Marcello Veneziani ha questa bella casa con 15.000 volumi che sono la sua vita e che spesso rilegge, finché un giorno non litiga con sua moglie e deve sloggiare: ma i 15.000 volumi restano ostaggi, e la moglie ne dispone come vuole (li vende? li brucia?). Lui, disperato, ne scrive su Libero, e noi ci ridiamo su. Perché siamo, antropologicamente, un po' stronzi.
Io lo ammetto: qui volevo scrivere un pezzo su quanto siano scemi e poco previdenti gli intellettuali bibliofili, che costruiscono la loro casa sulla carta, invece di fare come me, che cerco semplicemente di affittare negli immediati pressi di buone biblioteche pubbliche (che in Emilia funzionano, finché qualcuno non cerca di ristrutturarle). Per questo, poi, posso trattare male la mia donna finché voglio, ed ella al limite può rifarsi sul giornale spiegazzandolo. Sì, io volevo usare questo spazio per ridere di una persona offesa in ciò che ha più caro, e approfittarne per ricordare che siamo più fighi noi del proletariato cognitivo, poveri ma furbi. Perché sono uno stronzo. E ammetterlo non basta. Devo espiare in un qualche modo.
Per esempio, potrei profittare della bella mezza giornata per riportare i mucchietti di libri accostati sulle scale nelle 5 biblioteche da dove provengono, se non avessi rotto il radiatore l'altro ieri mentre andavo, adesso che ci penso, a una biblioteca di Bologna.
Traggo dunque le conclusioni: Marcello Veneziani è un pirla. Ma anch'io.
Lui però è un pirla di destra e ricco, e io no.
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