Così la vado a cercare. (Gloria a Liberliber e al ctrl+F).
Piccola parentesi: anch'io ero un maturando del '92 (sì, è tutta invidia la mia, se avessi sgobbato più sodo ora sicuramente farei il Ministro) e quello scritto fu un'incredibile botta di culo, dal momento che all'orale portavo una specie di tesina su Gozzano, poeta che ammiravo molto e che di lì in poi ho praticamente smesso di leggere, come succede un po' con tutte le cose che ti piacciono a 18 anni, Baudelaire i Doors De Gregori. Ho smesso anche perché Gozzano non è che abbia scritto molto, le sue poesie rilevanti sono una trentina, il che rende possibile diventare gozzanisti di un certo livello non dico in mezza giornata, ma in un buon fine settimana. Però ogni volta che mi capita di incocciare in una poesia sua mi stupisco di nuovo. Può darsi che non fosse un grande lirico, e i contemporanei avevano qualche ragione per guardare con sospetto alla sua prosodia un po' facilona, ma è invecchiato straordinariamente bene, così come altri personaggi di quella fase Liberty (Palazzeschi, Moretti, Govoni), che sulla distanza risultano molto meno impolverati di tanti emetici ermetici novecentisti. Gozzano in particolare ha questa sensibilità assolutamente camp per tutto quello che vede e ascolta e legge: non siamo neanche nel 1910 e Fogazzaro non è più considerato un autore, ma un fenomeno di costume, da riassumere in due righe, impossibile da prendere sul serio. La poesiola poi non sarà un granché, ma ha quel crescendo di nonsense burchiellesco "Le basi... le punte incorrotte... il the... Fogazzaro... Marchesa!" che continua a lasciare di stucco, è come se il foglio si accartocciasse da solo prima di arrivare al cestino. (L'edizione di liberliber ha un refuso, quel convertirci è da leggere convèrtici).
"Non radice, sed vertice..."
a Golia
per la molto fogazzariana Circe famelica
che tu sai...
per la molto fogazzariana Circe famelica
che tu sai...
Un tulle, verdognolo d'alga,
l'avvolge: bellissimo all'occhio,
ed Ella m'accenna dal cocchio -
si sfolla il teatro - ch'io salga:
l'avvolge: bellissimo all'occhio,
ed Ella m'accenna dal cocchio -
si sfolla il teatro - ch'io salga:
"Positivista irredento
un'ora fraterna e un the raro
a casa vo' darle e il commento
dell'opere di Fogazzaro".
un'ora fraterna e un the raro
a casa vo' darle e il commento
dell'opere di Fogazzaro".
Sì! Vengo! Ideale, convertici
gli ardori dell'anime calme;
uniscile come le palme
toccantesi solo coi vertici.
gli ardori dell'anime calme;
uniscile come le palme
toccantesi solo coi vertici.
Le forme bellissime sue
non curo, o Signora! Il Maestro
(non so se pudìco o maldestro)
ci vieta servircene a due.
non curo, o Signora! Il Maestro
(non so se pudìco o maldestro)
ci vieta servircene a due.
Daniele non bacia la bocca,
ma fugge per Fede e Speranza,
vaporeggiando a distanza
l'amor della Donna non tocca.
ma fugge per Fede e Speranza,
vaporeggiando a distanza
l'amor della Donna non tocca.
Ah! Lungi l'orrore dei sensi!
E noi penseremo, o Signora,
l'azzurreggiante d'incensi
Cappella Sistina canora.
E noi penseremo, o Signora,
l'azzurreggiante d'incensi
Cappella Sistina canora.
Papaveri! E l'ora più blanda
faremo, Signora, con quella
del Sonno tremenda sorella:
(prodigio di versi!...) Miranda.
faremo, Signora, con quella
del Sonno tremenda sorella:
(prodigio di versi!...) Miranda.
Dispongo le carni compunte,
Marchesa, mia pura sorella,
la palma pensando, che snella
non lega le basi alle punte.
Marchesa, mia pura sorella,
la palma pensando, che snella
non lega le basi alle punte.
Le basi... le punte incorrotte...
il the... Fogazzaro... Marchesa!
Ma questo sparato mi pesa!
Non ho la camicia da notte...
il the... Fogazzaro... Marchesa!
Ma questo sparato mi pesa!
Non ho la camicia da notte...