Per Società, io intendo quel gruppo più o meno esteso di individui che abitualmente non praticano la politica, ma ogni tanto si attivano: e organizzano campagne referendarie, manifestazioni, girotondi, ecc. Durante questi periodi, la Società si auto-attribuisce un aggettivo molto pesante: "Civile". Come se un esercizio saltuario della politica fosse il tratto discriminante tra civiltà e barbarie. Mentre evidentemente non lo è – ma non lo dico per polemizzare. Ammiro molto i membri della società civile. Mi è capitato, a volte, di farne parte. Ultimamente ho disapprovato certe civilissime scelte da kamikaze, come puntare tutto sul quorum di un referendum contro la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana: ma in generale credo che la Società abbia un ruolo molto importante.
Ha però anche un grave limite: la Società è una dilettante, per definizione. Ogni tanto si organizza e ogni tanto no. Alterna periodi di indignazione e periodi di rassegnazione, come succede a tutti noi (la Società è tutti noi).
Per questo l'appellativo "Civile" lo trovo molto ambiguo. La Società Civile è quella che un bel giorno scende in piazza: ma il giorno prima non c'era: ergo, la Società è sempre Civile da poche ore. Ecco forse perché è così generosa. E ingenua: è nata ieri, anzi, stamattina.
Non solo, ma in Italia la Società Civile ha una tempistica stranissima. Uno si aspetterebbe, nell'anno delle elezioni, una lenta escalation verso la Civiltà: i cittadini, dapprima tiepidi, poi sempre più infervorati, fino al giorno del voto, finalmente! Poi la gioia (o la delusione), gli sfottò, e una rapida sonnolenza post-coitale. In altri Paesi (i Paesi cosiddetti normali), succede appunto questo.
Da noi – fateci caso – è il contrario. Nel 2001 la Società Civile si è svegliata percossa, attonita, a urne chiuse, il 13 maggio sera, con Berlusconi già a ripassare il giuramento. Parecchi di quei civili, il giorno prima, non si erano nemmeno presi la briga di andare a votare – storia vecchia, non sto a recriminare.
Tre mesi dopo, a Genova, la Società Civile si prese orgogliose mazzate per stabilire un punto d'onore. E poi ci fu il Palavobis. E i Girotondi. Un trionfo di Civiltà – a quattro anni dal prossimo voto legislativo.
Le BR ammazzarono Biagi, il governo suggerì che era colpa di Cofferati – la Società Civile portò due milioni di persone in piazza, il 23 marzo 2002. E poi ci fu il Forum Sociale di Firenze, le marce contro la guerra in Iraq. E poi? E poi, pian piano, la Società ha iniziato a de-civilizzarsi. È stato un processo graduale, e molto deprimente. Del resto, cosa vuoi pretendere da dei dilettanti? Certo, lo so, in giro c'è fior di dilettanti che dà i punti ai professionisti. Ma hanno un lavoro, una famiglia, non possono stare per cinque anni in piazza. La Società ha i suoi ciclici Alti e Bassi. Questo lo capisco benissimo. Quel che non capisco è: perché ha sempre i Bassi proprio ogni cinque anni, e proprio alla vigilia delle legislative? Nel momento in cui invece dovrebbe essere più sveglia e grintosa? Che razza di ciclo è? Io capisco che cinque anni di Berlusconi possano essere deprimenti (e furono tristi, a modo loro, anche i 2+3 anni di Prodi-D'Alema-D'Alema-D'Alema): forse allora valeva la pena di risparmiarsi prima.
Alle Primarie del Centrosinistra, la Società Civile è giunta spompata, diciamolo. Basta vedere i candidati "alternativi ai partiti". Il Candidato Senza Volto era l'espressione di un sessantaquattresimo dell'ex Movimento dei Movimenti: per dare un'idea della sua popolarità, su Indymedia lo sputavano. (Poi magari è anche una bella persona, che ne so). E poi c'era Scalfarotto, che della Società Civile mi sembra l'epitome – per non dire proprio l'epitaffio.
Secondo la vulgata più corrente, Scalfarotto è un manager-risorse-umane che lavora a Londra; un giorno si sveglia e si rende conto che la classe dirigente italiana fa schifo. (E questo fa molto Società Civile: abbiamo sopportato quattro anni e sei mesi, adesso basta!)
Le cose, in realtà, sono ben più complicate di così. Date un occhiata al suo curriculum: fa politica da una vita, il ragazzo:
Poco prima di laurearmi sono stato eletto consigliere di circoscrizione a Foggia, con i verdi del Sole che ride. Ho lasciato la politica in Puglia per un lavoro al nord (come capita a tanti!)
[…]
La passione politica non mi ha mai abbandonato. Nel 1996 scrivo una lettera a Repubblica per dire che il governo dell’Ulivo non fa sognare come tutti ci aspettavamo. Nascono “I delusi dell’Ulivo” e mi ritrovo d’improvviso a Palazzo Chigi con Prodi e Veltroni che vogliono saperne di più. Ma finisce lì.
Nel 2001 fondo con alcuni amici "Adottiamo la Costituzione", un movimento per la difesa della nostra Carta fondamentale [...] Dal 2002 vivo a Londra, faccio il capo delle risorse umane della divisione "Capital Markets" di Citigroup. Per lavoro gestisco 2200 persone in 54 paesi di Europa, Medio Oriente e Africa. Assieme ad un gruppo di italiani stupefatti dalle non lodevoli imprese del nostro governo di centrodestra (ma certamente non disposti ad arrendersi), fondo il primo circolo all’estero di Libertà e Giustizia attorno al quale gravitano in breve tempo centinaia di persone. Due settimane fa, entrando a una riunione, tutti i presenti mi chiedono di candidarmi alle primarie.
E io accetto.
Verdi Arcobaleno, Delusi dall'Ulivo, Adottiamo la Costituzione, e la prima sezione londinese di Libertà e Giustizia. Scalfarotto non s'intende di politica? Scalfarotto ha senz'altro alle spalle più esperienze di attivismo di Romano Prodi. Ha vissuto con partecipazione almeno tre cicli di Società Civile: l'ondata dei Verdi negli anni Ottanta, il 1996 e il 2001. E poi? E poi i cicli "finivano lì", e lui tornava al lavoro. Come biasimarlo? Uno deve pur mangiare. Ma viene da chiedersi: perché uno come Scalfarotto, che evidentemente la politica ce l'ha nel sangue, non ha mai pensato di passare al professionismo? Perché ha voluto restare uno splendido dilettante? È del tutto colpa sua?
Rispondo domani o posd, scusate, sono un dilettante dell'opinionismo e domani ci ho la sveglia.
(Comunque no, la colpa è dell'apparato).