lunedì, dicembre 28, 2009

Accetta il mistero

Opera stratificata, dicono. Sarà.
Dunque, nel primo stato direi che i fratelli Coen ci vogliono dire che loro l'ebraismo non sono sicuri di averlo capito bene, perché alla loro Bar Mitzvah erano fumati di brutto. E sono esperienze che ti segnano. Visto che si parla sempre di tradizioni, di radici e quant'altro, bisogna rendere onore a chi ammette che a queste radici si è sempre appoggiato un po' malamente, e citando la Torah non è mai sicuro di non tirare fuori per sbaglio i Jefferson Airplane. Oppure, più sottilmente, finiremo per applicare ai testi degli Airplane le stesse derive ermeneutiche in cui ci ha trascinato lo studio della Torah. Succede a molti. Anche da noi.
(E ne approfitto per esprimere un rimpianto: perché non c'è in Italia un artista, un cineasta o uno scrittore in grado di raccontare cosa ha voluto dire per la nostra generazione crescere in parrocchia, con le cerimonie e le canzoni; passare di prete in prete affrontando discorsi strampalati, non troppo diversamente dal modo in cui il protagonista dei Coen passa di rabbino in rabbino. Sono esperienze che hanno segnato l'adolescenza e la giovinezza di milioni di italiani, ma al cinema non se ne parla mai: sempre solo di sezioni del PCI e di lotta armata, ma non siamo mica cresciuti tutti così, anzi. Paradossalmente gli unici ad aver capito un po' che favolose creature surreali siano i preti sono Moretti e Corrado Guzzanti. Fine dell'inciso).
In un secondo strato ci sono comunque riferimenti alla Torah, alla Kabbala, al Talmud e alle storielle Yiddish che senz'altro mi sfuggono; l'unico che ho ben chiaro è il libro di Giobbe. Il libro di Giobbe è una cosa strana anche per l'Antico Testamento. E' l'unico libro in cui Satana compare come personaggio: e fa una scommessa con Dio. Scommette che il migliore degli uomini, Giobbe, maledirà il Signore: a tale scopo il Signore lascia a Satana la facoltà di coprire Giobbe di ogni possibile disgrazia sulla terra. Dopo un certo quantitativo di disgrazie, effettivamente Giobbe comincia a porsi dei problemi, e riceve la visita di tre saggi che con lunghi discorsi non fanno che ribadire il concetto: quel che vuole Dio è ok, accettalo, accetta il mistero. Giobbe non si dà per vinto e alla fine anche Dio viene a parlargli. E viene "nel turbine", il che secondo me fornisce una chiave suggestiva anche al finale del film: quello che sta arrivando (spoiler) è Dio. Naturalmente Dio non ha nulla da spiegare, anzi: Dio viene proprio a ribadire le parole del secondo rabbino: Non Ti Devo Spiegazioni.

In un ulteriore strato occorre forse accettare un dettaglio che a molti di educazione cristiana può sfuggire, ovvero: noi abbiamo questa idea che la giustizia non sia di questo mondo, il che ci riconcilia in un qualche modo con questo mondo ingiusto. Ci capita di vedere l'Empio che prospera e il Giusto che soffre: è routine, ma più di tanto non ci pesa, perché abbiamo introiettato questa idea del giudizio finale, della ricompensa nei cieli eccetera. Ecco, questa idea gli ebrei non ce l'hanno, oppure ce l'hanno, ma non così chiara. Perlomeno, nella Torah la cosa è molto più sfumata. Questo fa sì che altri libri dell'Antico Testamento, come il summenzionato Giobbe, non siano che lunghe variazioni sul problema: perché l'Empio prospera e il Giusto soffre? Che senso ha? E' un'interrogazione molto più morale che metafisica, che secondo me può toccare le corde dei laici molto più di altra letteratura anche pregevole, ma di derivazione cristiana. E questo forse spiega il successo sempreverde dei personaggi sfigati di Allen, e più recentemente di Todd Solondz.

In un altro strato c'è una ridicola contesa su una striscia di territorio, e quando sembra che un vecchio saggio abbia trovato la soluzione, cade stecchito. Ok, è una metafora. Ma perché. Il punto è che queste e altre metafore non spiegano niente, eppure ti spingono a chiederti il perché, proprio come il Dio del film. I Coen sono il Dio del film, ti intrappolano in un'ermeneutica che non ti porta a niente.

In un altro strato c'è il gatto di Schroedinger, quella classica cosa che uno fa sì sì con la testa, come no, il gatto di Schroedinger, certo... ma in realtà ne sappiamo meno della Kabbala.

In un altro strato c'è Kafka, qualcos'altro da aggiungere? Non mi ricordo chi, forse Polanski, spiegava che in realtà Kafka fa ridere. Che lo stesso Kafka, quando si rileggeva agli amici, rideva parecchio.

In un sesto strato c'è l'arte dei fratelli Coen. Che mi lasciano sempre insoddisfatti, però... dunque, quest'anno è apparso questo film, vi ricorderete, L'uomo che fissa le capre, con il tipico cast dei Coen, che almeno sul manifesto italiano cercavano di venderti come film dei Coen (il lettering del titolo simile a quello di Burnt After Reading, mezzucci così, che in fondo sono un buon segno: usare i Coen per venderti un film). Vedere questo film è stato illuminante, come quando ti fermi a guardare una ragazza di Amici di Maria che prova un numero di danza, e si vede che s'impegna ma si vede anche che non è una professionista, col collo del piede inadeguato eccetera. Ecco, a me sembra di capire la danza classica solo in quei momenti, perché finché vedo gente perfetta fare cose perfette, non riesco assolutamente a rendermi conto della fatica che c'è dietro (e m'annoio). Allo stesso modo io ho dovuto vedere L'uomo che fissa le capre per rendermi conto di quanto siano bravi i Coen. La differenza tra un movimento di macchina dei Coen e un movimento che s'impegna, ci prova, ma non è dei Coen. Quel film mi ha lasciato una voglia tremenda di vederne uno dei Coen. Peccato che invece i film dei Coen continuino a lasciarmi insoddisfatto. E dire che sapevo Giobbe, sapevo il testo di Somebody to Love, ne sapevo probabilmente più di chiunque al Cinema Michelangelo, però saperla lunga non mi provoca più nessun piacere. Sto invecchiando e ho paura di arrivare alle stesse conclusioni dell'unico rabbino che mi viene sempre in mente quando si parla di rabbini, che ovviamente è questo.

3 commenti:

  1. scusa leo, ma perchè quel film non lo scrivi tu? (prima che ti fregano l'idea, fra l'altro)

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  2. ;) Fantastico. Scrivi veramente bene e mi complimento per come affronti l'argomento "religione".
    Ciao_
    Roby

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