mercoledì, luglio 14, 2010

La fine del mondo come lo conosciamo

Forse.
(via Jannis)

9 commenti:

  1. Io sono fra quelli che si preoccupano molto e fidano poco delle informazioni ufficiali.
    Ma anche le affermazioni categoriche senza citazione di fonti non ispirano troppa fiducia. Nessuna fonte è citata nell'articolo, come nell'originale inglese. Si fa riferimento solo a parole di Thad Allen che però sostiene che la perdita sarà contenuta definitivamente in autunno o possibilmente prima: http://www.realclearpolitics.com/video/2010/07/12/allen_close_to_containing_100_of_oil_spill.html

    Non prendo davveo per buone le parole della BP, ma quando si parla di geologia dei fondali oceanici (dove sembra difficilissimo fare previsioni e raccogliere dati) credo sia necessario mostrare su quali basi si appoggia una teoria.

    RispondiElimina
  2. Beh, è la "fine del mondo" per gli ammerigani... noi seguiremo, forse, chissà, dopo poco. Le ultime informazioni danno a rischio di blocco la corrente del Golfo... se ci serviva qualcosa per contrastare il global warming questo potrebbe tornare utile...

    P.s.: ci rido su ma sono terrorizzato!

    RispondiElimina
  3. non m'è chiaro un dettaglio. dobbiamo prendere per buono quanto scritto su un blog dove si parla anche dell'apocalisse e dei segreti di fatima?

    Cris

    RispondiElimina
  4. L'articolo (di un mese fa) è un po' allarmista. E non mi fido di chi dice "fine del mondo come lo conosciamo" senza dire quanti morti e quanti soldi.
    Piuttosto, avete letto i commenti all'originale in inglese? "Dio non lascerà che l'uomo distrugga la terra". Ecco, QUELLI fanno paura.

    RispondiElimina
  5. La possibilità che l'olio trovi altre vie di fuga, erodendo il pozzo e filtrando attraverso il fondale marino è citato anche in fonti più autorevoli ma non ufficiali, ed al di là di ogni Apocalisse è molto molto preoccupante. Immagino che un dato scientifico sull'argomento non esista, visto l'eccezionalità dell'evento. La creazione di un gingillo come la bomba atomica ha richiesto anni di lavoro di quasi tutta l'intellighenzia fisica americana; impossibile in tre mesi anche solo farsi un'idea degli scenari che potrebbero scaturire, e tantomeno di come metterci mano.

    Con i dati che abbiamo adesso, direi che il meglio che può succedere è che tra pochi mesi il mondo si dimentichi di quello che è successo, mentre i locali si ammalano e muoiono di malattie respiratorie o peggio, campando a stento in una terra maleodorante e abbandonata. Ah, e dimenticavo, che ci sarà un buco senza vita nel mare, sulle coste, e nell'entroterra toccato dalle piogge. Questo il minimo.

    RispondiElimina
  6. boh. io sentivo un reportage alla radio tedesca in cui venivano fuori alcune storie interessanti e poco sentite in queste settimane:
    1) il petrolio ovviamente arriva a riva, ma per lo piu' si tratta di ondate: un giorno c'e' un po' di catrame a riva, poi per altri tre o quattro giorni sembra tutto normale. il giornalista diceva che le famose scene dei pellicani sembrerebbero, a osservare oggi la situazione, del tutto eccezionali.
    2) che dal punto di vista degli ecosistemi, probabilmente la cosa migliore sarebbe non fare niente, non ripulire ne' cercare di intervenire con modificazioni ecologiche (batteri o simili) perche' da un lato non siamo sicuri di come reagirebbero coste e fondali ad un intervento esterno, dall'altro il golfo del messico e' grande e 5000 barili al giorno sembrano tanti ma probabilmente alla portata delle capacita' di autoregolazione naturali.

    RispondiElimina
  7. Delio, secondo wikipedia, 1 milione di barili all'anno si riversano nel Golfo del Messico per cause naturali. Aggiungi anche le perdite di Deep Horizon e hai un aumento del 150%, forse un po' troppo per l'autoregolazione. Fortunatamente sembra che siano riusciti a bloccare le perdite.

    Ad ogni modo l'articolo linkato de Leonardo mi sembra fuffa catastrofista.

    RispondiElimina