lunedì, giugno 30, 2008

So no one told you life was gonna be this way

Io per molti anni ho pensato che Happy Days fosse la cosa più divertente nel mondo televisivo, tranne forse alcune puntate di m*a*s*h*, ma neanche poi tante. Poi un giorno ho rivisto Fonzie in tv e non mi faceva più ridere, giusto qualche sorriso stentato, e questa cosa mi ha intristito tantissimo.

Poi ho visto tantissimi altri telefilm divertenti, veramente tanti, ma questa cosa di Happy Days continuava a intristirmi perché significava semplicemente che il Comico non è eterno, anzi è la cosa più volubile che ci sia; che una barzelletta nel 1978 non fa più ridere nel 1995, e che quindi chi si dedica a scrivere cose divertenti può essere un benefattore dell'umanità attuale, ma tra trent'anni sarà dimenticato, se non da qualche conventicola di snob che fanno finta di trovarlo divertente solo perché è culturalmente rappresentativo (il destino di Aristofane). Allora uno che ha la pretesa di scrivere ai posteri cosa fa? Si butta sul tragico.

Questo solo per dirvi che sto riguardando Friends in questo momento, cercando di ridacchiare, ma mi viene solo una smorfia da coglione.

Crude oil prices

Magari interessa.

domenica, giugno 29, 2008

Qualcuno?

«Il sistema italiano, senza saperlo, è già crollato nei nostri blog. Qualcuno li legge?»
Parole attribuite a Lara Grossi, barista di Cesenatico, nell'articolo di Giampaolo Visetti "Gioventù tradita", su R2 di Repubblica di ieri. Se qualcuno trova il link all'articolo, il pezzo merita una lettura.

giovedì, giugno 26, 2008

Climate change is indoor

Io lavoro all'interno dell'edificio di una nota multiutility e di solito in questa stagione patisco freddo, tanto è elevato il livello a cui tengono l'aria condizionata. Quest'anno no. Ho caldo. L'aria la tengono al minimo, la temperatura al massimo.
Poi oggi vado all'ipermercato e anche lì ho la sensazione che ci sia meno fresco del solito. Mi dico: ma dai è solo percezione, figurati. Entro nel negozio di articoli sportivi e lì proprio non ci si sta. Sarà un guasto momentaneo, penso. Dulcis in fundo leggo questo. Tutte cosette, intendiamoci
Ma che mi lasciano con un dubbio: non è che per caso il cambiamento climatico più repentino è quello che stiamo subendo al chiuso delle mura?

mercoledì, giugno 25, 2008

Spordrughè live in Maranello

  • Quaranta gradi in casa e il condizionatore piscia acqua, il tecnico al telefono ha detto per carità non azionatelo, noi magari tra due mesi lo ripariamo. Bene, ma stasera piuttosto di restare in questo sottotetto t'accompagno a Maranello a vedere i Bluvertigo.

  • No, no, tranquilla che non lo scrivo, un post sui Bluvertigo, è vero che mi sono un po' antipatici, ma è un'antipatia senza nessun significato sociale o politico, mi stan sulle balle e basta, che senso ha parlarne? Poi sembra di essere gli stronzi.

  • C'è che sono miei coetanei, e dei miei coetanei non mi va di parlare. I giovani sono patetici, i vecchi rincoglioniti, ma i coetanei no-comment. Effettivamente stavano vendendo dischi, o romanzi, mentre io non lo facevo. Io in quel periodo ignoravo molto, più che altro per dribblare l'invidia, che è una bestia brutta.

  • Però poi vorrei anche dirti che non mi sono perso niente, che le mie intuizioni sui coetanei avevano del buono. In effetti, spiegami com'è che ogni volta che ripescano qualche residuato dei Novanta sembra più vecchio dell'artista omologo anni Ottanta? Ma è un discorso che vale per il mondo intero, vuoi mettermi gli Oasis con gli U2? Probabilmente c'erano parametri universali che hanno determinato che l'ultimo decennio del secolo fosse un decennio di mezzecalze.

  • Uno dei problemi è la saturazione. In campo musicale, o di costume, i Novanta arrivano dopo quarant'anni ininterrotti di evoluzione stilistica, in pratica era impossibile inventare qualcosa di nuovo: e allora si citava. Si citava per necessità, perché non si aveva veramente molto di originale da fare, però a un certo punto citare diventò il gioco più hip che c'era in città, si passavano lunghe serate a misurarsi – tu non puoi capire, erano cose soprattutto da maschietti – lunghe sedute a vedere chi citava più lungo. Tutto senza nessuna capacità selettiva, i Duran Duran valevano quanto Battiato, vinceva chi aveva più memoria e più dischi vecchi in casa. Ecco, i Bluvertigo (a proposito, siamo qui da mezz'ora, quando attaccano?) mi sembravano, mi sembrano, i rappresentanti quegli anni postmoderni nel senso che bastava la parola “postmoderno” per sembrare chissachi, e invece la verità era che si andava in giro oberati da un'enorme “cultura” divorata e maldigerita, una mole di dati che non riuscivamo a disciplinare e saltava fuori sempre a sproposito: testi di canzoni e dialoghi di film responsabili di storie finite male con ragazze che poi si sono sposate al primo stronzo e tutto il resto.

  • Comunque i Novanta sono passati, e non so se lo hai notato; la gente cita meno. Per vari motivi, ma uno dei primi credo sia internet. Per esempio, gli Oasis hanno fatto conoscere a molti ragazzini i Beatles; passo successivo, i ragazzini si sono scaricati i Beatles; terza fase, hanno smesso di cagare quei pianobaristi dei fratelli Gallagher. Tutta quella straordinaria memoria che ci serviva negli anni Novanta per trovare il pezzo giusto da mettere nella cassettina giusta, oggi non ci serve più, un clic e via - la possibilità di farsi archivi enormi e portabili ha banalizzato quelle capacità di memoria e di critica che in quegli anni non erano mica un lusso, erano un esigenza. Analogamente, se proprio mi viene l'insano desiderio di vedere qualcuno pittato come i Duran Duran ai tempi di Rio, faccio molto prima a mettermi su youtube che a venire qui a Maranello ad aspettare questi cazzo di Bluvertigo che, ha detto il tipo, “cominceranno tra mezz'ora per problemi logistici”. Logistici?

  • Allora siamo qui seduti all'ombra del monumento ad Enzo Ferrari a forma di stronzo. Dietro c'è una chiattona che ripensa alla sua prima cassettina dei Bluve “nel novantasei”. Davanti c'è una ragazzina DEL novantasei che guarda il backstage con sguardo canino e rapace: “Cioè, se sapessi come fare a entrar lì... è come se... (spiega all'amica)... qual è il tuo gruppo preferito? I Tokio Hotel? Cioè, è come se i Tokio Hotel fossero lì dietro...”

  • Sì, ecco, dimenticavo, c'è questa cosa della televisione. C'è che Morgan è andato in tv, quest'anno, e pare che abbia salvato da solo un programma di giovani talenti con Simona Ventura. E quindi adesso da vecchio arnese anni Novanta si trova sbalestrato sul target dei Tokio Hotel. Secondo me ha fatto bene, eh. Però anche solo se dico così, si capisce che sotto sotto intendo il contrario, che per me un citazionista succube delle proprie citazioni, uno che si traveste per eludere il problema dell'identità, è perfetto per la tv, dove si colloca tranquillamente nella fascia di brontoloni televisivi tra Sgarbi e Zeri; inoltre, siccome il format di Simona Ventura è la versione nobile e leccata di Amici di Maria De Filippi, avrei buon gioco a constatare che Morgan si è trasformato nella versione nobile e leccata di Platinette. Poi tu t'incazzi ma cosa ci posso fare se questo passa tre mesi pittato in vari modi a difendere l'integrità artistica contro la dittatura del Televoto, e poi porta al trionfo una boyband salentina di trentenni con la pancetta che steccano pure? Ecco, meno male che cominciano a suonare. Andiamo in mezzo, però, perché da qui non si sente tanto bene, eh.

  • Si sente male anche in mezzo, e lui non si regge in piedi. Ma non è questo il problema. Il problema è che è giù di voce. Veramente parecchio giù di voce. Non stecca, non sbaglia a suonare, ma la voce è un graffio che fa male a sentirla. Per fortuna che parecchie strofe sono su una nota sola. La gente comincia a dire “drògati meno”.

  • Mi viene in mente che io sono cresciuto in un posto un po' più piccolo, ma sostanzialmente simile, dove ai tempi della mia prima infanzia c'era una cumpa nota come “i drogati”, i quali si ritrovavano al pomeriggio, bada bene, nel cortile davanti alla chiesa, e fumavano. Erano effettivamente gli anni dell'eroina a prezzi popolari. In seguito però seppi da fonte attendibilissima che “i drogati” non si drogavano affatto. Fumavano Marlboro, proprio come nel pezzo degli Offlaga. Però ci tenevano a essere chiamati “i drogati”, e li posso capire: è una gran consolazione, se vivi in un paesone, lo sguardo della vecchietta che passa, ti fissa e pensa Sporcdrughè.

  • Poi penso a una cosa che mi ero scordato, e che mi ha rimesso in mente Enzo: che negli anni Novanta, per esempio, io e lui abbiamo *lavorato* anche a una rivista dove una volta comparve un'intervista a Morgan, non fatta da noi, ma da uno che, vivendo veramente negli anni Novanta, Morgan lo idolatrava. E dunque a un certo punto gli chiedeva: perché ti pitti le unghie? Cioè, noi stavamo cercando di mettere su una rivista letteraria, e su questa rivista un tizio chiedeva al suo cantante pop la ragione intrinseca del suo pittarsi le unghie. Ma vabbè. Comunque Morgan rispose che se le pittava per studiare le reazioni della gente, per esempio, se poi entrava dal tabaccaio, cosa avrebbe pensato di Morgan e delle sue unghie nere?

  • Questa cosa ci fece molto riflettere. Coniammo anche un'espressione, purtroppo intraducibile, che doveva riassumere una certa velleità ribelloide affetta da insradicabile provincialismo: épater le tabacchèin. Cercammo anche di raffigurarci il quadretto: un tabaccaio qualsiasi degli anni Novanta, con un'intera stanza di videopoker abusivi, alle spalle precedenti per ricettazione e spaccio. Le cinque del pomeriggio. Entra Morgan, chiede un lollipop, e lo scarta facendo ben vedere le sue unghie pittate di fresco. Il tabaccaio non reagisce – sta pensando che se la rumena non si sbriga a pagare il subaffitto del seminterrato bisogna sloggiarla con le maniere forti, ma è una grana – e allora Morgan glielo dice: “ehi, hai notato che ho le unghie pittate di nero? Che te ne pare? Sono o non sono un ragazzaccio? Un maudit?”

  • Insomma, non ha voce. Tu non hai idea di cosa riescano a combinare i cantanti quando non hanno voce. Mio cugino per esempio si buttava a pesce dovunque, senza nessuna pretesa di essere sorretto, si buttava anche sulla batteria, e poi il batterista voleva menarlo, ma in un qualche modo la serata era risolta. La droga funziona un po' allo stesso modo, e una cosa che mi faceva abbastanza ridere erano quelli che guardavano Xfactor e commentavano quant'è fatto Morgan, ma perché non gli dicono niente? Cioè: secondo voi Simona Ventura dovrebbe dire a Morgan “Vacci piano?” Ma ti ripeto: non stecca e non sbaglia a suonare, quindi è abbastanza lucido.

  • E continuano. “Fatti di meno! Drogato! Ecc.” E io vorrei urlare Lasciatelo Stare, è giù di voce e sta cantando da un'ora, non vedete che a suo modo ce la sta mettendo tutta? Non vedete che si vergogna anche lui, ma tira avanti, e se c'è l'acuto ti fa pure l'acuto, soffre ma lo fa? Ma sarebbe come barare. Oggi il gioco è questo: lui fa lo Sporcdrughè, e noi siamo il suo pubblico di tabacchini.

  • Se dio vuole comincia a far fresco. Speriamo di dormire stanotte. No, ti giuro, no, non lo scrivo un pezzo su Morgan, in fondo mi è simpatico.

sabato, giugno 21, 2008

TÜRKIYE, CARPIYE!

Ieri sera qui c'è stato un carosello abbastanza impressionante. Una finale Italia-Turchia non so se la reggeremmo.

Arsenio Lupin, non sei nessuno

Questa me la dovete spiegare meglio. Cioè, questo signore apriva le buste e s'impossessava dei bancomat, e va bene; e poi "chiedeva di comunicargli il codice segreto 'pin' gia' in loro possesso"... come? Faccio fatica a immaginare la scena.

"Buongiorno, sono il postino, avrei bisogno del codice PIN del suo nuovo bancomat".
"Ah, bene, è arrivato il mio nuovo bancomat?"
"Ehm... no, però avrei bisogno del suo codice PIN".
"Ma scusi, come fa a sapere che mi è appena arrivato un codice nuovo?"
"Eh, sa, sono il postino".
"Ha ragione. Aspetti che lo vado a prendere. Nel frattempo si accomodi: vuole un the? Un caffè? Vuol dare un'occhiata a mia figlia che si fa la doccia?"
"Ma perché no".
"Un attimo... ecco. Il nuovo PIN è otto... otto... tre... due... sei.... Forse è meglio se se lo scrive".
"Grazie".
"Ah, guardi, qui ho anche la combinazione della cassaforte che è lì dietro la riproduzione della Gioconda. Le do anche quella, non si sa mai".
"Grazie ancora".
"Allora per il nuovo bancomat aspetto, eh?"
"Aspetti, aspetti pure".
"Arrivederci e grazie!"

mercoledì, giugno 18, 2008

Il prato dei corvi

A Modena c'è un parcheggio che con un minimo impegno potrebbe essere la piazza più bella della città. Doveva arrivare un architetto dalla Svizzera perché se ne accorgessero.

(Purché sia un green all'americana, con la gente libera di giocarci a pallone).