La Lega vuole istituire "classi ponte" composte da soli studenti stranieri che non siano in grado di passare una prova d'ingresso (perché, ad esempio, non sanno l'italiano). Siete liberi di trovare la proposta razzista. Prima però assicuratevi di:
1. Non aver iscritto vostro figlio dalle suore, perché è un ambiente più confortevole.
2. Non aver iscritto vostro figlio alla sperimentazione musicale, anche se non distingue un la da un fa diesis, però l'ambiente è più stimolante (e, fra le righe, non s'iscrive nessun cinese o pakistano o terrone).
3. Non aver iscritto vostro figlio di 11 anni alla sezione bilingue inglese-tedesco, nella perfetta consapevolezza che in tedesco imparerà, se va bene, giusto il necessario per ordinare un panino (brotchen, bitte): però è un ambiente più protetto dove non avrà per compagno di banco un albanese o uno zingaro.
Chi vi scrive, quest'anno, insegna in una classe con 11 stranieri su 26 alunni. Se le classi fossero fatte con criteri statistici, nel mio paese il 40% degli abitanti dovrebbero essere di origine straniera. Naturalmente non è così. Il problema è che ormai il 60% dei genitori (anche progressisti) iscrive suo figlio dalle suore, o al musicale, o a tedesco, e così tutti gli altri restano nelle classi normali. Che stanno diventando classi ponte, con o senza la Lega. Però i leghisti sono brutti brutti, eh.
il tema è interessante. le cifre sono davvero quelle di cui parli? a me sembrerebbe piú facile dedurne che il 40% dei bambini in età scolare in italia abbia genitori stranieri, credo di aver letto in passato qualcosa sul tema anche da .mau.
RispondiEliminadetto questo, perché non tocchi il problema vero e proprio? io sono qui da giorni che mi arrovello chiedendomi se la proposta, ripulita dal suo linguaggio leghista, sia davvero così male. io vedo che in germania si formano spesso blocchi culturali etnicamente omogenei e linguisticamente impermeabili all'esterno (e dopo qualche generazione probabilmente persino al paese di origine, come gli italoamericani di terza generazione). io non so - non lo so davvero - se gli si fa un gran piacere a lasciarli nella sostanziale ignoranza dell'italiano, soprattutto se gli 11 bambini su 26 sono tutti, chessò, cingalesi e possono continuare a parlare nella loro lingua anche a scuola. la questione è che in italia senza italiano non vai da nessuna parte, e che una scarsa padronanza della lingua ufficiale con ogni probabilità farà di te solo un altro reietto pulitore di cessi.
Proprio in questi giorni, sugli stessi temi, è nelle sale "La classe" di Cantet. L'ho visto ieri sera e mi sento di consigliartelo, anche perché sarei molto curioso di un tuo commento "da parte in causa".
RispondiEliminaciao, e.
All'inizio dello scorso anno mio figlio di 9 anni, in quarta elementare, mi disse che c'era in classe un bambino "nuovo", ucraino, che non parlava una parola d'italiano. Si rammaricava di non poter comunicare e fare amicizia, come avrebbe voluto.
RispondiEliminaPer i successivi 3/4 giorni mio figlio tornò casa entusiasta di aver imparato delle parole in ucraino. Dopo 1 settimana gli chiesi come andasse e se c'erano problemi per il fatto che il bambino non parlasse italiano, e lui stupito: "Mamma, ma ormai lo parla!!"
Delio: nella classe di mio figlio per il posto di pulitori di cessi sono in lizza 2/3 italianissimi, anzi "padanissimi", ragazzini.
Delio, purtroppo per la legge italiana un bambino di genitori stranieri è straniero.
RispondiEliminaConfermo che gli europei dell'est imparano l'italiano con una rapidità (per noi imbarazzante). Però per ogni polacco che impara italiano dai manga di Dragon Ball c'è un cinese che risulta nato in Italia e a 12 anni non spiccica parola.
per ogni polacco che impara italiano dai manga di Dragon Ball c'è un cinese che risulta nato in Italia e a 12 anni non spiccica parola.
RispondiEliminaSe è così è perché non gli lasciano vedere la televisione, o gli fanno vedere quella cinese, altro che scuola.
> Delio, purtroppo per la legge italiana un bambino di genitori stranieri è straniero.
RispondiEliminacerto, quello che volevo dire è che la percentuale di "stranieri" nella fascia 0-18 è probabilmente molto, molto piú alta che in quella, chessò, 45-65.
ma queste sono minuzie matematiche. secondo te, da cosa dipende il fatto che i cinesi che vedi tu imparano l'italiano con difficoltà? è una questione di blocco familiare, la cultura di massa italiana non sembra loro abbastanza attraente da buttarcisi dentro a peso morto, o c'è una comunità cinese piú chiusa all'esterno di quanto non sia quella polacca o rumena? e - ripeto la domanda - credi che un anno di solo italiano potrebbe migliorare la loro lingua e le loro prospettive sociali o sarebbe tutto inutile in assenza di motivazioni all'apprendimento?
Delio, è una somma di tutti questi motivi.
RispondiEliminaL'emendamento che è passato ieri non è del tutto irragionevole: si fa un esame d'ingresso e chi dimostra di non sapere l'italiano si farà una classe accelerata.
Hai ragione Leonardo, ma è il clima che spaventa...
RispondiEliminaE' che dietro una proposta ragionevole si nascondono dei mostri, pare....
E' indubbio che ci sia un "problema".
RispondiEliminaE' la soluzione però che lascia a desiderare. La maggioranza vuole creare un ghetto in cui far confluire tutti gli "stranieri". Se uno straniero si riscatta (ma entro dicembre), allora passa alla classe normale, altrimenti rimane cinque/sei/sette/... anni con gli altri stranieri.
Viste le capacità di apprendimento dei bambini, mi sembrano più appropriati dei corsi accelerati di lingua (da effettuare prima dell'inizio della prima elementare)
1. Ho tutti i figli alla scuola pubblica.
RispondiElimina2. Ho i figli al musicale alle medie ed imparano uno strumento anche se all'inizio non distinguevano una croma da una passat. Non perché non ci fossero stranieri (che ci sono) ma perché non ci sono calciatori ed altri giovanotti eccessivamente esagitati.
3. La popolazione scolastica non corrisponde con la popolazione complessiva. Se si dice che sono gli stranieri ormai i soli che fanno figli (oddio, io non sono straniero ma la mia parte li ho fatti) è evidente che nella popolazione scolastica tendono a diventare una bella quota. Nelle classi dei miei figli ce ne sono in abbondanza. Anche alle superiori rappresentano il 20% del mio modesto campione.
premetto che al momento ho qualche dimestichezza solo coi problemi degli asili nido (e qui sei spesso costretto a mandarlo in privato, a meno che non lo iscrivi al pubblico un anno prima della nascita in modo da non risultare al 3millesimo posto in graduatoria stante la totale carenza di strutture pubbliche), ma non sarebbe più semplice, pragmatico e meno rischioso in termini di possibile uso discriminatorio di questo istituto, vista la delicatezza del tema, stabilire che sul monte ore complessivo di un bambino, chi entra a scuola senza sapere l'italiano ne dedica una percentuale (30%? 40%? 50% boh) a una classe separata di recupero linguistico e il resto viene trascorso nella classe normale, con bimbi madrelingua con cui applicare quanto appreso nel corso intensivo? Capisco il caso dei cinesi, ma i bimbi del resto del mondo apprendono una lingua a velocità vertiginose, specie se almeno in parte sono immersi in un contesto in cui si parla solo quella.
RispondiEliminaHo il sospetto che questa sarebbe una soluzione troppo razionale per conciliare le opposte ideologie di proponenti e oppositori, quindi non verrà in mente a nessuno.
e comunque:
RispondiEliminahttp://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/10/17/quella-che-vuol-bene-ai-bimbi-extracomunitari/
Georg, sei ingiusto. La tua soluzione, proprio perché è razionale, è esattamente quella che viene applicata: gli stranieri escono un tot di ore alla settimana per fare un corso di alfabetizzazione. Certe scuole riescono anche a fare un corso accelerato a inizio anno, dipende dalle risorse.
RispondiEliminaa volte la realtà supera la fantasia...
RispondiElimina(cmq immagino che non accada ovunque, dipende dalle risorse, appunto. se hanno tutte 'ste fregole non bastava rendere obbligatorio il fatto?)