non aver adottato l'ora legale) e c'era un simpatico servizio su San Felice, stava finendo, e un paio di sanfeliciani intervistati eran lì che dicevano cose del tipo «eh, sì, dobbiamo abituarci» e «forse non è ancora finita» e «cosa dobbiamo fare? andar via?» eccetera. Visto che anche noi veniamo da quelle zone, che anche noi abbiamo visto le pareti sgretolarsi e abbiam sentito la terra muoversi e anche noi abbiamo parenti senza casa e così via, abbiamo drizzato le orecchie, come si dice, e corrugato appena la fronte. Ci siam chiesti subito se per caso non fosse successo qualcosa, ma poi ci siamo tranquillizzati col servizio seguente sull'esodo estivo, pensando una cosa del tipo «valà, sarà il solito reportage su come se la passano i terremotati d'estate, se fa caldo nelle tende o se vanno in vacanza lo stesso». Stavamo quasi per spegnere, quando la strisciolina rossa in fondo al Tg2 ha recitato una cosa del tipo «nuova scossa in Emilia: nessun danno». Panico.
Dopo qualche secondo di silenzio, ci siamo guardati, ché nonostante sembriamo tranquilli e col cuore in pace, nella realtà non siamo né tranquilli né col cuore in pace, e meccanicamente ho preso il cellulare e ho provato a chiamare i miei, a Novi di Modena, che adesso hanno i nonni in casa perché i miei nonni di case non ne hanno più. Solo che non c'era campo. Allora, un po' in fretta, siamo scesi nella hall, dove c'era il wi-fi, e abbiam cercato delle notizie su Google, ma non abbiamo trovato niente. Abbiamo messo il ditino sull'app dei nostri amici dell'INGV e la scossa emiliana più forte registrata era del due punto otto, che sono delle scosse, quelle da due punto otto, che se stai camminando o stai facendo da mangiare o ti stai scaravoltando nel letto con la tua metà o, insomma, se non sei coricato sul divano a non far niente e a guardare il soffitto, non le senti neanche. Per sicurezza ho mandato un sms a mia madre, che mi ha risposto dopo un'ora abbondantemente lunga, una cosa del tipo «sì, c'è stata una scossa del due punto otto, ma noi non l'abbiamo neanche sentita». Sospiro e decompressione.
Adesso, rivolgendomi al direttore del Tg2, che non conosco di persona e che posso anche stimare, per il lavoro che fa tutti i giorni, almeno in linea di principio, vorrei dire, pacatamente, semplicemente, con tutta la tranquillità e con tutta la pace nel cuore del mondo, che un servizio su una scossa del due punto otto su un telegiornale del genere, su quel canale pubblico lì, a quell'ora lì, non mi sembra una gran mossa giornalistica e nemmeno un siparietto di costume. Più che altro, penso davvero che sia una cosa del tipo FOTTUTO ALLARMISMO DEL CAZZO.
Ecco. Grazie. E scusatemi.
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