lunedì, aprile 30, 2007

non vedo, non sento, ma insegno

Gli insegnanti che tagliano le lingue.
I pornoinsegnanti su youtube.
Gli insegnanti satanici che organizzano orge nell'orario di lavoro.
Ma ci sono anche gli insegnanti che nel tempo libero fanno i detective, al cinema o in tv, e anche loro m'inquietano un po'. Poi lo sapete anche voi che m'inquieto con nulla.

Però. 'Sti qua son sempre in giro a ficcare il naso al di fuori delle loro competenze. C'è il caramba, c'è il pulotto, c'è già abbastanza casino. Eh no! Arriva la prof che non si fa i cazzi suoi! Ma dove lo trova il tempo? Quasi sempre sono insegnanti di liceo: ci avranno il libro con tutte le versioni di latino risolte, e al pomeriggio si annoiano. Io ho roba da correggere fino a metà giugno: se sento che sgozzano il vicino, mi tappo in casa.

Inoltre. Se c'è un mestiere poco adatto per un prof, mi pare, è la detection. I detective sono curiosi e analitici, per definizione. Al contrario gli insegnanti si selezionano per la gran quantità di cose che riescono a non vedere in orario di lavoro. Meno uno vede, meno uno sa, meglio lavora.

Traffici di merendine nell'intervallo. Urla dalle toilettes. Tiri incrociati di bigliettini umettati con lo sputo per ragioni non sempre aerodinamiche, e la vostra prof dov'è. Non c'è. Ma era qui un attimo fa. Come scompaiono i prof, nessuno.

Io, insomma, se lavorassi nel deprimente mondo della fiction, guarderei ad altre professioni. Le portinaie, ad esempio: hanno molto, ma molto tempo libero, e sono di un'impiccioneria proverbiale. Mi immagino già "Sulle orme dell'assassino", con la Pivetti che guarda sottecchi mentre armeggia col mocio vileda. Non ha importanza quale Pivetti, diciamo la più professionale delle due. Non dico che me lo guarderei, ma eviterei di tirare pezzi di cancelleria sul videoschermo, come stavo per fare ieri sera.

domenica, aprile 29, 2007

A volte ritorno

Caro Leo,

è che ci sarebbero talmente tante cose da dire che o le dici tutte o resti nel chiuso del tuo pervicace autismo. Solo ieri, per dire, tutti i principali quotidiani dedicavano il titolo d’apertura alla condanna della Franzoni. Cioè a una vicenda privata. Siamo tornati a Dreyfus. Allo smemorato di Collegno. E’ anche questo un segno dei tempi. L’unica vera corrente trionfante della politica mondiale, il regressismo, ha ingranato la quarta anche qui da noi. Lo si vede nel suo opposto: prendi ad esempio un termine feticcio come “socialismo”, per due secoli quasi sinonimo di “progressismo”. Era geniale. Talmente vago che ci potevano dormire sopra quasi tutti. Niente. Evaporato in pochi giorni nel nome delle nozze Dc-Pci. Si resta basiti. Anche quelli come me a cui in realtà la parola ha sempre evocato un retropensiero tipo: rottura di palle: vicinanze indesiderate, eccessive e moleste. E’ il cilicio il futuro che ci aspetta.
Nel frattempo i passeri se ne stanno andando nel silenzio generale. Le api, pure.

venerdì, aprile 27, 2007

Middle Class Kid

La colonna sonora della Rivoluzione vi sarà gentilmente offerta da polaroid blog.

(ovvero: nel magico mondo dei referrer scoprirete i vostri capi di imputazione)

a questo punto s'impone una domanda

Cragno, dovecazzo sei? T'è successo qualcosa?
Qui mi si stanno esaurendo le puttanate.

(Se vi manca quel tanto di modenesità, consolatevi con Parco Amendola).

mercoledì, aprile 25, 2007

my super sweet martyr

Io non è che voglia fare l'originale a tutti i costi. Fino a ieri (ora di pranzo) per me Cho Seung-Hui era un pazzo assassino in uno Stato in cui un pazzo assassino può facilmente procurarsi delle armi. E basta.
Ma ieri, sparecchiando, ho urtato il telecomando e su MTV c'era My Super Sweet 16.
E' difficile descriverlo, beh... guardatelo. Lo fanno contemporaneamente a DragonBall, che in confronto è un inno alla pace e alla serenità non competitiva.

Il senso è mostrare ragazzine sedicenni ricchissime che dilapidano le fortune dei genitori per affittare discoteche, stilare una lista di In e di Out e tenere fuori tutti gli amici non abbastanza brillanti. Il meccanismo è abbastanza chiaro, ed è tipico di ogni reality: le galline sono talmente vuote e sceme che qualsiasi spettatore davanti a loro non può non sentirsi migliore. Ma è tutto talmente smaccato, talmente violento ed esibito, che viene realmente voglia di dirottare il jet privato che mammà ha prenotato per andare a fare shopping a Las Vegas e schiantarlo contro qualche secondary school.

E allora: è un bel rischio avere pazzi per le strade e fucili in tutti gli spacci. Ma se tieni i pazzi per le strade, i fucili alla cassa e My Super Sweet 16 in televisione, tu Seung-Hui un po' te lo meriti.

lunedì, aprile 23, 2007

ti scrive i testi Flavia Vento o viceversa?

"...E' come scalare una scala. È meglio salirla che scalarla, perché scalarla si bruciano le tappe"

Lapo Elkann descrive il suo modello di business a una tale di Canale5, ieri sera.

venerdì, aprile 20, 2007

alibi

Certo che io, se fossi il capo della Mafia, sarei una persona astuta e intelligente, anche di più di quanto già sono. E che grande capo della Mafia, sarei.

Che voglio dire: già uno della mia intelligenza sta in un bilocale, e figurati se fossi il capo della Mafia. Una masseria nel centro del nulla? Maddai. Lì ci manderei i galoppini, i quaqquaraquà che si credono domineddio perché alle elementari hanno imparato a scrivere i pizzini. Io nell’ombra starei. Finanzierei. Solleciterei. Tutto per interposta persona. Nessuno saprebbe chi sono. E quindi chi sarei?

Senz’altro sarei ricco. Agli altri l’onere di contare i miliardi e far la vita da poveracci. Ricco ma senza ostentazione, perché nessuno ha da sospettarmi. E dunque: come faccio a essere ricco in Sicilia senza che nessuno si chieda il perché? Nobile? Ma è una cosa che non s’inventa, e poi i borbonici e compagnia è tutta gente con le pezze al culo e di dubbia moralità.

Sarei industriale. L’unico industriale pulito di tutta la regione o quasi. Che se ci rifletti bene, chi si può permettere di avere un’industria pulita in Sicilia? Solo il capo dei capi della Mafia. Appunto.

Sarei ricco, ma discreto, elegante, affabile. Produrrei una cosa modernissima e innovativissima. Tutti verrebbero a chiedermi come si fa a produrre cose modernissime e innovatissime nel mezzo del medioevo mafioso, e io sotto i baffi ghignerei: Una fatica, si fa. Ma bisogna resistere, resistere, resistere.

E insomma, se non s’è capito: io se fossi il Capo della Mafia sarei Pistorio. Ma non lo sono. Quindi ho un alibi.

martedì, aprile 17, 2007

sparare è troppo facile

Perché gli americani hanno la fissa delle armi da fuoco? Oppure: perché non hanno, come noi, la fissa delle armi da taglio? Da noi i massacri non si fanno anche perché col coltello è oggettivamente dura.

Stasera i due bellocci di Lost erano prigionieri in una trappola - un retino sospeso in aria. La prima cosa che gli viene in mente è prendere la pistola e... sparare alla corda, come Clint Eastwood. Un chirurgo e un'abile fuggitiva, oscillanti a mezz'aria. Ma siete deficienti? A parte l'impossibilità fisica di centrare una corda sparando da un pendolo, figurati se cadendo non vi spezzate tre costole e non vi parte un altro colpo in canna.

E soprattutto: ve ne andate in mezzo ai boschi senza un coltello? Stupidi uomini bianchi.

Detto questo

Io sono per le seconde possibilità. Fosse stato per me, anche a Satana avrei dato una seconda possibilità.
Detto questo, vaffanculo.

revisionismi

Chissà quante volte mi è capitato di dire "guardate che Dresda è stata anche peggio di Hiroshima". Beh, salta fuori che forse non è vero. E la colpa sarebbe in parte di Vonnegut, che si sarebbe basato su un dato gonfiato dal famigerato Irving.

Qui invece c'è un ritaglio di Tuttolibri dove Giorgio Bocca dà del Pansa a Beppe Fenoglio. "...della Resistenza non ha capito nulla... La sua Resistenza è falsa, un teatro di assassini, di cialtroni, di poveracci". Bella la tua, vien da dirgli.

domenica, aprile 15, 2007

stella rossa su Milano

In via Paolo Sarpi a Milano i bottegai cinesi hanno organizzato una sommossa contro i vigili urbani. Hanno le loro ragioni, hanno i loro torti, ma il punto è che per farli valere hanno chiamato il Console.

Questa è secondo me la cosa più inquietante. Non hanno meccanismi di rappresentanza, i cinesi di via Sarpi? Si devono far rappresentare da un signore nominato da Pechino?

E insomma, dietro a tutto questo c'è la Domanda: siete in Italia o no? Ci siete per turismo o per contribuire al Prodotto Lordo? Non vi chiediamo neanche di imparare tutti l'italiano subito, è una lingua difficile. Ma lo troncate almeno il cordone ombelicale con quella Repubblica Popolare nel cui grembo non dovevate stare molto comodi? Il Console di Pechino deve venire a rimproverare l'autorità italiana per come ha gestito la faccenda; con che faccia?

La domanda va naturalmente girata anche a milanesi e italiani: vogliamo trattare i cinesi che lavorano in Italia come italiani o ci sta bene smollare i nostri quartieri a un altro Stato sovrano?

giovedì, aprile 12, 2007

So it goes

Se quello che ha imparato Billy Pilgrim sul pianeta Tralfamadore è vero – se cioè vivremo tutti in eterno, non importa quanto morti a volta possiamo sembrare – la cosa non è che mi sopraffaccia dalla gioia. Pure, se proprio devo passare l’eternità a visitare questo o quel momento, sono grato del fatto di averne trascorsi molti in allegria.
Uno dei più allegri degli ultimi tempi l’ho avuto nel mio viaggio di ritorno a Dresda col mio vecchio commilitone, O’Hara.
Eravamo su un aereo della compagnia di bandiera ungherese; il pilota aveva un paio di baffoni a manubrio, somigliava ad Adolphe Menjou. Fumava un sigaro cubano mentre l’aereo faceva rifornimento. Quando partimmo, nessuno ci propose di allacciare le cinture.
Una volta decollati, un giovane steward ci servì pane di segale, salame, con burro e formaggio e vino bianco. Il tavolino davanti a me non voleva aprirsi; lo steward andò in cabina e tornò con un cavatappi, che usò per fare scattare il tavolino.
A parte noi c’erano soltanto sei passeggeri. Parlavano molte lingue, e anche loro erano molto allegri. Sotto di noi, la Germania Est era illuminata: immaginai di bombardare quelle luci, quei villaggi, quelle città.

O’Hara e io non avevamo mai immaginato di fare molti soldi nella vita: e invece eccoci qua, ricchi e ben pasciuti.
“Se ti capita di passare per Cody, nello Stato del Wyoming, chiedi in giro di Wild Bob”.

O’Hara aveva un quadernetto con sé: stampate sul retro si trovavano tariffe postali, distanze aeree, altitudini delle più famose montagne, e altri dati indispensabili sul mondo. O’Hara stava cercando il dato della popolazione di Dresda, che nel quadernetto non c’era, quando si imbatté in questo passaggio che mi fece leggere:

In media 324.000 bambini vengono al mondo ogni giorno. Nello stesso giorno, 10.000 persone in media moriranno di denutrizione. Così è la vita. Inoltre, 123.000 persone moriranno per altri motivi. Così è la vita. Questo comporta un guadagno netto di circa 191.000 persone al giorno nel mondo. L’Istituto Demografico di Washington prevede che la popolazione mondiale raddoppierà, superando i 7 miliardi, prima dell’anno 2000.

“Immagino che vorranno tutti dignità”, dissi.
“Immagino di sì”, rispose O’Hara.
Kurt Vonnegut (11/11/1922-11/4/2007), Mattatoio 5. Traduzione (brutta) mia.

eddai vergognati, che ti costa

Massì, d'accordo, le scritte sono cose brutte, ragazzi mi raccomando non scrivete brutte scritte sui muri.

Detto questo, se Bagnasco (e Ruini prima di lui) volessero anche pubblicamente vergognarsi un po', non ci sarebbe nulla di male. Così poi passiamo ad altro.

mercoledì, aprile 11, 2007

il diaframma umano

La Vita degli Altri è un bel film, costruita su una premessa da piccola borghesia Ottocento (laggiù si dice Biedermeider): se apprezzi un bel brano di musica sei Buono, ed essendo Buono non commetterai Cattiverie. Ho detto appunto Ottocento, perché nel Novecento i tedeschi musicofili ci hanno trascinato in due guerre mondiali, sterminando diversi popoli senza perdere un notevole gusto musicale: al punto che per molto tempo gli artisti hanno evitato di imbastire i film su premesse del genere. Già, ma se per questo avevano anche smesso di tifare Sparta. Più che superarlo, il Novecento, lo abbiamo proprio azzerato.

Fatta questa premessa, ci sono tre motivi per cui un lettore di questo smandrappato sito dovrebbe godersi la visione della Vita degli Altri.

1) Il primo riguarda un tema che sta molto a cuore a noi Autori, in particolare a me e al pigrissimo Cragno. Il Cragno c’ha la fissa col Grande Fratello, non il programma tv ma la società del controllo in cui le telecamere ti spiano dappertutto. Io non condivido questa sua preoccupazione, per via di quello che chiamo il Diaframma Umano.

Il Diaframma Umano è il seguente: la tecnologia ti può sì mettere in condizione di ficcare telecamere invisibili in ogni dove, ma per ogni telecamera ci dev’essere poi qualche umano che la controlla, e dio sa che noioso mestiere è controllare i circuiti chiusi. Insomma, le telecamere vanno bene per le cose automatiche, come gli autovelox, ma appena le infrazioni sono un po’ più complesse bisogna mettere un Uomo dall’altra parte del terminale, e bisogna assicurarsi l’efficienza e la fedeltà di quest’uomo, e questa efficienza e questa fedeltà hanno costi altissimi. La Vita degli Altri parla proprio di questo problema: la Germania Est non poteva funzionare, perché i suoi uomini migliori invece di progettare Trabant a 4 tempi erano impiegati a spiarsi a vicenda, e a furia di spiarsi diventavano sentimentali e magari tradivano il regime comunque.

2) Il secondo motivo è quel certo-non-so-che che ci lega a quelle piccole nazioni oltrecortina, con tutta quella austerità berlingueriana, quella tristezza composta e dignitosa, che ti obbliga ad avere stile perché non puoi permetterti le cose pacchiane (siamo a metà degli anni 80 e alle feste invece di Madonna si balla il jazz). È quel sentimento che ha tenuto in cartellone per due mesi Goodbye Lenin, e, incredibilmente, funziona anche qui. Non dico che ti viene simpatia per la StaSi, attenzione: dico che complottare contro la StaSi negli anni ’80 a Pankow era più dignitoso e drammatico che votare DP in Italia, e dammi torto.

3) Il terzo motivo è che Sebastian Koch, nel ruolo del drammaturgo spiato dal regime, è il sosia belloccio del Cragno.

sabato, aprile 07, 2007

l'anno prossimo ci svelerà il Conto

Cosa sia la Teologia non l'ho mai capito (forse una branca di Scienze della Comunicazione dove non si fa sesso); ma qualsiasi disciplina scientifica che ti permette di desumere il menu dell'Ultima Cena è una figata.

Buona Pasqua.

venerdì, aprile 06, 2007

L'ultimo cocktail sulla terra

Stavo scrivendo un pezzullo sul mio beverone primaverile preferito, una specie di schianta-casalinghe (martini+pompelmo), quando mi sono ricordato che il blog sui cocktail era polaroid.

Allora l'ho messo lì.

Anche perché qui, diciamolo, c'è un certo riverbero.

mercoledì, aprile 04, 2007

"e qui si avverte l'influenza di Fontana"

Un po' come certe ricette in cui puoi tranquillamente occultare tutti i fondi di frigo in via di decomposizione, il bello dell'arte piuttosto contemporanea è che anche se ti cade uno Schifano per terra e si fa un buco, puoi esporlo ugualmente e molti non ci faranno nemmeno caso (per dire, con Raffaello non si può fare).

Non importa quel che dicono

...Kate Moss rimane stabilmente al numero uno nella classifica delle grucce appendiabiti più sexy del mondo.

martedì, aprile 03, 2007

cose dell'altra italia

Adesso lo so che non mi crederete mai, ma l'altro giorno in un autogrill tra Roma e Chiusi Chianciano ho visto che vendono ancora il Riformista! O, ma te lo ricordi il Riformista? Proprio quello lì.

Adesso che ci penso forse erano ristampe, come dylandog. Non ho controllato.

LancioStory e l'Eternauta invece non si trovano più. Ma cavoli, il Riformista. Chi l'avrebbe detto, eh.

lunedì, aprile 02, 2007

ripensandoci

...però vincere Sanremo con un inno al suicidio (peccato mortale, ricordiamo), senza che nessuno praticamente se ne accorga, è abbastanza indicativo di quanto possiamo dirci cattolici. Quel Bagnasco lì dovrebbe cominciare a provarsi un paio di pantaloni.