domenica, ottobre 23, 2011

Occupy Piste


[Dato che Leonardo passa da queste parti ormai solo ad ogni morte di poeta, prendo possesso del blog per pubblicare qualunque cosa mi mandiate che la mia indiscutibile pressapocaggine riterrà abbastanza degna e intelligente. Cominciamo con un pezzo sulla crisi greca, l'ha scritto benty, che di Grecia se ne intente più di me e di te. Occupy everything. Occupy piste.]

Tragedie greche
di Andrea Bentivoglio "benty"

Senza un motivo apparente l'altro giorno mi sono ritrovato davanti a un pc a copiaincollare su friendfeed i numerosi tweet in arrivo dalle manifestazioni greche del 19 e 20 ottobre appena trascorsi. Praticamente l'imperdibile cronaca dei fatti di Atene passando dalle Marche Zozze. Ve ne faccio un sunto e vi ci regalo pure uno spiegone gratis, ché di 'sti tempi buttalo via.

Il 19 c'è stata la madre di tutte le manifestazioni, gemellata con i vari movimenti globali degli occupyqualcosa e degli indignati (che in Grecia sono gli aganaktismenoi, che vuol dire saggezza). Si è parlato di un milione in piazza ad Atene, 100.000 a Salonicco con proteste organizzate in tutte le maggiori città greche. Gli indignati andavano forte qualche mese fa e li ho visti dal vivo a maggio: forse per il nome esotico molta gente poco politicizzata che di solito ai cortei non ci andava s'è messa a occupare piazze, con le tende e tutto. Si vedevano molte più bandiere greche che rosse. Si diceva di infiltrati di destra. Ma poi hanno smesso e quelli del 19 erano gli abituè del corteo. Solo un po' di più. Evidentemente anche la polizia si aspettava tale partecipazione massiccia, tanto è vero che ha chiesto rinforzi all'estero. Sembra che abbiano iniziato a importare i reparti antisommossa. Non più solo i MAT greci ma anche Carabinieri e Gendarmeria Francese. Ovviamente non sono mancati scontri durissimi con gli anarchici (i cosiddetti koukouloforoi, che vuol dire incappucciati), sassaiole (petropolemos, la “guerra delle pietre”, ma non è una lingua meravigliosa?) purtroppo c'è “scappato” anche un morto (a un sindacalista gli ha ceduto il cuore dopo una crisi respiratoria per i troppi lacromogeni inspirati), e s'è rivisto il tentativo ambizioso di entrare in parlamento non tanto con il voto democratico, quanto forzando a colpi di molotov i cordoni della polizia (o astinomìa, che in Grecia raramente vuole dire saggezza). Un modo come un altro di risolvere la crisi.

Il 20 ottobre c'erano di nuovo migliaia di persone a manifestare il proprio dissenso per le strade dell'Ellade. Si dice 600.000. L'elemento nuovo del secondo giorno di manifestazioni davanti al parlamento a piazza Syntagma sono stati gli scontri fra anarchici e PAME, il sindacato di ispirazione stalinista che vanta un'organizzazione molto efficiente e ha potuto assicurare (a differenza del primo giorno di cortei) un servizio d'ordine in grado di isolare le frange di manifestanti più propense ai disordini (e avendoli visti da vicino posso assicurarvi che quelli del PAME non sono tipi che si tirano indietro davanti alle provocazioni della polizia, figuratevi a quelle del blocco nero). Per una volta i reparti MAT sono stati a guardare soddisfatti i manifestanti che si bastonavano fra loro. Chissà i nostri studiosissimi black bloc che in Grecia ci vanno a fare i master se hanno preso appunti.

Praticamente un greco su dieci in questi giorni era in piazza a protestare invece che al kafeneio a fumarsi una Karelias e a bersi il frappè. Il governo (socialistaahahahah) è reo dell'ennesima poderosa falciata al settore pubblico, tanto per convincere di nuovo BCE UE e FMI (la troika), che possono fidarsi di loro e che possono mollare altri soldi. Spiccioli sufficienti sì e no al rimborso della prossima scadenza dei divertentissimi titoli di stato greci, che possono essere barattati con della carta igienica usata, ma irritano di più il vostro deretano. E poi comunque in Grecia non puoi manco buttarli nello sciacquone.

Se è vero che da quelle parti il settore pubblico è un po' sovradimensionato (voto di scambio anyone?), è anche vero che il settore privato, dove i contratti a tempo indeterminato equivalgono alla carta straccia, s'è regolato da solo in tema di licenziamenti e riduzioni degli stipendi, molto prima che la crisi fosse conclamata. Oggi un contratto base nel settore privato parte da 500 euro, che se si fanno due conti grossolani sono un po' meno dei 4 euro all'ora che prendevano le povere vittime della tragedia di Barletta.

Nel frattempo in Grecia hanno da anni alzato l'IVA, la benzina, le sigarette e i prezzi calano molto più lentamente degli stipendi. L'evasione fiscale, sport nazionale che contende il primato all'Italia, non accenna a diminuire. Quindi la già povera economia greca, dipendente totalmente dall'import, si rattrappisce ulteriormente. Il PIL nonostante la crescita nel 2011 del turismo si contrae. Si pensa di privatizzare o meglio svendere pezzi di aziende pubbliche, qualcuno diceva isole o addirittura beni culturali. Chi cerca l'affarone e ci ha due soldi da parte, tipo gli aggressivi neocapitalisti cinesi, è arrivato da un pezzo e si gode l'agonia dei nipotini di Pericle. Gli altri – i tedeschi soprattutto – stanno tutti col ditino puntato a rimarcare che la Grecia se l'è voluta e se adesso non fanno i bravi bambini e cambiano comprtamento (basta spendere, basta essere pigri, basta scioperare!) sono cavoli amari. Salvo poi imporre clausole che prevedono la fornitura di armi tedesche alle forze militari greche. Fondamentalmente Francia e Germania se la fanno addosso, visto che i soldi ai greci li hanno prestati loro e se scatta il default (Grecia stato insolvente) saltano anche le banche di Angela e Sarkò. Che tanto si consola con Carlà.

Fra i greci intanto il pessimismo si diffonde, la domanda diminuisce, i negozi e le aziende saltano come tappi e – a proposito di tappi – non restano da stappare che la retsina e l'ouzo per non pensarci più, che costano pure poco. Ma sono alcolici piuttosto cattivi, diciamocelo, a quel punto meglio la rakì cretese, ancora meglio se distillata clandestinamente (esentasse) e senza anice (che stomaca).

In compenso sono aumentati i suicidi. Strano eh?

Ora capite che Giorgos Papadopoulos (che sarebbe secondo me il Mario Rossi greco) ha un po' di motivi per essere depresso e arrabbiato. Quando la mattina ti svegli e vedi che per decisione del governo guadagni il 30% in meno, ti si prospettano solo anni di ulteriori sacrifici, magari hanno tagliato la pensione a tua madre e tuo figlio deve cercare lavoro all'estero per avere un futuro, diciamo che incazzarti e andare a protestare è il minimo che puoi fare. E ricordiamo che Giorgos ci ha provato prima col voto. Il primo ministro Papandreu è stato eletto perché operasse un cambiamento. Il povero Giorgos s'è ritrovato invece con un governo completamente esautorato, bloccato, incapace di prendere decisioni. Ci ricorda qualche altro governo?

Nel frattempo per tagliare i costi e fare cassa stanno pure smantellando quello stato sociale assai inefficiente ma di cui il cittadino greco andava assai fiero (educazione e sanità formalmente gratis). Tutto ciò gli fa comprensibilmente girare gli zebbedakeis. Fra un po' il povero Giorgos, con quei due soldi che gli restano, manco ci si potrà comprare più i deliziosi gyropita con le patatine fritte dentro (ma le patatine ve le mettono solo a Salonicco e al nord, ad Atene al massimo un po' di yogurt). Sembra abbastanza ragionevole per tanti ellenici volgersi indietro e guardare la loro dismessa dracmetta con affetto e nostalgia, nel ricordo di quando tutto funzionava, non come con quell'impiastro dell'Euro (in greco EYPO: il greco, l'unico altro alfabeto nelle vostre banconote).

In Grecia c'è un detto meraviglioso, di un'autoindulgenza talmente sfacciata che ti viene da prendere a schiaffi e/o abbracciare il primo ellinofono che passa . "La povertà richiede kaloperasma”, sostantivo traducibile con una perifrasi (parole greche ovunque!), significa “divertirsi, godere, bere, mangiare e stare in compagnia”. Insomma peggio ti vanno le cose e più dovresti spassartela. Maledetti filosofi. Mi è capitato spesso di sentirlo dire in taverna, magari da amici che discettano amaramente della crisi, scuotono la testa affranti e azzannano un altro cosciotto di agnello, con tutto il ben di Zeus immaginabile in tavola. E comunque il greco è testardo e dice che a scioperare continua anche la settimana prossima.

sabato, ottobre 22, 2011

Solo per appassionati: Paolino Paperino Band domani sera al Vox di Nonantola

Prima che mi dimentichi: domani sera in occasione del tributo a Steppo Nocetti al Vox di Nonantola (Mo), tra gli altri, si riunirà eccezionamente la Paolino, indimenticata eccetera band ancora nel cuore di eccetera anche adolescenti e ragazzini di oggi.

Qui sotto una scheggia dell'ultima smemorabile performance del giugno 2004 (a Modena, in occasione del corteo contro l'autodromo di Marzaglia e per la sopravvivenza del defunto spazio sociale Libera)

martedì, ottobre 18, 2011

Al mondo

Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa' che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che osgni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso.

Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu "santo" e "santificato"
un po' più in là, da lato, da lato.

Fa' di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa' buonamente un po';
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.

Su, munchhausen.

Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), dalla raccolta La beltà (1968).

mercoledì, ottobre 05, 2011

La pista s'interrompe qui

Colgo l'occasione per ringraziare coloro che mi han votato ai blogawards, molti più di quanti onestamente mi aspettavo. In fondo me ne servivano soltanto 5619 in più per impartire a Spinoza la lezione che gli necessita.

Poi vorrei fare un po' il punto. In questo momento lo scrivente sta gestendo quattro blog: quello pluripremiato, quello semiprofessionale (più semi che pro), quello ecumenico appena aperto, e quello con le parolacce, che sarebbe questo.

Prevengo la vostra domanda: come fa? Risposta: non ce la fo. Si aggiunga che a tempo perso io lavoro, come direbbe il tale. Uno dei quattro deve cadere, e, dopo attenta riflessione, credo proprio che debba essere questo. Mi dispiace un poco, perché senz'altro era quello che mi prendeva meno tempo e spesso mi divertiva di più. Vorrà dire che le stronzate troveranno altre strade.

Quando ho aperto Piste nel 2005 (fine 2004) non c'erano poi così tanti posti sul web dove liberarsi di ogni pudore. Oggi è tutto molto diverso, ci sono molti più servizi, e quando dico "servizi", dico proprio "cessi pubblici dove scrivere scemenze col pennarello". Per esempio potete trovarmi su friendfeed (un forum italo-turco che si dà arie da social network) twitter (non mi ci sto ancora abituando), facebook (vabbe'), google plus (vabbe'+1).

Una cosa importante: Piste non chiude. Anzi. Ci sono decine di persone che hanno l'account e possono scrivere quando vogliono. Magari ora si vergogneranno meno. Anzi rivolgo un accorato appello: non fatelo diventare il blog del Cragno.

Insomma, ci si vede in giro. Poi chissà, magari a un certo punto tornerò qui, non fidatevi di un tossico che scrive "ora smetto" (anzi, "ora smetto al 25%").