martedì, febbraio 21, 2012

In che anno sponsorizzato siamo adesso?

La sensazione che la vita sia una coazione a ripetere che solo grazie a qualche incidente di percorso non punta dritta all'autodistruzione; la tendenza un po' puritana un po' malata a vedere in qualsiasi tipo di passione l'ombra della dipendenza, per cui ci si può drogare anche di ideali indipendentisti o di repliche di m*a*s*h*: la difficoltà a trasformare un pessimismo chimico, biologico, cosmico, in una narrazione coerente; la voglia di buttarla in saggistica, che è un genere molto più praticabile e spiccio, come milioni di blogger nel decennio successivo dimostreranno; tutto questo probabilmente ha congiurato a rendermi David Foster Wallace molto più vicino di tanti autori contemporanei magari più interessanti, magari più capaci, magari meno ripetitivi e ossessionati, magari anche no.

Oppure è stato semplicemente chiudersi in casa con un libro, come mi piaceva fare nelle estati afose, e quel libro cominciava con un tizio che si chiudeva in casa con un tocco di fumo e non esisteva più nient'altro, per lui, per giorni: il libro poi dura altre mille pagine ma a me sono bastate quelle quattro; non credo di aver mai fumato in vita mia ma non credo nemmeno di essermi mai più immedesimato tanto in un personaggio. L'odore che ho sentito in quelle pagine sapeva del mio sudore, e della fine del mondo. È molto difficile spiegare e non garantisco che vi faccia lo stesso effetto.

Una volta in una libreria un tizio dal nulla esclamò: ma questo libro costa un sacco di soldi. Mi voltai e vidi che libro era. Con tutti i libri che ci sono in una libreria e che non leggerò mai. Ci posso mangiare per un giorno con quei soldi, continuò. Devo mangiare oggi o devo leggermi questo libro? Mi chiese così, e per un attimo mi sembrò di trovarmi nelle note di un altro romanzo. C'era una lieve barriera linguistica, quanto bastava per non rispondergli di stare attento: che certi libri effettivamente la fame te la fanno passare. Ero da qualche parte nella Grande Concavità, era l'Anno della Lavastoviglie Silenziosa Maytag.

3 commenti:

  1. Stavo pensando se era il caso di leggerlo.

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  2. ricomincerò a leggerlo a breve, sperando di non mollarlo subito, almeno questa volta...

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  3. Immenso DFW. Non credo che leggerò mai più nient'altro di lontanamente simile nel resto della mia vita... tranne rileggerlo da capo (se mai ce la farò)

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