giovedì, dicembre 24, 2009

La canzone di Natale



Io non sono mica razzista, però
(ma quanti lo dicono)
io non sono mica razzista, però
basta che tornino tutti a casa loro
e non mi fottano il lavoro
(Bravo!)
io non ce l'ho con nessuno,
ma se non sanno nemmeno parlare l'italiano
che colpa ce ne ho io?
(Bravo... hai capito tutto!)

Io non sono mica razzista però,
tu dimmi quante volte io
sono andato a rompere il cazzo a casa loro
noi è fin dal dopoguerra, che coltiviam la terra
perchè non hanno fatto anche loro come noi?
(Bravo... peccato che c'è il deserto!)

Sei un sempliciotto, tu non sei cattivo: hai paura.
Non sei informato al di fuori della tua cultura.
Ma ti voglio augurare di non emigrare
perchè fuori dall'Italia, amico,
l'extracomunitario
sei tu!

Io.. non sono mica razzista però,
(ma quanti lo dicono).
Io non sono mica razzista però,
qui gli stranieri sono tutti spacciatori
drogati e stupratori,
ma la gente poi se ne frega e allora io voto Lega
qui ci vorrebbe il Duce, ma adesso non c'è più
Bravo...adesso ci sei tu!

Io non sono mica razzista però,
se sono neri ci deve essere un motivo,
e io non me lo spiego.
Credo nelle cose più chiare,
il mio modello d'uomo è alto bello e biondo
proprio come Gesù.
O... ma che cazzo dici!

Sei un sempliciotto. Tu non sei cattivo... hai paura,
non sei informato al di fuori della tua cultura.
Preghi Gesù Cristo e pensi sia un modello d'esistenza,
pensi di esser giusto e sempre a posto con la tua coscienza
Ma ti voglio ricordare, quando sei a Natale,
che tu festeggi la nascita di un...
extracomunitario, Gesù
Extracomunitario, Gesù!!!

E insomma, questo pezzo ha più di quindici anni, quindici anni, inserire imprecazione a scelta.
Ma sembra parli esattamente del 2009. Due ipotesi: (1) I Paolino erano profeti, vedevano già quanto saremmo diventati stronzi; (2) Siamo sempre stati stronzi così, procediamo nella stronzaggine in moto rettilineo uniforme, la sensazione di peggiorare è un'illusione prospettica.

Sia come sia, correggerei soltanto due osservazioni. "Non sei informato al di fuori della tua cultura": si è poi capito che ne sappiamo poco anche di quest'ultima. "Non sei cattivo". Ecco, secondo me dobbiamo cominciare a dircelo: siamo cattivi. Siamo gente cattiva, ossessionati dai nostri difetti e prontissimi a rifarci su chi è più sfigato di noi.

Di buono c'è che a Natale continuiamo a festeggiare un extracomunitario. Questo non ce lo può togliere nessun leghista.

6 commenti:

  1. Leonardo, proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno. Io ho avuto l'occasione di sfogliare, a casa di un'amica (ebrea), delle pubblicazioni accademiche del ventennio intitolate "Quaderni di razzismo scientifico", pubblicate dalla facoltà di "scienza delle razze" dell'Università La Sapienza di Roma, in cui sedicenti "scienziati" provavano ad avvalorare l'appartenenza della popolazione italica ad un improbabile "ceppo ario-mediterraneo" della razza ariana.
    Dicevo, cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno, il razzismo ce lo abbiamo ancora, ma un po' di strada l'abbiamo fatta.
    Buon Natale.

    RispondiElimina
  2. Sì, forse i 15 anni della canzone si possono vedere solo in quel "tu non sei cattivo".
    Poi siamo avanzati di moto rettilineo, uniforme o accelerato, verso la stronzaggine. Quindi non possiamo essere gli stessi stronzi che eravamo prima, lo siamo di più. Ce lo dice la cinematica


    Mammifero: va bene accontentarsi ma tu esageri decisamente.

    RispondiElimina
  3. Io non è che "mi accontento", forse è la realtà che vedo intorno a me che è diversa dalla vostra.
    Vivo in un quartiere non centrale di Roma (Tuscolano), e qui gli stranieri sono quasi più degli autoctoni. Se mi va di andare a cena fuori posso raggiungere a piedi il ristorante cinese, il libanese, l'indiano, l'arabo, il giapponese. Ieri sera sono uscito a prendere un kebab e accanto a me c'erano africani, slavi, egiziani. Un mio amico sta con una ragazza moldova, una mia amica con un senegalese. Ed è normale.
    Scendo a prendere la metropolitana e di fianco a me ci sono ragazzi con gli occhi a mandorla che fra loro parlano in romanaccio...
    Penso che sia un processo inarrestabile, noi non facciamo figli, loro sì, e ce ne sono ormai così pochi in giro che di un bambino che parla come te l'ultima cosa che pensi è far caso al colore della sua pelle.

    Non so, può anche darsi che i pogrom risorgano da un passato che vorremmo aver seppellito, ma la società che vedo intorno a me ha relegato il razzismo ad estrema risorsa di pochi irriducibili frustrati.

    RispondiElimina
  4. Scusa il ritardo Mammifero, ma ti devo una risposta

    vediamo di capirci: tu dici che non c'è razzismo, se non da parte di sparute minoranze e io dico - e ribadisco - che ti accontenti di poco, troppo poco.

    Il razzismo cui fai riferimento tu è la teorizzazione della superiorità genetica di alcuni rispetto ad altri. Questo costrutto ideologico è stato pressochè unanimemente condannato nella società contemporanea e chi si ostina a professarlo viene emarginato, lo sappiamo.

    Viene però comunemente accettato che chi sta meglio ha diritto a chiudersi dietro una cortina di radar e cpt (cie) e lasciar fuori chi gli aggrada. E se chi sta fuori prova a passare muoia pure, se l'è andata a cercare. E se poi fosse così fortunato che lo lasciamo passare la cortina legalmente stia zitto e prenda quello che gli diamo ringraziando, se no lo risbattiamo a casa.

    Il tutto va però inquadrato in una realtà, spero sarai d'accordo con me Mammifero, nella quale la cortina di cui sopra non riesce nè riuscirà mai a bloccare l'emigrazione, che è fenomeno non arrestabile. Riuscirà solo a far soffrire di più chi incappa nelle sue maglie, cioè tutti. Noi e loro, loro di più. Chi è disposto a far soffrire di più sè stesso pur di far soffrire gli altri l'economista Cipolla lo chiamava stupido. Io sono d'accordo, ma secondo me non si può tacere sul fatto che sia pure stronzo.

    RispondiElimina
  5. Ok, allora se il tema non è il razzismo ma la stronzaggine siamo d'accordo. Ma non è una novità, è la diretta conseguenza di scelte egoiste durate diversi decenni.
    Voler diventare un "paese ricco" è stata una di quelle scelte, voler continuare a rimanerlo a scapito di altri paesi che sono stati "mantenuti poveri" un'altra.
    A me pare ovvio che non si può mantenere una diseguaglianza tra aree geografiche adiacenti senza produrre un fenomeno migratorio, è nella natura delle cose. Come pure è nella natura delle cose che da questi fenomeni migratori si ricavi della manodopera a basso costo da sfruttare in un regime molto prossimo alla schiavitù (che è anche uno dei motivi per mantenere la summenzionata disuguaglianza).

    Piuttosto quello che negli anni è cambiato è la percentuale di popolazione composta da immigrati rispetto agli autoctoni, assieme al timore che gli "schiavi" possano ribellarsi. E questo ha prodotto l'incarognimento odierno.
    La soluzione, però non può essere semplicemente l'apertura incondizionata delle frontiere, perché questo produrrebbe in primo luogo un aumento del numero dei migranti e di conseguenza un affollamento ulteriore di questo paese già del suo sovrappopolato, oltre a non produrre un miglioramento effettivo nella qualità delle condizioni di viaggio dei migranti stessi (che aumentando finirebbero col trovarsi in numero maggiore nelle identiche condizioni degli attuali).
    Come nella fisica dei vasi comunicanti, l'unico freno alla volontà di spostamento di persone da un luogo all'altro è il livellamento tra "stato" di partenza e "stato" di arrivo, consistente in un abbassamento del livello di povertà nelle nazioni da cui i migranti partono e, per contro, inevitabilmente, in un innalzamento del livello di povertà nelle nazioni mete di arrivo.
    Questo per come la vedo io, se tu vedi altre soluzioni resto in ascolto.
    Poi, che i CPT siano una vergogna (e gli accordi con la Libia altrettanto) penso non sia in discussione.

    RispondiElimina
  6. Ultimamente mi sento io lo straniero... anche in mezzo agli italiani...

    RispondiElimina