martedì, giugno 29, 2010

Quel che uno scrittore bravo ci metterebbe 10 pagine a

"Stavolta non l'ho cercato io, me l'hanno recapitato a casa. Il desiderio che ti fa risentire il vento nel sangue e squassa i neuroni; è arrivato insieme a una delle più sconvolgenti esperienze politiche degli ultimi anni. Era dai tempi del Vietnam che in me privato e pubblico non si univano così strettamente. È arrivato nella persona (o meglio nell'immagine) di Pietro Taricone. Non sono così scemo da non capire che se non ci fosse lui, nella casa del Grande Fratello, tutto questo ambaradàn mediatico non susciterebbe in me l'entusiasmo che suscita. Ma appunto ognuno si sceglierà, tra i dieci ospiti della casa, il proprio Taricone. [...]

Così, ti sembra di possedere intera la loro vita, anzi, di possedere intera la vita; tra minuti di noia infernale, alcuni frammenti dotati di senso ti si consegnano nella loro verginità, più commovente di qualunque fiction; il primo bacio tra Pietro e Cristina (lui marpione, “in una scala da uno a dieci, quanto ti piaccio?” - lei già con le labbra semiaperte, “undici”) è vero oltre che bello, e condanna da solo anni di cinematografia. Indica quello che manca a qualunque telenovela ben scritta: Pietro che si avvicina a Marina, le tocca scioccamente le orecchie, dice “dove le hai comprate, sono piccoline” e non sa più dove mettere le mani, fa imbranato esercizi di riscaldamento – se confronti le due scene (Pietro con Cristina / Pietro con Marina) impari sui livelli del desiderio quel che uno scrittore bravo ci metterebbe dieci pagine a spiegarti – ma qui il dio sei tu, sei tu che squaderni la vita e ne trai il succo. [...]

Insomma, la tivù ti dà l'illusione di catturare la realtà (di 'superare' l'arte) proprio nel momento in cui l'ha castrata. Detto in altri termini: prima ci toglie la realtà (che non si vive perché è più comodo guardarla sul teleschermo), poi ce la regala ma riaggiustata come è utile che sia. Il tutto con un sottintesto ontologico: se si può rappresentare tutta la vita, allora la vita non è altro che ciò che si rappresenta (e un corollario: quel che non è rappresentabile in diretta tivù è semplicemente inesistente, o mostruoso). Questo ci insegna più cose, sul potere, di qualunque riflessione su Mani Pulite o sul monopolio bellico degli Usa; Sofri intervistato sul Grande Fratello (che tra l'altro è presentato dalla sua futura nuora) risponde con sufficienza che lui giovedì sera ha visto un servizio sulla ex-Jugoslavia; non si accorge che ora il Grande Fratello è politicamente più importante di quel che accade nei Balcani? Eppure la galera è un buon posto per capire la televisione. Anche le incursioni di Fazio e di Ricci, con un elicottero sulla casa, sono segno di un'idiota superiorità di sinistra: loro ironici, che puntano sui 'contenuti', e credono di far ridere scompaginando la posizione dei pezzi sulla scacchiera, ribaltando le torri e sghignazzando sulla regina.

Consoliamoci con la volumetria arcaica e matematica dei muscoli di Pietro, coi suoi denti bianchissimi, feroci e irregolari, con la grazia felina che durerà il tempo dell'inconsapevolezza; con la possanza a ics di quando, sulla sedia a sdraio, si diverte a fare il guerriero". 

(Walter Siti, Troppi paradisi, Einaudi 2006, pagg. 165-167. Taricone è stato un caratterista importante anche per la letteratura italiana contemporanea).

4 commenti:

  1. sì, ben scritto, però adesso basta. di cazzone elevato postumamente ad eroe c'è già james dean, che pure non era un genio, e qui si sta su livelli molto, molto piú bassi.

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  2. Non mi sembra un'elevazione, questa.

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  3. beh, dare dignità letteraria è sempre un'elevazione, no?

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  4. Ma non esiste una "dignità letteraria". Gli scrittori parlano delle cose che trovano interessanti, non "degne" (in particolare Siti parla per centinaia di pagine di palestrati che si prostituiscono). Sarebbe come dire che Capote ha dato dignità letteraria a due assassini.

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