Anch'io faccio i migliori auguri a Concita De Gregorio: che possa fare un buon giornale, nelle edicole come su internet, ché in Italia ce n'è tanto bisogno.
Devo confessare che la mia opinione su di lei è ancora un po' segnata da quel paginone di un anno fa in cui non riusciva a capacitarsi come una coppia di giovani con un reddito complessivo di 1000€ al mese non si precipitasse a metter su casa e far bambini.
Il suo editoriale di presentazione (via paferro) promette bene, anche se non capisco le frecciate a chi ascolta musica in cuffia (io ne ascolto) o si coltiva i pomodori nell'orto (i miei lo fanno e io me ne giovo). Ma vabbè. Il passo che veramente non sono riuscito a capire è il seguente.
Sono stata una giovane donna che ha avuto accesso al lavoro in virtù di quel che aveva imparato a fare e di quel che poteva dare: mai, nemmeno per un istante, ho pensato che a parità di condizioni la sorte sarebbe stata diversa se fossi stata uomo, fervente cattolica, ebrea o musulmana, nata a Bisceglie o a Brescia, se mi fossi sposata in chiesa o no, se avessi deciso di vivere con un uomo con una donna o con nessuno.
Cioè, in che senso "mai"? In che senso "neanche per un istante"? Cioè, seriamente? Neanche come ipotesi di scuola, voglio dire, come quando si dimostrano i teoremi per assurdo? Boh, strano.
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