mercoledì, ottobre 30, 2013

1975, Lou Reed in Italia

Sugli unici due quotidiani italiani che hanno un archivio storico online, La Stampa e L’Unità, il nome di Lou Reed compare per la prima volta nel 1973, ad avventura coi Velvet Underground già conclusa da quasi tre anni (il nome dei Velvet Underground, pure, compare solo nel 1973, la prima volta sull’Unità). A segnare l’esordio è un articolo di Lietta Tornabuoni sulla Stampa, intitolato “Le nuove mode d’America .

Nel febbraio 1975 invece Lou Reed arriva in Italia in carne, ossa e voce per una tournee di quattro tappe che dovrebbe toccare, nell’ordine, Roma, Torino, Milano e Bologna. A fargli da spalla, Angelo Branduardi. A Roma il concerto salta subito a causa di uno sciopero del personale del Palasport. Si passa a Torino, dove Reed terrà la sua prima e unica esibizione italiana di quella stagione, davanti a 3500 spettatori

Lo aspettavamo in tenuta nazi, con occhiali neri, i capelli biondi cortissimi, lo sguardo alla McQueen e invece troviamo un ragazzetto tranquillo, ricciuto, che di profilo assomiglia a Capello, il giocatore della Juventus. (…) esecutore modesto ma seducente di ipnotiche « ballades » (Stampa Sera, 13/2/1975)

Il giorno dopo, a Milano, lo aspettano invece i situazionisti (la definizione è della Stampa, nda), che distribuiscono volantini contro l’organizzatore del concerto, David Zard, torturatore nelle forze di Moshe Dayan.  

Dopo l'esibizione di Angelo Branduardi, verso le 22, si è scatenato il finimondo. Gruppi di teppisti con la faccia coperta da fazzoletti, armati di spranghe e bastoni, hanno invaso sala e palcoscenico inveendo e colpendo all'impazzata; altri intanto lanciavano bulloni, pietre, bottiglie, lattine di benzina, sacchi di plastica pieni di liquidi vari, ed altri oggetti. Due persone ferite, impianti sonori spaccati, sedie e scene devastate, strumenti musicali rotti. (La Stampa, 15/2/1975)

A Roma, dove si torna per recuperare il concerto saltato, va peggio. Il gruppo radicale di Stampa Alternativa incita alla disobbedienza civile al pagamento del biglietto e distribuisce volantini contro “i padroncini della musica”. Ci sono tafferugli e scontri già all’entrata, Branduardi inizia tra i fischi poi, quando sta per salire Lou Reed, dall’alto delle gradinate comincia a piovere di tutto. A quel punto a salire sul palco sono i carabinieri, che iniziano a sparare grappoli di lacrimogeni sul pubblico. Panico e fuggi-fuggi generale

Polizia e carabinieri hanno caricato a più riprese con le jeeps all'interno del Palasport e fuori. Gli scontri sono continuati fino alle prime ore di domenica. Il direttore di «Stampa Alternativa», Marcello Baraghini, ha chiesto al magistrato di turno che vengano eseguite analisi delle orine di agenti e carabinieri nell'ipotesi che, a loro insaputa, fossero loro state somministrate «sostanze psicostimolanti». Stamane alla manifestazione radicale per l'aborto sono state raccolte firme per una denuncia penale contro i responsabili del commissariato di zona «per tentativo di omicidio, tentativo di strage e manifestazione sediziosa». Un telegramma è stato inviato al ministro dell’Interno Gui, per chiedere la sospensione dei dirigenti del commissariato e del questore di Roma (…)
Chi sono i provocatori? «Il Messaggero» di oggi parla di neofascisti riconosciuti. Il «Tempo» li indica come «sedicenti di sinistra». Lo stesso giornale osserva, poi, che l'opera della polizia e dei carabinieri è censurabile e discutibile: sparare lacrimogeni dall'alto contro una platea di seimila-settemila persone accalcate in basso ha provocato panico e scene di terrore. I danni al Palasport superano i cento milioni. (La Stampa, 17/2/1975)

Se a Roma lo slogan è prendiamoci la musica, a Milano il gruppo situazionista (o “spontaneista”, sempre secondo le definizioni della Stampa) che è uscito da pochi mesi dalla rivista Re Nudo, accusata di moderatismo e di essersi venduta agli interessi dei discografici, se la ride:

Quelli che scavalcano i cancelli e "sfondano" non capiscono che non hanno conquistato nulla: la musica proposta è una mistificazione, è falsamente progressista, serve a non far pensare e a far guadagnare le case discografiche. (…) La verità è che diciamo no alla musica e basta» (…)
« Se qui a Milano e a Roma non si faranno più concerti — dicono a " Re Nudo " — li faremo noi, alternativi e autogestiti». Ma con quale capacità rispetto alle organizzazioni collaudate e favorite dalle case discografiche? Ci hanno provato più volte ma hanno dovuto battere la strada del concerto politico. Radicali e extraparlamentari hanno riscoperto la formula collaudata dal Pci per i « festival dell'Unità ». Ma a queste riunioni i cantanti affermati non vanno. (La Stampa, 21/2/1975)

martedì, ottobre 29, 2013

Un Leone Magno c'è già stato

Di Luigi Magni su youtube c'è tanta roba (anche l'integrale di State buoni se potete, se ricordo bene). Io comincerei da questa cosa demenziale e serissima.