La Vita degli Altri è un bel film, costruita su una premessa da piccola borghesia Ottocento (laggiù si dice Biedermeider): se apprezzi un bel brano di musica sei Buono, ed essendo Buono non commetterai Cattiverie. Ho detto appunto Ottocento, perché nel Novecento i tedeschi musicofili ci hanno trascinato in due guerre mondiali, sterminando diversi popoli senza perdere un notevole gusto musicale: al punto che per molto tempo gli artisti hanno evitato di imbastire i film su premesse del genere. Già, ma se per questo avevano anche smesso di tifare Sparta. Più che superarlo, il Novecento, lo abbiamo proprio azzerato.
Fatta questa premessa, ci sono tre motivi per cui un lettore di questo smandrappato sito dovrebbe godersi la visione della Vita degli Altri.
1) Il primo riguarda un tema che sta molto a cuore a noi Autori, in particolare a me e al pigrissimo Cragno. Il Cragno c’ha la fissa col Grande Fratello, non il programma tv ma la società del controllo in cui le telecamere ti spiano dappertutto. Io non condivido questa sua preoccupazione, per via di quello che chiamo il Diaframma Umano.
Il Diaframma Umano è il seguente: la tecnologia ti può sì mettere in condizione di ficcare telecamere invisibili in ogni dove, ma per ogni telecamera ci dev’essere poi qualche umano che la controlla, e dio sa che noioso mestiere è controllare i circuiti chiusi. Insomma, le telecamere vanno bene per le cose automatiche, come gli autovelox, ma appena le infrazioni sono un po’ più complesse bisogna mettere un Uomo dall’altra parte del terminale, e bisogna assicurarsi l’efficienza e la fedeltà di quest’uomo, e questa efficienza e questa fedeltà hanno costi altissimi. La Vita degli Altri parla proprio di questo problema: la Germania Est non poteva funzionare, perché i suoi uomini migliori invece di progettare Trabant a 4 tempi erano impiegati a spiarsi a vicenda, e a furia di spiarsi diventavano sentimentali e magari tradivano il regime comunque.
2) Il secondo motivo è quel certo-non-so-che che ci lega a quelle piccole nazioni oltrecortina, con tutta quella austerità berlingueriana, quella tristezza composta e dignitosa, che ti obbliga ad avere stile perché non puoi permetterti le cose pacchiane (siamo a metà degli anni 80 e alle feste invece di Madonna si balla il jazz). È quel sentimento che ha tenuto in cartellone per due mesi Goodbye Lenin, e, incredibilmente, funziona anche qui. Non dico che ti viene simpatia per la StaSi, attenzione: dico che complottare contro la StaSi negli anni ’80 a Pankow era più dignitoso e drammatico che votare DP in Italia, e dammi torto.
3) Il terzo motivo è che Sebastian Koch, nel ruolo del drammaturgo spiato dal regime, è il sosia belloccio del Cragno.
non è in argomento, ma essendo più cragnefilo che cinefilo chiedo: il sosia così così di Sebastian Koch che fine ha fatto?
RispondiEliminaNon lo so, la microspia non bippa più.
RispondiEliminaForse ha passato il muro.
Per la mia modesta esperienza, il "diaframma umano", soprattutto in Italia, ha proporzioni enormi.
RispondiEliminaAvverto però (tanto per soffiare sul fuoco della paranoia di Cragno) che sono in commercio software che fanno proprio questo mestiere. Ovvero, anche l'uomo in camicia grigia seduto davanti ai monitor del circuito chiuso è sempre più un'immagine del passato.
Io ho un'esperienza molto inferiore, ma finché si tratta di spiegare al software "un essere umano non deve oltrepassare la linea AB", ok.
RispondiEliminaMa come si fa a chiedere a un software se l'essere umano sta cospirando o no contro il governo?
Per ora non lo fanno. Per ora ci sono telecamere in grado di capire se qualcuno lascia per terra una valigia e se ne va, per esempio in una stazione della metro, oppure se qualcuno sta facendo alzare le mani ad altre persone, per esempio in una banca, oppure possono riconoscere un volto già in memoria, per esempio nella folla di uno stadio o di una manifestazione. Solo a quel punto "si accendono" e richiedono l'intervento dell'uomo.
RispondiEliminaIl "diaframma umano" a cui ti riferivi tu io l'ho associato ai mille casi in cui, soprattutto in Italia, si fanno appalti per impianti di videosorveglianza che non vengono mai accesi, o che sono collegati a sale di controllo disabitate.