La documentazione più sfavorevole alla Rai è stata fornita dallo stesso Ente che ha consegnato al giudice un «dossier» di Arcangelo Scursatone, che ha là maggiore anzianità come redattore capo della Rai (22 anni). « Scursatone — dice Capello — è quello che ha fondato la Rai, organizzando per gli "Alleati" i servizi radiofonici sin dal 25 aprile 1945. Per aver denunciato alcune illegalità del sistema è stato messo in un "ufficio d'isolamento" nonostante sia uno dei più colti (tra l'altro parla otto lingue). Dalle testimonianze di Scursatone e altri emergono storie emblematiche: il giornalista Emilio Fede che si fa dare dagli orafi di Valenza alcuni preziosi e «tende a non restituirli» o fa filmare a St-Vincent una ballerina che danza nuda e si impossessa della pellicola. Di lui Ettore Bernabei, consuocero di Fanfani ed ex direttore generale della Rai, ha detto al processo: «...ha sempre cercato di essere dentro alla notizia» sia pur aggiungendo che «con tutta sicurezza nemmeno la direzione centrale amministrativa saprebbe riferire sulle centinaia di milioni che il Fede è costato alla Rai». (Stampa Sera, 26/10/1978)
giovedì, marzo 29, 2012
Emilio Fede, lato A
lunedì, marzo 26, 2012
Borghezio - Iaria: quei pochi gradi di separazione
Una delle cose che si dà per assodata, senza che mai ci sia stata esplicita ammissione da parte del diretto interessato, è la militanza nel Movimento Politico Ordine Nuovo. Pare che si ricordi di lui anche Pino Rauti. Solo che Ordine Nuovo venne ufficialmente sciolto nel 1973 dal ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani: da quel momento fino all’adesione alla Lega Nord cosa fece Mario Borghezio? L’episodio che lo vide protagonista nel 1976 è noto: fermato alla frontiera di Ventimiglia con una cartolina inneggiante all’omicidio del giudice Occorsio, firmata Ordine Nuovo. Mitomania o militanza clandestina? Forse l’unica vera testimonianza diretta di quegli anni che lo riguardi, a parte quella di Pino Rauti, è quella di Maurizio Murelli sull'Unità che ne ricorda le idee ferocemente antigiudaiche e antiamericane e gli amici Salvatore Francia e Claudio Mutti, sodale di Franco Freda.
Ma cosa poteva eventualmente unire Mario Borghezio e Giovanni Iaria ? Ovviamente non lo sappiamo, forse nulla.
Sappiamo però che tra Ndrangheta e neofascisti era nata una tenera amicizia ai tempi della rivolta di Reggio Calabria. Sodalizio celebrato dall’ospitalità data a Franco Freda durante la latitanza del 1979: sarà poi sempre la Ndrangheta a organizzare la fuga di Freda in Costa Rica, facendolo passare per Liguria e Francia. Guarda caso il 1979 è anche lo stesso anno in cui si compie il destino della Cooperativa Aurora, l’impresa nella quale si incrociano i percorsi di Mario Borghezio e Giovanni Iaria.
Qualche anno prima, nel 1975, si era invece scoperto che i Tir rubati dalla Ndrangheta in Piemonte venivano smontati e venduti a pezzi tramite un’organizzazione gestita da neofascisti.
Se invece vogliamo parlare dell’altro amico di Borghezio, Salvatore Francia, Stampa Sera lo rintraccia il 22 aprile 1977 mentre, insieme a un nutrito gruppo di neofascisti espatriati in Spagna, conduce un traffico di armi il cui intermediario è un certo Ettore Cichellero, boss italo-svizzero del contrabbando che, seppur di origine veneta, tiene solidi legami con la Ndrangheta piemontese (2). Nel secondo articolo su questo traffico d’armi tra Spagna e Italia (Un traffico che gronda sangue - La Stampa, 16/05/1977) scrive tra l’altro il quotidiano torinese “E' noto che il commissario Luigi Calabresi venne ucciso a Milano di ritorno dalla Svizzera dove stava indagando sul traffico di armi per i neofascisti. Sembra avesse strappato ad un informatore in un colloquio delicatissimo, il segreto di un nome che «scottava».”
Sono dunque sicuramente pochi, molti meno di sei, i gradi di separazione tra Mario Borghezio e Giovanni Iaria. Naturalmente queste sono solo suggestioni, pourparler
(1) Contrariamente a quanto da me scritto in un precedente post pare che effettivamente Borghezio abbia brevemente militato anche nelle fila della Democrazia Cristiana
(2) Tra i tanti articoli sui rapporti tra Ndrangheta e Cichellero : “In apertura di udienza c'è stata In deposizione del dottor Gualtiero Medici, delegato della polizia cantonale svìzzera di Chiasso (…) Il delegato Medici nella sua deposizione parla ampiamente di Ettore Cichellero. un italiano (è vicentino) di 62 anni, che risiede a Sorego (Lugano) e che è «contrabbandiere di grande stile», legato alla «'ndrangheta»” (Gli amici di Cristina narrano quando vennero rapiti con lei - La Stampa, 13/01/1977)
mercoledì, marzo 21, 2012
E se adesso riaprissimo il caso Borghezio ?
Ormai oltre un anno fa questo piccolo blog, facendo sempre uso del santissimo Archivio storico della Stampa, fece alcune piccole scoperte sull'onorevole Mario Borghezio.
Questa mini inchiesta si concluse con alcune domande senza risposta, provo a riassumerle
Non credo che qualcuno raccoglierà questa segnalazione, ci provo comunque
Elsa Fornero quando era brava
(La Stampa, 10/06/1965)
sabato, marzo 10, 2012
TAV - Gli antefatti / l'inquinamento mafioso
Non è una mafia da colletti bianchi, come di solito si dice della mafia al nord: è una mafia che aggredisce fisicamente, minaccia, intimidisce, uccide, sequestra, mette bombe. Poi traffica, presta soldi e costruisce: negli anni ’60 e ‘70 soprattutto case e il traforo del Frejus.
Tra il 1971 e il 1995 su La Stampa e Stampa Sera compaiono 50 articoli a tema mafia in Val Susa. L’unico a sostenere, ancora nel 1991, che “Qui da noi la mafia non esiste” pare fosse l’attuale vice presidente dei deputati PdL Osvaldo Napoli (La Stampa 11/06/1991 “L’ex consigliere spacciava droga”)
La Stampa 10/09/1971
La Stampa 01/10/1971
La Stampa 02/10/1971
La Stampa 16/10/1971
La Stampa 06/05/1973
La Stampa 31/05/1973
La Stampa 02/08/1973
La Stampa 26/03/1974
La Stampa 03/04/1974
La Stampa 23/04/1974
La Stampa 08/02/1975
La Stampa 20/10/1975
La Stampa 21/02/1976
Stampa Sera 05/07/1978
Stampa Sera 21/01/1983
La Stampa 26/11/1987
La Stampa 28/01/1989
La Stampa 16/06/1989
La Stampa 04/07/1991
La Stampa 05/10/1994
La Stampa 29/04/1995
La Stampa 14/11/1995