martedì, gennaio 31, 2006

A Guantanamo alcuni detenuti dimagriscono

La democrazia una bella cosa, la vergogna anche.

lunedì, gennaio 30, 2006

Munich '72

Solo due cose:
Uccidili tutti, e riportaci le ricevute.

domenica, gennaio 29, 2006

A man without a country

"L'ironia e' una risposta quasi fisiologica alla paura" secondo Vonnegut che preannuncia, al contempo, di voler far causa ai produttori delle Pall Mall, perche' le fuma da una vita e nonostante cio' e' sopravvissuto fino ai suoi attuali 80 e passa... costretto a soffrire l'ascesa di George Bush e compagnia. Mi domando se sia per questo che il nuovo commercial di Casini mi provoca un tumulto di battute.

venerdì, gennaio 27, 2006

Quella volta che rubai la fiaccola olimpica

Potranno raccontarlo ai nipoti.
Il più audace colpo dai tempi della coppa Rimet è curioso come il destino degli anarcoinsurrezionalisti: se non si sa chi è stato sono stati loro, ma se si decidono a commettere un reato alla luce del sole si dà la colpa ad altri. (così anche Sole 24ore e Tg5. Corretti Corriere e Tg1)
epilogo

le 48 ore che sconvolsero il mondo (il mio e il suo, perlomeno)

Pssst, Pier.
Lo so che ci sei.
Credo che dovresti leggere qui:

Non riesce a dormire e continua a suonare dolcemente la sua chitarra in bermuda nel silenzio e nel freddo della notte…

mercoledì, gennaio 25, 2006

Forse non tutti sanno che... (Jean Michel Basquiat)


Nel 1981 un semi-sconosciuto graffitaro americano soggiornò brevemente a Modena. Risale al maggio di quell'anno la sua prima personale assoluta, presso la galleria Mazzoli.

Durante il soggiorno modenese espresse il desiderio di pittare i palazzi che vedete qui sopra, che si trovano in via Galilei alla periferia della città. Il comune gli negò il permesso. *

Nel 1982 conobbe Andy Warhol e diventò Basquiat



* notizia riferitami da una persona che lo conobbe a Mo ma preferisce non essere citata 


15/04/2014: questo articolo di Converso ricostruisce minuziosamente la storia della presenza di Basquiat a Modena e ne emerge che le torri fotografate qui sopra non sono quelle giuste. Lascio tuttavia immutato il post perché è giusto così

domenica, gennaio 22, 2006

il volto senza candidato


Quando in Padania vivevano ancora gli Artigiani, e io li frequentavo, ricordo che la parola "Tremonti" era per loro una specie di intercalare augurante; come gli islamici dicono Insciallah, gli Artigiani salmodiavano "Tremonti-Bis, Tremonti-Bis". In seguito sono scomparsi. Estinti, dicono. Come quella tigre preistorica che aveva messo su zanne eccessive e morì di fame, gli Artigiani misero su un capannone di troppo, e un mutuo agevolato se li mangiò.

Tremonti, invece, resiste. L'ho visto giusto adesso da Fazio. Ha descritto il WTO come l'"ultima follia dell'Occidente". Ha spiegato che dobbiamo difendere i prodotti locali, spegnere la tv e andare in osteria. In pratica, José Bové reloaded. Io, se fossi in Casarini, comincerei a preoccuparmi. Senza se e senza ma.

Poco prima Blob aveva mostrato quando ad Alice pestarono il Candidato Senza Volto. Io mi sono sempre chiesto perché dovesse essere per forza Senza Volto. E poi mi è venuto in mente che... ma certo! La profezia si sta avverando!

sabato, gennaio 21, 2006

Il solito libro che parla di noi

"Il Libera, il Red Lion, il Vibra, il More, la giornata mondiale della gioventù (sì, con il papa), giurano d'averla vista anche a una riunione di ATTAC, che vi giuro non c'è niente di più noioso, e a un incontro di buddisti modenesi"

Marcella Menozzi
, Bianco (Fazi Editore)

ragaaazzi, ragaaazzi

Noi italiani siamo strani. Nel sesto secolo siamo stati invasi dai Longobardi, che abolirono la legge del taglione (quando Calderoli parla di castrazione, fa riferimento a un sostrato legislativo ostrogoto) e facevano le Diete. Cos'erano? Probabilmente delle riunioni in cui il re cercava di dire la sua in mezzo a grandi schiamazzi. In seguito siamo diventati una repubblica con i dibattiti tv.

Nei dibattiti tv i candidati si danno sulla voce in mezzo a una canaglia plaudente, che è il trait d'union tra il sesto secolo e il ventunesimo. Ma io non mi ero messo a scrivere per questo motivo.

No, è che ieri sera Berlusconi continuava a interrompere la clacque rutelliana dicendo "Ragazzi, ragaaaazzi" con fare a metà tra l'imbarazzato e l'imbarazzante (non credo ci fossero ventenni in sala, manco a pagarli). A voi, che siete ggiovani, avrà fatto pensare a Barbara D'Urso.

A me no. Stamattina mi son svegliato, mi sono introdotto nel mio luogo di lavoro, e per quattro ore non ho fatto che ripetere "ragazzi, ragaaazzi" in mezzo a una vociante canea. Di tredicenni, ci tengo a dire.

Al capro, al capro

Se in seguito la pandemia aviaria si diffonderà in Italia, causando panico, morte e distruzione (Tod und Verzweiflung, Tod und Verzweiflung), io saprò a chi dare la colpa.

venerdì, gennaio 20, 2006

ogni giorno imparo una cosa nuova

L'Italia è l'unico Paese europeo (mondiale?) in cui non si è ancora imposta una standardizzazione dei criteri editoriali e ortodattilografici. Neanche in ambito scientifico.

Ognuno fa quel c-che gli pare. L'einaudi ha gli accenti sulle i e le u speculari a quelli di tutte le altre case editrici. Ma il massimo sono i dialoghi. Chi mette i doppi apici ("), chi le sergentine (<<), ma vanno moltissimo le lineette, perché spesso copiamo di pacca l'ortodattilografia inglese, senza nemmeno capirla (però al primo che si lascia sfuggire un anglismo logico, tipo 'scannerizzare', giù randellate).

Uno si sforza di imparare le (ipotetiche) regole italiane, del tipo: "in un dialogo il punto fermo va fuori dalle virgolette, così". Poi il suo scartafaccio arriva in una redazione dove pagano un ragazzino per rimettere il punto fermo dentro le virgolette ("così."), perché l'editore fa un po' quel c-che gli pare.

Sto scrivendo una tesi, devo fare una citazione, come faccio? Scrivo in caratteri più piccoli? In corsivo? Metto un rientro? O metto tutto tra virgolette? E quali? Negli altri paesi civili c'è una regola uguale per tutte le tesi e per tutti gli editori. Da noi no. Brigitte Bardot, Bardot.

Io mi chiedo a cosa ci serve pagare la Crusca. Cioè, la paghiamo? Forse dovremmo cominciare a finanziarli seriamente (con l'8 per mille anche, perché no), ma a pretendere anche che si diano da fare. Manica di fannulli.

Il prossimo che critica Wikipedia perché "chi controlla i contenuti?", lo metto in graticola. Wikipedia è l'unico posto dove c'è uno straccio di controllo di contenuti quotidiano. E soprattutto, c'è una sana tendenza alla standardizzazione.

qualunque cosa voglia dire, non mi eccita (spam)

Non ogni cutie è abbastanza sinful swallow il vostro carico voluminoso alla conclusione di un più fuckfest sporco, in modo da quando ottenete una stretta di una, godete OGNI CARICO CHE SALTATE! Come questa bellezza swalloing dello sperma qui, guardi il suo slurp su questo carico ed ottenga pronto per più...

Sto invecchiando.

mercoledì, gennaio 18, 2006

lasciateci cantare una canzone piano, piano

Oh, quasi dimenticavo:

http://www.cosimuoreunitaliano.it/

e i sanculotti? perché nessuno tira mai fuori i sanculotti?

Giuliano Ferrara è un giornalista e conduttore tv di cui forse ho già parlato altrove.
Non mi sta tantissimo simpatico.

Ieri sera, ricevendo Totò "Vasa-Vasa" Cuffaro(*), ha spiegato più o meno che "tutti i giovani giornalisti che vogliono farsi una fama di giacobini si gettano su di lui".

Pensavo fosse un riferimento a Nerazzini e Bianchi, che hanno fatto La mafia è bianca... ma poi lui ha parlato di un "video di Santoro", per cui probabilmente è convinto che il film l'abbia girato il celebre ex parlamentare.

(*) Il soprannome "Vasa-vasa" significa, se non lo sapete, "Bacia-bacia", ed è dovuto all'abitudine del burroso Totò a baciare tutti, come Asia Argento in quel film che, ci tengo a dire, non ho visto.

lunedì, gennaio 16, 2006

Tutti dovremmo passarci il sale più spesso

(E' da un mese che ho in mente questo pezzo, si vede che mi è piaciuto)

"Un tempo c’era il minimalismo, inquadratura di due a tavola: “Mi passi il sale?”. Stop. Poi fu superato e si è arrivati a questo: inquadratura di due a tavola, “Mi passi il sale?”. Intervento della voice over intradiegetica (ossia personaggio principale che si sente parlare, di solito emanazione dell’Autore) che fa: “passarsi il sale è un po’ come fare sesso, entrare in comunione per dare più sapore alla vita. Tutti dovremmo passarci il sale più spesso” – con possibile “Mia madre salava poco la minestra” e flashback di protagonista piccino che viene richiamato a casa mentre sta giocando con le bolle di sapone per mangiare una minestra sciapa...


...In più, un film nella provincia profonda con tanti personaggi teneri e stralunati, ciascuno con la sua piccola idiosincrasia personale, con un autore/regista protagonista che spinge sull’identificazione si è fatto in Italia e si chiama Il ciclone di Leonardo Pieraccioni. Magari è indie anche lui e non lo sa".

Crash, contatto fisico

O, ma quant'è piccola Los Angeles?
Si conoscono tutti.

(E com'è che invece a MO ci s'incidenta sempre con degli sconosciuti).

La fine di qualcosa sta a-arrivando

mi piaceva, così l'ho lincato.

fuori-dalla-grazia-di-Nostro-Signore-Iddio

Quanta Italia c'è in quella morte da italiano? Poca, osserva Toni Capuozzo. Ed ha ragione, maledettamente ragione. Tante Simone, troppe Giuliane, un solo Fabrizio. Lui forse credeva davvero in un'Italia che non c'è. Un paese che dei suoi uomini migliori, in fondo, sa solo vergognarsi.

sabato, gennaio 14, 2006

La sinistra e il maestro Miyagi

“ se stai di qua dalla strada, va bene. Se stai di là dalla strada, va bene. Ma se stai in mezzo alla strada, ti schiacciano.”
Il maestro MiyagiKarate Kid

Come direbbe leonardo, la sinistra perde anche per questo motivo. E’ poco seria.
E’ politicamente poco seria. E non sto parlando della sinistra cosiddetta riformista. No no. Sto proprio parlando della sinistra cosiddetta radicale. Quella con la quale mi trovo spesso gomito a gomito in manifestazioni e birrerie.
Faccio un esempio vicino a noi, uno dei più clamorosi: la questione dei centri di permanenza temporanea.
La sinistra radicale ne vorrebbe la chiusura. Ma al contempo si guarda bene dallo schierarsi per l’apertura incondizionata delle frontiere e la libera circolazione degli individui senza limitazioni di sorta. A quest’ ultima soluzione sono favorevoli solo pochi pazzoidi dell’ala più radicale dei radicali, quella che io chiamo la sinistra della sinistra (che è cosa diversa dall’estrema sinistra): gli anarchici e i libertari.
Al di là del merito della questione, quello che importa è mostrare la poca serietà di chi vuole conciliare una posizione di frontiere chiuse ma impunità garantita
Delle due l’una: o sono le frontiere, le polizie ecc. che ci salvano dall’invasione dell’orda dei miserabili e allora è utile difenderle, oppure no. E allora sono inutili.
Se si vogliono difendere le frontiere, non c’è dubbio, occorre avere la possibilità di rimpatriare chi si è introdotto clandestinamente. E per farlo c’è bisogno dei cpt. Il sistema in vigore prima era ridicolo e dava la possibilità a chiunque di sottrarsi al rimpatrio.
Poi c’è la posizione di Rifondazione e dintorni, i quali argomentano che i cpt sono da chiudere perché:

1. sono dei lager

2. attuano una forma di detenzione amministrativa, che rende più insicuri tutti i cittadini

3. in realtà i numeri dei rimpatri dimostrano l’assoluta inefficacia di questo strumento

Vediamo l’assurdità di queste tre motivazioni:

1r. se i cpt sono dei lager, intesi come luoghi di detenzione molto degradati (e degradanti) non si vede perché li si debba chiudere. E’ sufficiente battersi perché diventino luoghi di detenzione decenti. Una tipica battaglia riformista. E infatti Fassino e Giovanardi sottoscrivono

2r. se attuano una forma di detenzione amministrativa, più o meno idem come sopra. Basta cambiare la legge, in parte è stato già fatto.

3r. Se i numeri dei rimpatri dimostrano l’inefficacia dello strumento, di nuovo delle due l’una: o lo strumento è inefficace perché la legge è farraginosa (e allora è sufficiente modificarla) oppure è inefficace strutturalmente. Perché è l’idea stessa di fermare, o anche solo tamponare significativamente, l’orda dei migranti coi rimpatri ad essere ridicola. Ma allora hanno ragione i pazzoidi: non sono le frontiere che ci tutelano.

Solo che la sinistra cosiddetta radicale non vuole cambiare la legge (sennò che radicali sarebbero ?). Vuole chiudere i cpt e basta. E ne ha fatto punto d’onore. O per meglio dire, vista l’inconsistenza argomentativa, un capriccio.
Dietro questa posizione c’è una presunta astuzia. Attaccare il principio è perdente (s)ragionano i rifondaroli e dintorni. Occorre essere pragmatici.
Quindi, all’italiana, fanno i furbi. Fanno l’occhiolino ai poveracci: teniamo le frontiere formalmente chiuse ma rendiamo possibile la loro violazione.
Solo che i poveracci, come tutti gli altri del resto, non hanno bisogno di occhiolini. Hanno bisogno di gente che dica quello che pensa e che pensi quello che dice.

Questo giocare al ribasso, questo insistente fissare il dito anziché la luna è caratteristico di una sinistra che in tutto il mondo riesce sempre a deludere tutto il deludibile. A perdere tutto il perdibile
La sinistra parli di libertà e non di cpt.

E’ l'affermazione della sacrosanta libertà di ognuno a vivere dove meglio crede, perché unico è il pianeta e unica la specie biologica a cui apparteniamo, lo strumento per affogare queste assurde galere.

E’ la denuncia di un proibizionismo migratorio che, esattamente come quello sugli stupefacenti, è completamente inefficace negli obiettivi che si propone ma al contempo eccellente nel peggiorare inutilmente la vita di tutti. Migranti e indigeni.
Questo. Non il ragionare su cosa si può estorcere agli alleati di improbabile coalizione.

Sarebbe ora che i furbetti del clandestino capissero che non aiutano la causa. La affossano.
E che i ragionamenti, o si portano fino in fondo oppure è meglio non iniziarli nemmeno.

giovedì, gennaio 12, 2006

probabilmente ha ragione (come sempre)

Ho notato che un blog tende ad assecondare le derive populistiche ( di chiunque ).
[...]
Io torno a studiare. Appuntamento qui fra dieci anni.

martedì, gennaio 10, 2006

La cosa giusta

I dilemmi morali mi hanno sempre appassionato. Sapete quelli del tipo sei operai stanno lavorando su un binario ferroviario mentre sopraggiunge un treno e loro non possono accorgersene ma tu sì e puoi deviare il treno su un altro binario uccidendone uno solo dimmi cosa fai ?

Bene. Provo a porne un altro. Tu sei una ragazza che ha un padre mascalzone. Quando eri piccola abusava di te. Ora però sei cresciuta e hai trovato il coraggio di denunciarlo. Lo porti in tribunale ma nel frattempo un uomo molto potente, per salvare sé stesso, fa approvare una legge che lascerà impunito anche tuo padre. Dimmi cosa fai e a chi.

prima di fòtosciop



Mimmo Rotella, 1918-2006.

domenica, gennaio 08, 2006

venerdì, gennaio 06, 2006

Sposetti, il tesoriere da 830 miliardi di lire

Ricopio qui, perché non vedo altrove (magari non ho cercato abbastanza) ampi stralci di un fondo di Gad Lerner su Ugo Sposetti, tesoriere DS, amico personale di Giovanni Consorte.

Mi chiedo, seriamente, perché roba del genere mi tocchi leggerla di nascosto sul Vanity Fair (n. 1, 2006, pag. 4) della mia ragazza.

A me cittadino sostenitore dell'Ulivo interessa soprattutto chiarirmi le idee sulla figura di un comprimario: il tesoriere del partito della Quercia, Ugo Sposetti. Amico talmente intimo di Consorte da raccomandargli al telefono di mantenersi evasivo col segretario quando gli fosse toccato di informarlo sulle modalità dell'Opa Unipol su BNL. […]
Era il novembre scorso. Santagata e Rovati [membri dello staff prodiano, amici di Lerner] lamentavano che, nonostante le belle intenzioni esibite sulla lista dell'Ulivo e sul futuro partito democratico, Ds e Margherita restavano avari di quattrini e anzi tenevano per la collottola il loro candidato premier. Restai colpito dalla risposta di Sposetti: "Forse sarebbe meglio se Prodi mettesse il guinzaglio ai suoi cani e non li facesse più abbaiare". Ohibò. […]
[Prodi] invece di trattarlo come meritava, gli porse cristianamente l'altra guancia, recapitando alla sede Ds due cuccioli di cioccolata che l'arrogante Sposetti ora esibisce compiaciuto sulla sua scrivania.
È da allora che il personaggio mi incuriosisce. Leggo che fra i dirigenti della Quercia si impone con una frase lapidaria. "In tre anni ho cancellato debiti per 830 miliardi di lire. Quindi si fa come dico io".
[In un'intervista a Repubblica, il 20/11/05, dichiarava:] non siamo diversi, siamo come gli altri. Dobbiamo rispettare le leggi, punto. È già tutto scritto all'articolo 54 della Costituzione".
E bravo Sposetti, ma le leggi si possono anche approvare in quattro e quattr'otto, mettendosi d'accordo per convenienza con tutte le altre forze politiche senza passare dall'aula di Montecitorio, come avvenuto nell'estate del 2002 per moltiplicare i rimborsi elettorali. Diciamo così che la bravura di Sposetti ha avuto un aiutino dal pubblico contribuente. Poi certamente sono seguiti accordi per cedere quote del febito diessino, dal banchiere Geronzi alla famiglia Angelucci (gli editori di Libero). Bravo.
Oggi però dal tesoriere Sposetti io resto in attesa di un chiarimento.
Davvero un uomo di mondo come lui era così fesso da ignorare le fantasmagoriche plusvalenze extrastipendio dell'intimo amico Consorte? Decine di milioni di euro… tutti solo per arricchirsi alle spalle delle cooperative? O qualche briciola sarà servita pure a finanziare la pletora di fondazioni e correnti che inflaziona la politica italiana?

martedì, gennaio 03, 2006

Le cose che so da lui

A Guantamo i detenuti ingrassano
L’effetto serra e Kyoto con gli uragani non c’entrano nulla neanche di striscio
C’è un unico professore del Mit che sostiene il contrario ma la sua teoria non è provata, anzi è provato che contiene un errore
Sofri è innocente perché in un paese normale e civile quel processo non sarebbe stato in piedi. Chi non lo vede è un secondino illiberale
Sacco e Vanzetti sono colpevoli perché sta scritto sul Los Angeles Times

Io continuo a segnarmele, mi capiterà bene di incontrarlo un giorno o l’altro

il lapsus del mese

"E allora, siamo padroni di una banca?"
"È chiusa, sì, è fatta".
[esitazione] "Siete voi i padroni della banca, io non c’entro niente".