Prima ci condisci le pietanze poi ci costruisci una turbina eolica
Quelli che vedete sopra sono fusti di aceto balsamico in pvc, tagliati e riassemblati. Naturalmente la notizia non è tanto la turbina quanto l'esistenza di fusti per aceto balsamico in pvc.
Mi complimento per l'interessante video, che certamente mostra l'impegno (e anche, direi, un certo ingegno..!) ambientale.
Ma è con riferimento al commento pubblicato in calce al video che mi permetto replicare: infatti, si dà per notizia - con un certo tono critico - l'esistenza di fusti in plastica per aceto balsamico. Vorrei specificare che l'aceto balsamico (ne esistono di due tipi, l'Aceto Balsamico di Modena e l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e di Reggio Emilia) si ottiene da invecchiamento esclusivamente in botti e tini di legno pregiato. Il prodotto ricava, dalla propria composizione e da questo invecchiamento, le caratteristiche che lo hanno reso noto, tanto da distinguersi certamente come l'aceto più conosciuto a livello mondiale. Il fatto che esistano fusti in plastica è legato unicamente alle esigenze di trasporto: le aziende usano questi fusti - oppure anche cisternette più grandi - per trasportare il prodotto dopo l'invecchiamento dalla zona di produzione a quella di imbottigliamento, oppure per fornire le industrie alimentari, che lo utilizzano come ingrediente nei propri prodotti (ad esempio le note vinaigrette fatte con olio, spezie, aceto balsamico e vendute già pronte in bottiglia). La idonea plastica alimentare consente un trasporto sicuro, igienico e pratico, senza impartire al prodotto alcun sapore estraneo. Molti cordiali saluti Cesare Mazzetti Presidente, Consorzio Aceto Balsamico di Modena
Bè, che dire.. questa non è male. Scrivi di un prodotto su un piccolo blog e ti risponde il presidente del consorzio. Potenza di internet (e di google alert immagino).
Aggiungo campanilisticamente, cari lettori, che sul marketing dei prodotti locali a noi modenesi non ci batte nessuno, questa è la dimostrazione. Sarebbe capitato anche col lardo di Colonnata o con la robiola di Roccaverano? Chissà, bisognerebbe provare.
In ogni caso, egregio presidente, non dubito che i materiali dei contenitori siano stati provati e abilitati al trasporto. Magari però non lo andate a dire molto in giro, tutto qui.
Mi complimento per l'interessante video, che certamente mostra l'impegno (e anche, direi, un certo ingegno..!) ambientale.
RispondiEliminaMa è con riferimento al commento pubblicato in calce al video che mi permetto replicare: infatti, si dà per notizia - con un certo tono critico - l'esistenza di fusti in plastica per aceto balsamico. Vorrei specificare che l'aceto balsamico (ne esistono di due tipi, l'Aceto Balsamico di Modena e l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e di Reggio Emilia) si ottiene da invecchiamento esclusivamente in botti e tini di legno pregiato. Il prodotto ricava, dalla propria composizione e da questo invecchiamento, le caratteristiche che lo hanno reso noto, tanto da distinguersi certamente come l'aceto più conosciuto a livello mondiale.
Il fatto che esistano fusti in plastica è legato unicamente alle esigenze di trasporto: le aziende usano questi fusti - oppure anche cisternette più grandi - per trasportare il prodotto dopo l'invecchiamento dalla zona di produzione a quella di imbottigliamento, oppure per fornire le industrie alimentari, che lo utilizzano come ingrediente nei propri prodotti (ad esempio le note vinaigrette fatte con olio, spezie, aceto balsamico e vendute già pronte in bottiglia).
La idonea plastica alimentare consente un trasporto sicuro, igienico e pratico, senza impartire al prodotto alcun sapore estraneo.
Molti cordiali saluti
Cesare Mazzetti
Presidente,
Consorzio Aceto Balsamico di Modena
Bè, che dire.. questa non è male. Scrivi di un prodotto su un piccolo blog e ti risponde il presidente del consorzio. Potenza di internet (e di google alert immagino).
RispondiEliminaAggiungo campanilisticamente, cari lettori, che sul marketing dei prodotti locali a noi modenesi non ci batte nessuno, questa è la dimostrazione. Sarebbe capitato anche col lardo di Colonnata o con la robiola di Roccaverano? Chissà, bisognerebbe provare.
In ogni caso, egregio presidente, non dubito che i materiali dei contenitori siano stati provati e abilitati al trasporto. Magari però non lo andate a dire molto in giro, tutto qui.
Molto cordiali saluti
Davide Pocobene
io le ho fatte le pale eoliche con il lardo di colonnata, non funzionano, ci si appiccicano le mosche sopra.
RispondiElimina: )
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