giovedì, agosto 04, 2011

La vostra droga si chiama Francesco

Dopo il fondo di Alberoni su Amy Winehouse, delirante ma banale come dev'essere, boh, lo sballo da metadone? ho ricevuto molte telefonate di persone addolorate che mi chiedevano perché ci sia ancora gente che legge Alberoni, e Alberoni che scrive per loro. E, ricordando Indro Montanelli, Beniamino Placido, Igor Man, Giuseppe D'Avanzo, mi è venuto spontaneo fare un confronto. Costoro appaiono morti: ma appena li rileggi te li ritrovi dinnanzi, ancora vivi: quando leggi Alberoni invece no, non ti è mai sembrato che Alberoni fosse una creatura vivente.

Tutto il giornalismo italiano, anche negli anni Sessanta, da Enzo Biagi a Oriana Fallaci, parla di cose che succedono alla gente, guerre, amori, nobili imprese, torbidi delitti eccetera. Alberoni no. Alberoni non parla mai di nulla. È un prodotto che nasce dall’espansione di sé, dal superamento dei fatti esterni. È espressione di esperienze parossistiche possibili solo con la droga. Sì, secondo me chi legge questa roba sulle panchine o sul divano deve farsi, e anche di brutto, e questo spiega perché io in Alberoni non ci sia mai riuscito a trovare nulla. Tutto è nato negli anni Sessanta negli Stati Uniti e in Inghilterra con una rivoluzione dei valori, del costume, della musica e la contemporanea diffusione dell'Lsd, dell’eroina, della marijuana, della cocaina. Da allora l'uso delle droghe ha continuato a crescere. Oggi ha già cambiato le relazioni fra i sessi e non solo nelle discoteche e nei droga party. Anche sulla prima pagina del Corriere. E modifica le relazioni sociali perché numerosi professionisti sono diventati emotivamente indifferenti e si leggono qualsiasi cazzata. Un giorno gli storici ricorderanno questo periodo come «il periodo della droga», un po’ come facciamo noi quando ricordiamo le fumerie d'oppio e la guerra dell'oppio in Cina. Cioè, in realtà noi non lo facciamo, io mi sarò sfogliato una dozzina di manuali di storia e di solito le guerre dell'oppio si inquadrano nel contesto economico dell'espansione imperialista, insomma l'idea che la Cina sia improvvisamente sprofondata nell'oppio, come tante altre cose, è un puro parto della fumisteria mentale di Alberoni. E di chi lo legge. E insomma io non sarei un proibizionista, però potremmo venirci incontro: se insieme alla droga mi promettete di proibire anche la produzione di articoli di Alberoni, io un pensierino ce lo faccio.

7 commenti:

  1. ahahah!! ho letto il tuo post dopo l'articolo di alberoni e devo dire che è una perfetta parodia :D
    mi fà l'effetto di scrivere ripetendo i luoghi comuni più sentiti e banali. se lo dici e lo ripeti tante volte, lo troverai anche in un suo articolo. bah.

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  2. Se leggo e riconosco la citazione di Voltaire (o di Sciascia che lo aveva clonato) posso sentirmi figo?

    K

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  3. Ahimè, temo che sia stata una dotta citazione involontaria.

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  4. Macome!!!
    Ora però non ricordo se era nel Candide di Voltaire o nella strana versione di Sciascia.

    Eppure parlando di Zola e Marx aveva usato quasi le tue stesse parole, altrimenti non me ne sarei accorto, son passati 20 anni dal Liceo!

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  5. Igor Man, però. Né Manzella.

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  6. Ma noi ti addoriamo come sei. Woof!

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