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Parlar male dei morti a cadavere ancora caldo è ovviamente un dovere, specialmente se si tratta di un tuo concittadino. Almeno per cercare di narcanizzare l’overdose di ipocrite melensaggini che ci tocca e ci toccherà sorbire ancora per qualche giorno. E poi, nel caso di Pavarotti, per punirlo di quel giorno all’anno in cui ci rendeva infrequentabile il parco Novi Sad (che a dispetto del nome è in realtà un parcheggio), solitamente tranquillo luogo di spaccio e malaffare, portandoci la Carlucci assieme a Dolce, Bono, Gabbana & friends.
Sul leggendario cattivo gusto che lo portava a duettare con Zucchero o Jovanotti o a tingersi le sopracciglia di nero corvino c’è poco da aggiungere. Degli sprechi e delle miserie del dietro le quinte dell’iniziativa “benefica” riferirei solo cose apprese per interposta persona, quindi no grazie.
Quello che forse invece non tutti sanno è che il nostro è stato anche il dimenticato protagonista del musical/ film commedia Yes, Giorgio (1982, regia di Franklin J. Schaffner) nel quale interpreta la parte del tenore italiano Giorgio Fini, cantante con la fobia del Metropolitan e che, pur sposato, si innamora della dottoressa che ha in cura la sua preziosa ugola.
Battuta cult: quando lei si stupisce di tutti i privilegi e gli onori di cui gode come cantante lirico la sua risposta è: “Lei è forse comunista ?”. Essendo girato in inglese, in italiano Pavarotti è doppiato. Provate a dire da chi ? Da Ferruccio Amendola, quindi parla come Stallone, Al Pacino e De Niro. Devo aggiungere altro per convincervi a vederlo ?
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