Leo questi grafici hanno come ipotesi di base che il dollaro abbia un valore stabile. ma non e' cosi'. dal 2001 andrebbe messo anche il prezzo in euro, e questo mostrerebbe che il petrolio e' aumentato, ma non tanto quanto sembra. di fondo, mi sembra chiaro in ogni caso che il petrolio "non ha prezzo" poiche' materia finita e finibile con una domanda inarrestabile. ... bicicletta x tutti! ... Andrea99boban
La riga arancione usa come unità di misura il "Constant 2008 dollar". Significa appunto che il dato è calcolato nel valore che ha un dollaro nel 2008, anche se si riferisce a un dato del 1936.
concordo. questo però vale anche per gli anni in cui la liretta perdeva valore rispetto al dollaro e dunque un prezzo costante in dollari era per noi un prezzo crescente.
Mentre tutti discutono sul paragone tra Monica Lewinski e Mara Carfagna (o come si chiama), il buon Tremonti sta per farne una delle sue, e vuole approfittare del semestre francese per chiedere l'applicazione di alcune clausole europee contro la speculazione finanziaria e valutaria.
Il concetto e' che finalmente si e' capito che sono i futures a gonfiare il prezzo del petrolio, e non dei normali meccanismi di mercato: gli investitori comprano futures sul petrolio , il che fa salire il prezzo del petrolio stesso. A quel punto, approfittando del crescere dei futures dovuto all'acquisto di futures (e non di petrolio) , le finanziarie fanno profitti.
In pratica, l'economia mondiale sta venendo risucchiata in un gorgo (amplificato dalla gestione suicida della Fed) inflazionistico proprio dai cosiddetti "agenti finanziari".
Le conseguenze di questa cosa sono devastanti: l'ultima riunione dell' OPEC ha stabilito (saggiamente) che anche avendo a disposizione il petrolio non ha senso che la produzione reale insegua i prezzi della speculazione. Poiche' a venire aquistati sono i futures, dichiarare un aumento di produzione non farebbe altro che moltiplicare il volume di futures, cioe' la dimensione della speculazione.
Dopo questa riunione, l'economia indiana ha subito un crollo di borsa e di credibilita', e anche i cinesi non stanno meglio. Si tratta di una crisi su scala mondiale, che rischia di lasciare alla fame milioni di PERSONE.
Quello che vuole fare Tremonti e' di invocare una norma del trattato allo scopo di chiudere il mercato europeo a determinate speculazioni. DI per se' la mossa e' un brodino: le grandi finanziarie che fanno questo hanno riserve sparse in tutto il mondo, e peraltro i singoli stati sarebbero poi vincolati dagli accordi WTO a lasciar transitare il denaro.
In definitiva, il problema e' questo: il mondo si sta accorgendo che la globalizzazione finanziaria e valutaria produce solo fame. Se la circolazione libera di beni e' sicuramente positiva, la libera circolazione di soldi e titoli e' una fonte di immensi pericoli, pericoli dai quali anche gli squali faticano a difendersi (gli USA stanno pagando cara la storia dei subprime, che speravano avrebbe colpito piu' gli altri).
Insomma, e' finalmente chiara (almeno a Tremonti, Sarkozy e pochi altri) una lezione: globalizzare il mercato e' un bene, globalizzare la finanza non e' un bene.
Questo non e' quanto affermano i cosiddetti noglobal: quando anche le loro farneticazioni sono comprensibili , sembrano individuare sempre gli stessi colpevoli e sempre con gli stessi metodi.
No, non e' il bioetanolo a far aumentare il prezzo del cibo, e' semplicemente il costo del trasporto. Che cresce di conseguenza al costo dei carburanti. Che crescono di conseguenza alla speculazione che sta avvenendo.
Frenare questa politica e' difficilissimo: occorrerebbe ristabilire delle frontiere (del resto, anche la richiesta di Tremonti alla UE di fatto alzera' una frontiera) e frenare il drenaggio di capitali ai fini speculativi.
E' importante notare questo, perche' e' proprio cio' che nessuno vuole: ogni stato non fa altro che desiderare capitale straniero in arrivo. Si potrebbe fermare solo quello in uscita, ma come ritorsione gli altri stati farebbero lo stesso.
Non so quale situazione si determinera': in teoria la soluzione potrebbe arrivare agendo sugli indici di rischio. "Punendo" cioe' le banche se investono in attivita' non-industriali, con un prezzo del denaro piu' alto riservato a questo fine.
La cosa sarebbe fattibile negli USA, dove il tasso del denaro e' quello della FED; sarebbe difficile applicarlo in UE, dove tra Euribor ed EuLITbor le banche potrebbero approvigionarsi comunque: c'e' da dire che usare questi mercati per prestiti a breve termine sia dispendioso il giusto.
Ma non e' il "come" , ad essere il fulcro del problema: il succo e' che finalmente si sta facendo strada anche nelle alte sfere che la globalizzazione dei mercati finanziari e valutari, a differenza della globalizzazione dei mercati delle merci, e' un problema.
E' un problema per il popolo (e fin qui chissenefrega, hanno detto sinora), che diventa un problema politico quando investe intere economie nazionali, come la Cina , gli USA o l' India.
Con ogni probabilita' se nel semestre di Sarkozy la UE prendera' provvedimenti non-brodini a riguardo si trattera' del primo caso al mondo. E' possibilissimo che a seguire i cinesi e gli indiani prendano provvedimenti simili.
Il petrolio, del resto, ha praticamente raggiunto il suo punto di inversione.IL punto, cioe', ove l'aumento di prezzo causa un abbassamento dei consumi, e per chi maneggia petrolio vero iniziano i problemi.
Mentre chi maneggia i futures puo' continuare a comprare carta a 100 e rivenderla a 110, chi compra petrolio a 100 non e' piu' cosi' certo di poterlo rivendere a 110. Si sta avvicinando, cioe', uno scollamento tra il future e il futuro del bene in questione.
I finanzieri, ragionando al solito come cavallette, stanno correndo verso il baratro: quando il petrolio avra' superato i 150$ al barile inizieranno a rimanere invenduti stock di futures.
Prima questo fattore sara' compensato dalle crescenti richieste da parte di Cina e India, e questo terra' fermo il mercato per ancora un annetto. Senza considerare che il gas naturale segue (per questioni convenzionali) l'andamento del petrolio. Ma questo effetto tampone non puo' durare, e prima o poi si rischia che i petrolieri decidano un prezzo del petrolio inferiore ai futures nella necessita' di trovare clienti interessati, almeno sulle riserve.
Se questo avvenisse, il rischio sui futures diventerebbe improvvisamente alto, e il future diventerebbe carta straccia. Ogni volta che il prezzo sale, questo rischiosi fa piu' grande: stiamo per ottenere un altro crack simile a quello dei subprime,ma di dimensioni ancora piu' grandi.
Questo ci fornisce una lezione: il mondo della finanza si comporta come uno sciamo di cavallette. Si gettano tutti insieme su una risorsa finche' non la esauriscono (prima le case, ora il petrolio, etc), e quando hanno desertificato un mercato si limitano a creare speculazione su qualche altro mercato.
Questo e' legato anche al fatto che manca una legislazione adeguata, cioe' manca il reato di disastro finanziario indicato come "la condotta egoista che conduce un danno all'economia nazionale".
Qui siamo al fulcro: la responsabilita'. Sebbene la speculazione sui subprime, per esempio, abbia ridotto in poverta' milioni di famiglie americane, i manager che verranno puniti saranno puniti per reati diversi: produrre fame e recessione NON E' CONSIDERATO UN REATO.
Se esistesse il reato di "concorso in recessione" o in "danno all'economia nazionale", o "condotta disastrosa dell'economia", per dire, si potrebbe andare da CHIUNQUE abbia guadagnato sui subprime e dire "ehi,cocco, guarda il disastro che hai causato: e' tutta colpa tue e di quelli come te. 30 anni di carcere senza passare dal via.".
Il mio parere personale non e' che la cosa vada affrontata a livelli di regolamento finanziario, ma di regolamento PENALE. Si faccia reato ogni condotta finanziaria che partecipi ad una speculazione disastrosa. Cioe' si dica, bello chiaro, che praticare una speculazone sapendo di praticarla e' un reato se la speculazione produce un disastro misurabile su scala nazionale.
Non e' possibile che gli operatori finanziari siano cosi' irresponsabili : se pensiamo che causare disastri di questo genere sia un male, ebbene "male" in legalese si traduce come "reato": se pensiamo che, in senso politico, sociale o nazionale la speculazione sia "male", allora occorre tradurla in un reato.
Da una classe di finanzieri che non rispondono delle proprie azioni, del resto, non possiamo aspettarci altro che non un atteggiamento irresponsabile, irresponsabile verso un'economia che e' il piatto nel quale mangiamo TUTTI.
Leo questi grafici hanno come ipotesi di base che il dollaro abbia un valore stabile. ma non e' cosi'. dal 2001 andrebbe messo anche il prezzo in euro, e questo mostrerebbe che il petrolio e' aumentato, ma non tanto quanto sembra.
RispondiEliminadi fondo, mi sembra chiaro in ogni caso che il petrolio "non ha prezzo" poiche' materia finita e finibile con una domanda
inarrestabile.
...
bicicletta x tutti!
...
Andrea99boban
La riga arancione usa come unità di misura il "Constant 2008 dollar". Significa appunto che il dato è calcolato nel valore che ha un dollaro nel 2008, anche se si riferisce a un dato del 1936.
RispondiEliminaconstant rispetto a che cosa? Secondo me, constant rispetto all'inflazione USA, quindi costante per gli ammericani.
RispondiEliminaconcordo. questo però vale anche per gli anni in cui la liretta perdeva valore rispetto al dollaro e dunque un prezzo costante in dollari era per noi un prezzo crescente.
RispondiEliminaMentre tutti discutono sul paragone tra Monica Lewinski e Mara Carfagna (o come si chiama), il buon Tremonti sta per farne una delle sue, e vuole approfittare del semestre francese per chiedere l'applicazione di alcune clausole europee contro la speculazione finanziaria e valutaria.
RispondiEliminaIl concetto e' che finalmente si e' capito che sono i futures a gonfiare il prezzo del petrolio, e non dei normali meccanismi di mercato: gli investitori comprano futures sul petrolio , il che fa salire il prezzo del petrolio stesso. A quel punto, approfittando del crescere dei futures dovuto all'acquisto di futures (e non di petrolio) , le finanziarie fanno profitti.
In pratica, l'economia mondiale sta venendo risucchiata in un gorgo (amplificato dalla gestione suicida della Fed) inflazionistico proprio dai cosiddetti "agenti finanziari".
Le conseguenze di questa cosa sono devastanti: l'ultima riunione dell' OPEC ha stabilito (saggiamente) che anche avendo a disposizione il petrolio non ha senso che la produzione reale insegua i prezzi della speculazione. Poiche' a venire aquistati sono i futures, dichiarare un aumento di produzione non farebbe altro che moltiplicare il volume di futures, cioe' la dimensione della speculazione.
Dopo questa riunione, l'economia indiana ha subito un crollo di borsa e di credibilita', e anche i cinesi non stanno meglio. Si tratta di una crisi su scala mondiale, che rischia di lasciare alla fame milioni di PERSONE.
Quello che vuole fare Tremonti e' di invocare una norma del trattato allo scopo di chiudere il mercato europeo a determinate speculazioni. DI per se' la mossa e' un brodino: le grandi finanziarie che fanno questo hanno riserve sparse in tutto il mondo, e peraltro i singoli stati sarebbero poi vincolati dagli accordi WTO a lasciar transitare il denaro.
In definitiva, il problema e' questo: il mondo si sta accorgendo che la globalizzazione finanziaria e valutaria produce solo fame. Se la circolazione libera di beni e' sicuramente positiva, la libera circolazione di soldi e titoli e' una fonte di immensi pericoli, pericoli dai quali anche gli squali faticano a difendersi (gli USA stanno pagando cara la storia dei subprime, che speravano avrebbe colpito piu' gli altri).
Insomma, e' finalmente chiara (almeno a Tremonti, Sarkozy e pochi altri) una lezione: globalizzare il mercato e' un bene, globalizzare la finanza non e' un bene.
Questo non e' quanto affermano i cosiddetti noglobal: quando anche le loro farneticazioni sono comprensibili , sembrano individuare sempre gli stessi colpevoli e sempre con gli stessi metodi.
No, non e' il bioetanolo a far aumentare il prezzo del cibo, e' semplicemente il costo del trasporto. Che cresce di conseguenza al costo dei carburanti. Che crescono di conseguenza alla speculazione che sta avvenendo.
Frenare questa politica e' difficilissimo: occorrerebbe ristabilire delle frontiere (del resto, anche la richiesta di Tremonti alla UE di fatto alzera' una frontiera) e frenare il drenaggio di capitali ai fini speculativi.
E' importante notare questo, perche' e' proprio cio' che nessuno vuole: ogni stato non fa altro che desiderare capitale straniero in arrivo. Si potrebbe fermare solo quello in uscita, ma come ritorsione gli altri stati farebbero lo stesso.
Non so quale situazione si determinera': in teoria la soluzione potrebbe arrivare agendo sugli indici di rischio. "Punendo" cioe' le banche se investono in attivita' non-industriali, con un prezzo del denaro piu' alto riservato a questo fine.
La cosa sarebbe fattibile negli USA, dove il tasso del denaro e' quello della FED; sarebbe difficile applicarlo in UE, dove tra Euribor ed EuLITbor le banche potrebbero approvigionarsi comunque: c'e' da dire che usare questi mercati per prestiti a breve termine sia dispendioso il giusto.
Ma non e' il "come" , ad essere il fulcro del problema: il succo e' che finalmente si sta facendo strada anche nelle alte sfere che la globalizzazione dei mercati finanziari e valutari, a differenza della globalizzazione dei mercati delle merci, e' un problema.
E' un problema per il popolo (e fin qui chissenefrega, hanno detto sinora), che diventa un problema politico quando investe intere economie nazionali, come la Cina , gli USA o l' India.
Con ogni probabilita' se nel semestre di Sarkozy la UE prendera' provvedimenti non-brodini a riguardo si trattera' del primo caso al mondo. E' possibilissimo che a seguire i cinesi e gli indiani prendano provvedimenti simili.
Il petrolio, del resto, ha praticamente raggiunto il suo punto di inversione.IL punto, cioe', ove l'aumento di prezzo causa un abbassamento dei consumi, e per chi maneggia petrolio vero iniziano i problemi.
Mentre chi maneggia i futures puo' continuare a comprare carta a 100 e rivenderla a 110, chi compra petrolio a 100 non e' piu' cosi' certo di poterlo rivendere a 110. Si sta avvicinando, cioe', uno scollamento tra il future e il futuro del bene in questione.
I finanzieri, ragionando al solito come cavallette, stanno correndo verso il baratro: quando il petrolio avra' superato i 150$ al barile inizieranno a rimanere invenduti stock di futures.
Prima questo fattore sara' compensato dalle crescenti richieste da parte di Cina e India, e questo terra' fermo il mercato per ancora un annetto. Senza considerare che il gas naturale segue (per questioni convenzionali) l'andamento del petrolio. Ma questo effetto tampone non puo' durare, e prima o poi si rischia che i petrolieri decidano un prezzo del petrolio inferiore ai futures nella necessita' di trovare clienti interessati, almeno sulle riserve.
Se questo avvenisse, il rischio sui futures diventerebbe improvvisamente alto, e il future diventerebbe carta straccia. Ogni volta che il prezzo sale, questo rischiosi fa piu' grande: stiamo per ottenere un altro crack simile a quello dei subprime,ma di dimensioni ancora piu' grandi.
Questo ci fornisce una lezione: il mondo della finanza si comporta come uno sciamo di cavallette. Si gettano tutti insieme su una risorsa finche' non la esauriscono (prima le case, ora il petrolio, etc), e quando hanno desertificato un mercato si limitano a creare speculazione su qualche altro mercato.
Questo e' legato anche al fatto che manca una legislazione adeguata, cioe' manca il reato di disastro finanziario indicato come "la condotta egoista che conduce un danno all'economia nazionale".
Qui siamo al fulcro: la responsabilita'. Sebbene la speculazione sui subprime, per esempio, abbia ridotto in poverta' milioni di famiglie americane, i manager che verranno puniti saranno puniti per reati diversi: produrre fame e recessione NON E' CONSIDERATO UN REATO.
Se esistesse il reato di "concorso in recessione" o in "danno all'economia nazionale", o "condotta disastrosa dell'economia", per dire, si potrebbe andare da CHIUNQUE abbia guadagnato sui subprime e dire "ehi,cocco, guarda il disastro che hai causato: e' tutta colpa tue e di quelli come te. 30 anni di carcere senza passare dal via.".
Il mio parere personale non e' che la cosa vada affrontata a livelli di regolamento finanziario, ma di regolamento PENALE. Si faccia reato ogni condotta finanziaria che partecipi ad una speculazione disastrosa. Cioe' si dica, bello chiaro, che praticare una speculazone sapendo di praticarla e' un reato se la speculazione produce un disastro misurabile su scala nazionale.
Non e' possibile che gli operatori finanziari siano cosi' irresponsabili : se pensiamo che causare disastri di questo genere sia un male, ebbene "male" in legalese si traduce come "reato": se pensiamo che, in senso politico, sociale o nazionale la speculazione sia "male", allora occorre tradurla in un reato.
Da una classe di finanzieri che non rispondono delle proprie azioni, del resto, non possiamo aspettarci altro che non un atteggiamento irresponsabile, irresponsabile verso un'economia che e' il piatto nel quale mangiamo TUTTI.
geggiomet