martedì, marzo 05, 2013

Di Argentina e peronismo



La prima cosa è la differenza tra come il Paese si percepisce, rispetto a come viene percepito dalle nostre parti. Se uno si legge gli articoli sull’Argentina pubblicati negli ultimi mesi dal Post (1, 2, 3, 4, 5), ad esempio, ha l’impressione di un paese diretto verso il baratro a passi lunghi e ben distesi. Nulla di tutto questo. 
L’Argentina di oggi, almeno nella sua larga maggioranza, si percepisce come un paese in crescita, con diritti sociali in aumento, pensioni in aumento, povertà in calo, un sentito problema di corruzione ma anche una grande lezione impartita al mondo sui diritti umani. Più o meno tutto il contrario dell’Europa

Il governo Kirchner viene descritto sui nostri media come un esecutivo in grave crisi di consenso, messo in difficoltà dagli scioperi e forse coi giorni contati. Ancora una volta l’impressione è che le cose non stiano proprio così. Cristina Kirchner (CFK, come acronimamente si dice) si sarà pure fatta diversi nemici, primo fra tutti ilgruppo editoriale Clarìn, ma gode di un consenso tuttora notevole e il primo tentativo di mobilitazione contro di lei pare essere andato a vuoto. Perché dunque questa differenza tra come stanno le cose e come ci vengono raccontate ? Forse l’Argentina fa notizia solo quando crolla o sembra crollare ?

I saccheggi del dicembre scorso, per dire, hanno allarmato e sorpreso anche gli argentini ma, a detta di tutti, sono totalmente altra cosa dai saccheggi del 2001 e sono legati più a situazioni contingenti a livello locale e a fenomeni di emulazione che a una reale emergenza economica, che non c’è. Questo se si trascurano le teorie del complotto, diffusissime anche là, con peronisti e radicali che si accusano vicendevolmente di aver tramato nell’ombra per destabilizzare il Paese.

Poi c’è il peronismo. Confesso di essere andato in Argentina con un’ignoranza pressoché abissale su quella storia nazionale, sia passata che recente. Il peronismo è una cosa difficilissima da capire per un europeo. Il peronismo “è un fenomeno complesso”, per usare una frase fatta e rassicurante.

Per avvicinarsene ecco l’abc, un glossario minimo veramente minimo:

Nell' "Università de Las Madres", BA
Madri di Plaza de Mayo (Associacion)  Le madri sono divise in due associazioni distinte dal 1986. Quelle della Associacion, che fa capo a Hebe de Bonafini, si considerano una sorta di organizzazione rivoluzionaria con simpatie per Chavez, Castro, gli zapatisti, ecc. Ma soprattutto sono kirchneriste, cioè filo governative, a livelli imbarazzanti. Nel loro pantheon Maradona, Che Guevara, Nestor e Cristina Kirchner, Carlos Gardel, Eva Peron.  Eva Peron ? Sì. Ma dai .. . Vi metto la foto. 

Movimento Peronista Montonero  Ufficialmente fu un organizzazione guerrigliera dell’estrema sinistra peronista, però i fondatori venivano tutti dall’estrema destra. Si autodefiniva “un’avanguardia armata, cattolica e nazionalista”, ditemi voi. Poi però venne influenzata dalla teologia della liberazione, o meglio dalla sua variante argentina, il Movimiento de Sacerdotes para el Tercer Mundo, e perseguì una via nazionale al socialismo. Dopo aver ucciso il generale Aramburu, autore del colpo di stato che mandò Peron in esilio e aver lottato per il ritorno in patria del proprio beniamino, si accorsero che questi preferiva loro la destra reazionaria dei Lopez Rega. E fu l’inizio della fine. I Kirchner in gioventù appartenevano a un’organizzazione universitaria legata ai montoneros. In quel periodo l’organizzazione, nata in clandestinità, era rientrata nella legalità.

Partito Comunista Argentino: si dichiarò favorevole al colpo di stato militare del 1976 e non venne messo fuori legge. In occasione del 30° anniversario del golpe farà autocritica dicendo di avere “sopravvalutato le contraddizioni interne ai militari”. Cosa aggiungere ?

Peròn (Juan Domingo) Era un militare, fu complice di un colpo di stato e grazie a questo fece carriera. E’ noto che fosse un ammiratore di Mussolini e che a lui si sia ispirato per i suoi discorsi dal balcone della Casa Rosada. Fu sempre lui ad accordarsi col Vaticano per far arrivare i nazisti in fuga dall’Europa in Argentina e, quando fu a sua volta vittima di un colpo di stato, si rifugiò nella Spagna franchista.  Ditemi se non è la biografia di un fascista. Per qualcuno no
Per guadagnare la dignità di  –ismo, cioè di ideologia, Peròn diceva di cercare una terza posizione tra il capitalismo americano e il comunismo sovietico. Ora: Terza Posizione da noi era il nome di un gruppo, guardacaso neofascista, che si rifaceva alle teorie del peronismo. Ditemi voi se questo non è un fascista. Per qualcuno no. Anche la storia delle concessioni sindacali del peronismo me la sono sempre immaginata come un mantra ripetuto allo sfinimento per dimostrare la bontà di un prodotto immangiabile, tipo la bonifica delle paludi pontine per i fascistelli nostrani. Ma in Argentina non la pensano così.

Peròn (Isabelita): ex ballerina di night, terza moglie di Juan Domingo, vice Presidente dell’Argentina quando Presidente era suo marito, Presidente dopo la sua morte. Da tutti descritta come un fantoccio nelle mani di José López Rega, fu rovesciata dal colpo di stato militare del 1976. Sapevate che è ancora viva ?

Peronismo Tutto e il contrario di tutto. Per noi europei è sinonimo di populismo destroide e si liquida in tre righe sui libri di storia. In Argentina è un po’ diverso. Peronista era il fondatore delle squadre paramilitari della Triple A, Alianza Anticomunista Argentina, José López Rega; peronista era l’organizzazione guerrigliera di sinistra radicale Movimento Peronista Montonero. E infatti la Triple A ammazzava più montoneros che comunisti. Peronista era il liberista Menem, peronisti gli “statalisti” Kirchner. La storia dell’Argentina contemporanea è in gran parte una storia di regolamenti di conti tra peronisti. Come a Ezeiza, l’aeroporto internazionale di Buenos Aires. Il 20 giugno 1973 ad attendere il ritorno di Peròn dall’esilio vengono stimate tre milioni di persone. La destra peronista tiene il palco. Quando un gruppo di montoneros, alcuni dei quali  pure armati, cercano di occupare i posti più vicini i cecchini fanno fuoco, rimangono sul terreno 13 persone e oltre trecento sono i feriti. 

Peronismo (Contributo italiano al) Licio Gelli, ad esempio, ha sempre rivendicato di aver avuto un ruolo di primo piano nel riportare Peròn in patria dall'esilio spagnolo. Ammettendo però che il merito è da spartire con Giancarlo Elia Valori. In effetti sia López Rega che i militari del colpo di stato ’76 erano iscritti alla P2. Secondo il giudice spagnolo Garzon, poi, anche Stefano Delle Chiaie  ha fatto la sua parte. A Ezeiza, tra i cecchini.


Rodolfo Walsh periodista e scrittore. In Italia non lo conosce nessuno, in Argentina un mito. Militante montonero, fondatore dell’agenzia di stampa Prensa Latina a Cuba, insieme a Gabriel Garcia Marquez. Pare che a lui si debba la scoperta, casuale, del piano di invasione dell’isola che passò alla storia come Baia dei Porci.  Il 24 marzo del 1977, in occasione del primo anniversario del colpo di stato militare, inviò a tutti i quotidiani nazionali e al governo stesso la Carta Abierta de un Escritor a la Junta Militar  (qui la versione integrale in italiano ), con la quale quale denunciava le sparizioni e le torture ma anche la politica economica dei militari, asservita alle richieste del Fondo Monetario Internazionale, che impoveriva le classi meno abbienti .  La lettera terminava con la frase “senza aspettarmi di essere ascoltato e con la certezza di essere perseguitato”. Ebbe ragione, d’altronde all’epoca viveva già in clandestinità. Intercettato da un gruppo di militari mentre si allontanava da una cassetta postale, pare abbia iniziato con loro un conflitto a fuoco con il preciso intento di non farsi prendere vivo. Riuscendoci. Non riuscì invece a far pubblicare la sua lettera  da nessun quotidiano ed è difficile immaginare che lo sperasse. Nel 1999 il suo racconto “Esa Mujer  fu giudicato da una giuria di critici letterari il miglior racconto argentino del XX° secolo. 

16 commenti:

  1. Credo che un indicatore interessante della situazione argentina sia che non è possibile avere dati (specialmente sull'inflazione) da fonti indipendenti. Un periodico che sulla diffusione di dati macroeconomici ci vive (l'Economist) ha addirittura rinunciato a riportare quelli argentini perché ritenuti non veritieri (la stima è che l'inflazione sia più o meno il doppio di quella ufficiale).
    Un dato sicuramente non falsificabile è però il cambio; a oggi la moneta ha dimezzato il proprio valore rispetto alla migliore performance post-2002 (rispetto al pre-2002 non c'è chiaramente storia).
    Capisco fare la tara agli infiocchettamenti (specialmente da parte del giornalismo nostrano), ma siamo sicuri che sia un paese in cui volere vivere?

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  2. Non mi pare ci sia scritto questo. La questione dei dati sull'inflazione è nota, è nota anche agli argentini. Sicuramente l'inflazione è molto alta e tutti dicono che le stime ufficiali mentono ma anche che il Paese è in crescita (http://www.bloomberg.com/news/2012-09-20/argentine-budget-sees-3-4-gdp-growth-in-2012-4-4-in-2013-2-.html). Poi sarà una crescita malata, viziata dal debito o chessò io ma il punto è che la realtà è più articolata di come ci viene raccontata qui.

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  3. il problema è che qui=(tutta l'europa occidentale+nordamerica).

    comunque, tentando di sintetizzare: peròn era dunque una persona di destra che per sue abilità comunicative e per strani percorsi storici si trovò a essere osannata da persone di sinistra politicamente allo sbando.
    tutto questo mi ricorda qualcosa, in italia.

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  4. Il punto mi era sembrato il chiedersi (giustamente) se la percezione che viene diffusa qui di un Paese "messo male" fosse vera. La risposta che dai, sulla base di impressioni di prima mano, è più o meno esplicitamente un bel "no".
    Suggerisci fortemente che l'Argentina non sia come ce la raccontano e che stia molto meglio; e se sta meglio può essere un modello o da seguire o almeno da capire meglio per prendere qualcosa.
    Mi piace l'operazione che fai, contestando la vulgata della stampa con esperienze tue e riferimenti storici, ma credo che ci sia una parte di "hard data" di cui parlare e che va anche oltre l'esperienza personale e la contestualizzazione storica.
    Il mio punto è che non è vero che "l’impressione è che le cose non stiano proprio così", o meglio che la tua impressione è legittima, ma i numeri (e non gli articoli della nostra stampa, che lasciano il tempo che trovano) mi dicono una cosa diversa.
    Non mi interessa fare un'analisi macroeconomica dell'Argentina, ma di fronte a una posizione come la tua mi viene da argomentare che secondo me, sulla base dei dati che trovo, l'Argentina mi sembra un bel modello di come NON comportarsi.

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    1. Si, hai ragione: è un'analisi da bar la mia. Non ho avuto la voglia, di cercare nessun dato macroeconomico al di là di quel link a bloomberg che ho messo. Diciamo che se fossi al bar e dovessi scommettere scommetterei su quello che ho detto.

      Non tanto che l'Argentina sia un modello da imitare tout court, non mi spingerei a tanto. Ma sono fermamente convinto che le politiche redistributive del reddito tipo quelle attuate dai Kirchner non possano che far bene all'economia, anche intesa come quel mostro che conosciamo. Più controversa la questione del protezionismo e delle nazionalizzazioni, con conseguente avanzata del capitalismo di stato che, dal mio punto di vista, non è necessariamente peggio di quello c.d. "di mercato" ma neanche necessariamente meglio.

      Ma al di là delle mie opinioni, formarsi un'idea della realtà Argentina da quello che si pubblica qui può essere molto fuorviante. Il caso dei saccheggi è emblematico ma avrei potuto citare altri esempi

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  5. Praticamente si può scegliere tra fascisti di destra, fascisti di centro e fascisti di sinistra... Bella cosa, la libertà di scelta.

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  6. La mia pigra impressione è che Perón, a differenza degli altri che citi, non ha avuto il tempo di farsi odiare come si deve, altrimenti oggi i vari leader, invece di dire: sono più peronista io, direbbero sei più peronista tu. Perón come quello figo che lui sì che sapeva come si fa ma purtroppo non l'hanno lasciato lavorare...

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    1. Mi sembra che di tempo ne abbia avuto in abbondanza. E anche in quanto a odio accumulato non scherza. Secondo me invece la questione fondamentale risiede nel fatto che chi è venuto dopo è stato peggio: stesso autoritarismo ma senza nemmeno le politiche sociali

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  7. una parabola simile a quella (ancor più condensata) del suo epigono poco più settentrionale, Getulio Vargas.
    Fondatore dell'estado novo, corporativista e reazionario, ispirato da Mussolini e Salazar. Pone però le basi dell'industrializzazione di stato e istituisce le prime leggi a difesa del lavoro.
    Estrimesso dal potere, ritorna presidente a capo di una coalizione progressista-laburista e vince.
    an

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  8. E' la prima volta che arrivo su questo blog, e scontati complimenti a parte, volevo chiederti una cosa su un punto che mi aspettavo comparire nella tua lista.
    La faccenda delle Falkland.
    Ora, per quel che ne so io, sono isole MAI abitate da argentini, MAI reclamate seriamente fino a quando i generali golpisti decisero di distrarre l'opinione pubblica.
    Eppure pare che a 30 anni da quella guerra gli argentini ne facciano questione di vita o di morte...
    (
    _)tefano

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    1. Hai ragione, la questione Falkland doveva essere inserita in una particina dedicata al nazionalismo endemico degli argentini, che poi è stata dimentica. Mea culpa, rimedierò un giorno

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  9. Mah mi pare che l'analisi non prenda in considerazione le condizioni di partenza. Se si legge la lettera di Walsh, ovvio che qualunque cosa appaia molto migliore, un progresso.
    Ma se si parte da altre realtà, la situazione appare diversa.

    E comunque: "n un anno avete ridotto il salario reale dei lavoratori del 40%, diminuito la loro partecipazione alle entrate nazionali del 30%, aumentato da 6 a 18 le ore di una giornata lavorativa di cui un operaio ha bisogno per pagare le spese familiari , risuscitando così forme di lavoro forzato che non esistono più nemmeno nelle ultime colonie.
    Congelando i salari a colpi di fucile e alzando i prezzi sulle punte delle baionette, abolendo tutte le forme di protesta collettiva, proibendo assemblee e commissioni interne, prolungando gli orari, portando il tasso di disoccupazione alla cifra record del 9% e promettendo di aumentarla con 300.000 nuovi licenziamenti, avete fatto retrocedere le relazioni industriali all’inizio dell’era industriale e quando i lavoratori hanno voluto protestare li avete accusati di essere sovversivi sequestrando intere delegazioni sindacali che in alcuni casi sono state ritrovate morte, e in altri ancora non sono state ritrovate .
    I risultati di questa politica sono stati fulminanti. In questo primo anno di governo il consumo alimentare è diminuito del 40%, quello di vestiario del 50%, quello di medicinali è praticamente scomparso tra le classi popolari. Ci sono zone di Buenos Aires e dintorni dove la mortalità infantile supera il 30%, cifra che ci accomuna alla Rhodesia, al Dahomey o alla Guayana; ci sono malattie come la diarrea estiva, la parassitosi e perfino la rabbia le cui cifre raggiungono livelli da rimato mondiale o lo superano. Come se fossero obiettivi desiderati o da raggiungere, avete ridotto i fondi per la sanità pubblica a meno di un terzo delle spese militari, abolendo addirittura gli ospedali gratuiti mentre centinaia di medici, professionisti e tecnici si aggiungono all’esodo provocato dal terrore, dai salari bassi o dalla “razionalizzazione”."
    Dalla lettera di Walsh, appunto.

    Le politiche da lui descritte sono quelle che si vogliono oggi applicare all'Italia, che si applicano già alla Grecia.
    Dobbiamo dire che le cose van bene, perché, per ora, non ci buttano vivi in mare dagli aerei?

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    1. Scusa Pellegrina ma faccio fatica a capire la tua domanda e la tua critica. Hai trovato in qualche parte di questo post una comparazione tra Argentina di allora e Italia di oggi ? Se sì, ti garantisco che non me ne sono accorto

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